La formazione del giurista. Contributi a una riflessione

La formazione del giurista. Contributi a una riflessione
A cura di:  Beatrice Pasciuta, Luca Loschiavo
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: Marzo 2018
Pagine: 193
ISBN: 978-88-94885-74-3
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Abstract

Il libro riproduce in parte gli interventi di un convegno dallo stesso titolo. Esso si propone come un momento di riflessione sul tema della formazione che gli attuali corsi universitari di giurisprudenza offrono ai futuri giuristi. Le recenti riforme sembrano non aver avvantaggiato gli studi giuridici. Anche il calo delle immatricolazioni pare aver colpito i corsi giuridici più di altri. Chi si occupa di formare i futuri professionisti del diritto (avvocati, magistrati etc.) deve anche preoccuparsi di preparare i giovani per quelle nuove professioni che una società in continua evoluzione viene proponendo e che richiedono anch’esse una formazione nelle materie giuridiche. Essi devono allora interrogarsi sulla perdurante attualità della loro offerta. Il metodo tradizionale è ancora quello che può dare i risultati migliori? I contenuti dei vari insegnamenti sono ancora adeguati? Si presta la necessaria attenzione al linguaggio utilizzato? È meglio accentuare ancora i profili professionalizzanti o è piuttosto il caso di puntare su una formazione meno legata al dato normativo spicciolo e invece più improntata a formare intelligenze vive, culturalmente preparate ai casi sempre nuovi della vita reale e ai problemi che ancora non hanno trovato una disciplina definita?

Contributi

Le ragioni di una riflessione

Beatrice Pasciuta

DOI: 10.13134/978-88-94885-74-3/1

Fine di un amore? A proposito del crollo delle iscrizioni nei corsi di giurisprudenza

Antonio Banfi

Il saggio descrive l’andamento delle iscrizioni ai corsi di giurisprudenza e sottolinea il trend negativo. L’analisi dei dati evidenzia in particolare le difficoltà della laurea triennale (più penalizzata della magistrale). Si tenta di individuare le cause e di proporre qualche soluzione migliorativa.

DOI: 10.13134/978-88-94885-74-3/2

Leggere e scrivere il diritto

Federigo Bambi

Anche la lingua del diritto, fatta spesso di parole difficili e di frasi complesse, deve aspirare alla chiarezza e alla sinteticità. Dovrebbe pertanto essere insegnata in corsi appositi nelle scuole di giurisprudenza.

DOI: 10.13134/978-88-94885-74-3/3

L’orizzonte del giurista tra autonomia ed eteronomia

Tommaso Greco

Il nostro sistema di formazione giuridica si basa ancora sul modello di giurista eteronomo, che semplicemente applica o commenta le norme. Ma le condizioni che hanno reso possibile questo modello non esistono più: la coincidenza tra lo stato e l'ordine legale, il primato assoluto della legislazione nel sistema delle fonti del diritto e la rigida separazione dei poteri. Nel contesto attuale, il giurista deve lavorare in un ordine giuridico multilivello e sempre più globale, deve prendere in considerazione una serie di fonti di diritto e deve avere la capacità di dare un interpretazione creativa della legge. A livello teorico, il modello del giurista "indipendente" deve essere costruito con un'educazione giuridica aperta e interdisciplinare, mentre a livello pratico il giurista deve essere il più partecipativo possibile. Se vogliamo rispondere alle sfide del presente, è necessario superare il vecchio contrasto tra materia "culturale" e "professionale" e riconsiderare nella sua interezza come il giurista acquisisca le sue capacità.

DOI: 10.13134/978-88-94885-74-3/4

Per un’introduzione allo studio del diritto: costruire le competenze di base

Maria Rosaria Marella

Se si considerano i manuali di diritto privato in uso si nota come questi tendano a riproporre la sistematica tradizionale incentrata sulle categorie giuridiche. Sembrano non avvertire l’attuale crisi di quelle categorie. In altri paesi si comincia a dare maggiore attenzione alle ‘grandi nozioni’ valorizzando la componente intellettuale del sapere giuridico. Sarebbe importante porre maggiore attenzione al necessario approccio critico nello studio del diritto (dichiarare il punto di vista dell’osservatore). Anche l’idea di prediligere un modello formativo ‘professionalizzante’ va ripensata. Le cliniche legali possono essere un valido strumento.

DOI: 10.13134/978-88-94885-74-3/5

Verso l’avvocatura e il notariato

Giovanni Pascuzzi

Dopo una rapida analisi di come sono cambiate negli ultimi vent’anni le professioni di avvocato e di notaio, e dei problemi che oggi incontrano i laureati che si accostano a quelle professioni, si suggeriscono alcuni ‘aggiustamenti’ da operare nella offerta formativa: mirare a far apprendere non solo i saperi disciplinari ma anche il saper fare e il saper essere; affiancare alla lezione frontale altre strategie didattiche; ripensare i manuali; ripensare la valutazione dell’apprendimento.

DOI: 10.13134/978-88-94885-74-3/6

Quale cultura per l’amministrazione pubblica?

Margherita Ramajoli

È attuale convinzione diffusa che il sistema pubblico rappresenti un ostacolo e un peso per i cittadini e per le imprese. Questa percezione negativa è suffragata da molti elementi, ma è in parte superabile assicurando ai pubblici amministratori, attuali o futuri, un’adeguata formazione, intesa come trasmissione di una vera e propria cultura amministrativa, necessaria per ‘far funzionare’ l’amministrazione. Manca infatti la consapevolezza del fatto che i primi interpreti e applicatori della legislazione amministrativa siano proprio le pubbliche amministrazioni. Tale mancata consapevolezza dipende in parte dal modo in cui lo studio del diritto amministrativo è tradizionalmente impostato. Nelle aule universitarie e nella successiva formazione postuniversitaria dovrebbe invece essere trasmessa anche l’arte dell’utilizzo delle norme nell’esercizio concreto del potere amministrativo e quindi del rapporto fra testi giuridici e azione amministrativa, senza trascurare la dimensione linguistica di tale rapporto.

DOI: 10.13134/978-88-94885-74-3/7

Educare il giurista. Le sfide del terzo millennio e le tentazioni della conservazione accademica

Emanuele Conte

Una libera discussione su come migliorare l’attuale offerta formativa è ostacolata dall’inevitabile intrecciarsi con le logiche che attualmente regolano il reclutamento dei docenti. Occorre invece recuperare la percezione della necessaria unità del sapere giuridico. Occorre inoltre essere consapevoli della specificità della scienza giuridica all’interno del più ampio mondo delle scienze sociali e, su tale base, accettare il confronto sul piano culturale.

DOI: 10.13134/978-88-94885-74-3/8

Quale formazione, per quale giurista

Giorgio Resta

Il tema della riforma degli studi giuridici è divenuto oggi oggetto di discussione ovunque. Le due tendenze principali sono rappresentate dalla spinta verso l’internazionalizzazione e, in minor misura, verso l’interdisciplinarietà. Non è invece ben chiaro, e merita di essere specificamente dibattuto, come si debba rispondere ai due interrogativi che seguono logicamente la formulazione degli assunti appena ricordati: quale internazionalizzazione, e per quali interessi? Quale interdisciplinarietà e a quali condizioni? In questo scritto si rifletterà su queste due questioni.

DOI: 10.13134/978-88-94885-74-3/9

Per una riforma della formazione universitaria di giurisprudenza

Antonio Padoa-Schioppa

Questa pagine  hanno lo scopo di  mettere in evidenza, in forma sintetica, una serie di valutazioni e di proposte di riforma dell'insegnamento del diritto, condivise dall'autore, sulle quali egli ritiene di aver riscontrato un consenso variamente espresso ma convergente  in molte tra le relazioni presentate al Convegno di Roma.

DOI: 10.13134/978-88-94885-74-3/10

Ripensiamo alla struttura degli studi di giurisprudenza

Nicolò Lipari 

L’autore considera i contenuti dell’offerta formativa degli attuali corsi di giurisprudenza e suggerisce alcuni interventi strutturali per renderla più adatta a una realtà che si è molto modificata.

DOI: 10.13134/978-88-94885-74-3/11

Formazione e professionalizzazione per il giurista del terzo millennio (c’è qualcosa di nuovo…forse di antico…)

Loredana Garlati

Il saggio svolge una riflessione critica sulla professionalizzazione nella formazione del giurista, evidenziando come un approccio culturale di ampio respiro e una maggior attenzione a metodi alternativi didattici rispetto alla lezione frontale possano già costituire strumenti innovativi nei corsi di studio esistenti.

DOI: 10.13134/978-88-94885-74-3/12

Salvaguardare la cultura del giurista

Emanuele Stolfi

Il saggio si concentra sulle attuali difficoltà delle facoltà giuridiche osservandole nella più ampia prospettiva della crisi della cultura giuridica e delle società occidentali. Per la prima volta, forse, il giurista scopre oggi la pochezza e la povertà e l’insufficienza del suo ruolo. Ci si chiede come sia possibile, per i nostri studi, riguadagnare appeal. L'autore respinge risposte troppo semplicistiche (i giuristi devono svolgere solo un'attività tecnica e settoriale, e i dipartimenti di diritto devono solo impartire una formazione professionale in senso stretto). È conveniente (e spesso necessario) rinnovare i metodi di insegnamento, ma occorre anche salvaguardare l'identità del giurista, che proviene dalla sua tradizione e dalla sua cultura. La storia e la teoria del diritto non sono un "bene di lusso": costruiscono piuttosto strumenti per l’interpretazione e l’argomentazione, formare l’attitudine all'esame dei casi, a migliorare l'analisi giuridica. Il mercato del lavoro - oggi e ancor più domani - richiede soprattutto queste conoscenze: nulla è più utile di ciò che è (apparentemente) non necessario.

DOI: 10.13134/978-88-94885-74-3/13

Una diversa idea del corso di laurea in giurisprudenza

Vincenzo Zeno-Zencovich

L'articolo vuole essere un contributo alla riflessione sul superamento dell'attuale modello di formazione del giurista. Le sue linee guida sono il solido radicamento nella dimensione storica e culturale del diritto, rifuggendo da provinciali imitazioni esterofile, accompagnata però da una forte flessbilizzazione - soprattutto nel biennio finale - che dovrebbe consentire una marcata differenziazione fra le diverse sedi e la promozione di vocazioni tematiche. Il punto centrale è però il sovvertimento di modelli didattici privi di qualsivoglia riflessione pedagogica e la comprensione che per formare cittadini giuristi è necessario attingere alla vasta metodologia innovativa dell' "imparare facendo" attraverso strumenti quali le cliniche legali, le competizioni internazionali, i corsi in lingua diversa dall'italiano, nell'insegnamento di tecniche non solo avversarie, ma anche cooperative, negoziali e di mediazione.

DOI: 10.13134/978-88-94885-74-3/14

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