La costruzione della “legalità” fascista negli anni Trenta

In ideale collegamento con il volume pubblicato dall’Istituto Betti nel 2015 (I giuristi e il fascino del regime [1918-1925]), questo libro focalizza l’attenzione sul regime negli anni Trenta. È l’età del consolidamento del fascismo. Il disegno generale fu quello di riorganizzare la società di massa sull’impronta della cultura fascista e dell’idea corporativa, di modernizzare gli apparati e di proporre una nuova legalità sotto l’egida dello Stato forte. Così, sistemati con il Concordato i rapporti con la Chiesa, quella decade vide il fiorire di proposte alla ricerca della ‘terza via’, ma naturalmente incanalate nell’alveo della politica del regime e dunque tutt’altro che espressione di pluralismo. I contributi si addentrano in diverse aree tematiche anche nell’intento di aprire sentieri di ricerca nuovi attraverso indagini esplorative. Il discorso è spesso trasversale, non solo per la pretesa integralità della cultura giuridica fascista volta a costruire ‘l’uomo nuovo’, ma anche per lo scivolamento verso la caratterizzazione pubblicistica di tutti i paradigmi del diritto che investì la condizione giuridica dei singoli e degli organismi della società civile. Si può parlare di processo di ‘giuridicizzazione’ della politica del regime che aspirò addirittura a farsi modello da esportare.