Abstract
Rivista online di Filosofia
Rivista online di Filosofia
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/2
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/3
Alcuni dei debiti che sentiamo di avere nei confronti di Hannah Arendt la troverebbero probabilmente non estranea, ma ironicamente sorpresa, perché legati a qualcosa che giace molto nell'ombra del suo pensiero. Per esempio, il debito che il pensiero femminista dichiara di avere verso una pensatrice antifemminista oppure gli spunti di biopolitica che alcuni studiosi hanno riscontrato nella lettura arendtiana del progetto totalitarista. In linea generale, il suo lavoro appare come un work in progress, che non ha compiutezza né sistematicità.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/4
La violenza si presenta in duplice forma: una eclatante, visibile, imposta con la forza, che lo stato ha il compito di contenere, ed una silenziosa e invisibile che deriva dalla legge stessa dello stato di dirittto. Nessun sistema politico mette l'umanità al riparo dal male e, anche se distinguiamo la violenza bruta dal potere, questo non è mai del tutto privo di costrizione. Se il totalitarismo aveva fatto della sopraffazione il suo principio fondante, anche la democrazia, che gli si oppone, non è certamente immune da quell'aspetto della violenza che è comunque costitutivo di ogni organizzazione politica. Di fronte all'ambiguità di ogni democrazia, Hannah Arendt auspica non un teorico e astratto rispetto dei diritti umani, ma una cittadinanza che vada oltre gli stati e le frontiere e sia insita, al di là delle sue possibili migrazioni, in ogni persona, attestando il suo inalienabile diritto di avere dei diritti.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/5
Al centro del presente contributo c'è il testo che Hannah Arendt scrive su Rahel Varnhagen (Rahel Varnhagen: The Life of a Jewess) che ha goduto negli anni più recenti di rinnovata attenzione. Il testo si presta a vari tipi di lettura, e può essere affrontato da diverse angolature. In primo luogo, i problemi connessi all'assimilazione e all'emancipazione ebraica nel periodo cruciale in cui Rahel visse, nel quale la Germania, ancora illuminista, veniva attraversata da forti istanze nazionalistiche.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/6
Questo breve intervento tocca tre punti dell'opera complessiva di Hannah Arendt: il totalitarismo, la relazione tra politica e vita e i diritti umani.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/7
Nel presente contributo si delinea il concetto di lavoro di Hannah Arendt, e il suo significato rispetto alla vita activa, passando per numerosi altri autori, quali Weber, Polanyi, Marx.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/8
Il presente scritto parte da alcune domande fondamentali: che cosa nell'opera di Hannah Arendt offre elementi per ricreare l'esperienza della realtà presente, in quella commistione di spazi ancora impensati e di elementi di senso che l'autrice ci offre? Quali prendere, quali lasciare e, soprattutto, in quali sequenze il contemporaneo ci chiede di ricombinare tali elementi? Il tema di queste considerazioni è la coppia, ostile, che l'autrice istituisce tra il sociale e la politica. Due elementi spesso contrapposti, in alcuni casi in modo drammatico.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/9
La ricerca degli elementi della filosofia scotista all'interno del pensiero di Hannah Arendt appare proficua, poiché tali elementi risultano decisivi non solo per comprendere la nozione arendtiana di volontà, ma anche per comprendere le nozioni di singolarità e di contingenza.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/10
Per Hannah Arendt pensare rappresenta un vero e proprio imperativo etico, a fronte di un non-pensiero che appare quindi come male radicale. Pensare è la capacità di darsi ragione dell'evento attraverso il giudizio, facoltà mentale autonoma, che ha in se stessa i propri principi, attraverso i quali è in grado di distinguere il bene dal male, il giusto dall'ingiusto, etc.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/11
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/12
L'attualità di Hannah Arendt per il nostro vivere quotidiano e per il senso che attribuiamo o cerchiamo di attribuire ad esso, va ricercata nel grande valore che questa pensatrice dà alla comunità, alla condivisione, alla partecipazione di ogni singolo individuo allo spazio pubblico come luogo comunitario.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/13
L'intervento intende evidenziare l'attualità del pensiero di Hannah Arendt nella definizione delle politiche di "genere" con particolare attenzione alle sue osservazioni in merito a una componente della politica tradizionale tanto diffusa quanto sottovalutata come la menzogna.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/14
L'articolo mette in luce come per Hannah Arendt l'esigenza del pensiero, di un pensiero sobrio e tagliato su un realismo metodico, cominci dalla capacità di stupirsi e dalla meraviglia per il mondo.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/15
L'articolo delinea gli effetti antropologici del totalitarismo di cui Hannah Arendt ha saputo proporre la dinamica complessa: "l'uccisione del soggetto di diritto che è nell'uomo", "l'uccisione della persona morale", "l'uccisione della individualità".
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/16
Questo saggio tratta delle differenti prospettive sulle istanze utopiche sostenute da Bloch e Adorno. Mentre Adorno afferma che l'istanza utopica è banalizzata e può essere trovata solo in negativo, Bloch sostiene che non dovremmo abbandonare la speranza di genuine utopie, perché le immagini dell'istanza utopica cambiano e sono rigenerate con nuovi contenuti. Al fine di spiegare più chiaramente le differenze, in questo saggio ci si concentra su due saggi di Bloch sulla fiaba, Das Märchen geht selber in der Zeit e Bessere Luftschloösser in Jahrmarkt und Zirkus, in Märchen und Kolportage per dimostrare che, per Bloch, l'utopia non può giocare solo un ruolo nella negazione determinata, ma anche nell'illuminazione anticipatoria (Vor-Schein).
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/17
Punto di riferimento di molti saggi blochiani è l'incontro con l'arte moderna, che – come afferma lo stesso Bloch – ha cambiato il suo pensiero e la sua filosofia. Se Lukács tenta di consolidare filosoficamente la dottrina del realismo socialista tramite il concetto neo-hegeliano di totalità, per Bloch invece la superficie liscia e levigata della Neue Sachlichkeit indica una fuga dalla realtà. Il mondo del XX secolo non si lascia più pensare nelle categorie idealistiche – compreso il concetto di totalità – neanche in quelle della versione lukácsiana. L'arte non può ignorare il crollo dell'immagine chiusa del mondo, quello è anzi il suo materiale e contemporaneamente la sua inesaudita possibilità.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/18
Da qualche anno, anche a motivo di recenti dibattiti sulla costituzione europea, si discute animatamente del ruolo dell'Europa nel mondo e del valore della cultura cosiddetta "occidentale". Ma dobbiamo chiederci se la politica abbia mai rivolto lo sguardo verso quei pensatori che hanno riflettuto sull'"Idea dell'Europa", molti dei quali, soprattutto nel Novecento, sono donne. Sicuramente una delle analisi più approfondite ci viene da María Zambrano, filosofa che non solo ha osservato l'Europa, ma ha vissuto in prima persona gli eventi europei più drammatici di questo secolo. Ella, servendosi di un pensiero appassionato, sintesi di realismo e prospettiva, oltre ad aver diagnosticato le malattie che hanno colpito l'Europa nella prima metà del Novecento trascinandola in un'agonia senza precedenti, propone una nuova cittadinanza europea, una nuova "Idea di Europa" che, pur negli evidenti limiti della distanza storica, risulta significativa anche per l'uomo del Duemila, che abita il mondo globale.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/19
La Meditazione milanese di Gadda, di cui la prima stesura risale al 1928, appare qualcosa di più di un semplice gioco filosofico. Si trattano in modo complesso temi della gnoseologia, dell'ontologia, dell'etica, oltre che della natura umana in relazione al cosmo.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/20
L'articolo mette in luce le peculiarità del cinema tarkovskijano, prendendo principalmente in esame una sua pellicola del 1979, Stalker.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/21
Gli studi sulla retorica di Chaïm Perelman hanno portato a una rottura nei riguardi del pensiero tradizionale, che emerge soprattutto nella polemica contro la distinzione di "mezzi della convinzione" e "mezzi della persuasione", così come emerge nelle riflessioni filosofiche di Pascal e di Kant.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/22
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2007/26
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