Abstract
Negli ultimi anni si è sovente parlato di de-secolarizzazione. Al tempo stesso, tuttavia, non si è mai spenta la voce di chi afferma che la modernità ha inaugurato un'epoca in cui la religione è in via di estinzione e la secolarizzazione ha vinto la partita della storia. Se così fosse, un libro sullo 'spazio religioso’ sarebbe poco più che un testo su un tema di nicchia. C’è da chiedersi, tuttavia: lo 'spazio religioso' può davvero considerarsi scisso e categoricamente distinguibile dallo spazio in generale? Le città europee sono state storicamente costruite intorno a una chiesa collocata accanto alla sede del governo, generando a sua volta lo ‘spazio' della piazza pubblica principale. Nella maggior parte dei siti urbani, questa distribuzione topografica urbana permane, e l’Italia costituisce, da questo punto di vista un esempio paradigmatico. Proprio in Italia, i conflitti sull’utilizzo delle chiese cattoliche in disuso, sulle comunità musulmane che necessitano di spazi per la preghiera, sugli spazi interreligiosi e sul connesso uso dello spazio urbano nel suo complesso, riflettono preoccupazioni pressanti su come vivere le nostre città, sempre più plurali, e su come definire i confini tra la libertà degli uni e la libertà degli altri. Su questo terreno di scontro entra in gioco il diritto, che regola lo spazio e tutte le pratiche che si svolgono al suo interno. La ‘liturgia’, intesa attraverso la sua radice etimologica di ‘azione nello spazio pubblico,’ serve come chiave ricostruttivo-cognitiva che potrebbe supportare il diritto a qualificare in modo più adeguato gli oggetti e i destinatari della regolamentazione da esso offerta. Se il tempo e lo spazio sono impossibili da separare, guardare indietro è l'unico modo per scandagliare il futuro (e viceversa). A questo scopo, nel testo vengono offerte alcune brevi incursioni storiche accanto all'analisi giuridica dell’esperienza contemporanea, e ciò con l’obiettivo di illuminare un percorso possibile verso un orizzonte di giustizia spaziale. Nei tre capitoli che lo compongono, il volume tratta rispettivamente del rapporto tra spazio sacro e spazio secolare della città; delle questioni teorico-giuridiche e giurisdizionali che ruotano attorno al problema della disponibilità dei luoghi di culto all’interno del tessuto urbano; e, infine, dei presupposti storici e metodologici per l’elaborazione di una ‘giustizia spaziale’ costituzionale.
In recent years, there has often been talk of de-secularization. Many have said that modernity has ushered in an era in which religion is on the way out, on the verge of extinction, and secularism has won out in the game of history. If this were true, a book on 'religious space' would be little more than a niche project. One has to ask, however: can 'religious space' really be considered separate and categorically distinguishable from space in general? European cities have historically been built around a church located next to the seat of government, generating in turn the 'space' of the main public square. In most urban sites, this topographic distribution persists, and Italy constitutes, in this respect, a paradigmatic example. In Italy, conflicts over the use of disused Catholic churches, Muslim communities in need of prayer spaces, interfaith spaces and the related use of urban space as a whole, reflect pressing concerns about how to live in our increasingly plural cities and how to define the boundaries between the freedom of some and the freedom of others. Into this battleground comes law, which regulates space and all the practices that take place within it. 'Liturgy,' understood through its etymological root of ‘action in public space’, serves as a cognitive key that could support law to better qualify the objects and recipients of its regulation. If time and space are impossible to separate, looking back is the only way to fathom the future (and vice versa). Brief historical forays are therefore presented alongside contemporary legal analysis in the hopes of illuminating a path towards a horizon of spatial justice. The volume addresses in three chapters the relationship between sacred and secular space in the city; the theoretical-legal and jurisdictional issues revolving around the problem of the availability of places of worship within urban spaces; and, finally, the historical and methodological conditions for the elaboration of a constitutional 'spatial justice'.