Abstract
Il libro riproduce in parte gli interventi di un convegno dallo stesso titolo. Esso si propone come un momento di riflessione sul tema della formazione che gli attuali corsi universitari di giurisprudenza offrono ai futuri giuristi. Le recenti riforme sembrano non aver avvantaggiato gli studi giuridici. Anche il calo delle immatricolazioni pare aver colpito i corsi giuridici più di altri. Chi si occupa di formare i futuri professionisti del diritto (avvocati, magistrati etc.) deve anche preoccuparsi di preparare i giovani per quelle nuove professioni che una società in continua evoluzione viene proponendo e che richiedono anch’esse una formazione nelle materie giuridiche. Essi devono allora interrogarsi sulla perdurante attualità della loro offerta. Il metodo tradizionale è ancora quello che può dare i risultati migliori? I contenuti dei vari insegnamenti sono ancora adeguati? Si presta la necessaria attenzione al linguaggio utilizzato? È meglio accentuare ancora i profili professionalizzanti o è piuttosto il caso di puntare su una formazione meno legata al dato normativo spicciolo e invece più improntata a formare intelligenze vive, culturalmente preparate ai casi sempre nuovi della vita reale e ai problemi che ancora non hanno trovato una disciplina definita?