Intercultural Communication. New Perspectives from ELF

Intercultural Communication. New Perspectives from ELF
A cura di:  Enrico Grazzi, Lucilla Lopriore
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: giugno 2016
Pagine: 494
ISBN: 978-88-97524-63-2
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Abstract

La comunicazione interculturale è il filo rosso che attraversa quasi tutti i contributi di questo volume. Negli ultimi venti anni tale nozione è stata esplorata e, più recentemente, rivisitata in una prospettiva ELF in diverse aree di ricerca come, ad esempio, la comunicazione strategica d’affari, la consapevolezza interculturale, l’insegnamento delle lingue, la formazione docenti, i discorsi socioculturali, così come gli stessi studi interculturali. Scopo di questo libro è fornire ai lettori una selezione di articoli recenti e stimolanti, nonché contribuire alla fiorente crescita di pubblicazioni su ELF.
Il libro è diviso in tre parti, che coprono tre temi principali: 1) ELF, insegnamento delle lingue e la formazione dei docenti; 2) La comunicazione in contesti migratori e plurilingui; atteggiamenti e interazioni; 3) ELF nel mondo degli affari e in quello universitario. Il volume contiene ventiquattro capitoli scritti da studiosi e ricercatori che hanno partecipato al Convegno Internazionale ELF6, svoltosi a Roma presso l’Università Roma Tre nel 2013. I contributi si fondano sulle presentazioni da loro fatte in occasione di tale convegno.

Contributi

Introduction

Lucilla Lopriore
Enrico Grazzi

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/1

A Successful Union: Linking ELF with CAS

Diane Larsen-Freeman

La ricerca su ELF (English as a Lingua Franca) è divenuta un rilevante campo di ricerca. Ciò nonostante sembra non essere dotata di strumenti teorici. Propongo che la Teoria della complessità sia in grado di fornire una cornice teorica appropriata e di sollecitare un modo di pensare che potrebbe essere utile a chi fa ricerca sull’inglese lingua franca. Questo capitolo discute brevemente le qualità dei sistemi adattivi complessi (CAS) e propone circa otto punti di complementarità tra loro e lo studio di ELF. Vengono presentati e discussi ulteriori benefici derivanti dal collegamento tra ELF e CAS che potrebbero facilitare un impegno dei ricercatori in tal senso, pur non condividendo ancora un discorso comune.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/2

Chunking, Emergence, and Online Production as Theoretical Concepts in ELF

Ana Monika Habjan

Collocato all’intersezione tra la linguistica applicata e una teoria più formale della lingua, questo capitolo traccia un parallelo tra i concetti applicati ad ELF e gli emergenti approcci alla grammatica basati. Più precisamente, metto a confronto e discuto nozioni quali il ‘chunking’, la grammatica emergente e le costruzioni ad hoc. La discussione si basa su testi scelti dai rispettivi campi di studio, ovvero il testo di Sinclair e Mauranen sulla Linear Unit Grammar e il lavoro di Joan Bybee.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/3

A Data-based Approach to Teacher Identity Development in an ELF Context

Pınar Ersin  Yasemin Bayyurt 

Viviamo oggigiorno in un mondo dove l’80% degli scambi verbali in inglese non è tra parlanti nativi di inglese (Graddol, 1997). Inoltre, nelle interazioni tra persone che non condividono né un linguaggio né una cultura comune, l’inglese è usato come una lingua franca. Questo uso dell’inglese come lingua franca (ELF) (Jenkins, Cogo, & Dewey, 2011) influenza non solo l’identità degli apprendenti o di chi la utilizza, ma anche e più specificamente l’identità degli insegnanti di inglese. Mentre sono impegnati a costruire e ricostruire costantemente la propria identità professionale durante la formazione come docenti e nelle pratiche didattiche, essi stanno anche cercando una definizione della propria identità. In questo contributo cerchiamo di trovare una risposta alla seguente domanda di ricerca: «Come definiscono le loro identità in relazione ad ELF i docenti turchi, sia quelli in servizio sia quelli nel pre-servizio?» I partecipanti al presente studio sono docenti pre-servizio che studiano in un’università statale e docenti in servizio che lavorano in diverse scuole secondarie e nelle istituzioni di istruzione del terziario a Istanbul, Turchia. I dati qualitativi sono stati raccolti da sei docenti pre-servizio nel loro ultimo anno di studio e da sei docenti in servizio con diversi anni di esperienza, tutti consenzienti. Tutti i partecipanti erano stati selezionati attraverso una campionatura di convenienza (Duff, 2008).

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/4

ELF in the Speaking and Listening Activities of Recently Published English-language Coursebooks

Paola Caleffi

Questo contributo si focalizza sulla presenza di approcci orientati ad ELF nelle attività di ascolto e di parlato pubblicate di recente nei corsi di lingua inglese per adulti e per studenti delle scuole secondarie superiori. Sono stati analizzati i compiti di ascolto e di parlato per scoprire se fornivano l’esposizione a una pluralità di accenti e se offrivano opportunità di sfruttamento delle strategie comunicative necessarie per una comunicazione efficace in ambienti sempre più multilingui/multiculturali, che riconosce all’inglese lo stato di lingua franca.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/5

Young Learners’ Uses of ELF: Moving Beyond the Classroom Walls

Paola Vettorel

Questo capitolo si fonda su dati di un progetto sviluppato in tre scuole elementari in Italia che sembrano essere caratterizzate da diversi processi legati ad ELF, come ad esempio il code-switching,  per segnalare l’identità culturale e le strategie comunicative pragmatiche. I risultati derivanti da un successivo studio con insegnanti di inglese nella scuola primaria sono analizzati in relazione alle implicazioni pedagogiche delle varietà dell’inglese e di ELF. Sulla base di entrambi gli studi, si discuterà come collaborazioni internazionali con altre scuole possano favorire approcci pedagogici orientati allo sviluppo di abilità comunicative interculturali e a comunicare in modo efficace tramite l’inglese lingua franca.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/6

ELF and Intercultural Telecollaboration: a Case Study

Enrico Grazzi
Stefano Maranzana

Questo capitolo descrive un progetto di tele-collaborazione interculturale condotto dagli autori nell’anno scolastico 2012/2013. Un gruppo di dieci studenti di inglese delle scuole superiori di Roma e un gruppo di dieci studenti americani di italiano dell’Università dell’Arizona – livello intermedio – si sono offerti volontari per essere connessi in modalità asincrona tramite un wiki, per discutere un’ampia gamma di argomenti sulle loro culture e sui loro stili di vita. L’obiettivo principale della nostra ricerca era di promuovere la competenza interculturale dei partecipanti (Byram, 1997; Kramsch, 1998)  tramite la creazione di un ambiente comunicativo multilingue e multiculturale mediato dal web, in cui le seconde lingue di entrambi, rispettivamente italiano e inglese, sarebbero state usate come efficaci strumenti di mediazione. Da questo punto di vista il progetto ha mostrato che l’uso dell’inglese come lingua franca (ELF) da parte di parlanti non nativi (NNSs) in un contesto attivato tramite la rete, non è un impedimento alla comunicazione e alla comprensione reciproca. Al contrario, serve come uno strumento efficace che chi usa una L2 sviluppa tramite pratiche sociali cooperative al fine di svolgere compiti pragmatico-comunicativi. Questo studio è fondato sull’integrazione dell’insegnamento fondato su compiti (Task-Based Language Teaching) e sulla Teoria socio-culturale (Sociocultural Theory). Nostro obiettivo è mostrare a chi apprende una lingua come creare una comunità di pratiche (CoP) mediata dal web, i cui membri cercano di migliorare la propria competenza interculturale usando le rispettive L2 come strumento per svolgere diversi compiti comunicativi on-line. La nostra CoP, per esempio, ha interagito tramite un sito e un wiki progettati in base alle esigenze del progetto. Per quanto riguarda le implicazioni pedagogiche della nostra ricerca, i risultati qualitativi indicano che la tecnologia Web 2.0 potrebbe svolgere un ruolo importante nella formazione degli insegnanti, in quanto promuove una valida alternativa all'insegnamento frontale. Si riduce il divario tra l'insegnante e lo studente, in quanto il primo acquista familiarità e impara a interagire con forme di comunicazione che sono connaturate nelle generazioni più giovani. Questa ricerca conferma che l'integrazione della tele-collaborazione nel programma di lingua straniera è un'opzione promettente. Essa aiuta lo studente a sviluppare un'opinione nuova dei sistemi linguistico-culturali cui sono esposti e, nel caso di un non madrelingua di inglese, favorisce l'emergere di ELF come un autentico strumento di comunicazione in ambienti multilingui e multiculturali mediati dal web.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/7

Using Web-based Video Technologies to Increase Taiwanese University Staff’s Willingness to Use English as a Lingua Franca

Barry Lee Reynolds
Melissa H. Yu

In questo capitolo viene descritto l’utilizzo di YouTube (http://www.youtube.com), un sito di condivisione di video e di English Central (http://www.englishcentral.com), un sito di video personalizzati che traccia il progresso su ciascuna parola che gli apprendenti guardano, apprendono o dicono.. Il personale amministrativo di una università Taiwanese, iscritto a un corso di inglese per scopi specifici, ha sempre più utilizzato l’inglese lingua franca nella comunicazione orale con colleghi internazionali (t = 2.302; p < .05).  Il personale ha adattato alcuni dialoghi relativi a argomenti di lavoro di incontri con studenti internazionali e con visitatori. Tali dialoghi sono stati filmati e caricati su YouTube per essere rivisti e valutati. Nel capitolo viene discussa l’efficacia del corso svolto utilizzando YouTube e English Central per incoraggiare l’uso dell’inglese lingua franca da parte del personale.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/8

Developing Intercultural Awareness and Communication in Teacher Education Programs

Lili Cavalheiro

Nonostante le interazioni in lingua inglese avvengano prevalentemente tra parlanti non nativi, i metodi di insegnamento rimangono maggiormente focalizzati su parlanti nativi monolingui. Comunque, a causa dell’odierno uso internazionale della lingua inglese, un’alternativa sarebbe quella di prestare maggiore attenzione all’importanza della competenza comunicativa interculturale. I programmi di formazione pre-servizio dei docenti sono il luogo ideale per discutere sull’applicazione di tali cambiamenti. Questo capitolo riporta uno studio su come tali aspetti sono sviluppati in un Master per docenti portoghesi e offre alcuni consigli e approcci metodologici.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/9

ELF in Teacher Education: A Way and Ways

Lucilla Lopriore

Negli ultimi venti anni la formazione dei docenti di lingua inglese è stata messa alla prova dai nuovi scenari derivanti da fattori quali: il crescente numero di classi multilingui e multiculturali, la diffusa esposizione alle varietà dell’inglese tramite i prodotti multimediali, l’uso emergente dell’inglese come lingua franca (ELF) nella comunicazione interculturale, così come il nuovo riconosciuto ruolo degli insegnanti e dei formatori non-nativi in contesti istituzionali. Questioni di identità, standard, livelli di competenza, comunicazione interculturale e rilevanza linguistica sia per gli apprendenti sia per i docenti, richiedono un orientamento paradigmatico e una seria riconsiderazione del curricolo di inglese, della formazione dei docenti di lingua, delle politiche linguistiche così come della ricerca e delle pratiche didattiche. Nuovi modi di formulare esempi, modelli, e azioni in termini di obiettivi educativi e di attività di consapevolezza linguistica richiedono un’analisi più attenta dei dati linguistici al fine di sollecitare la riflessione dei docenti, svelare e provocare le convinzioni esistenti sulla lingua e sulla competenza linguistico-comunicativa. Questo capitolo illustra come due gruppi di docenti italiani di inglese partecipanti a due corsi di formazione condotti da un formatore non nativo, sono stati introdotti ad ELF tramite l’esposizione, l’analisi e l’uso di campioni linguistici e con attività di consapevolezza linguistica e di noticing.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/10

English as a Lingua Franca: For a Critical Intercultural Pedagogy

Sávio Siqueira 

Questo lavoro etnografico parte dalle convinzioni, dai valori, dagli atteggiamenti e dalle aspettative di docenti di inglese di tre diverse realtà educative a Salvador, Brasile e prende in considerazione i vantaggi e gli specifici svantaggi di ciascun contesto. Il lavoro ha avuto come obiettivo principale quello di indagare la percezione che i docenti brasiliani di inglese hanno della loro professionalità e la consapevolezza che essi hanno dei principi e delle implicazioni della condizione dell’inglese come lingua franca internazionale o globale. Lo studio indaga inoltre quanto  la pratica quotidiana di questi docenti e il loro comportamento riflettano tali convinzioni. I dati sono stati raccolti tramite un questionario, osservazioni etnografiche delle classi e video registrazioni di interviste di gruppo semi-strutturate, dove argomenti come ELF/EIL (McKay, 2002; Seidlhofer, 2004; Jenkins, 2007), competenza interculturale (Byram 1997; Guilherme 2002) e pedagogia critica (Freire 1970; Crookes 2010) sono stati affrontati e discussi in una prospettiva più dinamica e democratica. I risultati e le considerazioni sono stati utili e rilevanti non solo per la discussione sulle implicazioni metodologiche e politico-ideologiche inerenti l’istruzione odierna in inglese, ma soprattutto per la riflessione su istanze che possono contribuire alla (ri)costruzione di un profilo più adeguato di insegnanti di inglese non nativi che propongono, tra altre cose, l’adozione di una pedagogia interculturale appropriata e critica, capace di incoraggiare gli insegnanti locali affinché cerchino soluzioni locali alle sfide che l’educazione linguistica contemporanea ha posto loro in modo sempre più pressante.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/11

Is the Word of God in ELF? New-Evangelization in Italian Immigration Contexts

Maria Grazia Guido

Questo capitolo indaga i modi in cui il processo di “Nuova Evangelizzazione” (NE) nella Chiesa Cattolica si realizzi tramite ELF da parte del clero italiano, che offre assistenza spirituale e pratica agli immigrati. Uno studio di caso illustra come il discorso NE richieda agli immigrati di attivare la ‘sospensione del dubbio’, inducendoli in modo epistemico a credere che le rappresentazioni ‘metafisiche’ del mondo possano essere vere. Lo studio illustra anche la ‘flessibilità esperienziale’ che deonticamente costringe gli immigrati ad adattare la loro esperienza del mondo a tali costrutti controfattuali.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/12

ELF Reformulations of Italian ‘Lingua Franca’ Uses in the Subtitling of the Migration Movie Lamerica

Pietro Luigi Iaia
Mariarosaria Provenzano
Silvia Sperti

Questo capitolo studia la variazione scritta di ELF adottata nella sottotitolazione inglese di Lamerica (Gianni Amelio, 1994). Lo versione scritta finale riformula le interazioni originali tramite l’italiano lingua franca attraverso processi di ibridizzazione tra usi di italiano lingua franca parlata e la scrittura ELF, come strumenti che attivano/impediscono di realizzare incontri sbilanciati e complessi in contesti di comunicazione (legale-burocratica) specializzata tra albanesi di stato sociale basso e italiani di stato sociale alto. L’analisi delle interazioni orali rese nella sotto-titolazione ELF implica tre dimensioni di analisi diverse ma complementari: la dimensione del registro nella prospettiva dell’approccio funzionale di Halliday (1978) e quella dei processi di cancellazione, costruzione e generalizzazione di van Dijk (1980) nel rendere le interazioni sociali originali nel sottotitolazione ELF. Ciò nel rispetto dei limiti tecnici e facilitando l’accesso e l’accettabilità di concetti connotati culturalmente sia tra i partecipanti all’interazione sia nel pubblico internazionale del film sottotitolato. Lo studio analizza la dimensione fono-pragmatica (Sperti, 2014) delle interazioni orali per esplorare i processi socio-pragmatici sottesi alle implicazioni perlocutive e illocutive (Searle, 1983) e la resa di tali dimensioni caratterizzanti gli incontri cross-culturali in forme scritte equivalenti di ELF. Altro campo di indagine è la dimensione funzionale che include le forme standard, le variazioni scritte ELF usate nei sottotitoli e analizzate tramite le applicazioni di un modello causale di traduzione (Chesterman, 2000; Bogucki, 2011),che indaga gli aspetti cognitivi e pragmatici delle ri-testualizzazioni del traduttore. Tali aspetti sono caratterizzati da importanti scelte lessicali e sintattiche al fine di rendere le asimmetrie dei  partecipanti. ELF in questo caso può rappresentare un nuovo modo ibrido di lingua franca parlata, resa in forma scritta, in situazioni di difficile comunicazione interculturale, dovute ad asimmetrie di status e di potere tra i partecipanti.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/13

ELF Encounters in Migrants’ Forums: Communication Management Across Cultures

Cristina Pennarola

Il presente studio analizza le strategie che i migranti possono adottare per chiedere aiuto e per esprimere le proprie opinioni in inglese come lingua franca. Sulla base degli scambi tra gli immigrati di varie nazionalità in luoghi diversi, si propone un resoconto che ha il duplice obiettivo di delineare la struttura e le mosse discorsive dei messaggi dei migranti e di analizzare le dinamiche interazionali che possono trasformare un gruppo misto di cittadini in una comunità di pratica orientata al raggiungimento di un obiettivo (House, 2003). I migranti che partecipano a forum di discussione si affidano all'esperienza di altri utenti per ottenere informazioni e risolvere i propri problemi. Quest'obiettivo primario si manifesta nel sondaggio riguardante la rilevazione degli argomenti delle conversazioni, dai permessi di soggiorno alla ricerca di un lavoro, dai permessi di residenza ai test di cittadinanza, dalla modulistica a molti altri temi. La metafunzione transazionale si intreccia, tuttavia, con quella interazionale (Brown e Yule, 1983) dato che i sentimenti di rabbia, frustrazione, sollievo, gioia e gratitudine sono a loro volta espressi dagli utenti del forum. Alla luce del paradigma della "entailment" (implicazione) proposto da Firth (2009), ossia della "variabilità intrinseca di tipo interazionale e linguistica, che le interazioni in lingua franca comportano", l'analisi si concentra sulle connotazioni affettive delle scelte lessicali e dei marcatori interazionali, oltre che sul contrasto tra un uso del linguaggio potenzialmente dirompente e le strategie pragmatiche per la ricerca del consenso. Il forum dei migranti Trackitt (<www.trackitt.com>) è messo a confronto con un forum di espatriati britannici (<www.britsabroad.com>) al fine di verificare in che misura le caratteristiche pragmatiche del primo possono essere realisticamente associate all'uso di ELF piuttosto che al genere (ad esempio i forum di discussione) e all'argomento preso in esame (le domande dei migranti).

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/14

Making Specific Meaning Through Flexible Language Use in ELF Conversations

Bill Batziakas

Questo articolo esamina il discorso spontaneo che ha luogo nelle riunioni di un'associazione studentesca internazionale presso la University of London, al fine di prendere in considerazione casi di uso flessibile della lingua e il loro significato pragmatico quando l'inglese è utilizzato come lingua comune. In particolare, si osserva come gli studenti  usino la lingua in modo flessibile, ossia come facciano uso di tutta la gamma delle risorse linguistiche disponibili, attingendo ampiamente da esse, e come siano stati conseguiti diversi obiettivi comunicativi. L'uso flessibile del linguaggio da parte degli studenti, in cui essi traggono elementi linguistici da varie risorse linguistiche che hanno a disposizione, è stato denominato in vari modi, come ad esempio 'commutazione di codice',' mistilinguismo' e così via. Questo capitolo inizia con una discussione sui casi più comuni e spiega anche perché il termine 'uso flessibile della lingua' sia stato utilizzato al posto di altri. Successivamente si passa all'uso flessibile della lingua degli studenti nelle riunioni che sono state oggetto di studio. Si osserva che gli studenti realizzano la funzione pragmatica del 'creare un significato specifico', che è menzionata nel titolo di questo articolo e che si suddivide nelle seguenti sotto-funzioni: 'riempimento di un vuoto lessicale' e 'uso di una parola più precisa'.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/15

Negotiating Interpersonal Relationships in Englishas a Lingua Franca (ELF) Interactions

Berat Başer 

Nel discorso in inglese lingua franca (ELF), gli interattanti tendono a trasferire le convenzioni linguistiche e culturali che si associano alla comunicazione nelle loro rispettive comunità. Queste convenzioni sono suscettibili di variazione sotto certi aspetti. Quando diversi insiemi di convenzioni d'uso entrano in contatto e in conflitto tra loro, sorgono dei problemi. Ci si chiede dunque come le persone si posizionino e negozino le relazioni interpersonali nelle interazioni in ELF, quando non condividono un comune bagaglio linguistico e culturale. Questo capitolo si occupa della prima fase di una ricerca su questa problematica. Si considera in che misura i diversi punti di vista sull'interazione pragmatica che sono offerti da tre approcci distinti [vale a dire il Principio di Cooperazione (Grice 1975 [1989]), la Teoria della Cortesia (Brown e Levinson 1978 [1987]) e la Teoria dell'Accomodamento (Giles e Coupland 1991)] possano fornire un quadro adeguato per la descrizione del posizionamento nelle interazioni in ELF, mettendo in relazione i concetti e le conclusioni offerti da questa letteratura con un campione di dati su ELF tratti dal Vienna-Oxford International Corpus of English (VOICE).

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/16

English as a Lingua Franca. Plurilingual Repertoires and Language Choices in Computer-Mediated Communication

Paola Vettorel
Valeria Franceschi

Questo capitolo si concentra sull'uso di ELF nella comunicazione digitale e, in particolare, sulla scelta della lingua e sullo sfruttamento dei repertori plurilingui degli utenti come strategia comunicativa negli spazi sociali del Web 2.0. Attraverso i dati tratti da blog personali e da testi di fan fiction, si mostrerà come l'adattamento dell'inglese a contesti ELF e l'alternarsi di usi linguistici quali la commutazione di codice, la creazione di forme multilingue e l'eteroglossia possano far parte delle strategie messe in atto dagli utenti di questi ambienti digitali.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/17

Student Attitudes Towards Accented English: The American College of Greece Context

Athanasia Tsantila  Evanthia Ganetsou  Melpómeni Ilkos 

In un mondo globalizzato l'inglese è diventato la lingua franca in contesti socio-economici ed educativi. La ricerca indica che, mentre alcuni parlanti della lingua inglese potrebbero essere tolleranti verso accenti non nativi e ritenersi soddisfatti di essere compresi, sebbene il loro inglese non sia come quello dei madre lingua, altri potrebbero optare per un modello nativo. Nel tentativo di rispondere alle esigenze reali degli studenti e di riconsiderare i materiali didattici utilizzati, abbiamo studiato il caso dell'American College of Greece.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/18

Using ELF: Insights into Erasmus Students’ Intercultural Experiences at a Croatian University

Irena Vodopija-Krstanović 

Questo capitolo si basa su interviste qualitative a dieci studenti che hanno partecipato al programma di scambio Erasmus, presso l'Università di Rijeka, Croazia. Scopo dello studio è di esplorare le esperienze degli studenti non nativi parlanti la lingua inglese, alla luce del loro uso di questa lingua attraverso contatti interculturali con parlanti provenienti da vari paesi. I risultati mostrano i diversi usi della lingua inglese e la complessità delle interazioni. Ciò suggerisce che la lingua inglese non appartiene più a nessun gruppo in particolare, in quanto ELF è negoziato attraverso tentativi e riformulazioni da parte di tutti i soggetti coinvolti

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/19

‘They all Take the Risk and Make the Effort’: Intercultural Accommodation and Multilingualism in a BELF Community of Practice

Alessia Cogo

La ricerca su ELF ha mostrato che i processi di accomodamento sono più importanti della correttezza linguistica rispetto al modello del parlante nativo. Recentemente vari studi si sono occupati di accomodamento, strategie pragmatiche e multilinguistiche in diversi corpora di ELF dedicati alla comunicazione naturale. Tuttavia, ciò che la ricerca deve ancora affrontare è come i partecipanti si orientino rispetto a questi fenomeni, come essi considerino l'idea di dare priorità all'efficacia della comunicazione piuttosto che all'accuratezza, come essi percepiscano il confronto fra il concetto di proprietà della lingua da parte del nativo e il parlante multilingue. Questo capitolo studia le opinioni di professionisti attraverso interviste etnografiche in una comunità di pratica di BELF. I risultati mostrano che i professionisti tendono a privilegiare l'accomodamento interculturale e rivelano atteggiamenti di apertura nei confronti di risorse multilinguistiche e verso la natura non nativa di ELF. Essi mostrano anche aspetti problematici della comunicazione, che sono superati facendo affidamento su un repertorio condiviso e su risorse multilinguistiche. Altri aspetti problematici che sono emersi riguardano la politica linguistica della propria azienda e l'accesso a lingue diverse dall'inglese. Infine, si sostiene che la ricerca debba affrontare ulteriormente il legame tra le indagini sociolinguistiche dei dati raccolti attraverso il corpus del linguaggio naturale e gli studi etnografici di pratiche e ideologie a livello locale. Tutto ciò sia in gruppi generici di ELF, sia in specifiche comunità di pratica ELF.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/20

BELF and National Cultures on European Corporate Websites: A Cross-cultural Investigation

Costanza Cucchi

Il presente studio analizza il discorso in inglese sul Web attraverso un corpus costituito da aziende nazionali, le quali si trovano in quattro paesi europei, selezionati in base al modello culturale di Hofstede (Hofstede et al., 2010).
A seguito di un'analisi qualitativa, che ha confermato che l'inglese usato nei testi in rete può essere classificato come BELF (inglese commerciale come lingua franca), è stato adottato un approccio che prevede l'ausilio dei corpora per lo studio del sintagma nominale 'our + [membri del l'azienda]'. I risultati hanno rivelato che alcuni aspetti del campo del discorso (Halliday e Hasan, 1989) possono essere interpretati con riferimento al quadro di Hofstede e dunque chiarire ulteriormente il rapporto tra lingua e cultura.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/21

Balancing Local Identity and Global Audiences: Localized and Globalized Instances of EIL in Corporate Websites

Franca Poppi

La lingua inglese è oggi il principale mezzo di comunicazione in tutto il mondo, al punto che il numero dei non madrelingua supera ampiamente quello dei madrelingua. Nel mondo degli affari, per esempio, sempre più aziende scelgono l'inglese come lingua franca per la comunicazione verso l'esterno, al fine di raggiungere il numero più ampio possibile di attori internazionali.
É comunque importante tenere presente che la lingua inglese è 'internazionale' in due modi diversi e ha dato origine sia ad un EIL localizzato, sia ad uno globalizzato (cfr. Seidlhofer, 2011: 4). Da un lato l'inglese si è sviluppato in molte forme localizzate di EIL o di World Englishes (principalmente attraverso la colonizzazione), con varianti d'uso che si sono naturalmente evolute in senso endonormativo e sono state analizzate da molti studiosi (Schmied, il 2004; Kirkpatrick, 2010; Schneider, 2011 ). Dall'altra parte, l'inglese è stato adottato da persone di tutto il mondo, che lo usano come mezzo di comprensione reciproca o lingua franca. La presente analisi si concentra su un piccolo studio di caso, ovvero il sito Web dell'Agenzia per la Promozione del Commercio Internazionale della Camera di Commercio di Modena. Nel caso di siti Web, dal momento che è impossibile prevedere come si componga il pubblico, il webmaster non sa esattamente chi accederà ad un particolare sito e non può quindi adeguarlo alle aspettative specifiche dei lettori. Inoltre, l'abbondanza di informazioni disponibili durante la navigazione in rete potrebbe provocare una sensazione di disorientamento o ansia negli utenti. Questo è il motivo per cui le aziende dovrebbero dedicare particolare attenzione all'organizzazione coerente e ordinata dei loro siti Web, con l'obiettivo ambizioso di far ʽsentire a casa’ i loro utenti in modo che «sicuramente ripagheranno con la loro attenzione e forse anche con la loro fedeltà» (Nielsen / Loranger, 2006: xxii). Basandosi sia su un approccio quantitativo, sia qualitativo, il presente studio confronterà diverse versioni della prima pagina del sito Web dell'Agenzia, al fine di mostrare come, modificandone l'organizzazione linguistica e strutturale, sia possibile guidare le parti interessate a livello mondiale affinchè colgano meglio l'identità locale dell'agenzia.I risultati raccolti confermano che la comunicazione internazionale può essere migliorata attraverso strategie di accomodamento, che possono assumere la forma di definizioni linguistiche, spiegazioni, raccolta di informazioni (cfr. anche Poppi, 2012). Inoltre, grazie alla globalizzazione di EIL (o ELF) è possibile sfruttare la lingua non solo per la comunicazione, ma anche per l'identificazione degli obiettivi, attraverso l'interazione mediata dal computer.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/22

Content Teachers’ Perceptions Towards EMI in Chinese Universities

Lanxi Hu

Negli ultimi anni, molte università di tutto il mondo hanno man mano adottato l'uso della lingua inglese come lingua franca accademica per l'insegnamento di varie discipline. L'inglese come mezzo di insegnamento (EMI) ha permesso agli studenti di proseguire gli studi superiori al di fuori dei propri paesi d'origine. A partire dal 2001, EMI ha acquistato sempre più importanza presso un numero crescente di università cinesi. Anche se il numero di studi pubblicati su questo tema è aumentato, molte di questi lavori sono di carattere teorico e si concentrano sulle esperienze degli autori. In ogni caso, c'è una scarsa ricerca empirica su come gli insegnanti di varie discipline percepiscano sia EMI, sia l'uso della lingua inglese nelle università cinesi. Il presente studio prende in esame le opinioni dei docenti di dieci università cinesi circa l'uso della lingua inglese nell'insegnamento delle loro materie e si occupa di ciò che gli insegnanti pensano dell'inglese. L'analisi dell'impatto e degli orientamenti riguardanti EMI in Cina è parte del mio progetto di ricerca di dottorato. I docenti selezionati insegnano una vasta gamma di discipline. I dati consistono nelle opinioni degli insegnanti, ottenute per mezzo di questionari e interviste. I risultati preliminari indicano che la maggioranza dei partecipanti guarda ad EMI favorevolmente, ma allo stesso tempo manifesta preoccupazione per la difficoltà di adattarlo all'insegnamento. Diversi intervistati hanno riferito che sia l'inglese, sia il cinese sono utilizzati in classe. I primi risultati sono analizzati in relazione al futuro sviluppo in Cina di programmi di EMI e di ELT.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/23

Raising Awareness of Culture in Academic Communication: A Workshop Concept

Jennifer Schluer

Questo articolo presenta un’idea laboratoriale per la sensibilizzazione degli studenti e dei ricercatori circa gli aspetti culturali in contesti accademici, comprese le interazioni in ELF. I primi risultati di un workshop con gli studenti indicano che le attività di sensibilizzazione culturale possono innescare processi di auto-riflessione sul ruolo della cultura nella produzione di conoscenza accademica. Si ritiene che una maggiore sensibilità per i fattori culturali possa, in ultima analisi, favorire la condivisione della ricerca interculturale e interdisciplinare.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/24

Modality Practices Among ELF Users in Academic Discussions: Dominant and Peripheral Participants

Alan Thompson

Questo documento analizza le varie forme usate per esprimere la modalità in ELF a seconda del ruolo — dominante o secondario — di un partecipante in una discussione. Si è analizzato un sottoinsieme di un corpus di conversazioni registrate per studiare come sia espressa la modalità - in particolare gli usi di ausiliari modali e di indicatori comuni di tipo epistemico e attitudinale («pensare», «gradire, piacere», etc.). Alcuni partecipanti hanno evidenziato modelli caratteristici per esprimere la modalità solamente quando hanno assunto un ruolo dominante nella discussione, non quando ne hanno avuto uno secondario. Le relazioni osservate in questo studio suggeriscono che il ruolo dominante nella conversazione è un attributo che non è distribuito in modo uniforme, non soltanto a causa della differenza di personalità, ma anche a causa di fattori interculturali. Inoltre, questo dominio si realizza, oppure è messo in atto, attraverso specifici comportamenti linguistici.

DOI: 10.13134/978-88-97524-63-2/25

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