B@belonline vol. 6 New Phenomenological Horizons/Nuovi orizzonti fenomenologici

B@belonline vol. 6 Nuovi orizzonti fenomenologici
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: novembre 2020
Pagine: 332
ISBN: 2531-8624
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Abstract

«Il tema» del numero 6 del 2020 di B@belonline, curato da Mariannina Failla e Alice Pugliese, raccoglie i risultati del lavoro di una nuova generazione di studiosi, riuniti, da alcuni anni, intorno a due esperienze di ricerca dislocate in tempi e spazi diversi: la traduzione collettiva della prima sezione del volume XLII dell’Husser¬liana dal titolo Phänomenologie  des Unbewusstseins und die Grenzprobleme von Geburt, Schlaf und Tod,  e la costituzione dell’International Research Summer School on Genetic Phenomenology presso l’Institute for Philosophy and Sociology of the Polish Academy of Sciences a Varsavia nell’ambito dell’International Network Genetic Phenomenology and the Human Sciences, coordinato dalla fenomenologa e psicoanalista Jagna Brudzińska. La scelta della parola ‘orizzonte’ nel titolo vuole indirizzare l’attenzione dei lettori sulla visione della fenomenologia come metodo di analisi che iterando innova, come ricerca di ricorsività normativa e, al tempo stesso, apertura al nuovo, al diverso, al conflitto, allo scacco percettivo. Il fascicolo presenta contributi che vanno dall’analisi del concetto di fenomeno fino a quello di storia, vista non solo come filogenesi della coscienza, ma anche come processo di strutturazione delle relazioni intersoggettive culturali e sociali, su cui si basa lo stesso strumentario concettuale delle scienze. Pur nel loro diverso approccio, l’attenzione dei saggi è rivolta all’incidenza della dimensione esistenziale, effettiva su alcuni specifici concetti cardine della fenomenologia, come fenomeno, mondo, scienza.

Contributi

Editoriale

Francesca Brezzi 

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/1

Orizzonti fenomenologici: animale, mondo, io puro, storia

Mariannina Failla 

Preferire la parola “orizzonte” significa concentrare l’attenzione dei lettori sulla visione della fenomenologia come metodo al tempo stesso ricorsivo e produttivo. Il numero raccoglie i risultati degli sforzi di una nuova generazione di ricercatori, riuniti da alcuni anni intorno a due esperienze di ricerca collocate in tempi e spazi diversi, ma accomunate da un sano e rigoroso approccio sperimentale, ovvero la traduzione collettiva della prima parte di Husserliana XLII, Grenzprobleme der Phänomenologie. Analysen des Unbewusstseins und der Instinkte. Metafisica. Späte Ethik (Texte aus dem Nachlass 1908-1937) e l’istituzione della Scuola Estiva Internazionale di Ricerca sulla Fenomenologia Genetica tenutasi presso l’Istituto di Filosofia e Sociologia dell’Accademia Polacca delle Scienze di Varsavia nell’ambito della Rete Internazionale di Fenomenologia Genetica e Scienze Umane.

Preferring the word ‘horizon’ is focusing readers’ attention on the vision of phenomenology as a method at the same time recursive and productive. The issue collects the results of the efforts of a new generation of researchers, gathered for some years around two research experiences located in different times and spaces, but united by a healthy and rigorous experimental approach, i.e. the collective translation of the first part of Husserliana XLII, Grenzprobleme der Phänomenologie. Analysen des Unbewusstseins und der Instinkte. Metaphysik. Späte Ethik (Texte  aus dem Nachlass 1908-1937) and the establishment of the International Research Summer School on Genetic Phenomäenology held at the Institute for Philosophy and Sociology of the Polish Academy of Sciences in Warsaw as part of the International Network Genetic Phenomenology and the Human Science.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/2

Husserl and The Problem of Animal

Bence Peter Marosan 

Lo scopo del saggio è fornire una panoramica dei tentativi di Husserl di spiegare il fenomeno della coscienza animale. Si vuole mostrare come in questo contesto acquisti un'importanza particolare la nozione di vita. Husserl coglie la vita come un processo perpetuo di auto-normalizzazione; essa si normalizza su diversi livelli di complessità. La ricostruzione del livello più basso di soggettività (l’animale) è, al tempo stesso, la descrizione del livello più basso e della forma più rudimentale di auto-normalizzazione della vita. Husserl presenta tre modi per affrontare il problema della mente animale: 1) l’entropatia, 2) la variazione eidetica e 3) la riflessione destrutturante-decostruttiva ("Abbau"). Il primo si riferisce all’entropatia con soggetti anomali (come l’animale), e alla domanda: con quali esseri viventi potremmo essere empatici, in modo fenomenologicamente legittimo? Il secondo modo si rivolge alle strutture eidetiche (essenziali) della coscienza in generale per arrivare a quelle strutture fondamentali senza le quali non potrebbe essere concepita alcuna coscienza (né umana né animale). La terza modalità  riguarda il lavoro decostruttivo del fenomenologo che astrae dallo strato più alto della coscienza, per raggiungere quello più profondo. Una volta rivelato il livello più basso è possibile ricostruire un soggetto che possieda solo le strutture più semplici.

The main aim of this paper is to give an overview of Husserl’s attempts to unfold the phenomenon of animal consciousness, and particularly the lowest level of subjectivity. I wanted to show that in this context Husserl’s notion of life is especially important. The phenomenon of life for Husserl was essentially the inner, mental activity of a subject or consciousness. Husserl understood life as a perpetual process of self-normalization; according to him, life normalizes itself on different levels of complexity. The reconstruction of lowest level of subjectivity is at the same time the reconstruction of the lowest level and most rudimentary form of self-normalization of life. Husserl had fundamentally three ways to approach the problem of animal mind: empathy, eidetic variation and dismantling-deconstructive reflection (“Abbau”) on the own subjectivity of the phenomenologist. The first refers to the problem of empathizing with anomalous subjects (such as an animal), and to the question, how wide is the range of empathy, and towards which living beings could we be empathic, in a phenomenologically legitimate way? The second is to grasp the eidetic (essential) structures of consciousness in general, and remove eidetic moments and structures from it, and see which are the most fundamental structures of subjectivity, without which no consciousness could be conceived at all. The third way is the dismantling-deconstructive approach of one’s own consciousness. The subjectivity in general appears as having several main layers, and the phenomenologist abstracts from the higher layer, in order to reach the deepest one. Once the lowest level is disclosed in this way, a subject could be reconstructed who possesses only the most fundamental, simplest structures and elements of subjectivity.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/3

The Affective Intertwining of Body and Space. Towards a Phenomenological Sublime in Contemporary Architecture

Irene Breuer 

L’articolo affronta le emozioni corporee intese come elementi essenziali dell’architettura e vuole  reinterpretare in termini fenomenologici il sublime. Assumendo la riflessione kantiana come punto di partenza, il saggio definisce il ‘sublime fenomenologico’ come un’emozione vissuta dal corpo e suscitata dal superamento della concettualità da parte della sensibilità. Nel dibattito attuale la metafora del corpo non è più in grado di garantire l'ordine e il significato simbolico, poichè si rivolge alla sfera delle esperienza spaziali. Questo, in definitiva, è l’esito della critica, con toni diversi in Husserl e in Merleau-Ponty, alla ‘compossibilità’ e alla ‘rappresentazione’. Tale critica ha indirizzato l’esperienza del sublime alle emozioni che un corpo sperimenta nello spazio. Come mostra lo spazio architettonico contemporaneo, il corpo e lo spazio sono intrecciati in modo affettivo; tale co-appartenenza, tuttavia, non è caratterizzata da emozioni positive, ma da piaceri negativi, ossia da conflitti, tensioni e sospensione del significato.

My paper addresses the founding body emotions of architecture, and in particular it aims at redefining the sublime into phenomenological terms. Starting from Kant, it argues that the phenomenological sublime is a bodily-felt emotion aroused by the excess of sensuousness over conceptuality. But at present, the body metaphor does no longer guarantee order and symbolic meaning. This disruption was brought about by Husserl’s and Merleau-Ponty’s criticism of compossibility and representation, which led, paradoxically enough, to a sublime bodily experience of space. As contemporary architectural space shows, body and space are affectively intertwined, but this co-belonging is characterized by conflicts, tensions, and the suspension of meaning.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/4

Io puro, io reale e storicità immanente del soggetto. A partire dal Bleistiftmanuskript (1912) di Husserl

Alice Pugliese 

Il cosiddetto Bleistiftmanuskript (Manoscritto a matita), risalente al periodo tra ottobre e dicembre 1912, è uno dei tre testi originari (Urtexte) da cui è stata elaborata la nuova edizione critica di Idee II di Edmund Husserl. Il manoscritto ci pone di fronte al problema del rapporto tra l'Io puro e l’oscurità della coscienza. L'articolo ricostruisce questo rapporto, interpretandolo come una dinamica tra ‘compimento d’atto’ (Aktvollzug) ed ‘estraneazione’ (Entfremdung) e cercando di dare un resoconto dello stato effettivo del sé nel suo rapporto con le cose materiali e con il corpo. In fase conclusiva, l’articolo intende far emergere anche la nozione fenomenologica di una specifica ‘vulnerabilità storica’ del soggetto.

The so-called Bleistiftmanuskript (Pencil Manuscript), dating from the period between October and December 1912, is one of the three Urtexte from which the new critical edition of Husserl’s Ideas II has been elaborated. This text faces us with the problem of the relationship between the pure I and consciousness starting from a conception of consciousness itself as predominantly obscure. The article reconstructs this relationship as a dynamic between Aktvollzug (act-achievement) and Entfremdung (alienation) trying to give an account of the status of the real (reel) self in its relationship with material things and the body. In conclusion, the notion of a specific ‘historical vulnerability’ of the subject is outlined.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/5

The Polarity Paradigm. Phenomenological and Psychoanalytical Insights into the Subject

Jagna Brudzińska 

Concentrandosi sulla questione del conflitto come dimensione cruciale della natura umana e delle sue dinamiche, l’articolo intende collegare la ricerca fenomenologica all’approccio psicoanalitico. Su questa base, si vuole chiarire come la natura umana non possa essere spiegata attraverso uno schema causale rigoroso, bensì colta esplorando le strutture motivazionali dinamiche, espresse nelle ambivalenze e nei conflitti dell’esperienza umana intra- e intersoggettiva (mondo della vita). Il saggio sottolinea come il conflitto non sia una mera caratteristica aggiuntiva e accidentale dell’esperienza, che in qualche modo possa essere eliminata. Il conflitto, la polarità influiscono, piuttosto, sulla struttura fondamentale dell'esperienza personale e devono essere intesi come momenti costitutivi della natura umana. L’autrice intende, dunque, sostenere che sia l'esperienza di sé, sia lo sviluppo della comunità possono essere compresi solo alla luce dei conflitti motivazionali.

This article tends to connect phenomenological research with the psychoanalytical approach by focusing on the issue of conflict as the crucial dimension of human nature and its dynamics. On this basis, it becomes clear that human nature cannot be explained through a strict causal schema; rather, it can be grasped by exploring the dynamic motivational structures of experience which are expressed in the ambivalent tensions and striving tendencies of persons as subjects of the lifeworld. I stress that conflict is not a mere additional and accidental characteristic of experience that can somehow be eliminated, rather, it affects the fundamental structure of personal experience and should therefore be understood as a constitutive moment of human nature. Thereby, my claim is that both self-experience and the development of community can only be understood in the light of motivational conflicts.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/6

Ciò che è confuso e tuttavia più manifesto. Osservazioni sul concetto di fenomeno a partire da Husserl

Marco Deodati 

Il saggio vuole contribuire a chiarire alcuni aspetti relativi al concetto di fenomeno prendendo le mosse dalla riflessione husserliana, nella quale tale nozione presenta una notevole complessità di lettura. In prima battuta si intende ricostruire i passaggi fondamentali attraverso cui Husserl, dopo la prima edizione delle Ricerche logiche, giunge a concepire il fenomeno nel doppio senso di manifestazione e cosa manifesta. In secondo luogo, si vuole evidenziare che la costitutiva coappartenenza di queste due dimensioni permette di leggere il cosiddetto mondo-della-vita in termini di mondo della doxa, cioè di quelle esperienze soggettivo-relative nelle quali è in ultima analisi radicata ogni possibile donazione di senso.

The essay aims to clarify some aspects related to the concept of phenomenon starting from Husserlian reflection, in which this notion presents a remarkable complexity. In the first instance, we intend to reconstruct the fundamental passages through which Husserl, after the first edition of the Logical Investigations, comes to conceive the phenomenon in the double sense of manifestation and self-showing thing. Secondly, we want to highlight that the constitutive co-belonging of these two dimensions allows us to read the so-called life-world in terms of the world of doxa, that is, those subjective-relative experiences in which every possible donation of sense is rooted.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/7

La realtà presuntiva del mondo. La questione della Welt nelle Idee per una fenomenologia pura

Andrea Carroccio 

Questo articolo vuole essere una lettura del concetto di mondo nel primo libro delle Idee per una fenomenologia pura e nella Crisi delle scienze europee di Husserl. In queste pagine, seguiremo lo sviluppo di tale concetto a partire dall’atteggiamento naturale fino a quello fenomenologico. L’obiettivo di questa ricerca è sottolineare il paradosso del mondo come contenuto di coscienza: da un lato, nell’atteggiamento naturale il mondo appare come fondamento esistente di ogni coscienza individuale; dall’altro, la coscienza è il fondamento del mondo in quanto fenomeno.

This article is a reading of the concept of world in Husserl’s Ideas Pertaining a Pure Phenomenology and The Crisis of the European Sciences. In these pages, we will follow the development of this concept starting from the natural attitude up to the phenomenological one. The aim of this research is to highlight the paradox of the world as a content of consciousness: on the one hand, in the natural attitude the world appears as the existing foundation of every individual consciousness; on the other, consciousness is the foundation of the world as phenomenon.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/8

Die Mathematisierung der Natur als intentionalhistorisches Problem In Husserls Krisis-Schrift

Thomas Dojan 

Questo articolo rappresenta un contributo fenomenologico agli studi genetico-filosofici della scienza interpretata come risultato storico-culturale collettivo, ma anche come impegno a raggiungere una conoscenza oggettiva e valida in modo assoluto. Nella Crisi delle scienze europee (1936), Edmund Husserl mira a sviluppare una comprensione storica delle motivazioni che hanno dato origine al naturalismo. Nel saggio si ripercorrono le analisi presenti nella Crisi, distinguendo tre grandi sezioni: (i) si dà conto delle riflessioni storiche nella fenomenologia di Edmund Husserl in generale (essenza storica della coscienza); (ii) si presenta e si interpreta la storia intenzionale della scienza naturale utilizzando il § 9 della Crisi (le categorie della pratica scientifica, causalità e idealità, sono ricondotte alla loro dimensione pre-categoriale); e (iii) si mettono in evidenza le critiche di Husserl alla naturalizzazione della psiche.

This article is a contribution from the point of view of Edmund Husserl’s phenomenology to genetic philosophical studies of science as a collective historical and cultural achievement, but also as an undertaking to reach objective knowledge with absolute and timeless validity. In the Crisis of the European Sciences (1936), Edmund Husserl aims at developing a historical understanding of the motivations that gave rise to naturalism as an interpretation of reality to be mathematical in essence, thereby shedding light on how it is possible and what it means to assume the naturalistic attitude. This article goes back over Husserl’s analyses in the Crisis in three major sections: (i) by tracing historical meditations in the phenomenology of Edmund Husserl at large (the historical essence of consciousness); (ii) by presenting and interpreting Husserl’s intentional history of natural science in §9 of the Crisis (two of the central components of natural scientific practice – the idea of ‘universal causality’ and the idea of ‘ideality’ – can thus be traced back to pre-scientific forms manifesting in the life world); and (iii) by renewing Husserl’s self-reflections on the contemporary philosophical situation as they relate to our own times (the critique of the naturalization of consciousness).

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/9

Déconstruire Hegel, un geste phénoménologique? Sur Glas de Jacques Derrida

Gabriella Baptist 

Il saggio propone di leggere secondo una prospettiva fenomenologica Glas di Jacques Derrida, opera enigmatica del 1974 che ancora attende di essere valorizzata adeguatamente dagli studiosi. L’approccio di Derrida a Hegel è attraversato infatti, fin dai saggi degli anni ’60, dal riferimento diretto e indiretto a quelle interpretazioni hegeliane che hanno caratterizzato il panorama filosofico francese del ’900, profondamente influenzato dalla tradizione della fenomenologia del tempo. Jean-Paul Sartre e Georges Bataille risultano gli interlocutori privilegiati allorché  si tratta, in particolare, di affrontare l’aporia rappresentata dai fiori, inassimilabili dalla dialettica, non riducibili a puri e semplici effetti retorici, fenomenologicamente imprendibili.

The essay proposes a reading of Glas, Jacques Derrida’s 1974 enigmatic text, from a phenomenological perspective; it still awaits to be adequately valorized by scholars. Derrida’s approach to Hegel is in fact ‘blended’, since his essays of the 1960s, by direct and indirect reference to those Hegelian interpretations that characterized the French philosophical panorama in the 20th century, were deeply influenced by the phenomenology’s tradition. Jean-Paul Sartre and Georges Bataille are the privileged interlocutors when the question is, in particular, to face the aporia represented by flowers, which cannot be assimilated by dialectics, neither be reduced to pure and simple rhetorical effects, which are phenomenologically impregnable.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/10

Lévinas e il metodo fenomenologico

Guelfo Carbone 

Nell’etica di Levinas, tanto l’egologia trascendentale husserliana, quanto l’ontologia fondamentale di Heidegger sono chiamate in causa da una critica radicale che, attraverso una particolare riappropriazione del metodo fenomenologico, mira all’impianto stesso del pensiero filosofico e scientifico occidentale. Il presente contributo delinea il contesto in cui, assumendo il metodo fenomenologico per andare oltre la fenomenologia, Lévinas prosegue la radicalizzazione husserliana del metodo cartesiano, approfondendo un solco già tracciato da Heidegger.

Drawing on a particular implementation of the phenomenological method, Lévinas’s ethics challenges both the Husserlian transcendental egology and Heidegger’s fundamental ontology, aiming at a radical critique of the very basic assumptions of Western philosophical and scientific thinking. The paper sketches out the context in which, by assuming the phenomenological method in order to overcome phenomenology itself, Lévinas continues the radicalization of the Cartesian method initiated by Husserl, delving into a path already outlined by Heidegger.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/11

Mondo e totalità. L’approccio fenomenologico di Heidegger e Lukács

Federico Mancini 

Il saggio propone un confronto teorico tra due fondamentali opere del Novecento, Essere e Tempo di Martin Heidegger e Storia e coscienza di classe di György Lukács. Andando oltre la radicale diversità filosofica che li ha posti agli antipodi e ponendo a confronto alcune formulazioni teoriche portanti, quali il concetto heideggeriano di In-der-Welt-sein e le teorie lukácsiane sulla totalità e la coscienza di classe, si è cercato di far emergere un comune approccio di derivazione fenomenologica che portò entrambi a ridefinire le strutture della soggettività, tanto individuale quanto collettiva, attraverso una decostruzione paradigmatica del rapporto soggetto-oggetto.

The essay proposes a theoretical comparison between two of the 20th century fundamental works, Martin Heidegger’s Being and Time and György Lukács’ History and Class Consciousness. Even in the radical philosophical diversity that characterizes the authors’ perspectives, it is possible to trace a common theoretical approach of phenomenological derivation that redefines the structures of subjectivity both individual and collective, through a paradigmatic deconstruction of the subject-object relationship. This commonality emerges by comparing some fundamental theoretical formulations contained in these two works, such as the Heideggerian concept of In-der-Welt-sein and the Lukácsian theories on totality and class consciousness.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/12

Corpo vivente e cyberspace: la dimensione hyletica nella costituzione della conoscenza

Angela Ales Bello 

Quando si ascoltano termini come corpo “vivente” o “vissuto”, e hyletico, si pensa subito a Edmund Husserl, specialmente quando identifica la dimensione hyletica con il primo gradino di costituzione dell’essere umano. Questo livello è strettamente legato alla corporeità. Qui sta la novità del metodo fenomenologico. Nel mio scritto esamino la relazione tra il corpo vivente e lo spazio virtuale, espressa attraverso la fantasia. Particolarmente interessante è l’uso dello spazio virtuale in geometria dove il cyberspazio può essere una strumento per spiegare il suo significato principale. In ogni caso si può anche osservare che lo spazio virtuale non deve essere privilegiato con il rischio di dimenticare lo spazio reale e l’importanza della propria corporeità.

When one hears terms like the “living” or “lived” body and hyletics, one immediately thinks of Edmund Husserl, especially since he identifies the hyletic dimension as the first layer of the constitution of the human being. This layer  is closely linked to corporeity. Herein lies the novelty of the phenomenological method. In my paper I examine the relationship between the living body and the virtual space which is linked up with phantasy.  Particularly interesting is the use of virtual space in geometry where the cyberspace can be a tool to explain its main notions. In any case one may observe also that the virtual space must not be privileged with the risk to forget the real space and the importance of one’s corporeity.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/13

Verfremdete Erfahrung

Bernhard Waldenfels 

La questione dell’estraneo non è certo un problema molto frequentato dalla tradizione filosofica, anche se si è ripetutamente affacciato nei contesti più diversi. Con Husserl e la tradizione fenomenologica, l’esperienza è stata indagata anche secondo i suoi fallimenti, laddove, per esempio, qualcosa si mostra nascondendosi. Questa estraneità tematizzata è una specie di assenza in carne e ossa, una distanza nella prossimità, l’accessibilità di ciò che resta inaccessibile, come Husserl ha sottolineato nelle sue Meditazioni cartesiane. Ma come affrontare tutto questo senza privarlo del suo pungolo? Si tratta non di discutere intorno a una questione, ma di partire da un intoppo, cercando risposte, nella consapevolezza che il nostro pathos inizia comunque da altrove. Così l’essere umano si rivela un homo respondens.

The question of the alien is certainly not a very frequent problem  in the philosophical tradition, even if it has often appeared in the most diverse contexts. With Husserl and the phenomenological tradition, experience was also investigated according to its failures, where, for instance, something shows itself by hiding. This strangeness is a kind of absence in flesh and blood, a distance in proximity, the accessibility of what remains inaccessible, as Husserl pointed out in his Cartesian Meditations. But how to deal with all this without depriving it of its sting? We have not to discuss about a question, but to get started from a hitch, looking for answers, in the awareness that our pathos starts in any case from elsewhere. Thus the human being turns out to be a homo respondens.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/14

Etica della vulnerabilità, teoria e pratica della giustizia nell’opera di Concepción Arenal

Maria Teresa Russo 

Il bicentenario della nascita di Concepción Arenal (1820-1893) offre l’opportunità di riflettere sulla sua opera di saggista, penalista e attivista dei diritti civili e sociali. Con i suoi scritti e il suo impegno ha anticipato molte delle istanze che avrebbero animato il dibattito politico dei primi decenni del XX secolo: la difesa della donna, la riforma penale, la protezione dell’infanzia e la questione operaia. Nell’articolo si mette in luce la preoccupazione che ebbe la Arenal per le categorie più vulnerabili, in particolare per la donna, convinta che la giustizia è inseparabile dalla carità e che l’educazione è la leva più efficace per un autentico sviluppo.

The bicentenary of the birth of Concepción Arenal (1820-1893) offers the opportunity to reflect on her work as an essayist, criminal lawyer and activist of civil and social rights. With her writings and her commitment, she anticipated many of the issues that would animate the political debate of the early decades of the twentieth century: the defense of women, criminal reform, child protection and the worker question. The article highlights the concern that Arenal had for the most vulnerable categories, in particular for women, convinced that justice is inseparable from charity and that education is the most effective leverage for an authentic development.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/15

La pandemia e le donne del mondo accademico

Elisabetta Strickland 

Il lockdown causa Covid ha colpito tutte le categorie, ma uno dei danni è avvenuto proprio nella popolazione accademica, soprattutto quella femminile. Infatti quando finalmente sembrava che a furia di battaglie le donne si   fossero liberate del carico di lavoro domestico, ecco all’improvviso rispuntare fuori il ruolo tradizionale femminile, cioè occuparsi della casa, preparare il cibo per tutti, andare al supermarket. Le donne sono state  riportate in blocco a cinquant’anni fa: tutto il tempo usualmente dedicato alla ricerca, all’insegnamento, allo scambio di idee con colleghi e ricercatori di ogni ordine e grado, si è ridotto allo stretto indispensabile e a volte neanche quello. Di fatto la pandemia ci ha messi davanti a una precisa realtà: riorganizzazione, fare appello alle nostre intelligenze, artefici dei privilegi acquisiti, per venire a capo del peggior problema di work-balance mai capitato.

The lockdown due to Covid-19 in Italy started on March 8th, the International Women’s Day. All Italians were asked to remain at home and do remote-working whenever possible. Universities and schools have been closed, lessons and seminars had to go on via various digital platforms. But the idea of thousands of people dying in hospitals because of the coronavirus kept the people in a permanent state of grief. Moreover women in academy, after being more or less liberated from domestic chores, all of a sudden found themselves back to the traditional role of women, i.e. taking care of their house and family. Which meant that their lives went back of at least fifty years. Again it seemed obvious that the problem of gender equity can no longer be postponed.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/16

Il soggetto della narrazione psichiatrica

Evelina Praino 

Il presente testo ripropone la questione della relazione tra follia e cura. Nel solco di una tradizione inaugurata dalla psichiatria fenomenologica e dagli studi di Michel Foucault, ci proponiamo di discutere la concezione della follia sottesa ad alcune teorie psichiatriche elaborate a partire dal XX secolo. Lo strumento concettuale attraverso cui confronteremo i vari modelli di cura psichiatrici sarà la narrazione: non c’è infatti alcun modello psichiatrico che possa eludere il confronto con la narrazione esistenziale dell’individuo malato. In primo luogo, perché non c’è processo di indagine psichiatrica che si collochi al di fuori di un’ermeneutica del vissuto soggettivo del paziente. In secondo luogo, perché la parola (scritta o narrata), producendo soggettività, consente di avvicinare l’esperienza esistenziale dell’individuo malato a quello sano. In ultima analisi, considerare la follia come un oggetto costituitosi recentemente come malattia e codificato da una scienza che, in quanto discorso razionale, le è estranea per definizione, mette in luce come il discorso sulla follia sia il resoconto esterno e parziale di un vissuto raramente messo a confronto con l’auto-narrazione. Se quindi la follia continua a interrogare la nostra soggettività a proposito del suo rapporto con il mondo e con ciò che è altro da lei è forse perché non si è mai dato un discorso che accettasse la possibilità concreta della radicale incomunicabilità tra follia e ragione e che, in definitiva, si limitasse ad esibirla.

In this text I develop a new reflection about the relation between madness and therapy. According with the tradition ofthe phenomenological psychiatry and the studies of Michel Foucault, I will discuss the account of madness presupposed by a number of psychiatric theories from the 20th century onwards. I will deal with these theories through the particular conceptual tool of narration. Indeed, no psychiatric approach can elude a serious confrontation with the patient’s existential narration, for two reasons. First, there is no psychiatric investigation outside the hermeneutics of the subject’s lived-experience. Secondly, the written or narrated word, by producing subjectivities, allow for a combination of the existential experience of the healthy individual with the insane. Lastly, accounting for madness as an object recently constituted as a disease and codified by a science that, as a rational framework, remains totally alien from it, clarifies that the discourse on madness is the partial and external report of a lived-experience never compared to self-narration. Thus, madness still upsets our subjectivity about its relation to the world and the other precisely because there has never been a discourse on the concrete possibility of a radical incommunicability between madness and reason. Perhaps, such an incommunicability should be only exhibited.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/17

Identità, ruolo, infrazione di ruolo nella ʻscenaʼ della vita Riflessioni su Pirandello e Goffman

Angela Scozzafava  Caterina Valchera 

L'analisi si propone di precisare e approfondire gli aspetti più accreditati, nello stato dell'arte, a proposito di un confronto tra Pirandello e Goffman, a partire dalle indicazioni fornite dal sociologo stesso. Del pensiero di quest’ultimo vengono ripresi i concetti fondamentali, con particolare attenzione per La vita sociale come rappresentazione e per Frame Analysis. Dall’immensa produzione pirandelliana sono stati assunti passi e stralci di opere che più si prestano a tale confronto, ma anche all’evidenziazione di  diversità ideologiche e culturali. Il focus del discorso, infatti, si concentra sulla volontà di far emergere le specificità del pensiero del sociologo rispetto a quelle del ʻfilosofo-letteratoʼ, alla luce delle loro peculiari visioni del mondo, dell’uomo e della società.

The paper aims to clarify and deepen the most recognized aspects, in literature of a comparison between Pirandello and Goffman, starting from the indications given by the sociologist. We focused on Goffman’s main ideas with particular attention to The Presentation of Self in Everyday Life and Frame Analysis: an Essay on the Organization of Experience. The excerpts chosen among the wide Pirandello’s production are the most suitable ones for this type of comparison, and also the ones which best highlight ideological and cultural differences. The essence of our argument is indeed focused on the will of drawing out the ʻuniqueness’ of the sociologist’s beliefs compared to those of the italian ʻphilosopher-writerʼ, considering their peculiar visions of the world, man and society.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/18

Oltre lo specchio: Lacan e Merleau-Ponty

Gioia Sili 

La teoria dello ‘stadio dello specchio’ è stata elaborata in diverse fasi dallo psicoanalista Jacques Lacan e poi ripresa dal filosofo Maurice Merleau-Ponty in più momenti. Il valore di questa riflessione è così profondo da rappresentare ancora oggi un campo d’indagine aperto. A tal proposito, l’articolo intende seguire in una prospettiva critica le differenti interpretazioni che nel corso del tempo si sono susseguite, prestando particolare attenzione al rapporto tra lo schermo cinematografico e il soggetto e valorizzando, al contempo, alcuni elementi di convergenza tra i due pensatori.

The theory of the ‘mirror stage’, developed within many years by the psychoanalyst Jacques Lacan, was then taken up by the philosopher Maurice Merleau-Ponty in several times. The value of this reflection is so deep that nowadays it still represents an open field of research.  In this regard, the paper intends to highlight, from a critical point of view, the different interpretations followed over time, paying particular attention to the relationship between screen and subject. At the same time, several common elements in the two authors will be focused.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/19

Annotazioni sulla nozione di ἐξαίφνης nel Parmenide di Platone

Miriam Aiello 

L’articolo si interroga sui problemi sollevati dalla sezione sull'istante - τὸ ἐξαίφνης - (155e-157b) nel Parmenide di Platone. In primo luogo,  vengono analizzati il ruolo e il significato dell’avverbio ἐξαίφνης attraverso un confronto delle sue occorrenze nelle opere di Platone. Alla luce delle diverse opzioni interpretative, indicate dagli studiosi, si indagano, poi,  lo status di Parm. 155e-157b e le possibili ragioni per cui Platone fornisce questa indagine ausiliaria nel momento successivo alle conclusioni della seconda serie di deduzioni. Infine, viene discussa, più da vicino la deduzione, il ruolo e il significato teorico di τὸ ἐξαίφνης in Parm. 156d-e.

The paper inquires into the problems raised by the section on the instant – τὸ ἐξαίφνης – (155e-157b) in Plato’s Parmenides. Firstly, I will analyse the role and the meaning of the adverb ἐξαίφνης through a comparison of its occurrences in Plato’s works. Then, in the light of the different interpretative options set forth by the scholars, I will discuss the status of Parm. 155e-157b and the possible reasons why Plato provides this auxiliary inquiry on the instant after the conclusions of the second series of deductions. And finally, I will discuss more closely the deduction, the role, and the theoretical significance of τὸ ἐξαίφνης in Parm. 156d-e.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/20

La Krisis della psichiatria e la sua riedificazione come scienza dell’uomo: la Daseinsanalyse di Ludwig Binswanger

Michela Sganga 

Il presente contributo si propone di investigare l’approccio e la genuina attitudine fenomenologica che caratterizza l’opera di Ludwig Binswanger e la sua Daseinanalyse – un metodo sul quale lo psichiatra svizzero ha lavorato durante tutta la sua vita e la sua esperienza di medico. A partire dal concetto husserliano di Krisis – o, per dirlo con le parole di Binswanger, lo spirito di separazione tipico della modernità – ciò che emerge è la necessità di modificare, ripensare e riorganizzare l’intero assetto epistemologico della psichiatria. Così facendo, il metodo binswangeriano giunge alla configurazione di una nuova idea di scienza medica, in cui tutti i diversi saperi possono essere usati non solo per identificare correttamente i sintomi, ma anche per capire perché i pazienti ne soffrano e come meglio trattarli. Infatti, il fulcro della psichiatria non può essere semplicemente la spiegazione della malattia mentale: occorre invece che essa abbracci al contempo la comprensione dell’uomo nella sua totalità. È proprio sulla base di ciò che Binswanger sottolinea la natura complessa e stratificata della psichiatria.

The present contribution aims to investigate the genuine phenomenological attitude and approach that characterize the work of Ludwig Binswanger and his Daseinsanalyse – a method that the Swiss psychiatrist developed and improved through his entire life and medical experience. Starting from Husserl’s concept of Krisis – in Binswanger’s words, the spirit of separation typical of the modernity – it emerges the need to change, rethink and reorganize the entire epistemic setting of psychiatry. By doing so, Binswanger’s  method leads to a new idea of medical science, in which all different knowledges can be used not only in order to identify symptoms, but also to understand why patients are suffering from them and how to better deal with them. Indeed, the focus of psychiatry cannot just be on the explanation of mental illness, but it has to embrace a wider comprehension of the person and his/her entire being. On this basis, Binswanger points out that psychiatry has a complex and multi-layered nature.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/21

Hannah Arendt e la determinazione dell’evento

Valentina Santoro 

Senza formalizzare una teoria dell’evento Hannah Arendt articola le proprie riflessioni intorno a tale concetto, tanto sul piano storico quanto sul piano ontologico. Dal punto di vista ontologico, l’evento è quella discontinuità che introduce una nuova possibilità di processo e si origina nella facoltà di agire. Verranno ripercorse le implicazioni di questa concezione, riflettendo su tre determinazioni dell’evento (natalità, miracolo, fondazione) a partire dalla teoria arendtiana dell’agire. L’evento in quanto natalità permette di riabilitare pienamente la dimensione pratica dell’essere umano all’interno del discorso teoretico, ponendo l’agire a fondamento dell’esistenza. Esso manifesta l’unicità dell’essere umano ed è la condizione di possibilità della storia. L’evento ha poi la qualifica di un miracolo nel manifestare la libertà umana come assoluta spontaneità. La discussione di questo aspetto permette di analizzare la concezione arendtiana del processo (naturale e storico) e di porre le basi per comprendere la sua concezione del tempo storico come ‘costellazione di eventi’. Infine, l’evento si dà come configurazione di una novità assoluta che al tempo stesso incide profondamente sul tempo storico, manifestando se stesso nella sua capacità di durata. In quanto tale, esso diviene fondativo, inaugurando e conservando una nuova istituzione politica. Indagare la nozione di evento costituisce la premessa indispensabile per comprendere la concezione arendtiana della storia. Infatti, pensare la storia dal punto di vista dell’evento significa comprenderla a partire dalla dimensione del possibile.

Without formalizing an event theory, Hannah Arendts structures her considerations over this topic, both historically and ontologically. From an ontological point of view the event is the discontinuity which introduces a new process possibility, originated by the faculty of action. This paper will introduce a theoretical investigation on Arendt’s concept of event, reflecting on three different determinations that characterize her theory of action: natality, miracle and foundation. The event as natality allows to totally rehabilitate the practical-political dimension of human beings in the theoretical matters, placing action as the foundation of existence. Natality manifests the uniqueness of human beings and  constitutes the condition of possibility of the history. The event as miracle manifests human freedom as absolute spontaneity. The discussion of this aspect allows to analyze the Arendt’s concept of process according to nature and history. Moreover, the event as foundation allows  to comprehend her conception of historical time as a ‘constellation of events’. Finally, the event as configuration of an absolute novelty that at the same time deeply affects the historical time, has a well-founded value, inaugurating and preserving a new political institution. Investigating the notion of event is the indispensable premise for understanding Arendt’s conception of history as the dimension of the possible.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/22

Identità e medicina narrativa: una prospettiva filosofica

Chiara Lovecchio 

La malattia cambia il corso della vita di chi si ammala, spesso mettendo radicalmente in crisi il senso di identità del soggetto. La malattia si rivela quindi uno dei luoghi privilegiati per la riflessione filosofica. In questa sede si proporrà una prospettiva narrativa sull’evento della malattia, mettendo in relazione l’etica e la medicina narrativa con la filosofia di Paul Ricoeur. Il concetto di identità narrativa ricoeuriano si rivelerà come discorso fondante della medicina narrativa intesa come processo olistico che ricollochi il malato e il suo contesto sociale ed emotivo al centro della relazione di cura, permettendo di individuare nuove strategie di intervento.

Illness changes the sense of personal identity. Illness opens the philosophical reflection on the narrative perspective: I would like to see how Paul Ricoeur’s reflections can be linked to the narrative medicine field. The concept of narrative identity can be seen as a foundation for the narrative medicine that aims to put the patient at the centre of the healing processes, with his/her social, emotional and relational context.

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/23

Paul Ricœur, Attorno alla psicoanalisi

Vinicio Busacchi 

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/24

Gabriele Guerra e Tamara Tagliacozzo (a cura di) Felicità e tramonto. Sul Frammento teologico-politico di Walter Benjamin

Massimo Palma 

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/25

Maria Teresa Pansera, La costellazione dell’umano. La sintesi antropologica di Arnold Gehlen

Teodosio Orlando 

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/26

Massimiliano Biscuso, Leopardi tra i filosofi. Spinoza, Vico, Kant, Nietzsche

Angela Scozzafava 

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/27

Sabina Caligiani, La voce delle donne. Pluralità e differenza nel cuore della Chiesa

Lucio Biagioni 

DOI: 10.13134/2531-8624/6-2020/28

Nella stessa collana

A cura di: Chiara Magni, Francesca Iannelli, Stefania Achella
A cura di: Giuseppe Martini, Vinicio Busacchi
A cura di: Francesca Brezzi, Francesca Gambetti, Maria Teresa Pansera