La costituzione riscritta. Saggi sulla revisione costituzionale in itinere

La Costituzione riscritta. Saggi sulla revisione costituzionale in itinere
A cura di:  Paolo Carnevale
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: novembre 2016
Pagine: 223
ISBN: 978-88-97524-86-1
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Abstract

Il volume raccoglie i contributi di diversi studiosi, appartenenti a diverse Università o Centri di ricerca romani, che hanno partecipato quest’anno ad un ciclo di lezioni tenuto nell’ambito di un’attività di didattica integrativa sulla riforma costituzionale in itinere svolta presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre.

Ne è nata una riflessione organica sull’intera operazione di riforma in attesa di responso popolare che, nel già ricco ed affollato panorama di pubblicazioni su questo tema, crediamo possa rappresentare un contributo di studio ed approfondimento in grado di ritagliarsi un suo spazio di attenzione.

Contributi

Il referendum costituzionale

Gianpaolo Fontana

Il contributo esamina gli aspetti salienti del regime giuridico del referendum costituzionale mettendone in evidenza le più significative problematiche applicative nonché le trasformazioni registrate dall’istituto  nella prassi. L’analisi dei precedenti storici consente di svolgere talune considerazioni critiche anche in relazione al prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, rintracciando talune costanti che hanno caratterizzato i processi di innovazione istituzionale passati ed in itinere.

DOI: 10.13134/978-88-97524-86-1/1

Il Senato della riforma tra forma e sostanza

Ines Ciolli

Il Senato della riforma è sede di una rappresentanza ambigua, che è espressione di un’elezione forse indiretta, ma che dovrà tenere conto delle “scelte espresse dagli elettori”, è composto in modo eterogeneo da sindaci, consiglieri regionali e di senatori nominati dal Presidente della Repubblica. Il numero di parlamentari è esiguo rispetto alle innumerevoli (e complesse) funzioni che sono chiamate a svolgere. L’architettura del nuovo senato sembra quantomeno poco razionale: s’introduce una rappresentanza territoriale, ma che nello stesso progetto di riforma riduce l’autonomia di tutti gli enti territoriali e comprime la potestà legislativa regionale. Detto ciò, un giudizio definitivo sulla riforma non è possibile, mancando il conforto della prassi e soprattutto in assenza di una legge elettorale per il Senato e dei nuovi regolamenti parlamentari della seconda Camera, che potrebbero rimediare alle lacune della riforma del bicameralismo. 

DOI: 10.13134/978-88-97524-86-1/2

La pluralizzazione dei procedimenti legislativi nella revisione del bicameralismo: verso una diversificazione degli atti legislativi?

Giovanni Piccirilli

La nuova posizione del Senato della Repubblica nel sistema costituzionale, derivante dalla sua mutata composizione e dalla sua esclusione dal rapporto di fiducia con il Governo, si riflette anche in una pluralizzazione dei procedimenti legislativi, che trova proprio nel ruolo del Senato la sua variabile fondamentale. Nel tentativo di offrire una chiave di lettura unitaria delle innovazioni recate ai modi di produzione legislativa, nel contributo sono presentate le caratteristiche fondamentali dei procedimenti previsti nell'art. 70 Cost., come novellato, a partire dagli elementi di novità rispetto al testo costituzionale originario. In conclusione, alla luce della differenziazione dei procedimenti, sono accennate alcune considerazioni sui prodotti legislativi, relativamente alla possibilità che si sia tracciata la strada verso una stratificazione interna al novero degli atti legislativi, ulteriore e amplificata rispetto a quanto già il regime costituzionale originario non avesse prodotto in relazione al “gruppo di tipi” di legge ascrivibile al livello primario delle fonti.

DOI: 10.13134/978-88-97524-86-1/3

La relazione fiduciaria monocamerale nel disegno di legge di revisione costituzionale

Tatiana Guarnier

Il contributo analizza l'impatto del disegno di revisione costituzionale cd. "Renzi-Boschi" sul rapporto di fiducia. In particolare, dopo aver ricostruito il contesto costituzionale entro cui le riforme si inquadrano (nella sua struttura di base rimasto immutato), si studiano le implicazioni della monocameralità degli istituti fiduciari, tentando di verificarne la congruità rispetto agli scopi (esplicitati) di semplificazione delle dinamiche decisionali ed istituzionali. In tale ottica, si esaminano sia le competenze attribuite al rinnovato Senato "delle autonomie", escluse dalla relazione fiduciaria, sia le possibili problematiche poste dalla permanenza, nell'art. 70 Cost., di alcune materie di competenza legislativa bicamerale. Un particolare approfondimento è dedicato poi all'inedito istituto del procedimento legislativo a data certa, che, pensato per disegni di legge ritenuti dal Governo «essenziali per l'attuazione del programma politico», è destinato ad interessare quei disegni normativi usualmente oggetto di questione di fiducia, senza però essere accompagnato da analoga assunzione di responsabilità politica. Lo scritto analizza, dunque, i possibili sviluppi dell'istituto e le sue criticità, con specifico riguardo alle relazioni fra Camere e governo.

DOI: 10.13134/978-88-97524-86-1/4

La decretazione d’urgenza

Giovanna Pistorio

La delibera legislativa di riforma costituzionale c.d. “Renzi-Boschi” interviene sulla decretazione d’urgenza, restringendone l’ambito di operatività entro limiti ben più stringenti rispetto a quanto originariamente previsto dall’art. 77 Cost. In tal senso, la riforma risponde ad un’esigenza, già fortemente sentita, di ridurre il ricorso al decreto-legge, a fronte dell’abuso quantitativo e della conseguente degenerazione qualitativa verificatesi nella prassi. Molteplici gli strumenti di intervento, tra i quali: costituzionalizzare i limiti contenutistici già previsti dall’art. 15 della legge n. 400 del 1988, limitare l’emendabilità in sede di conversione, differire il termine di promulgazione della legge di conversione, introdurre il procedimento a data certa. Molte le aspettative, ancora incerti e in parte problematici gli effetti. Si discute ancor oggi, infatti, sul se le scelte del legislatore costituzionale consentiranno effettivamente di ricondurre il decreto-legge entro la cornice dell’eccezionalità, originariamente prevista dai costituenti, o se fosse stato più opportuno optare, con maggior coraggio, per soluzioni più ardite. 

DOI: 10.13134/978-88-97524-86-1/5

Sulla revisione costituzionale delle disposizioni relative al Presidente della Repubblica

Daniele Chinni

La legge di revisione costituzionale, che sarà sottoposta a referendum ex art. 138 Cost. il prossimo 4 dicembre, modifica anche non poche disposizioni relative al Presidente della Repubblica. Il contributo prende pertanto in esame quelle che appaiono essere le più rilevanti, incidendo significativamente su ruolo e poteri del Capo dello Stato: il procedimento di elezione, in particolare riflettendo criticamente sui quorum previsti, anche alla luce della legge elettorale per la Camera dei deputati (c.d. Italicum); la nomina dei senatori ex art. 59 Cost., nell’ambito di una Assemblea rappresentativa delle istituzioni territoriali e per un mandato non più vitalizio ma di sette anni; i poteri di promulgazione e di rinvio delle leggi, con speciale riferimento all’esercizio di questi poteri sulle leggi elettorali e della eventuale interferenza con il controllo preventivo, da parte della Corte costituzionale, della loro legittimità; infine, i poteri di emanazione del decreto-legge e di promulgazione della legge di conversione, variamente incisi – direttamente o indirettamente – dalle modifiche apportate agli artt. 74 e 77 Cost.

DOI: 10.13134/978-88-97524-86-1/6

Riforma Renzi-Boschi e accentramento dei poteri. Il nuovo Titolo V

Laura Ronchetti

Il contributo si propone di offrire un’analisi della revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione e delle sue possibili conseguenze sul principio autonomistico (art. 5 Cost.). Le modificazioni approvate vanno nella direzione di un ridimensionamento della politicità delle autonomie territoriali e della Camera che le dovrebbe rappresentare a favore di una loro riscrittura in senso funzionalista.  In caso di loro conferma per via referendaria le Regioni e con esse la Camera che le rappresenta costituiranno un contrappeso decisamente meno significativo al potere statale e, in particolare, al potere del Governo. La connotazione garantista del principio autonomistico - quale elemento strutturale della dimensione democratico-costituzionale della Repubblica - verrebbe fortemente ridimensionata, modificando il modo d’essere della Repubblica. 

DOI: 10.13134/978-88-97524-86-1/7

La Corte costituzionale nel disegno di legge di revisione costituzionale

Elisabetta Frontoni

Il contributo analizza le norme del testo di riforma costituzionale nella parte relativa alla Corte per verificare quale potrebbe essere il suo ruolo nel nuovo sistema costituzionale. In particolare, oggetto dell’indagine sono le norme relative alla composizione della Corte e al ricorso preventivo contro la legge elettorale. Pur prendendo le mosse da tali disposizioni, il lavoro mette in evidenza anche possibili effetti indiretti sul funzionamento dell’organo di giustizia costituzionale derivanti da altre disposizioni. Accanto a possibili problemi relativi all’indipendenza dei giudici e al coinvolgimento della corte nel dibattito politico, il saggio mostra l’inadeguatezza della riforma rispetto al possibile incremento dei vizi formali.

DOI: 10.13134/978-88-97524-86-1/8

Le disposizioni transitorie e finali e la clausola di entrata in vigore

Paolo Scarlatti

Le disposizioni transitorie e finali della legge di revisione costituzionale pongono questioni problematiche di grande rilevanza intervenendo, in particolare, su aspetti fondamentali della riforma prospettata, inerenti al sistema di elezione del primo Senato, alla procedura legislativa “a data certa”, al giudizio di legittimità delle leggi elettorali di Camera e Senato, al trattamento delle autonomie speciali, all’abolizione del CNEL, alla nomina presidenziale dei senatori, alla integrazione funzionale delle amministrazioni parlamentari, alla configurazione degli enti di area vasta, al divieto di finanziamenti pubblici alla politica regionale nonché, infine, alle modalità di entrata in vigore della legge costituzionale medesima. La scelta d’intervenire su tali aspetti mediante previsioni di carattere transitorio e finale appare tuttavia, sotto più profili, mal congegnata. Le disposizioni in questione denotano infatti una certa approssimazione ed incoerenza rispetto al contesto costituzionale nel quale si andranno – eventualmente – ad inserire, accentuando in realtà criticità e difetti già presenti nell’ordinamento costituzionale ovvero creandone di nuovi.

DOI: 10.13134/978-88-97524-86-1/9

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