«L’ora è confusa e noi come perduti la viviamo». Leggere Pier Paolo Pasolini quarant’anni dopo

«L’ora è confusa e noi come perduti la viviamo». Leggere Pier Paolo Pasolini quarant’anni dopo
A cura di:  Francesca Tomassini, Monica Venturini
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: dicembre 2017
Pagine: 182
ISBN: 978-88-94885-60-6
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Abstract

Nella ricorrenza del quarantennale della morte di Pier Paolo Pasolini abbiamo ritenuto necessario riportare al centro del dibattito culturale la questione del rapporto tra lettura critica e opera pasoliniana. Da qui è nata la volontà di organizzare un convegno che ha visto la partecipazione di importanti studiosi della materia, di diverse generazioni e scuole che, attraverso interventi inediti, hanno avviato un’attenta e originale rilettura dell’intera officina pasoliniana, nel tentativo di privilegiare il testo rispetto al gesto, trovando in essa materia su cui misurare indagini linguistiche e letterarie. Le giornate di studio – tenutesi all’Università di Roma Tre, il 10 e l’11 dicembre 2015 e articolate in nuclei omogenei – di cui questo volume raccoglie gli atti, rappresentano una conferma dell’inesauribile vitalità dell’opera pasoliniana che continua a svelarsi in nuove ed inedite risonanze.

Contributi

Premessa

Simona Costa

DOI: 10.13134/978-88-94885-60-6/1

Premessa

Francesca Tomassini  Monica Venturini 

DOI: 10.13134/978-88-94885-60-6/2

«C’è troppa violenza su Roma. Non c’è più un fiore che sbocci in questa periferia». Da Petrolio all’orazione funebre di Casarsa

Fabio Pierangeli

L’intervento qui proposto analizza la corrispondenza rintracciabile tra la posizione assunta da Pasolini nell’acceso dibattito sul delitto del Circeo e i temi trattati nel suo ultimo e incompiuto romanzo, Petrolio. I luoghi della Roma bene attraversati in Petrolio, soprattutto i Parioli, sono atrocemente evocati, infatti, a causa di un fatto di cronaca fondamentale per la Storia d’Italia, avvenuto nel 1975, appena un mese prima della morte dello scrittore.

DOI: 10.13134/978-88-94885-60-6/3

Quando canta la cicala. L’idea – tragica, antistorica, dionisiaca – di felicità in Pasolini

Filippo La Porta

Partendo dall’analisi del rapporto tra l’intera parabola artistica di Pasolini e il pensiero filosofico di Pascal, l’autore conduce un’indagine sulla riflessione pasoliniana sul tragico e sul sacro, che si afferma elemento fortemente connesso  alla poesia in quanto coincide con la realtà vista attraverso uno sguardo ‘diverso’ , in grado di sottrarsi alla Storia e alle sorti progressive, all’ideologia, alla società, persino alla psicologia.

DOI: 10.13134/978-88-94885-60-6/4

Passione e critica in una sui generis descrivibilità di descrizioni

Roberto Salsano

Il saggio verte sulle caratteristiche della scrittura critica pasoliniana nel passaggio da Passione e ideologia alla pubblicazione di Descrizioni di descrizioni, concentrandosi sul concetto di critica come descrizione e interrogandosi sulla descrivibilità del linguaggio letterario. Quel che prevale è un Pasolini in cui passione e critica si esprimono in una sintesi che lo vede partecipe alla materia trattata, fino al limite dell’interferenza tra letture personali contemporanee e lettura finalizzata alla recensione, senza che manchi, all’occorrenza, lo spiraglio autobiografico tra letteratura e memoria di vita.

DOI: 10.13134/978-88-94885-60-6/5

L’italiano per Pasolini, Pasolini per l’italiano

Paolo D'Achille 

L’intervento è strutturato in due parti: nella prima, l’autore si occupa dei principali saggi pasoliniani di carattere linguistico, ripercorrendone la vicenda critica e proponendone, in sintonia con alcuni recenti studi sull’argomento, una chiave di lettura parzialmente diversa da quella vulgata; nella seconda, si offrono alcuni spunti per approfondire il tema del contributo che Pasolini ha dato, soprattutto dal punto di vista lessicale, all’italiano contemporaneo, considerando, almeno parzialmente, anche la sua produzione propriamente letteraria e non soltanto quella di carattere saggistico.

DOI: 10.13134/978-88-94885-60-6/6

Il romanesco di Pasolini fra tradizione e innovazione

Claudio Giovanardi

Il contributo analizza la lingua dei due romanzi romani di Pasolini (Ragazzi di vita e Una vita violenta) e di due sceneggiature di film diretti da Pasolini (Accattone e Mamma Roma). Il romanesco di Pasolini è un dialetto che presenta numerosi tratti conservativi, essendo il modo di esprimersi di personaggi popolari. Soprattutto per quanto riguarda la morfologia verbale notiamo che sono ancora molti i fenomeni conservativi che poi spariranno o si attenueranno molto nel dialetto dei nostri giorni. Gli anni Cinquanta del Novecento rappresentano un momento di passaggio molto importante dal romanesco tradizionale, ancora legato al modello ottocentesco e il neoromanesco odierno assai più italianizzato soprattutto nel campo della morfologia. Si analizza anche l'interazione tra dialetto e italiano, considerando che Pasolini non lascia spazio all'italiano regionale, che proprio in quegli anni veniva messo a fuoco dalla bibliografia critica.

DOI: 10.13134/978-88-94885-60-6/7

Il volto nel nome. Evocazioni antroponimiche nei romanzi romani di Pasolini

Andrea Viviani

Lo studio analizza l’impiego nei romanzi d’ambientazione romana (Ragazzi di vita e Una vita violenta) di Pier Paolo Pasolini dei soprannomi, in termini di eco della tradizione romanesca, potenza evocativa e persistenza all’oggi.

DOI: 10.13134/978-88-94885-60-6/8

Narcisi, Turchi, fanciulli, elfi, ‘frus’. Mitologie della gioventù nel Pasolini friulano

Angela Felice Angela Felice

Il saggio esamina l’attività teatrale e poetica pasoliniana legata, in particolare, al periodo friulano al fine di mettere in luce come il giovane poeta, già nei suoi primi scritti, risistemi la permanente auscultazione di sé. In questo modo riesce ad avviare una versatile e prodigiosa scrittura alle cui radici permarrà anche in seguito lo sguardo soggettivo, come garanzia, referente e filtro consapevole per l’operazione autoriale e per ogni sua manifestazione.

DOI: 10.13134/978-88-94885-60-6/9

Tra teoria e scrittura. La sperimentazione drammaturgica di Pasolini

Francesca Tomassini

Nel corso della sua produzione saggistica, Pier Paolo Pasolini ha affrontato una consistente varietà di tematiche sociali, culturali e politiche in cui si evince sempre un punto di vista, originale e lungimirante. Questo studio mira invece alla ricostruzione delle considerazioni teoriche pasoliniane in ambito teatrale poiché, nonostante il poeta friulano abbia condotto, sin dagli anni giovanili trascorsi tra Bologna e Casarsa, la sua personale sperimentazione drammaturgica, non appare ancora chiara la riflessione che precede l’elaborazione del corpus delle sei tragedie borghesi del 1966 e del Manifesto per un nuovo teatro

DOI: 10.13134/978-88-94885-60-6/10

The Imitation Game. Variazioni del personaggio-Pasolini fra scena e schermo

Stefania Rimini

Il saggio analizza le molteplici declinazioni cinematografiche del personaggio-Pasolini, in alcuni film italiani, più o meno recenti, per tentare di capire quali strategie retoriche e visive hanno segnato l'apparizione sullo schermo di tanti 'doppi' pasoliniani. Il catalogo di opere filmiche dedicate all’esistenza dello scrittore offre una galleria di volti, pose ed espressioni che evidenziano uno sforzo imitativo notevole da parte degli attori, decisi a somigliare il più possibile al modello originale, a non infrangere la sua aura mitica del personaggio.

DOI: 10.13134/978-88-94885-60-6/11

Introduzione alle Ceneri di Gramsci

Giuseppe Leonelli

Si ripropone in questa sede l’importante introduzione di Giuseppe Leonelli all’edizione garzantiana de Le ceneri di Gramsci. Il testo, acuto e chiaro, fornisce al lettore, fondamentali strumenti critici per leggere correttamente una raccolta poetica così ricca di spunti di riflessione e così  complessa come quella di Pasolini, di centrale rilevanza per la lirica italiana novecentesca.

DOI: 10.13134/978-88-94885-60-6/12

«Dove l’Italia sogna»: la patria perduta nella poesia di Pasolini

Monica Venturini

Il contributo è dedicato al Pasolini poeta e alle riflessioni da lui condotte intorno al concetto di “patria” negli anni quaranta e cinquanta (dai testi in friulano di Dov’è la mia patria a quelli che confluiranno ne L’Usignolo della Chiesa Cattolica a Le ceneri di Gramsci, ad altri tratti da La Religione del mio tempo e da Poesia in forma di rosa) e intende mettere a fuoco la funzione di denuncia che ancora in quegli anni detiene la letteratura e la centralità del modello pasoliniano per la poesia e la letteratura del secondo Novecento. Ciò si collega alla contemporanea riflessione sui rapporti tra letteratura e identità nazionale, quale “formazione discorsiva” e dialogo ininterrotto tra passato e futuro, dibattito particolarmente vivace nell’ultimo trentennio che pare non aver riservato lo spazio e gli approfondimenti necessari alla poesia, soprattutto, a quella del secondo Novecento. Con numerose varianti e il titolo  «Questa è l’Italia e / non è questa l’Italia»: l’ansia della patria nella poesia di Pasolini, una versione del presente saggio è stata recentemente pubblicata nel seguente volume: Monica Venturini, L’Unità discontinua. Poesia e identità nazionale nel Novecento (Morlacchi, 2016).

DOI: 10.13134/978-88-94885-60-6/13

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