EvoMedio. Rivista interdisciplinare di Studi Medievali – I/2024

Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: febbraio 2025
Pagine: 298
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Abstract

EvoMedio. Rivista interdisciplinare di Studi Medievali vuole caratterizzarsi come un prodotto innovativo nel pur ricco panorama editoriale scientifico della medievistica, puntando ad un profilo multidisciplinare. La Rivista adotta una visione ampia e inclusiva del Medioevo, sia dal punto di vista cronologico che geografico, esplorandolo attraverso una varietà di prospettive disciplinari: Archeologia, Architettura, Epigrafia, Geografia, Numismatica, Paleografia, Papirologia, Storia, Storia dell’Arte, Storia della Letteratura, Storia della Medicina, e molte altre, incluse quelle non strettamente umanistiche, finalizzate alla conoscenza e allo studio di questo periodo storico. In quest’ottica, la Rivista si propone anche di promuovere e favorire la convergenza di studi provenienti da diversi ambiti disciplinari: attraverso fascicoli monografici o sezioni tematiche, EvoMedio ambisce a stimolare il dialogo interdisciplinare su specifici argomenti, offrendo un contributo significativo alla comprensione complessiva del Medioevo.

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EvoMedio. Rivista interdisciplinare di Studi Medievali vuole caratterizzarsi come un prodotto innovativo nel pur ricco panorama editoriale scientifico della medievistica, puntando ad un profilo multidisciplinare. La Rivista adotta una visione ampia e inclusiva del Medioevo, sia dal punto di vista cronologico che geografico, esplorandolo attraverso una varietà di prospettive disciplinari: Archeologia, Architettura, Epigrafia, Geografia, Numismatica, Paleografia, Papirologia, Storia, Storia dell’Arte, Storia della Letteratura, Storia della Medicina, e molte altre, incluse quelle non strettamente umanistiche, finalizzate alla conoscenza e allo studio di questo periodo storico. In quest’ottica, la Rivista si propone anche di promuovere e favorire la convergenza di studi provenienti da diversi ambiti disciplinari: attraverso fascicoli monografici o sezioni tematiche, EvoMedio ambisce a stimolare il dialogo interdisciplinare su specifici argomenti, offrendo un contributo significativo alla comprensione complessiva del Medioevo.

EvoMedio. Rivista interdisciplinare di Studi Medievali aims to position itself as an innovative product within the already rich scholarly publishing landscape of medieval studies, adopting a multidisciplinary profile. The Journal embraces a broad and inclusive vision of the Middle Ages, both chronologically and geographically, exploring the period through a wide range of disciplinary perspectives: Archaeology, Architecture, Epigraphy, Geography, Numismatics, Paleography, Papyrology, History, Art History, Literary History, History of Medicine, and many others, including non-humanistic fields, provided they contribute to the knowledge and study of this historical period. In this perspective, the Journal also aims to promote and foster the convergence of studies from diverse disciplinary fields. Through monographic issues or thematic sections, EvoMedio seeks to stimulate interdisciplinary dialogue on specific topics, offering a significant contribution to the comprehensive understanding of the Middle Ages.

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EvoMedio. Rivista interdisciplinare di Studi Medievali aims to position itself as an innovative product within the already rich scholarly publishing landscape of medieval studies, adopting a multidisciplinary profile. The Journal embraces a broad and inclusive vision of the Middle Ages, both chronologically and geographically, exploring the period through a wide range of disciplinary perspectives: Archaeology, Architecture, Epigraphy, Geography, Numismatics, Paleography, Papyrology, History, Art History, Literary History, History of Medicine, and many others, including non-humanistic fields, provided they contribute to the knowledge and study of this historical period. In this perspective, the Journal also aims to promote and foster the convergence of studies from diverse disciplinary fields. Through monographic issues or thematic sections, EvoMedio seeks to stimulate interdisciplinary dialogue on specific topics, offering a significant contribution to the comprehensive understanding of the Middle Ages.

Contributi

Editoriale

Margini. Un seminario sui limiti delle fonti medievali e sul loro uso

Vito Loré 

L’articolo introduce brevemente la sezione monografica «Margini. Sui limiti delle fonti medievali e sul loro uso», discrivendone la genesi, i problemi di metodo e le prospettive dei saggi che lo compongono.

The article briefly introduces the monographic section ‘Margins. On the Limits of Medieval Sources and their Use', describing its genesis, the problems of method and the perspectives of the essays it comprises.

À la recherche des paysans cachés. Sul potenziale informativo dei “papiri di Ravenna” (secoli V-VIII)

Dario Internullo 

Il contributo intende ragionare sui limiti e sul potenziale informativo dei cosiddetti “papiri di Ravenna”, documenti altomedievali un tempo conservati presso l’archivio arcivescovile della città e oggi sparsi in diverse istituzioni culturali. Il punto d’osservazione adottato è qui piuttosto specifico: in che misura e fino a che punto un archivio altomedievale può gettare luce sui ceti più umili di una società, in particolar modo sui contadini? Dopo un’illustrazione dinamica di questo complesso documentario, volta a chiarire non solo il processo della sua formazione ma anche le tendenze conservative che investono le diverse tipologie di scritture, il discorso si focalizza su alcuni documenti in forma di elenco, brevia in termine tecnico, che consentono di avvicinarsi ai livelli base dell’economia e della società dell’epoca.

The contribution intends to reason about the limits and the informative potential of the so-called ‘Ravenna papyri’, early medieval documents once kept in the archiepiscopal archives of the city and today scattered in various cultural institutions. The point of observation adopted here is rather specific: to what extent can an early medieval archive shed light on the humblest classes of a society, especially on the peasantry? After a dynamic illustration of this documentary complex, aimed at clarifying not only the process of its formation but also the conservative tendencies affecting the different types of writings, the discourse focuses on a number of documents in form of lists, brevia in technical terms, which allow us to approach the basic levels of the economy and society of the time.

Tra inconsistenza monumentale e contesti pluristratificati: i limiti delle fonti archeologiche nella conoscenza dei paesaggi medievali

Martina Bernardi 

Nello studio dei paesaggi rurali medievali la rappresentatività e la rintracciabilità delle fonti archeologiche sono fattori subordinati alla visibilità materiale dei siti e all’estensione dei contest territoriali che si intende indagare. La concentrazione di indagini in luoghi ad alta visibilità impedisce di vedere tutto ciò che si trovava intorno a tali realtà e che, per inconsistenza monumentale e per il tipo di materiale utilizzato nelle costruzioni (perlopiù deperibile), risulta essere impercettibile. Ma anche i siti medievali rurali altamente monumentali, come i castelli abbandonati o gli odierni borghi abitati, possono presentare problemi di rintracciabilità dell’evidenza archeologica che incidono sulla conoscenza di tali documenti materiali. A tutto questo bisogna aggiungere che la fonte archeologica racchiude dei limiti di significato, intrinseci: è la fonte stessa che spesso si mostra già come frammentaria, componendosi di più elementi ereditati dal passato che trasmettono molteplici contenuti. In questo contributo si tenterà di riflettere su come superare i limiti delle fonti archeologiche medievali per ricostruire i paesaggi rurali, bilanciando la qualità dei dati ottenuti attraverso l’integrazione di diverse metodologie e sistemi di fonti.

In the studies on medieval rural landscapes, the representativeness and data traceability of archaeological sources are related to the material visibility of sites and the width of the territorial contexts under investigation. The great attention dedicated to the highly visible sites hides the surrounding realities, which remain invisible due to the lack of monumental structures and the perishable nature of the construction materials. Furthermore, even for the highly monumental rural sites, such as abandoned castles or currently inhabited villages, archaeological sources can present significant changes that affect the understanding of the sites. Additionally, archaeological sources include limitations in meaning: the source often appears fragmentary, made by multiple elements inherited from the past that show diverse contents. This paper aims to reflect on how to overcome the limits related to medieval archaeological sources in the reconstruction of rural landscapes: a good balance between the quality of data obtained through the integration of various methodologies and source systems.

Inpuplicare. Beni pubblici, legge e scritture della prassi nell’VIII secolo

Vito Loré 

Attraverso due testi famosi di VIII secolo, la Notitia de actoribus regis e un breve redatto nel ducato di Spoleto (787), questo articolo analizza alcuni aspetti finora inediti del rapporto fra liberi, re e beni pubblici nel regno longobardo.

Using two famous texts from the 8th century, the Notitia de actoribus regis and a breve written in the Duchy of Spoleto (787), this article analyses some hitherto unpublished aspects of the relationship between freemen, kings and public property in the Lombard kingdom.

Quando la fonte epigrafica può spingerci oltre

Daniele Ferraiuolo 

Il contributo esamina il tema del recupero dei modelli epigrafici in età altomedievale, focalizzando, in particolare, l’attenzione sulla città di Napoli. Ragionando sulle possibilità offerte da un approccio congiunto di carattere paleografico e storico-archeologico, lo studio pone a confronto due importanti monumenti grafici di ambito elitario: l’iscrizione del principe Sicone di Benevento († 832) e l’epigrafe funeraria del duca napoletano Bono († 834). Tale confronto consente di ricavare informazioni ‘alternative’ sullo sviluppo, durante il IX secolo, di un progetto propagandistico che ruota intorno alla figura e al culto di san Gennaro. Da questo articolo emergono, inoltre, delle riflessioni di carattere metodologico sull’utilità di un’analisi ‘globale’ delle epigrafi, ai fini della più approfondita comprensione di processi altrimenti di difficile lettura. 

This paper examines the theme of the recovery of epigraphic models in the early medieval period, focusing in particular on the city of Naples. By considering the possibilities offered by a combined palaeographic and historical-archaeological approach, the study compares two significant graphic monuments of elite context: the inscription of Prince Sico of Benevento († 832) and the funerary epitaph of the Neapolitan Duke Bono († 834). This comparison allows for the extraction of ‘alternative’ information on the development, in the 9th century, of a propaganda project centered around the figure of Saint Januarius. This article also offers methodological reflections on the usefulness of a 'global' analysis of inscriptions, aimed at achieving a deeper understanding of processes that would otherwise be difficult to interpret.

Oltre la prova. Quello che l’archeologia non dice, e come provare a dirlo

Andrea Augenti 

In questo articolo si analizza la pratica della ricostruzione archeologica, per comprendere a pieno i meccanismi che la regolano sia dal punto di vista del metodo che da quello della comunicazione. Vengono presi in considerazione svariati esempi che riguardano la raffigurazione della forma umana, dell’elemento temporale e delle architetture antiche.

This paper analyzes the practice of archaeological reconstruction, for a better understanding of its rules, both from a methodological and communicational point of view. Several case studies are considered, concerning the representation of humans, time and ancient architectures.

Il volo del calabrone: alcune riflessioni sulla storia, la statistica e i cocci

Riccardo Santangeli Valenzani 

Il saggio discute l’affidabilità delle analisi statistiche basate sulla ceramica per la ricostruzione dei flussi commerciali di epoca antica e medievale, spesso limitata a causa della difficoltà di ottenere campionature affidabili e del rapporto dimensionale tra campione e popolazione di riferimento. Si sottolinea che comunque, nonostante le limitazioni nel metodo statistico, le analisi quantitative possono fornire informazioni utili, ma solo nell’analisi dei macrofenomeni. Viene infine suggerito di migliorare la standardizzazione dei dati e delle procedure di raccolta per ottenere risultati statistici più attendibili.

The essay analyzes the low reliability of statistical analyses based on pottery for reconstructing ancient and medieval trade flows, due to the lack of reliable sampling and the dimensional ratio between sample and target population. It is emphasized that, however, despite the limitations in the statistical method, quantitative analysis can provide useful information, but only in the analysis of macrophenomena. Finally, it is suggested to improve the standardization of data and collection procedures to obtain more reliable statistical results.

Ecce bombyx. Fonti, drappi e pitture nella Roma altomedievale

Giulia Bordi 

Per riflettere sui limiti delle fonti e sul loro uso è stato scelto come campo di indagine quello della produzione e circolazione tessile nella Roma altomedievale. Poche sono le notizie, scarsi gli indicatori archeologici diretti e indiretti emersi dagli scavi e davvero esiguo è il numero di tessuti giunti sino a noi, tutti conservati in frammenti spesso di dimensioni davvero ridotte. Tuttavia, attraverso lo studio integrato di fonti documentarie, come il Liber Pontificalis e gli inventari di beni ecclesiastici su papiro, dei rari reperti archeologici, dei pochi tessuti giunti a noi e delle pitture che imitano tessuti serici o di lino conservate nelle chiese dell’Urbe, iniziano a aprirsi nuove prospettive di ricerca sulla manifattura tessile romana e sui canali di importazione di seta e lino.

To reflect on the limitations of sources and their use, the chosen field of investigation is the production and circulation of textiles in early medieval Rome. There is little information, few direct and indirect archaeological indicators from excavations, and a very limited number of textiles have survived to this day, all preserved in fragments, often in very small sizes. However, through the integrated study of documentary sources, such as the Liber Pontificalis and inventories of ecclesiastical assets on papyrus, the rare archaeological finds, the few textiles that have come down to us, and the paintings that imitate silk or linen fabrics preserved in the churches of Rome, new research perspectives are beginning to open on Roman textile manufacturing and on the channels for importing silk and linen.

Marcatori di domini. L’edilizia sacra a trazione normanna nell’età delle Contee

Pio Francesco Pistilli 

L’evergetismo del sacro è tra i marcatori per soppesare il portato dell’età delle Contee e gli Altavilla vi ricorsero anche per contrassegnare lo spartirsi delle conquiste, avvalendosi dei servizi del monachesimo uticense. Tramite un agire volto a selezionate sedi episcopali e abbaziali, il tempo ha trasmesso una mappatura a duplice assetto dei cori: a deambulatorio con triplice cappella radiale nella Lucania del Guiscardo, a cappelle scalari nella Calabria del Gran Conte. Il presente contributo appunta l’attenzione sul primo gruppo di edifici, di cui un suggestivo referente è il capocroce della primaziale normanna di Rouen. Il caso dimenticato dell’Assunta a Melfi, così come il duomo di Acerenza e la Trinità a Venosa, consigliano ad accontentarsi delle evidenze, ovvero la trasmissione di un modello di coro già codificato, semplificato nella messa a norma e scarnificato in ogni componente per strette esigenze di colonizzazione.

Religious euergetism is among the key markers illustrating the influence of the “età delle Contee”. The Altavillas resorted to the patronage of the sacred also to mark the division of conquests, availing themselves of the services of the uticensis monasticism. Through political action aimed at selected episcopal and abbey seats, time has rendered a twofold mapping of the choirs, even in the face of their varying state of preservation: an ambulatory with three radial chapels in the Lucania of the Guiscard and chapelles échelonnées in the Calabria of the Great Count. The present essay focuses on the first group of buildings, with a suggestive reference in the basement chevet of the Norman Primatial in Rouen. The forgotten cases of the Assunta Cathedral of Melfi, the Cathedral of Acerenza and the Trinità at Venosa remind us to settle for the available evidence. This includes the transmission of an already codified choir model, purposefully simplified and stripped down in every component to meet the strict requirements of colonisation.

Tracce di oralità. Note a un commento duecentesco sulla Regola dei frati Minori

Francesco Carta 

I commenti alla Regola minoritica sono un corpus di fonti ben definito che è già stato oggetto di numerosi studi da parte degli specialisti. Questo contributo tratta di uno dei limiti di questo corpus. Esso consiste nel fatto che i commenti che conosciamo sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più ampio di esegesi della Regola che ebbe una dimensione orale molto più ampia rispetto a quella scritta. Tale dimensione orale, legata all’esigenza di formare i frati in tutti i momenti della loro vita, emerge soprattutto da testi di tipo normativo, ma è difficilmente percepibile nel suo effettivo svolgersi nelle aule dei conventi. La voce dei frati commentatori, insomma, rimane un oggetto di studio difficilmente raggiungibile. Nella parte finale il contributo lancia l’ipotesi che il commento alla Regola di Davide di Augsburg conservi delle tracce di oralità in quanto pensato come la messa per iscritto di quanto effettivamente il maestro dei novizi  avarese diceva a lezione ai suoi studenti.

Commentaries on the Franciscan Rule are a well-defined corpus of sources that has already been the subject of numerous expert studies. This contribution deals with one of the limitations of this corpus. It consists in the fact that the commentaries we know are only the tip of the iceberg of a much broader phenomenon of exegesis of the Rule that had a much larger oral dimension than the written one. This oral dimension, linked to the need to form the friars in all the moments of their lives, emerges above all from juridical texts, but is difficult to perceive in its actual unfolding in the friary halls. The voice of the commentator friars, in short, remains a difficult object of study. In the final part, the contribution assumes that the commentary on the Rule of David of Augsburg preserves traces of orality insofar as it is conceived as the written expression of what the Bavarian novice master actually said to his students.

La scoperta di un nuovo faldone di Francesco Simonetta, cancelliere del Ducato di Milano (XV secolo)

Liviu George Dumitru 

L’articolo si propone di valorizzare la scoperta di cui l’autore è stato recentemente protagonista: un faldone documentario relativo al cancelliere del Ducato di Milano, Francesco Simonetta, attivo nella seconda metà del XV secolo. In particolare, l’articolo analizzerà brevemente tre aspetti: lo sviluppo di una tradizione archivistica nella città di Milano e la nascita dell’ordinamento per materia; la biografia del Simonetta, con un focus sul ruolo presso la cancelleria sforzesca e sui possedimenti e le ricchezze da lui accumulate nel corso dei trent’anni di servizio; l’analisi delle caratteristiche e del contenuto della documentazione rinvenuta nel faldone, accompagnata da una descrizione sommaria della stessa. 

The article aims to enhance the recent discovery made by the author: a documentary folder related to the Duchy of Milan’s chancellor, Francesco Simonetta, active in the second half of the fifteenth century. In particular, the article will briefly analyse three aspects: the development of an archival tradition in the city of Milan and the birth of the order by subject; Simonetta’s biography, with a focus on the role at Sforza’s chanchellory and on the possessions and wealth accumulated by him during his thirty years of service; the analysis of the characteristics and content of the documentation found in the folder, accompanied by a brief description of the documents.

La Rocca Savella: un affare di famiglia

Eliana Santella 

Il Giardino degli Aranci all’Aventino è uno dei parchi storici più importanti di Roma e un bene culturale materiale facente parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Nonostante sia particolarmente frequentato e famoso (soprattutto per il panorama godibile dal terrazzo-belvedere rivolto a Nord), non tutti ne conoscono la storia. In questa sede verrà approfondita la fase bassomedievale del sito, fortemente lacunosa, in cui – come ricorda anche il Clivo di Rocca Savella che la costeggia – assumeva l’aspetto dell’importante fortezza commissionata dal cardinale Giacomo Savelli (1261-1285), poi papa Onorio IV (1285-1287). L’analisi qui proposta è innanzitutto di natura storico-sociale e geopolitica, dal momento che indagherò principalmente le dinamiche che portarono alla nascita della rocca e le strategie seguite dal committente nella scelta di luogo e tipologia architettonica. Chiaramente tale indagine si basa sulle fonti scritte e sui dati relativi alla Roma baronale del Duecento che, insieme ad alcune testimonianze materiali ancora oggi in situ, faranno emergere una continuità d’uso da parte degli eredi diretti (ma anche più lontani) di Giacomo Savelli, i quali sembrano possedere capacità strategiche altrettanto elevate. Altro aspetto approfondito è il rapporto tra fortezza e paesaggio circostante, caratterizzato dalle sue peculiarità geologiche e costituito non solo da preesistenze antiche o coeve – elementi che indubbiamente condizionarono in toto i costruttori dell’epoca – ma anche dalle trasformazioni successive che hanno cancellato diverse informazioni importanti. Infine, prendendo in considerazione sia le fonti sia gli esigui resti della fortezza aventinese, cercherò di formulare ipotesi relative al periodo preciso in cui questa venne costruita e, per quanto possibile, la sua conformazione architettonica. Nel corso della trattazione emergerà altresì una relazione indiretta tra la rocca stessa e il vicino Teatro di Marcello, altro possedimento dei Savelli, e vedremo come entrambi vennero utilizzati dai principali esponenti di questa famiglia baronale tra la seconda metà del XIII secolo e l'inizio del XIV per controllare parallelamente diverse aree importanti di Roma.

Classified as a World Heritage Site, the Orange Garden on Aventine Hill is one of the most important historical gardens in Rome. Although its popularity (thanks to the panorama visible from the terrazzo-belvedere located in the northern side), its story is not properly well-known. The paper aims to investigate the full of holes Late Medieval phase, when the area was the fortress commissioned by Cardinal Giacomo Savelli (1261-1285), then Pope Honorius IV (1285-1287), as the flanking hillock Clivo di Rocca Savella recalls. Firstly, I will analyse the historical, social and geopolitical background through written sources and essays about Baronial Rome, in order to understand the strategies followed by the patron to choose the place and the building typology. Also considering some architectural data, I will demonstrate that the fortress may have been occupied by the closest (and farther) heirs of the baron too, that appear as strategist as him. Secondly, I will investigate the connection between fortification and surrounding landscape: to study this last, it is necessary to consider its geological peculiarities and the ancient or contemporary pre-existences located there (elements that, undoubtedly, influenced the “Savellian” builders), and the modifications occurred in Modern Age, that vanished some important information. Lastly, both written and material sources related to Giacomo Savelli will be employed in order to try to hypothesize the exact period in which his fortress was built and, partially – because of their lack – its structure. The essay will also underline the indirect relationship between Rocca Savella and the near Theatre of Marcellus, another familiar estate: as a matter of fact, both were utilized simultaneously by the Savellis between the second half of XIII and the beginning of XIV century to control some important areas in Rome, as barons used to do.

Un’archivista romana. Il recupero e l’ordinamento delle pergamene del monastero di San Cosimato in Mica Aurea della badessa suor Orsola Formicini

Chiara Parlagreco 

Tra i fondi della Collezione Pergamene dell’Archivio di Stato di Roma (ASR), quello del monastero dei Santi Cosma e Damiano è assai rappresentativo sia per la quantità di materiale conservato (468 pergamene), sia per il lungo arco temporale documentato (secoli X-XVIII): le vicende di questa documentazione possono ricostruirsi anche grazie alle informazioni ricavabili da due manoscritti (Varia 5 e Varia 6) conservati presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. I codici contengono due differenti edizioni della storia del monastero scritta da Orsola Formicini, monaca di clausura dal 1556 fino al 1613, e poi per tre volte badessa del monastero dal 1598 al 1613, anno della sua morte. Sia i manoscritti che la figura di Formicini sono noti e studiati; meno lo è il lavoro di recupero e soprattutto di ordinamento delle pergamene condotto dalla stessa, che nella clausura del monastero, si cimentò, in modo del tutto innovativo e forse inatteso, anche con la trascrizione di alcune delle pergamene giudicate più significative, inserite nei memoriali come fonti della vicenda storica da lei ricostruita. A Formicini si deve anche un inventario dell’Archivio del monastero, sovvenzionato e fisicamente creato durante il suo primo abbadessato tra il 1601 e il 1602, compilato intorno al 1610 e aggiunto al manoscritto Varia 6 affinché «ogni badessa sapia quel che sta nel archivio et quel che àn a lassare quando escono del oficio a ciò non vadino in perditione le scriture et libri». Fine di questo contributo è valorizzare, attraverso un confronto tra i documenti superstiti in originale e le pergamene da lei regestate, la metodologia seguita da Formicini, al fine di comprenderne le osservazioni e i ‘criteri diplomatistici’ adottati.

The body of documents of the Monastery of Santi Cosma e Damiano, preserved in the Parchment Collection of the Archive of State in Rome - ASR, is a particularly noteworthy collection both because of its size (468 parchment scrolls) and because of the long time span it covers (from the 10th to the 18th century). Next to the information present in the original material in the collection of the ASR, the history of the documents can be reconstructed thanks to two codices preserved at the Central National Library in Rome (Varia 5 and Varia 6). Those manuscripts give us two different versions of the history of the monastery as reported by Orsola Formicini, cloistered nun from 1556 and then abbess of the monastery three times: from 1598 till 1601, 1604 till 1607 and again starting in 1610 until 1613, year of her death. Despite both the manuscripts and the figure of Formicini having been widely known and subject to in-depth study, the same can't be said about the laborious work of recovery and, above all, inventory of the parchments scrolls that she has set forth while in the seclusion of the monastery in a completely innovative and perhaps unexpected way (even with complete transcription of the scrolls she deemed most significant and which she included in the manuscripts among the sources of the historical events she was reconstructing). Besides those manuscripts, we owe to Formicini the complete inventory of the Archive of the monastery, itself subsidized and physically created during her first year as abbess (between 1601 and 1602), which was compiled around 1610 and subsequently added to the Varia 6 manuscript so that «it is known to every abbess what it is in the archive and what they have to pass on upon leaving their office so that neither books nor writings may be lost». This study aims, by comparing the surviving original documents to the parchments scrolls edited by her, to shed the necessary light and value upon the methodology Formicini had followed, in order to understand her observations and the ‘diplomatistic criteria’ she had adopted in her work.

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