Cultura architettonica nell’Impero di Carlo V. Storia globale, microstoria, storiografia (1519-1556)

A cura di:  Francesca Mattei, Carlos Plaza
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: ottobre 2024
Pagine: 340
ISBN: 979-12-5977-360-9
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Abstract

Dopo l'elezione a imperatore del Sacro Romano Impero (1530), Carlo V d’Asburgo (1500-1558) ottiene il controllo sul più vasto dominio della storia dell'umanità. In che modo la coesistenza di tradizioni, lingue e geografie diverse si riflette sulla cultura architettonica? Utilizzando l’Impero di Carlo V come osservatorio, questo volume interroga le diverse scale del progetto, confrontandosi con i più recenti orientamenti critici. Facendo dialogare le questioni storiche con quelle storiografiche, i dieci saggi qui raccolti, dedicati al Vecchio e al Nuovo Mondo, propongono una riflessione trasversale sull’arte del costruire, apportando contributi originali e illustrando nuovi approcci alla ricerca.

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Dopo l'elezione a imperatore del Sacro Romano Impero (1530), Carlo V d’Asburgo (1500-1558) ottiene il controllo sul più vasto dominio della storia dell'umanità. In che modo la coesistenza di tradizioni, lingue e geografie diverse si riflette sulla cultura architettonica? Utilizzando l’Impero di Carlo V come osservatorio, questo volume interroga le diverse scale del progetto, confrontandosi con i più recenti orientamenti critici. Facendo dialogare le questioni storiche con quelle storiografiche, i dieci saggi qui raccolti, dedicati al Vecchio e al Nuovo Mondo, propongono una riflessione trasversale sull’arte del costruire, apportando contributi originali e illustrando nuovi approcci alla ricerca.

After his election as emperor of the Holy Roman Empire (1530), Charles V of Habsburg (1500-1558) gained control over the largest domain in human history. How is the coexistence of different traditions, languages and geographies reflected in architectural culture? Using the Empire of Charles V as an observatory, this volume interrogates the different scales of architectural project, by a critical comparison of the most recent historiographical orientations. By making history dialogues with historiography, the ten essays collected in this volume, dedicated to the Old and New Worlds, offer a cross-cutting reflection on the architectural culture, by offering original contributions and new research approaches.

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After his election as emperor of the Holy Roman Empire (1530), Charles V of Habsburg (1500-1558) gained control over the largest domain in human history. How is the coexistence of different traditions, languages and geographies reflected in architectural culture? Using the Empire of Charles V as an observatory, this volume interrogates the different scales of architectural project, by a critical comparison of the most recent historiographical orientations. By making history dialogues with historiography, the ten essays collected in this volume, dedicated to the Old and New Worlds, offer a cross-cutting reflection on the architectural culture, by offering original contributions and new research approaches.

Contributi

Introduzione

Carlos Plaza  Francesca Mattei 

DOI: 10.13134/979-12-5977-360-9/1

Los enredos del tiempo: las lecturas de Earl E. Rosenthal y George Kubler sobre el Renacimiento en España y sus dominios

Carolina B. García-Estévez 

La politica di divulgazione del patrimonio architettonico spagnolo durante il primo regime franchista (1948-1959) ha riunito un'intera generazione di ispanisti nordamericani interessati alla costruzione di un nuovo paradigma globale dell'architettura rinascimentale in Spagna e nei suoi domini. A questo proposito, le opere degli storici Earl E. Rosenthal (1921-2007) e George Kubler (1912-1996) costituiscono un dittico nel tempo. Questo saggio si concentrerà sull'eredità storiografica di entrambe le costruzioni a partire da materiali d'archivio inediti, come i Earl E. Rosentahl Papers (The University of Chicago Library) e la collezione di George Kubler (Institut Amatller d'Art Hispànic-Arxiu Mas), nonché sulla loro portata come paradigma di una storia delle idee che si muove nella tensione tra globale e locale, o nella modernità come zeitgeist del popolare.

The policy of disseminating Spanish architecture heritage under early Francoism (1948-1959) attracted a whole generation of US Hispanists interested in constructing a new global paradigm of Renaissance architecture in Spain and its dominions. In this respect, the works of historians Earl E. Rosenthal (1921-2007) and George Kubler (1912-1996) constitute a diptych in time. This essay will centre on the historiographic legacy of both bodies of work, based on unpublished archive material such as documents of the Earl E. Rosentahl Papers (The University of Chicago Library) and the George Kubler collection (Institut Amatller d’Art Hispànic—Arxiu Mas), and its scope as a paradigm of a history of ideas that moves along the tension between global and local, or modernity as the zeitgeist of the popular.

DOI: 10.13134/979-12-5977-360-9/2

Il duca e il governatore. Il rinnovamento urbano di Sessa Aurunca (1546-1560)

Fulvio Lenzo 

Tra il 1546 e il 1560, il governatore Lope de Herrera promuove un progetto di rinnovamento urbano della città di Sessa Aurunca, nel Regno di Napoli, su una scala paragonabile a quella realizzata a Napoli dal viceré Pedro de Toledo. Il rinnovamento urbano di Sessa Aurunca dimostra l'interazione tra la celebrazione dei feudatari e l'identità civica delle famiglie dell'élite locale. Nel 1549, per sottolineare la fedeltà della città nei confronti dell'Impero - allora rappresentato dalla Spagna - il Governatore collocò nel Seggio dei Nobili la statua medievale di Jacopo del Gaudio, un cittadino che aveva combattuto per gli Svevi contro gli Angiò. Nel 1558, la porta della città fu ristrutturata, riutilizzando una statua già esistente - un trofeo scolpito qualche decennio prima per celebrare la memoria del "Gran Capitano" Gonzalo de Cordoba, antenato del duca Gonzalo II. Nella nuova posizione, il trofeo passò dalla celebrazione di un singolo uomo alla glorificazione dell'intera famiglia e della città di Sessa.

Between 1546 and 1560, Governor Lope de Herrera promoted a project of urban renewal of the city of Sessa Aurunca, in the Kingdom of Naples, on a scale comparable to that carried out in Naples by the Viceroy Pedro de Toledo. The urban renewal of Sessa Aurunca demonstrates the interaction between the celebration of the feudal lords and the civic identity of the families of local élite. In 1549, to underline the town’s loyalty toward the Empire – then represented by Spain - the Governor placed in the Seggio of the Noblemen the medieval statue of Jacopo del Gaudio, a citizen who had fought for the Swabian against the Anjou. In 1558, the city gate was remodelled, reusing an already existing statue - a trophy sculpted some decade before for celebrating the memory of «the Great Captain» Gonzalo de Cordoba, ancestor of Duke Gonzalo II. In the new position, the trophy evolved from celebrating a single man to glorifying his entire family and the city of Sessa through it.

DOI: 10.13134/979-12-5977-360-9/3

L’architettura civile a Palermo al tempo di Carlo V: élite urbana, tradizioni mediterranee e modelli “all’antica”

Emanuela Garofalo 

Nella prima metà del XVI secolo, nel contesto urbano e periurbano della capitale dell’Isola si registra una vivace attività edificatoria legata alla committenza di un’élite che, attraverso la costruzione delle proprie residenze, mira a manifestare uno status privilegiato. Compressa tra le magniloquenti dimore di fine Quattrocento e le grandi realizzazioni che nella seconda metà del secolo successivo accompagnano il processo di rinnovamento urbano, questa stagione dell’architettura civile a Palermo è stata spesso trascurata. Essa offre tuttavia un’interessante casistica che denota l’avvio di un processo di aggiornamento dei modelli linguistici e tipologici in uso, sia per i palazzi intramoenia, che per le residenze suburbane.

In the first half of the 16th century, a lively building activity is recorded in the urban and suburban contexts of the Island’s capital, linked to clients who, through the construction of their own residences, aim to demonstrate a privileged status. Compressed between the grandiloquent mansions of the late 15th century and the great new palaces that accompanied the urban renewal process in the second half of the 16th century, this phase of civil architecture in Palermo has often been overlooked. However, it offers an interesting sequence of case studies implying the start of a process of updating the linguistic and typological models in use, both for intramoenia palaces and suburban residences.

DOI: 10.13134/979-12-5977-360-9/4

Las «mezquitas» de hernán Cortés, o sobre arquitectura y la mentalidad del expansionismo castellano como procesos de longue durée

Luis Rueda Galán 

Tra il 1519 e il 1526, Hernán Cortés inviò a Carlo V la nota serie di "relaciones", in cui descriveva le scoperte e gli eventi più importanti dopo il suo arrivo nell'attuale Messico. Cortés chiamava sistematicamente "moschee" i centri cerimoniali preispanici. Questo articolo offre alcune riflessioni sull'influenza che il quadro mentale della conquista di al-Andalus (completata nel 1492) ebbe sulla percezione dell'architettura e dell'urbanistica mesoamericana da parte dei conquistatori e colonizzatori castigliani nei primi decenni del XVI secolo, nonché sulla pratica della prima architettura di colonizzazione.

Between 1519 and 1526, Hernán Cortés sent Charles V the well-known series of «relaciones», in which he described the most important findings and events after his arrival in the present territory of Mexico. Cortés systematically called the pre-Hispanic ceremonial centers «mosques» throughout the texts. This paper offers some reflections on the influence that the mental framework of the conquest of al-Andalus (completed in 1492) had on the perception of Mesoamerican architecture and urbanism by the Castilian conquerors and colonizers during the first decades of the 16th century, as well as on the practice of the first architecture of colonization.

DOI: 10.13134/979-12-5977-360-9/5

Grotesque Drawings and Spanish-Italian Empire

Angel Jiang 

Gli interessi spagnoli trovano un allineamento con quelli degli italiani dal punto di vista culturale, economico e politico per quanto riguarda la loro comune ambizione al controllo sul Mediterraneo. I palazzi costruiti a Roma, Genova, Granada e Londra da Carlo V e dai suoi alleati dopo la conquista di Tunisi nel 1535 testimoniano questo interesse reciproco. Decorati con grottesche affrescate e scene di battaglia navale ispirate all'antichità e ai loro contemporanei, questi spazi danno forma all'unione geopolitica tra Spagna e Italia. Un insieme di ventisei disegni di grottesche, dispersi tra il Metropolitan Museum of Art, the Masson collection of the Ecole des Beaux-Arts, e the University of Michigan Museum of Art attribuiti al pittore spagnolo Andrés de Melgar testimoniano questo connubio. Questo articolo esamina il ruolo di questi disegni come strumenti dell'impero che unirono Carlo V e i suoi alleati e contribuirono alla formazione di un linguaggio spagnolo-italiano dell'ornamento.

Spanish interests aligned with those of the Italians culturally, economically, and politically in their shared quest for control over the Mediterranean. Palaces built in Rome, Genoa, Granada, and beyond by Charles V and his allies following the 1535 Conquest of Tunis attest to this mutual interest. Decorated with frescoed grotesques and scenes of naval battle inspired by antiquity and their contemporaries, these spaces gave form to the geopolitical union between Spain and Italy. A set of twenty-six grotesque drawings dispersed between the Metropolitan Museum of Art, the Masson collection of the Ecole des Beaux-Arts, and the University of Michigan Museum of Art attributed to the Spanish painter Andrés de Melgar attest to this union. This paper examines the role of these drawings as instruments of empire that united Charles V and his allies, and contributed to the formation of a Spanish-Italian language of ornament.

DOI: 10.13134/979-12-5977-360-9/6

Classicism at the Empire’s Fringes: Trans-Atlantic and Mediterranean Architecture of the Sixteenth Century in Extremadura, New Spain, and Sardinia

Juan Luis Burke Roco 

Quando nel XVI secolo l'Impero spagnolo divenne un' ‘impresa globale’, le conoscenze architettoniche provenivano dai centri intellettuali e politici che ospitavano università e centri di potere civico e religioso. Valladolid, Toledo, Siviglia, Salamanca e Alcalá de Henares furono tra i primi a vedere adottate in Spagna le tendenze architettoniche classiche che avrebbero poi attraversato tutto l'impero. Questo saggio sceglie di esplorare l'arrivo, l'adozione e la ricezione dell'architettura classica in tre regioni provinciali dell'impero di Carlo V: Estremadura, Sardegna e Nuova Spagna. Come sosterrò, il classicismo in architettura divenne uno strumento indispensabile per esprimere la fedeltà, in forme diverse, a un progetto di impero.  Decentrando le sedi del potere politico ed economico e quelle della produzione intellettuale-architettonica, mi propongo di far luce su come e perché il classicismo architettonico fu introdotto, adottato e impiegato in questi regni provinciali e su come le loro interpretazioni soddisfacessero ed esprimessero agende locali e imperiali legate al potere civile, religioso e politico.

As the Spanish Empire became a global enterprise in the sixteenth century, architectural knowledge emanated from the intellectual and political centers that hosted universities and centers of civic and religious power. Valladolid, Toledo, Seville, Salamanca, and Alcalá de Henares were among the first to see classical architectural trends adopted in Spain that would later travel throughout the empire. This essay, however, chooses to explore classical architecture’s arrival, adoption, and reception in three provincial regions of Charles the V's empire: Extremadura, Sardinia, and New Spain. As I will argue, classicism in architecture became an indispensable tool for expressing allegiance, in different forms, to a project of empire.  By decentering the seats of political and economic power, and those of intellectual-architectural production, I aim to shed light on how and why architectural classicism was introduced, adopted, and employed in these provincial realms and how their interpretations fulfilled and expressed local and imperial agendas related to civil, religious, and political power.

DOI: 10.13134/979-12-5977-360-9/7

 

Reti commerciali nel mondo di Carlo V. Geografia, immaginario, committenza

Francesca Mattei 

Il presente contributo analizza i meccanismi di integrazione e interazione dei mercanti nel mondo di Carlo V. In primo luogo, si esplorala diffusione dell’immaginario esotico a partire dagli scritti che ne hanno facilitato la conoscenza, con particolare attenzione alle relazioni di viaggio redatte dai mercanti. In secondo luogo, si esaminano alcuni episodi di committenza connessi a famiglie e figure di mercanti particolarmente rappresentative nell’ambito delle relazioni economiche attuate nell’Impero di Carlo V. Fissando la lente su questa categoria, il saggio ambisce a inserirsi nel racconto di quel «Rinascimento ibrido», costruito grazie alla mescolanza tra culture e saperi negli anni del dominio degli Asburgo.

This contribution analyses the integration and interaction of merchants in the world of Charles V. Firstly, the essay explores the diffusion of exotic imagery starting from the written sources, with particular attention to the travel reports written by merchants. Then, the text examines the patronage related to representative families and merchant figures. Focusing on this category, this contribution aims to frame the history of merchants into the concept of 'hybrid Renaissance', which has been built through the mixing of cultures and knowledge during the years of Habsburg rule.

DOI: 10.13134/979-12-5977-360-9/8

“Que el poblador principal tome asiento”. On the relevance of written records for the foundation of early modern New Towns in the Spanish Empire

Manuel Sánchez García 

"Que el poblador principal tome asiento con cada particular que se register para poblar" è il titolo di uno degli ordini di popolazione stabiliti da Filippo II nel 1573 e successivamente compilato nel 1681 come parte delle cosiddette Leyes de Indias. L'applicazione di questo principio durante la prima modernità su entrambe le sponde dell'Atlantico può essere intesa sia come un prodotto dell'evoluzione di pratiche precedenti sia come una conseguenza del costante scambio transatlantico di idee. Questo capitolo esplora una selezione di documenti legali e protocolli di fondazione urbana che vanno in entrambe le direzioni, attraverso esempi in Andalusia (Spagna), Cuyo (Argentina) e Boyacá (Colombia). 

«Que el poblador principal tome asiento con cada particular que se registrare para poblar» is the heading of one of the 1573 population orders enacted by Phillip II and later compiled on 1681 as part of the Indies Laws or Leyes de Indias. The use of this principle on both sides of the Atlantic across the early modern period can be understood both as an evolution of previous practices and the result of a constant exchange of transatlantic ideas. This chapter explores a selection of legal records and urban foundation protocols pointing in that direction, with examples in Andalusia (Spain), Cuyo (Argentina), and Boyacá (Colombia).

DOI: 10.13134/979-12-5977-360-9/9

Orden y traza. Städtebau im frühneuzeitlichen Vizekönigreich Peru zwischen Regulierungspolitik und Architekturtheorie

Marco Silvestri 

La pianificazione urbana nel Vicereame del Perù nel XVI secolo e la fondazione di Lima come città modello sono state tradizionalmente studiate alla luce della lunga durata delle tradizioni urbanistiche della madrepatria spagnola e dell'integrazione della teoria architettonica classica. Poca attenzione è stata dedicata all'affermarsi di una nuova cultura architettonica in Spagna dopo la proclamazione di Carlo V come re con l'obiettivo di rappresentare il potere imperiale e alle conseguenze che ciò ebbe sulla pianificazione urbana in Spagna e soprattutto in America Latina. Sulla base di questa prospettiva, l'articolo esplora il ruolo poco notato delle direttive dei viceré e delle ordinanze comunali, nonché le loro interazioni. Con riferimento agli attuali discorsi sull'architettura, queste direttive e ordini ebbero una profonda influenza sulla protezione, l'ulteriore sviluppo e la propagazione del modello sviluppato in Perù. Questa politica proseguì la strategia di urbanizzazione imperiale di Carlo V e può essere considerata un passo importante verso la costituzione delle Ordenanzas de descubrimientos, nueva población y pacificación de las Indias del 1573.

Urban planning in the Viceroyalty of Peru in the 16th century and the foundation of Lima as model city has traditionally been studied in the light of the long duration of urbanistic traditions of the Spanish motherland and the integration of classical architectural theory. Little attention has been paid to the establishment of a new architectural culture in Spain after the proclamation of Charles V as king aiming at representing imperial power and the consequences this had for urban planning in Spain and especially in Latin America. Based on this perspective, the paper explores the little-noticed role of the viceroys' directives and of communal orders as well as their interactions. With reference to current architectural discourses, these directives and orders had a profound influence on the protection, further development and propagation of the model developed in Peru. This policy continued the imperial urbanisation strategy of Charles V and can be considered as an important step towards the constitution of the Ordenanzas de descubrimientos, nueva población y pacificación de las Indias of 1573.

DOI: 10.13134/979-12-5977-360-9/10

 

Sobre arquitectura y culturas en el Imperio de Carlos V: Antonio de Mendoza entre Granada, México y Perú

Carlos Plaza 

Antonio de Mendoza y Pacheco (1490-1552) è riconosciuto come il vero architetto della costruzione statale del vicereame della Nuova Spagna e, in misura minore, del Perù, ma prima del suo arrivo in Messico, nel 1535, come primo viceré, partecipò anche al processo militare, politico e culturale di incorporazione del regno di Granada nell'impero di Carlo V. Questa ricerca mira a includere i dialoghi interculturali e il ruolo dell'architettura nella costruzione dell'impero carolingio, cercando così un Rinascimento più complesso, plurale e sfaccettato all'alba dell'età dell'oro. L'osservazione, infatti, della figura e dell'opera di Antonio de Mendoza da una prospettiva più ampia di quella strettamente messicana permette di osservare il ruolo della cultura architettonica nella costruzione delle mentalità delle nuove società, concentrandosi proprio sui luoghi dell'impero in cui questi scambi furono più intensi - nello specifico Granada, Messico e Perù - luoghi che videro la figura di Antonio de Mendoza avere importanti responsabilità politiche di governo e svolgere un ruolo di primo piano nelle politiche e nelle promozioni culturali architettoniche e urbane.

Antonio de Mendoza y Pacheco (1490-1552) is recognized as the true architect of the construction of the viceroyalty of New Spain and, to a lesser extent, of Peru, but before his arrival in Mexico in 1535 as the first viceroy, he also participated in the military, political and cultural process of incorporation of the kingdom of Granada to the empire of Charles V. This research aims to include intercultural dialogues and the role of architecture in the construction of the Carolinian empire, thus seeking a more complex, plural and multifaceted Renaissance at the dawn of the Golden Age. The observation of the figure and work of Antonio de Mendoza from a broader perspective than the strictly Mexican one allows us to observe the role of architectural culture in the construction of the mentalities of the new societies. The focus will be precisely on the places in the empire where such exchanges were most intense and between initially more distant cultures -specifically Granada, Mexico and Peru-, places that saw the figure have important political responsibilities of government and prominence in architectural and urban cultural policies and promotions.

Antonio de Mendoza y Pacheco (1490-1552) es reconocido como el verdadero arquitecto de la construcción estatal del virreinato de Nueva España y, en menor medida, del Perú pero antes de su llegada a México en 1535 como primer virrey participó también en el proceso militar, político y cultural de incorporación del reino de Granada al imperio de Carlos V. Esta investigación pretende incluir los diálogos interculturales y el papel de la arquitectura en la construcción del imperio carolino, buscando así un Renacimiento más complejo, plural y poliédrico en los albores del siglo de Oro. La observación, de hecho, de la figura y la obra de Antonio de Mendoza desde una óptica más amplia que la estrictamente mexicana permite observar el papel de la cultura arquitectónica en la construcción de las mentalidades de las nuevas sociedades, poniendo el foco precisamente en los lugares del imperio donde dichos intercambios se dieron con más intensidad –concretamente Granada, México y Perú–, lugares que vieron al personaje tener importantes responsabilidades políticas de gobierno y protagonismo en políticas y promociones culturales arquitectónicas y urbanas.
 

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