La lingua cinese in Italia. Studi su didattica e acquisizione

A cura di:  Chiara Romagnoli, Sergio Conti
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: dicembre 2021
Pagine: 226
ISBN: 979-12-5977-067-7
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Abstract

I nove contributi inclusi in questo volume hanno lo scopo di presentare teorie e dati relativi alla didattica e all’acquisizione del cinese come lingua straniera. Le ricerche selezionate coprono i principali ambiti della didattica e dell’acquisizione del cinese: fonetica, scrittura, lessico, sintassi e pragmatica. Ciascuno di essi introduce l’oggetto di ricerca presentando la letteratura di riferimento in modo da offrire al lettore non solo una panoramica degli studi già condotti ma anche i termini e le nozioni utili ad affrontare i diversi ambiti dell’apprendimento del cinese, da quelli più estesamente trattati come scrittura e fonologia a quelli affrontati solo più di recente, come lessico e pragmatica. La maggior parte dei lavori presenta dati originali e contribuisce pertanto a delineare le caratteristiche dell’apprendente italofono di cinese e a suggerire possibili proposte per superare le criticità riscontrate o colmare i vuoti che inevitabilmente si creano nella didattica di questa lingua. I curatori e diversi autori dei saggi fanno parte del gruppo di ricerca CFL Research Network che si occupa dei temi inclusi nel volume condividendo esiti e strumenti di ricerca attraverso il sito www.cflnetwork.org

Contributi

Introduzione

Chiara Romagnoli  Sergio Conti 

Questo volume nasce da una duplice convinzione. In primo luogo, crediamo che la didattica della lingua, come quella di altri ambiti, non possa che trarre beneficio dalla ricerca, dall’applicazione di specifiche cornici teoriche entro le quali raccogliere, quantificare, osservare e analizzare i vari dati linguistici per trarre delle conclusioni da poter auspicabilmente generalizzare o almeno confrontare con altre. La seconda convinzione che ci ha spinto a raccogliere i contributi ospitati in questo volume è la necessità di collegare il caso del cinese a quello di altre lingue, di applicare alla ricerca sulla didattica e acquisizione del cinese cornici teoriche anche elaborate sulla base di altre lingue con le dovute rimodulazioni.

DOI: 10.13134/979-12-5977-067-7/1

Le funzioni discorsive dei segnali pragmatici dui bu dui e dui ma nella didattica della lingua cinese ad apprendenti italofoni

Chiara Piccinini 

Il presente contributo ha come oggetto l’osservazione delle occorrenze dei marcatori pragmatici duì bu duì 对不对 e duì ma 对吗 in un corpus di interazioni tra due insegnanti cinesi e un gruppo di apprendenti italofoni di lingua cinese lingua straniera. A partire dallo studio di Chen e He (2001), che identificano le funzioni di dui bu dui come marcatore basico (basic marker) e come segnale discorsivo (discourse marker) in ambito didattico, sono state analizzate il numero e la natura delle occorrenze dei marcatori dui bu dui e dui ma nel corpus oggetto di analisi, allo scopo di verificarne le funzioni pragmatiche e le possibili ricadute didattiche delle osservazioni sulle interazioni.

DOI: 10.13134/979-12-5977-067-7/2

Situation-bound utterances in italiano e in cinese: un confronto tra parlanti nativi e apprendenti italofoni

Carmen Lepadat  Sergio Conti 

Il presente studio analizza le situation-bound utterances del cinese e dell’italiano secondo un’ottica comparativa, allo scopo di individuare i maggiori ostacoli per apprendenti italofoni di cinese lingua straniera. Dalle risposte a un discourse completion task sottoposto a 65 parlanti nativi di cinese, 85 parlanti nativi di italiano e 49 apprendenti italofoni è emerso che: (i) il cinese richiede un’espressione (semi-)fissa dominante nella maggior parte degli scenari, mentre l’italiano presenta maggiore varietà; (ii) le risposte degli apprendenti presentano un ampio grado di variabilità, sono caratterizzate da verbosità e semplificazione e appaiono influenzate da fattori quali lo stadio dell’interlingua, il transfer dalla L1 e il contesto d’apprendimento.

DOI: 10.13134/979-12-5977-067-7/3

Dire quasi la stessa cosa: l’apprendimento dei sinonimi in cinese come lingua straniera

Chiara Romagnoli 

Se la centralità del lessico nella comunicazione verbale è difficilmente opinabile, appare altrettanto cruciale il ruolo che esso svolge nell’apprendimento della seconda lingua, tanto che la competenza lessicale è comunemente ritenuta un buon indicatore del livello linguistico raggiunto. Tra le criticità nell’apprendimento del lessico cinese quella dell’uso dei sinonimi è avvertita sin dall’inizio dello studio della lingua, da quando gli apprendenti iniziano a confrontarsi con unità lessicali caratterizzate da alta frequenza d’uso che significano ‘quasi la stessa cosa’ ma che, a ben vedere, presentano contesti d’uso specifici, funzioni sintattiche proprie e a volte anche classi lessicali diverse. È spesso il ricorso alla L1, inevitabile nel contesto dell’istruzione guidata del cinese come lingua straniera, e in particolare il riferimento ai traducenti nella lingua degli apprendenti, a rendere ancor più confuse le idee e meno efficace tanto la didattica quanto l’apprendimento di queste unità. Scopo delle seguenti pagine è i) descrivere il meccanismo della sinonimia in cinese moderno; ii) illustrare gli studi condotti nell’ambito del cinese L2 e LS; iii) presentare i dati tratti da un campione di apprendenti italofoni per giungere a possibili sviluppi di ricerca e implicazioni didattiche.

DOI: 10.13134/979-12-5977-067-7/4

Una panoramica degli studi sull’acquisizione di aspetti sintattici e strutture grammaticali del cinese da parte di italofoni

Anna Morbiato 

Se di per sé la ricerca sull’acquisizione del cinese come lingua seconda/straniera è una disciplina relativamente giovane, ciò è ancor più vero per le ricerche acquisizionali su aspetti di natura sintattica condotte su apprendenti di madrelingua italiana. Questo articolo si propone di tracciare una panoramica della ricerca in quest’ambito: dopo aver delineato il campo di indagine e i principali approcci teorico-metodologici della disciplina, ne presenta alcuni tra i principali strumenti, obiettivi e nozioni; offre poi una breve rassegna di alcuni studi condotti su apprendenti italofoni, soffermandosi nello specifico su caratteristiche sintattiche e del discorso che accomunano o differenziano l’italiano e il cinese.

DOI: 10.13134/979-12-5977-067-7/5

Il Principle of Temporal Sequence nell’apprendimento del sintagma locativo ‘zài 在 + luogo’: un’indagine preliminare su discenti italofoni

Tommaso Tucci 

Basandosi su un quadro teorico cognitivo-funzionale, il contributo dimostra come una didattica esplicita del Principle of Temporal Sequence possa essere utile al discente di cinese mandarino a discernere la diversa posizione preverbale o post-verbale del sintagma locativo preposizionale ‘zài 在 + luogo’ all’interno della frase non marcata. I dati, raccolti tramite un’indagine trasversale condotta in una scuola secondaria di secondo grado italiana, hanno dimostrato come tale approccio didattico sia preferibile rispetto a quelli tradizionalmente usati in classe.

DOI: 10.13134/979-12-5977-067-7/6

Problemi, strumenti e metodologie nell’analisi dei processi di riconoscimento dei caratteri in cinese L2

Yun Zeng 

Come dimostrato da un numero crescente di studi, la decodifica di un testo cinese da parte di apprendenti L2 implica un’elaborazione a livello sublessicale. La questione di maggiore rilevanza è chiarire il rispettivo ruolo dei percorsi di attivazione ortografica, semantica e fonologica, tema che viene tipicamente investigato attraverso indagini sperimentali basate sulle tecniche di priming. Nell’intento di esaminare i principali protocolli sperimentali, mettere in luce alcune limitazioni, e individuare le aree che necessitano ulteriore approfondimento, questo articolo offre una panoramica delle maggiori ricerche, con particolare attenzione ai metodi di misurazione e ai tipi di task utilizzati.

DOI: 10.13134/979-12-5977-067-7/7

Lo sviluppo della sensibilità sublessicale negli apprendenti italiani di cinese lingua straniera

Lucrezia Fontanarosa  Marco Casentini  Valentino Eletti 

Il cinese è una lingua morfo-sillabica il cui sistema ortografico presenta tre livelli: il tratto, il radicale e il carattere. Ogni carattere occupa uno spazio tipografico e corrisponde ad un morfema e la parola è, di solito, composta da due caratteri. Questo articolo mostra come si sviluppa la sensibilità linguistica verso gli elementi sublessicali negli apprendenti italofoni che studiano cinese nella scuola secondaria. Nello specifico si fornirà un quadro dello sviluppo della sensibilità strutturale, submorfemica, e morfemica che sembrano tutte e tre incrementali rispetto all’anno di studio della lingua e in parziale correlazione tra loro.

DOI: 10.13134/979-12-5977-067-7/8

Scrittura collaborativa in sincrono online a supporto dell’apprendimento del cinese come lingua straniera

Gloria Gabbianelli 

Questo studio indaga le percezioni di studenti di cinese LS sull’impiego della scrittura collaborativa in sincrono online. Un percorso didattico di cinque incontri è stato svolto con 17 studenti universitari nell’ambito di un corso di cinese di livello intermedio. I dati sono stati raccolti attraverso osservazione diretta, un questionario e domande aperte. I risultati rivelano che sebbene l’attività di scrittura in sincrono sia percepita come motivante ed efficace per migliorare l’abilità di produzione scritta cinese, incrementando spontaneità e rapidità di composizione, non è considerata sostituiva della scrittura manuale, né viene pienamente percepito il potenziale della pratica didattica collaborativa.

DOI: 10.13134/979-12-5977-067-7/9

 

La querelle delle due forme del terzo tono: tratti distintivi e pedagogie tonali a confronto

Wanlin Li 

Nella letteratura dedicata al cinese L2 è emersa l’ipotesi di riformare la pedagogia tonale. La questione di fondo è quale forma del terzo tono vada adottata come modello di base, ovvero, se gli apprendenti debbano essere esposti al terzo tono inteso come tono discendente-ascendente [214], o se invece debbano essere in primo luogo formati alla produzione e percezione del mezzo terzo inteso come tono basso continuo [21]. L’obiettivo di questo articolo è fornire una panoramica degli studi sulla rappresentazione tonale del terzo tono, anche in correlazione al quadro ottimalista, e presentare le implicazioni pedagogiche derivanti dalle due scelte.

DOI: 10.13134/979-12-5977-067-7/10

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