Abstract
La valenza probatoria del documento si contrappone a quella della prova testimoniale rispetto alla quale offre alcuni innegabili vantaggi: la durata nel tempo del mezzo di prova (normalmente il documento scritto sopravvive più a lungo della persona del testimone); una più facile disponibilità ed economicità dello stesso (quando, in particolare, sarebbe necessario far giungere il teste da luoghi lontani); una maggiore oggettività e stabilità del suo oggetto una volta fissato su un supporto (rispetto alla mutevole soggettività che sempre contraddistingue le deposizioni testimoniali). Di contro, il documento scritto non è esente da profili che ne hanno a lungo ostacolato la piena affermazione nell’uso dei privati. In particolare – oltre a presupporre società con elevata alfabetizzazione – il documento si presta ad essere facilmente falsificato. Garantire a un tempo l’affidabilità del documento e la possibilità di opporsi efficacemente all’uso giudiziale di documenti di cui si sospetta la falsità è dunque un tema centrale, oggi come nel passato, quando si vuole che il processo raggiunga l’obiettivo primario di accertamento dei fatti giuridici. A tale tema Pasqualina Farina ha dedicato le sue ricerche. In questo primo volume si ripercorrono criticamente le alterne soluzioni che si sono via via sperimentate dall’antichità romana sino ai codici unitari.