Abstract
Attraverso una prospettiva interdisciplinare e critica, il testo si propone di indagare un fenomeno complesso, ricostruendo l’evoluzione del concetto di lavoro alla luce del ruolo cruciale esercitato dall’apprendimento permanente e dall’orientamento, in un contesto sociale ed economico segnato da crescente incertezza, frammentazione e accelerazione.
L’analisi prende le mosse dall’impatto dei processi economici neoliberisti e tecnologico-digitali sulle componenti fondamentali del lavoro – tempo, spazio, contenuti, relazioni – e sul progetto educativo, sempre più orientato alla formazione di soggetti adattabili e performativi. Si evidenzia in particolare il passaggio da un paradigma “job-based” a uno “competency-based”, segnato dalla centralità di competenze “invisibili” – creatività, collaborazione, intelligenza emotiva, pensiero critico – che, un tempo marginalizzate nei modelli fordisti, oggi diventano condizioni imprescindibili per l’occupabilità. Tuttavia, le stesse trasformazioni che moltiplicano le richieste di flessibilità producono effetti collaterali rilevanti: discontinuità biografiche, precarietà strutturale, disorientamento esistenziale e crescente insicurezza soggettiva.
Nucleo centrale del volume è il Bilancio di Competenze, qui interpretato non solo come strumento di orientamento e progettazione professionale, ma come dispositivo riflessivo e trasformativo, capace di leggere – attraverso le narrazioni individuali – le profonde metamorfosi del lavoro contemporaneo. Lungi dal ridursi a una procedura valutativa o certificativa, il Bilancio si configura come un percorso personalizzato di autoanalisi assistita, uno spazio relazionale e dialogico, in cui le persone possono esplorare il proprio patrimonio di esperienze, far emergere competenze sommerse, e costruire traiettorie coerenti e sostenibili.
Il volume si chiude con una riflessione sulle implicazioni politiche e culturali di questa prospettiva. Le politiche formative e del lavoro sono chiamate a superare approcci strettamente economicisti, per restituire centralità alla persona e al processo di costruzione dell’identità professionale e sociale, oggi minacciata dalle logiche del capitalismo flessibile. L’apprendimento permanente e l’orientamento sono quindi proposti come un diritto universale e un dispositivo essenziale per l’equità, l’inclusione e la coesione sociale.">

Il volume affronta due tematiche tra loro profondamente interconnesse, di rilevante interesse scientifico e di stringente attualità: da un lato, le trasformazioni del lavoro nell’epoca della quarta rivoluzione industriale; dall’altro, il ruolo strategico delle competenze – intese nei loro molteplici significati e funzioni di riconoscimento, valorizzazione, formazione e sviluppo – nel fronteggiare le sfide che lo investono, sempre più complesse e pervasive.
Attraverso una prospettiva interdisciplinare e critica, il testo si propone di indagare un fenomeno complesso, ricostruendo l’evoluzione del concetto di lavoro alla luce del ruolo cruciale esercitato dall’apprendimento permanente e dall’orientamento, in un contesto sociale ed economico segnato da crescente incertezza, frammentazione e accelerazione.
L’analisi prende le mosse dall’impatto dei processi economici neoliberisti e tecnologico-digitali sulle componenti fondamentali del lavoro – tempo, spazio, contenuti, relazioni – e sul progetto educativo, sempre più orientato alla formazione di soggetti adattabili e performativi. Si evidenzia in particolare il passaggio da un paradigma “job-based” a uno “competency-based”, segnato dalla centralità di competenze “invisibili” – creatività, collaborazione, intelligenza emotiva, pensiero critico – che, un tempo marginalizzate nei modelli fordisti, oggi diventano condizioni imprescindibili per l’occupabilità. Tuttavia, le stesse trasformazioni che moltiplicano le richieste di flessibilità producono effetti collaterali rilevanti: discontinuità biografiche, precarietà strutturale, disorientamento esistenziale e crescente insicurezza soggettiva.
Nucleo centrale del volume è il Bilancio di Competenze, qui interpretato non solo come strumento di orientamento e progettazione professionale, ma come dispositivo riflessivo e trasformativo, capace di leggere – attraverso le narrazioni individuali – le profonde metamorfosi del lavoro contemporaneo. Lungi dal ridursi a una procedura valutativa o certificativa, il Bilancio si configura come un percorso personalizzato di autoanalisi assistita, uno spazio relazionale e dialogico, in cui le persone possono esplorare il proprio patrimonio di esperienze, far emergere competenze sommerse, e costruire traiettorie coerenti e sostenibili.
Il volume si chiude con una riflessione sulle implicazioni politiche e culturali di questa prospettiva. Le politiche formative e del lavoro sono chiamate a superare approcci strettamente economicisti, per restituire centralità alla persona e al processo di costruzione dell’identità professionale e sociale, oggi minacciata dalle logiche del capitalismo flessibile. L’apprendimento permanente e l’orientamento sono quindi proposti come un diritto universale e un dispositivo essenziale per l’equità, l’inclusione e la coesione sociale.
Through an interdisciplinary and critical perspective, the book aims to explore a complex phenomenon, reconstructing the evolution of the concept of work in light of the crucial role played by lifelong learning and career guidance, within a social and economic context marked by growing uncertainty, fragmentation, and acceleration.
The analysis begins by examining the impact of neoliberal and techno-digital economic processes on the fundamental components of work – time, space, content, and relationships – and on the educational project, increasingly aimed at training adaptable and high-performing individuals. Particular emphasis is placed on the shift from a “job-based” to a “competency-based” paradigm, in which so-called “invisible competences” – creativity, collaboration, emotional intelligence, critical thinking – become essential for employability. Once marginalised in Fordist models of production, these competences are now central. Yet, the same transformations that increase demands for flexibility also generate significant side effects: biographical discontinuity, structural precariousness, existential disorientation, and growing subjective insecurity.
At the heart of the volume lies the Bilan des compétences here interpreted not merely as a tool for career guidance and professional planning, but as a reflective and transformative device, capable of making sense of the profound metamorphoses of contemporary work through individual narratives. Far from being a mere evaluative or certifying procedure, the Bilan is presented as a personalised pathway of assisted self-analysis – a relational and dialogic space in which individuals can explore their experiential background, surface hidden competences, and build coherent and sustainable trajectories.
The volume concludes with a reflection on the political and cultural implications of this approach. Training and labour policies are called upon to move beyond strictly economistic approaches, restoring centrality to the person and to the process of constructing a professional and social identity – now undermined by the logic of flexible capitalism. Lifelong learning and guidance are therefore framed as a universal right and as essential tools for promoting equity, inclusion, and social cohesion.">

This volume addresses two deeply interconnected themes of great scientific interest and pressing contemporary relevance: on the one hand, the transformations of work in the era of the Fourth Industrial Revolution; on the other, the strategic role of competences – understood in their multiple meanings and functions of recognition, enhancement, training, and development – in responding to the increasingly complex and pervasive challenges faced by the world of work.
Through an interdisciplinary and critical perspective, the book aims to explore a complex phenomenon, reconstructing the evolution of the concept of work in light of the crucial role played by lifelong learning and career guidance, within a social and economic context marked by growing uncertainty, fragmentation, and acceleration.
The analysis begins by examining the impact of neoliberal and techno-digital economic processes on the fundamental components of work – time, space, content, and relationships – and on the educational project, increasingly aimed at training adaptable and high-performing individuals. Particular emphasis is placed on the shift from a “job-based” to a “competency-based” paradigm, in which so-called “invisible competences” – creativity, collaboration, emotional intelligence, critical thinking – become essential for employability. Once marginalised in Fordist models of production, these competences are now central. Yet, the same transformations that increase demands for flexibility also generate significant side effects: biographical discontinuity, structural precariousness, existential disorientation, and growing subjective insecurity.
At the heart of the volume lies the Bilan des compétences here interpreted not merely as a tool for career guidance and professional planning, but as a reflective and transformative device, capable of making sense of the profound metamorphoses of contemporary work through individual narratives. Far from being a mere evaluative or certifying procedure, the Bilan is presented as a personalised pathway of assisted self-analysis – a relational and dialogic space in which individuals can explore their experiential background, surface hidden competences, and build coherent and sustainable trajectories.
The volume concludes with a reflection on the political and cultural implications of this approach. Training and labour policies are called upon to move beyond strictly economistic approaches, restoring centrality to the person and to the process of constructing a professional and social identity – now undermined by the logic of flexible capitalism. Lifelong learning and guidance are therefore framed as a universal right and as essential tools for promoting equity, inclusion, and social cohesion.