A la luz de Roma. Santos y santidad en el barroco iberoamericano. Volumen I. La capital pontificia en la construcción de la santidad

A la luz de Roma. Santos y santidad en el barroco iberoamericano
A cura di:  Fernando Quiles García, José Jaime García Bernal, Marcello Fagiolo Dell’Arco, Paolo Broggio
Editore: EnredARS, RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: settembre 2020
Pagine: 365
ISBN: 979-12-80060-41-9
n° downloads ad oggi: 357

Abstract

La creazione di nuovi santi e di nuove sante nei territori della Spagna, del Portogallo e dell’America iberica all’indomani dei decreti del Concilio di Trento contribuisce alla configurazione di un’arte nuova. Il processo ha inizio a Roma, sotto l’egida della Sacra Congregazione dei Riti e delle chiese locali, che negoziarono la creazione di questo nuovo immaginario. Questo primo volume si focalizza per tale ragione su Roma, sul funzionamento dell’organismo deputato alla valutazione delle nuove figure di cui si chiedeva la canonizzazione. I processi di beatificazione e di canonizzazione hanno un ruolo fondamentale nella configurazione di questo universo agiografico: essi rappresentano l’intervento della Chiesa di Roma ma testimoniano anche il processo di mediazione con le chiese locali, che ebbero parte attiva nella creazione della nuova santità. L’esito dei processi di canonizzazione fu celebrato attraverso cerimonie alle quali parteciparono la Chiesa di Roma e le chiese locali, con un apparato festivo e artistico che oggi possiamo studiare sia attraverso i testi, sia attraverso le stampe. 

The creation of new saints in the territories of Spain, Portugal, and Iberian America in the aftermath of the decrees of the Council of Trent contributes to the configuration of a new art. The process began in Rome, under the aegis of the Sacred Congregation of Rites and the local churches, which negotiated the creation of this new imaginary. For this reason, this first volume focuses on Rome, on the functioning of the body responsible for evaluating the new figures whose canonization was requested. The beatification and canonization processes play a fundamental role in the configuration of this hagiographic universe: they represent the intervention of the Church of Rome but also testify to the mediation process with the local churches, which played an active part in the creation of the new sainthood. The outcome of the canonization processes was celebrated through ceremonies attended by the Church of Rome and the local churches, with a festive and artistic apparatus that today we can study both through texts and through printed images.

Contributi

Presentación

Prologo

Paolo Broggio 

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/1

Il “Gran Teatro barocco” della santità ibero-americana

Marcello Fagiolo Dell’Arco 

La cerimonia di canonizzazione è strettamente compenetrata col “Gran Teatro barocco” della ba¬silica vaticana. Il primo “Teatro” (G. Rainaldi, 1610) era un anfiteatro ottagonale che trasformava S. Pietro in un ideale Paradiso per accogliere i nuovi santi. La tipologia fu poi sviluppata da Bernini intorno al Baldacchino e alla Cattedra: e infine il Colonnato di piazza San Pietro sarà concepito anche come teatro della santità.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/2

El proceso de Ius Condendum para normativizar las causas de beatificación y canonización: de la Const. Immensa Aeterni Dei (Sixto V, 1588) al breve Caelestis Hierusalem Cives (Urbano VIII, 1634)

María Victoria Hernández Rodríguez 

Se trata de ilustrar el recorrido realizado para la configuración jurídica del procedimiento en las causas de beatificación de los siervos de Dios y de canonización de los beatos. Precedida de la exposición de los procedimientos canónicos episcopales y pontificios seguidos en el primer milenio de historia de la Iglesia, la reflexión se concentra en la naturaleza y el desarrollo de dicha praxis y legisla¬ción desde 1588, en que mediante la Constitución apostólica Immensa aeterni fue instituída por Sixto V la Sagrada Congregación de los Ritos (suprimi¬da por Pablo VI en 1969 y modificada en Sagrada Congregación para las Causas de los Santos, últi¬mamente en Congregación de las Causas de los Santos) hasta 1634, con la promulgación del breve Caelestis Hierusalem cives por Urbano VIII. De la documentación existente se evidencian las líneas portantes del procedimiento, del examen y de la decisión de las Causas, y de todo ello se pone en relieve la progresiva atención de la Santa Sede al perfeccionamiento del procedimiento en el trata¬miento de las causas de canonización.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/3

Los procesos de canonización en la Iglesia Católica: Memoria histórica

Carlos Piccone Camere 

La canonización es un procedimiento eclesial que confiere institucionalidad al culto que recibe un cristiano ejemplar fallecido con fama de san­tidad. Dicho procedimiento, inicialmente basado en la aclamación popular, terminó siendo una prerrogativa exclusiva del obispo de Roma. El objetivo del presente artículo es fundamentar, panorámica y sucintamente, su evolución y con­tinuidad dentro de la Iglesia católica.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/4

Strategie di santità. La politica delle canonizzazioni dei gesuiti fra antica e nuova Compagnia (XVII-XX secolo)

Eleonora Rai  Franco Motta 

Le risorse della santita` costituiscono una fonte di legittimazione importantissima per la Compagnia di Gesù, sia nell’ottica del proselitismo sul mondo laico che nel confronto con gli ordini regolari più consolidati, che già contano su propri canoni agiografici. A partire dal tardo XVI secolo, dopo la scomparsa del fondatore e dei gesuiti della prima generazione, la Compagnia abbraccia un’intensa politica di promozione della propria santita` ricorrendo a una molteplicità di modelli agiografici, in alcuni casi largamente inediti rispetto alla tradizione devozionale cattolica. I martiri, infatti, rappresentano certo la categoria più rappresentata nella vasta galleria di santi e beati della Compagnia di Gesù, come simbolo sia della sua lotta antiereticale in Europa che del suo ruolo centrale nell’espansione missionaria oltreoceano. Ma accanto a essi occorre considerare una multiforme galassia di figure di santità —o la cui causa è stata quantomeno promossa— che rispondono a differenti strategie: ad esempio la presa sui ceti popolari, come nel caso di Francesco De Geronimo e Bernardino Realino, la legittimazione teologica, come per Bellarmino, Lessius e Pietro Canisio, l’egemonia su determinate aree geografiche o categorie sociali, come per Andrea Bobola e Pedro Claver, o la canonizzazione del sempli ce cursus nell’ordine, come per Luigi Gonzaga e Giovanni Berchmans. Altrettanto interessante è la continuità di strategie e modelli dall’antica alla nuova Compagnia, come dimostrato dalla ripresa e dalla conclusione della maggior parte delle cause citate nel XIX e XX secolo: in questo caso appare evidente la capacità dei gesuiti di utilizzare in modo flessibile il discorso agiografico, adattandolo alle esigenze imposte dal mutamento storico. Questa relazione esplorerà tali affascinanti strategie di santità tra antica e nuova Compagnia.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/5

Rituale e immagini della santità nelle cerimonie di canonizzazioni romane

Martine Boiteux 

La cerimonia di canonizzazione e` una totalita` armoniosa composta da parole, musica, gesti, oggetti, ornamenti, apparati effimeri e scenografia precisa per celebrare la gloria divina e sua bellezza trascendente, in un omaggio a Dio e al Papa. Il rituale, con i suoi luoghi, i suoi apparati effimeri esplicitati dai testi ufficiali e i suoi attori, e` uno spettacolo al servizio della politica e della diplomazia papale sulla scena europea di Roma. L’analisi di alcuni esempi di cerimonie di canonizzazioni romane durante il lungo barocco, dal 1588 all’800, mostra la comunicazione attiva della Chiesa militante e rende visibile la santità che, con le numerose canonizzazioni e l’esplosione delle immagini, crea dei linguaggi, rituale e figurativo, efficaci.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/6

El decreto De Imaginibus y la construcción de la imagen devocional del fundador de la orden de la Merced, San Pedro Nolasco. El itinerario de una canonización 1565-1628

Vicent Francesc Zuriaga Senent 

El decreto De Imaginibus determinó el inicio por parte de la Orden de la Merced de un programa de reformas para adaptar el carisma medieval de la orden al espíritu de la Contrarreforma. La nueva doctrina exigía validar los frutos de santidad; en contraposición a la doctrina de la Reforma Protestante. Los mercedarios fieles al concilio de Trento iniciaron en 1565 un itinerario que mostrara su fidelidad a los decretos conciliares.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/7

Benedetto il Moro, il santo schiavo

Giovanna Fiume 

I processi di canonizzazione di Benedetto il Moro (San Fratello 1524 - Palermo 1589), l’attività missionaria dell’Ordine francescano che diffondono la conoscenza di questo servo di Dio, morto in odore di santità e l’organizzazione di confraternite di africani, mostrano i soggetti e le tappe della costruzione di un modello di santita` nera, strumento prezioso per l’evangelizzazione degli schiavi che la tratta preleva dall’Africa e riversa nella penisola iberica e attraverso il middle passage atlantico nel Nuovo Mondo. Gli schiavi organizzano precocemente Irmandades, Cabildos, Cofradias poste sotto il titolo e patrocinio del Negrito de Palermo (in area ispanica) o São Benedito o preto (in area lusitana) in onore del quale organizzano feste annuali, ricche di elementi propri delle culture africane. Tutto ciò accade —e con particolare intensità in area centro e sudamericana — in assenza di un decreto di beatificazione. Solo nel 1715, la Sacra Congregazione dei Riti opera un censimento dei culti e delle devozioni (reliquie, immagini, intitolazioni di altari e chiese, processioni) dedicate a Benedetto che condurrà nel 1743 a confermarne il culto e, nel 1807, a canonizzarlo.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/8

Andrea Avellino e la “seconda” fondazione dell’ordine dei chierici regolari

Andrea Vanni 

Questo saggio ha l’obiettivo di analizzare il ruolo avuto dal chierico regolare teatino Andrea Avellino (1521-1608) nel cambiamento dell’identità storica del suo ordine. Nella seconda metà del XVI secolo i teatini abbandonarono infatti l’iniziale vocazione inquisitoriale, impressa dopo la fondazione del 1524 da Gian Pietro Carafa, per concentrarsi sulla cura delle anime e sull’assistenza a poveri, malati e infermi, risultato di una accesa dimensione caritativa che traeva le sue origini nel mai del tutto sopito insegnamento del coofondatore Gaetano Thiene. Per l’importanza che ebbe nel processo di trasformazione dell’ordine, Andrea Avellino fu il primo beato teatino. Per questo motivo, il presente contributo intende soffermarsi sulla sua beatificazione, che si concluse durante il pontificato di Urbano VIII, nel 1624, grazie al coinvolgimento del popolo napoletano. Una strategia che i teatini elaborarono sfruttando le tensioni e le differenze, sia politiche che religiose, tra Roma e la Spagna, e che divenne il modello per ottenere la beatificazione di altri padri dell’ordine, tra i quali Gaetano Thiene.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/9

La santidad eucarística en la devotio moderna: Visiones aggiornadas de una realidad intangible

Javier González Torres 

En cumplimiento de dictados tridentinos, las órdenes religiosas releen desde finales del siglo XVI las vidas de sus emblemáticos santos, potenciando sus actitudes como guías para los fieles y resaltando su participación atemporal en el banquete eucarístico de Cristo. La multiplicidad de recursos expresivos del momento seraÅL el canal adecuado para visualizar un extenso catálogo de ‘comuniones extáticas’.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/10

Un beato americano nella Roma barocca. Le feste a Roma per la beatificazione di Toribio Mogrovejo (1679-1680)

Flavia Tudini 

El objetivo de esta investigación es analizar el significado político y religioso de las fiestas celebradas en Roma para la beatificación del arzobispo de Lima Toribio Mogrovejo (1580-1606). El análisis toma en consideración las relaciones sobre las fiestas escritas por Juan Francisco de Valladolid, el procurador en la causa de beatificación entre 1679 y 1681. Estas relaciones no circularon solamente en Italia y Espana sino fueron compartidas en todos los territorios de la Monarquía. Para este análisis voy a considerar los documentos y las relaciones conservadas en el Archivo Apostólico Vaticano y en el archivo de la Embajada Española ante la Santa Sede (hoy en el Ministerio de los Asuntos Exteriores – Archivo Histórico Nacional de Madrid). Se observará como en la ocasión de la beatificación y canonización del arzobispo de Lima aparece un sujeto nuevo: la “nación limense” en Roma, una realidad social que la historiografía no ha considerado en el aÅLmbito de las naciones de la Monarquía en el espacio urbano romano.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/11

Per Ignazio Santo: apparati e committenza gesuitica in Sicilia tra tardo Rinascimento e Barocco

Lucia Trigilia 

Mentre era ancora vivente Ignazio di Loyola, fondatore dell’ordine, i gesuiti si stabilirono in Sicilia in numerose città: Messina (1548), Palermo (1550), Monreale (1553), Siracusa (1554), Bivona (1555) e infine a Catania (1556). La prima generazione di gesuiti che approdò nell’isola proveniva dalla Germania, dalla Spagna (in particolare dalla Navarra), dalla Francia, dal Belgio e da Roma. Si trattava di una comunita` cosmopolita, veicolo di predicazione contro il protestantesimo e di un sentire l’arte al servizio della fede. Le immancabili feste in onore del fondatore dell’ordine, a partire dagli anni di canonizzazione, costituiscono un’utile chiave di lettura della sensibilità barocca e consentono di seguire le vicende del cantiere operoso in cui ciascuna chiesa si trasforma. Per la festa di Sant’Ignazio del 1652 Padre Giacinto Fortunio descrive Casa Professa, la più importante chiesa gesuitica di Palermo, adorna di fiori e drappeggi: ”Di altri ornamenti non è capace la chiesa, la quale essendo di stucco bianchissimo non ricerca paramenti, facendo però vivamente spiccare ogni cosa e particolarmente gli svolazzi ed i fiori, i quali sul candore di tutto il tempio facendo pompa vaghissima di se stessi, parea che in mezzo alle nevi del più rigido verno fiorissino i più belli honori della primavera”. La festa degli occhi e dei sensi scaturisce dal gioioso gioco delle arti, in cui ogni forma pittorica e scultorea converge, congiungendosi strettamente alla celebrazione del santo. Apparati effimeri e permanenti nel teatro sacro del barocco hanno una chiara funzione persuasiva, espressione del trionfo della controriforma. Se da un lato gli apparati festivi diventano occasione per tramutarsi in forme d’arte permanenti dall’altro costruzioni come gli altari nascono con funzione “festiva”. Gli immancabili altari dedicati a Sant’Ignazio nei collegi gesuitici sono espressione di devozione religiosa e di adesione ai principi della chiesa trionfante. Il legame strettissimo nell’età del barocco tra gesuiti e città, alta aristocrazia e corte vicereale giustifica il rinnovamento della città e delle arti grazie ad una munifica committenza.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/12

Anton van Dyck a Palermo, i Gesuiti e Santa Rosalia

Fiorenza Rangoni 

È dato acquisito che van Dyck, durante il soggiorno palermitano tra 1624 e 1625, abbia collaborato alla costruzione dell’iconografia della nuova Santa, Rosalia, le cui reliquie vennero ritrovate sul Monte Pellegrino proprio nel luglio 1624, durante una grave epidemia di peste che aveva colpito la città. Tuttavia, non è mai spiegato con sufficiente chiarezza come, e attraverso quali canali, il pittore abbia potuto collaborare ad un evento tanto importante: il ritorno, con grande pompa, sugli altari di una anacoreta il cui culto era pressoché ormai dimenticato. Diversi studiosi hanno, anche recentemente, affrontato il tema proponendo ipotesi del tutto ragionevoli, ma non pienamente soddisfacenti. Proponiamo in questo intervento un’ipotesi che si fonda su un documento, recentemente ritrovato e pubblicato, che indica relazioni molto strette con il mondo gesuita internazionale da parte del pittore, relazioni che in Sicilia potrebbero essersi concretizzate con colui che condusse, su delega del Cardinale (e Viceré) Giannettino Doria, in porto fino alla registrazione nel Martirologio Romano, tutta la vicenda della “nuova Santa”, cioè P. Giordano Cascini S.J. Prospettiamo, inoltre, sempre in via ipotetica, una precedenza dell’invenzione della più nota delle immagini di S. Rosalia protettrice di Palermo seguida parte di van Dyck rispetto all’opera di Vincenzo La Barbera, considerata il prototipo. È dato acquisito che van Dyck, durante il soggiorno palermitano tra 1624 e 1625, abbia collaborato alla costruzione dell’iconografia della nuova Santa, Rosalia, le cui reliquie vennero ritrovate sul Monte Pellegrino proprio nel luglio 1624, durante una grave epidemia di peste che aveva colpito la città. Tuttavia, non è mai spiegato con sufficiente chiarezza come, e attraverso quali canali, il pittore abbia potuto collaborare ad un evento tanto importante: il ritorno, con grande pompa, sugli altari di una anacoreta il cui culto era pressoché ormai dimenticato. Diversi studiosi hanno, anche recentemente, affrontato il tema proponendo ipotesi del tutto ragionevoli, ma non pienamente soddisfacenti. Proponiamo in questo intervento un’ipotesi che si fonda su un documento, recentemente ritrovato e pubblicato, che indica relazioni molto strette con il mondo gesuita internazionale da parte del pittore, relazioni che in Sicilia potrebbero essersi concretizzate con colui che condusse, su delega del Cardinale (e Viceré) Giannettino Doria, in porto fino alla registrazione nel Martirologio Romano, tutta la vicenda della “nuova Santa”, cioè P. Giordano Cascini S.J. Prospettiamo, inoltre, sempre in via ipotetica, una precedenza dell’invenzione della più nota delle immagini di S. Rosalia protettrice di Palermo da parte di van Dyck rispetto all’opera di Vincenzo La Barbera, considerata il prototipo.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/13

A Roman Chapel for Saint Rose in Lima.The commission of Melchiorre Cafà’s sculpture,four paintings produced by the ‘best European artist’,and hundreds of medals to spread her worship

Rafael Japón 

En 1668, tuvieron lugar en Roma las festividades para la beatificación de Rosa de Lima y su organización fue supervisada por algunos frailes dominicanos que llegaron de la capital peruana, encabezados por fray Antonio González de Acuña. La obra de arte más importante creada para esta ocasión fue la famosa escultura de mármol que representa a Rosa en éxtasis con un ángel, realizada por Melchiorre Cafà. En esta contribución, es posible confirmar con documentación inédita quién y por qué se le encargó esta obra de arte, y una serie de pinturas de la vida de la futura santa atribuidas probablemente a Lazzaro Baldi. Este artículo también estudia algunas piezas de orfebrería, que servirían después de la beatificación para el adorno de la capilla y el retablo de Rosa en la iglesia de Santo Domingo, Lima. Además, también se aclaran las pretensiones sociales de la familia González de Acuña como principales mecenas de la capilla. Finalmente, esta contribución documenta la creación de cientos de medallas conmemorativas hechas para este evento en metales preciosos con la efigie del papa Clemente IX y la santa.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/14

Pax Dominici: el papado, los dominicos y la ciudad de Bolonia en un amplio acuerdo de paz

Thiago de Azevedo Porto 

La canonización de Domingo de Guzmán ya ha sido explorada de diferentes maneras por la historiografía occidental. Pensando en renovar los debates, el texto propone abordar el tema bajo un prisma aún no explorado, articulando esa canonización con la política de paz desarrollada por la Iglesia romana en el siglo XIII.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/15

Historia, iconografía y simbología de las ofrendas en las ceremonias de canonización

Pablo J. Pomar Rodil 

Las singulares ofrendas que recibiÅLa el Sumo Pontífice durante las canonizaciones constituyen uno de los elementos maÅLs frecuentemente repetidos por los artistas que de inmortalizar esta ceremonia se encargaron. El presente trabajo trata sobre el origen y desarrollo del rito, estableciendo además algunas hipótesis de trabajo en relación a la dimensión simbólica del mismo. Finalmente, se señala el papel de estas ofrendas como emblemas de la canonización.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/16

Il Santo in gloria: la santità rivelata nell’arte della Compagnia di Gesù

Lydia Salviucci Insolera 

L’obiettivo di questa ricerca è analizzare il significato dell’iconografia della Gloria del Santo, che nell’età barocca si diffonde notevolmente anche grazie alle committenze dei Gesuiti. Viene indagata l’origine iconologica e stilistica di tale soggetto, che risale all’Ascensione di Gesù. Si analizza la struttura compositiva, intesa come un teatro sacro, nelle opere della Compagnia di Gesù da Bernini a Pozzo. Questo tema della santità rivelata si arricchisce di ulteriori soluzioni iconografiche con l’aggiunta di piccole scene intorno. Si conclude spiegando nuove elaborazioni iconografiche legate al nuovo santo spagnolo della Compagnia di Gesù del pieno Barocco, ossia a san Francesco Borgia che riconosce la santità del giovane Stanislao Kostka.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/17

Santidad francesa en la corte española: Juana de Chantal

Guillermo Nieva Ocampo 

El objetivo de este artículo es estudiar las ediciones en español de las biografías de Juana de Chantal, fundadora de la Orden de la Visitación de Santa María, con el fin de comprobar la progresiva influencia religiosa de este tipo de literatura producida en Francia en el medio cortesano español durante el reinado de Carlos II y, sobre todo, en la corte de los reyes de Borbón, quienes promovieron decididamente los emprendimientos vinculados a la Visitación, incluida la fundación del Monasterio de las Salesas Reales de Madrid en 1747. A partir de una breve reseña biográfica de la madre Chantal y de su director espiritual, Francisco de Sales, el artículo analiza el contexto de producción de sus biografías en español, editadas en 1684 y en 1739, sus autores, sus traductores, sus promotores, su contenido y su impacto, destacando el notable cambio que esta nueva literatura proponiÅLa, desde un punto de vista devocional y antropológico. De hecho, además del culto a los nuevos santos franceses, esta literatura conectaba con otra devoción, centrada justamente en el amor de Cristo, la del Sagrado Corazón de Jesús, promovida por los jesuitas, pero muy vinculada a las monjas salesas y al programa iconográfico de su monasterio madrileño.

DOI: 10.13134/979-12-80060-41-9/18

 

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