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Apparentemente preghiera e filosofia sembrano percorrere sentieri diversi: la prima segnata dall’‘immediatezza’ della relazione personale con l’Assoluto, la seconda volta ad utilizzare la ‘mediazione’ della comprensione razionale per decifrare i complessi rapporti tra l’uomo e il mondo. Da un lato l’esperienza viva della Trascendenza, dall’altro l’ordine logico del pensiero; da una parte lo stimolo potente della fede, dall’altra la direzione di una conoscenza, oggi sempre più lontana dalle questioni metafisiche. Questo contributo intende ripercorrere sia alcune tappe del pensiero occidentale, sia la struttura dell’esperienza mistica di una donna del ’900, Adrienne von Speyr, per cogliere inediti legami che intercorrono tra riflessione razionale e vissuto mistico.
Teresa deposita nei suoi scritti straordinari il desiderio che la anima, su cui mai non cede, anche nella strettezza dell’angoscia. Anzi è proprio attraverso questo duro percorso che arriva al nodo desiderio-amore-godimento. Figura esemplare, costituisce una traccia di lavoro per le donne del nostro tempo, un tempo in cui il coraggio è necessario.
L’incontro con gli scritti di Santa Teresa d’Avila cambia il corso della vita di Edith Stein, essendo una delle cause della sua conversione alla fede in Cristo e sicuramente quella determinante per la scelta del Carmelo di Colonia. Nell’articolo metto in evidenza la lettura che la filosofa tedesca propone del Castello interiore di Teresa d’Avila e l’importanza della sua figura dal punto di vista intellettuale oltre che da quello spirituale.
Con Teresa d’Avila e Giovanni della Croce il linguaggio mistico raggiunge la sua piena costituzione formale. Per ricostruirne la preistoria spirituale bisogna però risalire indietro nel tempo, almeno al XIII secolo, che da questo punto di vista anticipa l’inizio della modernità occidentale. Il genere letterario del racconto dell’anima nasce infatti agli inizi del Duecento nelle Fiandre, con scritture che portano un marchio essenzialmente femminile. L’esperienza mistica femminile va inquadrata all’interno della crisi che tormentava il pensiero religioso riguardo alla possibilità che l’uomo ha di conoscere Dio, in contrasto con il principio filosofico che il finito non può entrare in relazione con l’infinito. Il tratto che accomuna queste diverse esperienze mistiche è la fiducia nella possibilità di un «intimo rapporto di amicizia» con Dio entro un discorso che pone al centro il tema dell’amore, del desiderio e di una fisicità letta alla luce dell’incarnazione di Cristo.
Geografie dell’‘interiorità: castelli e labirinti tra Teresa d’Avila e il pensiero contemporaneo
Maria Teresa Russo
Teresa d’Avila apporta al patrimonio intellettuale europeo un contributo unico e originale. La sua prima opera, il Libro della vita (1565) contiene un’analisi del sé che prelude alla comparsa del soggetto moderno. In un clima di incipiente secolarismo, che preannuncia la comparsa di una individualità autarchica e monadica, nei suoi scritti l’io è in costante rapporto dialogico con l’Altro assoluto, in una soggettività non solipsistica ma “estatica”, ossia aperta alla trascendenza. In una delle sue più note metafore, quella del Castello interiore, presente già in Cammino di perfezione (1566) e poi sviluppata nel Castello interiore (1577) appare in modo nitido quella che è stata definita una ‘geografia dell’anima’, una sorta di architettura interiore dove si svolge quell’itinerario verso Dio che è simultaneamente scoperta di sé. In essa si riflette il segreto di una intimità unificata dall’esperienza del trascendente, che contrasta nettamente con altre ‘geografie’ contemporanee – come quelle delineate da Kafka, da Calvino o da Borges – dove la ricerca del centro e dell’unità diviene attesa angosciosa o perplessità labirintica.
Misticismo etico e misticismo nichilistico negli scritti autobiografici di Gershom Scholem
Irene Kajon
L’articolo prende in esame due modalità di misticismo presenti negli scritti autobiografici – note di diario, frammenti, poesie, conversazioni – di Gershom Scholem: al misticismo di orientamento etico, descritto soprattutto in relazione alla Bibbia ebraica e alla Qabbalà, della sua prima riflessione segue il misticismo di orientamento nichilistico, che egli mette in evidenza anche nei suoi saggi sul movimento sabbatiano, negli anni Trenta. Da ultimo Scholem tornerà al misticismo etico dei suoi anni giovanili in testi dal tono lieve e quasi sereno.
Le caratteristiche peculiari della mistica cristiana la rendono diversa da altre esperienze mistiche, in quanto essa è intimamente innestata nel Mistero cristiano. La mistica cristiana è intima partecipazione alla vita divina, ma a differenza di altre esperienze mistiche, le quali non fanno riferimento alle dottrine della Creazione e dell’Incarnazione, non annulla la persona umana. Senza il riferimento al Mistero cristiano – come scrive de Lubac – la mistica può esercitare un influsso subdolo sulla filosofia, ingenerando un razionalismo in cui prevale l’ambigua connessione dialettica tra Essere e Nulla. Nell’esperienza mistica di Chiara Lubich sono presenti preziosi suggerimenti per la filosofia e che, come scrive la Fides et ratio, possono essere qualificati come «philosophari in Maria».
L’obiettivo del testo è riflettere sul rapporto di María Zambrano con la mistica per individuare il senso di questo legame, complesso e aperto a diverse prospettive, e l’influenza di questa tradizione nello sviluppo della filosofia di questa autrice. In primo luogo si tenta di delimitare la dimensione religiosa del pensiero zambraniano, il quale si muove tra il sapere e il pensare, richiamando un atteggiamento vicino a quello che lei trova proprio nella mistica. La lettura dei suoi scritti, ed anche delle sue lettere, ci permette difendere che la Zambrano trova nella tradizione mistica un filone al quale si lega e da dove ricava una spinta decisiva nello svolgersi della sua ‘ragione poetica’, fulcro teorico della sua opera. Tenendo conto di alcuni saggi che hanno sottolineato questa dimensione del pensiero di Zambrano, nonché alcune tappe spiccate della sua biografia – esilio, permanenza a Roma, soggiorno à La Pièce –, il lavoro mette a fuoco l’affinità tra l’esperienza filosofica e l’esperienza mistica: valorizzazione del vissuto e dell’attenzione, riconoscimento del vuoto e della corporeità, cura di un linguaggio d’immagini ricavate dalla mistica castigliana, sono tratti, condivisi con i mistici, che identificano la razionalità poetica della Zambrano.
Il saggio inizia da una rinnovata considerazione per la mistica nella riflessione contemporanea (conseguenza forse della crisi metafisica e quindi della teologia speculativa, a quella strettamente connessa). In tale contesto emerge la ‘riscoperta’ di molte autrici femminili, che per secoli erano state dimenticate o scarsamente considerate. Si esaminano pertanto le caratteristiche di tali voci femminili come portatrici di un pensare altrimenti (die andere Offenbarung), di un modo altro di sentire la rivelazione. Il nucleo di tale ri-lettura della mistica è rappresentato dal linguaggio nuovo utilizzato, «linguaggio in festa», secondo la nota espressione di Paul Ricoeur, cioè il linguaggio inteso come variazione immaginativa, portatore di una sovrabbondanza di senso, il linguaggio simbolico e mitico. Ne deriva un dire ricco e carico di significatività contro l’estenuazione formalistica del linguaggio filosofico dei nostri giorni.
‘La mistica e l’anima russa’. Pavel A. Florenskij e lo sguardo mistico sul mondo
Giovanna Costanzo
Di contro al diffondersi di una crescente cultura scientista e atea, il filosofo e teologo russo Pavel Florenskij dedica la sua intera esistenza a cercare di tenere in unità dialettica la ragione speculativa, che si inoltra dentro le maglie di ogni corpuscolo di materia, e le inquietudini di una ‘fede’ che continua a porre domande, facendosi pervadere dalla meraviglia e dallo stupore nei confronti del Principio da cui si origina la vita. In quel luogo che rappresenta il cuore della Russia e della sua spiritualità, la Lavra dello Trinità e il culto di San Sergio con le sue celebri icone, Pavel Florenskij trascorre anni dedicati ai suoi tanti interessi, tra i quali lo studio della mistica. Questa va intesa come il nucleo più profondo della spiritualità ortodossa, quando consente e nella contemplazione delle icone e nel rito, il movimento di ascesa verso il Padre, verso una Alterità mai completamente dicibile e mai del tutto conoscibile, e di un movimento che dall’alto scende verso il basso, dopo che la rivelazione dell’ordo amoris che informa la creazione e elabora un ordine di beni e di relazioni a cui ci si abbandona con fiducia infinita. L’esperienza mistica è ciò che dona alla fede vissuta la possibilità di una metanoia, di una trasformazione grazie alla rivelazione di quel ‘cuore cherubico’ che fa rinascere a nuova vita. Fulcro della ‘mistica del cuore’ è far sì che il trascendimento di sé e lo svuotamento da ogni interesse egoistico consenta l’accoglimento in sé del principio unificatore della nostra interiorità, promuova una vita di relazioni autentiche e vere, solo se vissute dentro l’amore infinito e unificante del Cristo.
Les Mouches e Les Troyennes. Coscienza commossa e immaginario irrealizzante
Francesca Cera
Questo contributo vuole essere una nuova lettura del théâtre de situations, nello specifico di Les Mouches e di Les Troyennes alla luce degli assunti filosofici che Sartre elabora negli scritti degli anni ’30. È possibile intravedere nelle due pièces in questione un’applicazione delle teorie alle quali Sartre approda negli anni del confronto con la fenomenologia di Husserl e di Heidegger, con una particolare attenzione rivolta all’Esquisse d’une théorie des émotions e a L’Imaginaire. Si assiste dunque alla ‘trasformazione magica del mondo’ ad opera delle emozioni e all’insinuarsi sulla scena di una dimensione immaginaria che prende il sopravvento sulla realtà. Prende così corpo un’analisi delle due pièces guidata dalla prepotenza delle condotte emozionali che definiscono l’essenza e le scelte dei diversi personaggi, muovendo così le fila delle loro esistenze. In tal senso si è rivelato determinante il confronto con l’Esquisse d’une théorie générale de la magie di Marcel Mauss che per primo parla di ‘forza magica’, ‘passività’ e ‘cieca credenza’ come elementi operanti una misteriosa trasformazione del reale. Pertanto, ancora una volta, il teatro diventa la tribuna in cui Sartre chiama in causa le possibilità e i limiti dell’impresa di vivere, rappresentando una natura umana in cerca di definizione, costretta a risolvere i conflitti di diritti imposti dalla ‘situazione’ e a tracciare il suo singolare e tortuoso percorso verso la libertà.
La ‘forza’, intesa nella sua accezione di potenziale offensivo-difensivo attribuibile ad un corpo umano, è realmente un ‘dominio’ maschile? Se il senso comune sembra rispondere affermativamente, questo articolo propone per una tesi diversa. Attraverso una lettura non convenzionale del capitolo sulle Età dell’essere umano delle Etimologiae di Isidoro da Siviglia, si intende far emergere un’interpretazione inedita e originale della costruzione culturale del concetto di ‘forza’ relativa al genere. Questo costrutto, lungi dall’essere un dato naturale, si è esplicato come dispositivo bio-politico, profezia autorealizzantesi. Il concetto di ‘forza’ gioco un ruolo centrale nella costruzione delle identità maschili e femminili come asimmetriche. Ma la chiarezza del ‘dato naturale’ si mostra, invece, come un nebuloso costrutto, basato su di un’arbitraria divisione tra ‘natura’ e ‘cultura’, nesso questo, che necessita un profondo ripensamento. La ricognizione delle etimologie si presenta come terreno in cui impianti normanti riguardo alla donna si siano trasformati in ‘dati biologici’. All’interno di costruzioni artificiose è però possibile rintracciare un’altra storia, che come fiume carsico, riemerge dall’occultamento.
La concezione di mutamento sociale in Georg Simmel
Adele Bianco
Il contributo ricostruisce l’idea di mutamento sociale in Georg Simmel, ricavandola dalle sue opere, poiché egli non ha sviluppato una concezione compiuta al riguardo. La concezione di Mutamento sociale in Simmel ha solide basi teoriche, perché poggia sulla ‘filosofia della vita’ (Lebensphilosophie). Il punto di partenza del ragionamento di Simmel è la vita (Leben). La vita per mantenersi avvia una serie di processi (es. riproduzione cellulare), (Mehr Leben). A loro volta, tali processi per meglio adempiere alle esigenze della perpetuazione della vita stessa vengono organizzati (Mehr als Leben). Mehr als Leben consente alla vita di consolidarsi e proiettarsi nel futuro. Questo significa superare l’equilibrio raggiunto in precedenza per meglio adattarsi alle esigenze del mondo. L’adattamento comporta aggiustamenti anche minimali e ciò significa che il cambiamento è continuo. Dal punto di vista sociologico, per Simmel lo scambio tra gli esseri umani è la vita (Leben) della società. Lo scambio produce reciprocità (Wechselwirkung), vicendevoli influenze, una rete di relazioni (Mehr Leben). Le interrelazioni umane si cristallizzano in forme sociali, oggettive e spersonalizzate, cioè prescindo dalla contingenza e si elevano su di un piano sovra-individuale, più generale. Questo è il processo della Vergesellschaftung (Mehr als Leben. Nel pensiero di Simmel le forme di (as)sociazione (Formen der Vergesellschaftung) si adattano nel corso del tempo ai cambiamenti cui incorre la vita, ossia al mutamento che compiono le convivenze umane. è un processo che forma la società.
Comportamento economico e semiotica pragmatista. Una proposta
Guido Baggio
A partire da una analisi critica della teoria del comportamento del consumatore in termini di preferenze rivelate, elaborata da Samuelson e ripresa da Little, l’articolo si propone di mostrare l’importanza del contributo teoretico che un approccio pragmatista allo studio del comportamento economico degli individui può offrire. Facendo riferimento in particolare alla teoria del sé sociale di Mead e alla semiotica pragmatista di Morris, verranno rintracciati alcuni elementi teorici utili per l’elaborazione di una teoria del comportamento economico che sia in grado di ampliare il quadro di riferimento del modello logico-matematico di Samuelson e Little tenendo insieme osservazione del comportamento e dispositivi di discriminazione soggettivi.
Filosofia e Psicologia. Continuità e possibilità in William James
Michela Bella
In questo articolo si affronta il tema della continuità della coscienza in William James (1842-1910), con particolare attenzione alla sua rilevanza per l’elaborazione dell’originale prospettiva filosofica dell’autore. Sia da un punto di vista storico che teoretico, infatti, l’analisi del tema della continuità consente di cogliere l’importanza della graduale transizione delle osservazioni sulla continuità del pensiero riscontrate in ambito di psicologia sperimentale entro una prospettiva ontologica, per cui la continuità costituisce un aspetto della realtà. Le riflessioni di James sorgono nel campo della psicologia fisiologica del XIX secolo e sono profondamente influenzate dalla teoria evoluzionistica di Darwin, in particolare per quanto riguarda il processo biologico di variazione. È in questo contesto che James matura in modo sempre più convinto l’esigenza di una epistemologia rinnovata e di una nuova cornice metafisica pluralistica in grado di tenere insieme le teorie scientifiche e le scoperte più recenti sulla mente umana.
Il presente lavoro vuole essere una immersione nelle tematiche psicologiche di Jung e in particolar modo delle sue corrispondenze ed analogie con l’universo filosofico orientale. L’autore aveva un vivo interesse per gli elementi esoterici della costituzione umana e l’oriente rappresentava una fonte viva a cui attingere motivi e stimoli per la sua riflessione. Nella sua indagine Jung si era avvicinato allo studio ed alla comparazione dei principi spirituali, partendo dall’indagine delle filosofie realizzative indiane; in particolar modo si era accostato allo studio del Brahmanesimo, del Raja yoga, del Vedanta e del Kundalini yoga, per approdare al Buddhismo tibetano. Questo articolo presenta una comparazione fra le riflessioni psicologiche di Jung e l’universo filosofico del Vedanta.
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