La Tenuta del Palombaro. Una storia dell’archeologia lungo l’antica Via Appia

La Tenuta del Palombaro. Una storia dell’archeologia lungo l’antica Via Appia
Autore:  Andrea Corbascio
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: ottobre 2017
Pagine: 226
ISBN: 978-88-94885-29-3
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Abstract

Il quarto volume della Collana ‘Villa Maruffi. Materiali e Studi’ è incentrato sulla tenuta del ‘Palombaro’, un latifondo situato lungo la Via Appia Antica. L’analisi di diversi fondi archivistici e di fonti di documentazione, sia scritta che materiale, porta nuova luce sulla storia di questo settore del suburbio di Roma, legato alle vicende anche della famiglia Maruffi. Dalla ricostruzione dei passaggi di proprietà, a partire dal IX secolo d.C., a quella delle scoperte archeologiche avvenute negli ultimi tre secoli, emerge una sequenza interessante di fatti e personaggi che fanno entrare il ‘Palombaro’ nel panorama più generale dell’incessante trasformazione nell’uso del territorio, tra Roma e i Colli Albani. Luogo di residenze di lusso e di imponenti mausolei funerari – come quello attribuibile all’imperatore Gallieno – nell’antichità, il ‘Palombaro’ è stato in seguito utilizzato per coltivazioni estensive e come ‘cava’ di reperti archeologici. Le sculture romane più conservate, che sono state trovate fin dal XVIII secolo in questo terreno, si trovano oggi disperse tra diversi musei e collezioni private, sia nazionali che estere.

Contributi

Prefazione

Rita Paris

DOI: 10.13134/978-88-94885-29-3/1

Prefazione

Franco Monti

DOI: 10.13134/978-88-94885-29-3/2

Introduzione

Mario De Nonno

DOI: 10.13134/978-88-94885-29-3/3

La Tenuta del Palombaro. Una storia dell’archeologia lungo l’antica Via Appia

Andrea Corbascio

L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di ricostruire la storia e la storia delle scoperte archeologiche di una tenuta situata lungo la Via Appia Antica nel suburbio di Roma e chiamata ‘Palombaro’. Già nel IX secolo il terreno faceva parte dei possedimenti dell’Abbazia di S. Erasmo; per tutta l’epoca medievale abbiamo notizie sparse e non chiare, così come i secoli XV-XVIII sono segnati solamente da diversi passaggi di proprietà. La famiglia Maruffi compare ufficialmente, solo nel 1796, quando Pier Luigi Maruffi stipulò un contratto di enfiteusi con la Reverenda Camera Apostolica della durata di 99 anni. Le prime importanti scoperte archeologiche risalgono al XVIII secolo grazie all’attività di scavo condotta da Gavin Hamilton che produsse importanti ritrovamenti di statue oggi conservati nei più grandi musei del mondo. L’ultima stagione di ritrovamenti è documentata negli anni 1925-1927, in occasione dei lavori per la bonifica dell’Agro Romano quando sono state trovate sculture ma anche altri materiali archeologici che oggi sono conservati al Museo Nazionale Romano.

DOI: 10.13134/978-88-94885-29-3/4

Note sull’iconografia della statua della ‘Velata’

Giuliana Calcani

La statua funeraria femminile denominata la ‘Velata’ fin dal momento della sua scoperta, avvenuta nella II Frazione del Palombaro Maruffi il 17 novembre 1925, è stata trasferita nel Museo Nazionale Romano dal 23 novembre dello stesso anno. Valorizzata prima come statua ritratto e collocata poi nel corridoio di passaggio verso il grande chiostro di Michelangelo, è oggi esposta nel chiostro piccolo dello stesso Museo nelle Terme di Diocleziano. Oggi viene classificata come semplice statua funeraria femminile, ma l’iconografia particolare e la raffinata lavorazione impedisce di annoverare la ‘Velata’ nel generico repertorio funerario in uso nella media età imperiale. Nelle immagini che traducono il mito di Alcesti per la committenza romana si trova invece il nesso che restituisce il senso all’opera. È probabile che questa, come altre produzioni del periodo antoniniano ispirate nella forma e nei contenuti al periodo classico ateniese, dipendano dalle celebrazioni messe in atto da Erode Attico per la commemorazione della moglie, Annia Regilla.

DOI: 10.13134/978-88-94885-29-3/5

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