Abstract
Rivista online di Filosofia
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Per molti secoli la filosofia ha impostato se stessa come logos ordinatore, con lo scopo di sottrarre dalle questioni umane "quanto più chaos possibile", e di costruire un kosmos che logicamente nega il disordine in quanto reale contraddizione all'ordine stesso. La critica kantiana alle antinomie della ragione segna un radicale spostamento nel modo in cui noi concepiamo il kosmos, il quale ha prodotto l'opposizione semantica chaos/kosmos, la quale, da una parte, ha dato inizio al "chaos deterministicamente ordinato" della scienza contemporanea, e, dall'altra, è stata l'insieme dei cambiamenti che la filosofia, dopo la crisi dei grandi sistemi e delle grandi narrazioni, ha provato a ristabilire se stessa, delineando nuovi e complessi "ordini" sociali, politici, antropologici e ontologici.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/2
Questo articolo analizza il periodo compreso tra l'era di Esiodo e la prima scuola filosofica, la milesiana. Nelle teogonie e nelle cosmogonie le prime riflessioni filosofiche sull'origine dell'universo, sulle leggi che governano la natura e la polis, sul concetto di arché, sulla relazione tra mythos e logos sono già presenti.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/3
Si dice che Talete abbia intrapreso molti calcoli davvero speciali. Questo articolo ha a che fare con due di essi: la novità che, inaspettatamente, le stagioni hanno differenti lunghezze; il diametro apparente (larghezza angolare) del sole e della luna. Un'attenzione speciale è prestata alle probabili strategie argomentative. Un argomento connesso a questo discorso, trattato nel § 4, è l'affermazione di Eraclito che la dimensione del sole è quella di un piede umano. Si argomenta che, in tutta apparenza, questa famosa affermazione non sia altro che una parodia di una di quelle fornite da Talete, la sua 1/720 (Diog. Laert. I 24). Alcuni rilievi successivi (§ 5) trattano della prova della celebrità di Talete tra i suoi contemporanei. Come significato generale di questo lavoro seminariale, sarà argomentato che il ritratto tradizionale di Talete non vale la pena di essere mantenuto, giacché lo studioso Talete ha meriti ben più grandi di quelli che gli vengono comunemente ascritti.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/4
Per lungo tempo gli studiosi hanno sostenuto che Parmenide non fosse interessato alla cosmologia perché a) nei versi che abbiamo non c'è un uso tecnico del termine kosmos, b) la tradizione antica non ha preservato parti del poema con un contenuto di questo tipo, e c) un'indagine cosmologica avrebbe contraddetto il monismo ontologico generalmente ascrittogli. Il recente apprezzamento di Aëtius come fonte, ci consente 1) di ricostruire la cosmologia di Parmenide, 2) di collocare colui che secondo Aristotele era un "presocratico atipico" nello specifico contesto culturale del passaggio dalla poesia teogonica al sorgere dell'indagine scientifica della natura, 3) di far emergere l'originalità della posizione parmenidea, che mette il logos al principio della verità.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/5
In questo breve contributo vedremo come la parola "caos", dal significato usuale di confusione, incertezza o simili, è stata progressivamente usata, nel diciottesimo secolo, per descrivere matematicamente – attraverso la nozione di "caos deterministico" – alcune strutture di base del mondo che sono necessariamente presenti in tutti i fenomeni complessi o emergenti connessi a frattali e/o reti, sia che siano naturali, come la struttura del cervello, o artificiali, come la struttura di Internet.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/6
Il termine cosmo rimanda alla critica di Kant delle antinomie cosmologiche nelle quali spazio e tempo hanno un ruolo cruciale e cosituiscono il fondamento della riflessione sulla totalità del mondo. Spazio e tempo, infatti, sono collegati alla questione metafisica dell'infinità del mondo. Nondimeno, per comprendere appieno il ruolo centrale che lo spazio e il tempo hanno nelle riflessioni, il contributo illustra tre punti fondamentali: 1) l'importanza della questione kantiana sulla metafisica come scienza; 2) la deduzione soggettiva e oggettiva delle idee cosmologiche la cui differenza indica il discrimine tra l'uso e l'abuso delle forme spaziali e temporali dell'intuizione nelle antinomie cosmologiche; 3) la loro critica demolitrice.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/7
Max Scheler, procedendo dalle basi della teoria fenomenologica, raggiunge non solo il punto di affermazione della totale autonomia della sfera emozionale rispetto alla sfera logica, ma anche quello del discernimento della vita emozionale quale condizione fondamentale della realtà personale: dalla quale segue la rivalutazione di ogni cosa che appartiene alla sfera "alogica" della coscienza. Quest'ultima, lontana dall'essere considerata un'oscura e caotica area dove solo la ragione è capace di imporre un ordine, è, invece, il territorio dell'intuizione e della pura sensazione. Quello che chiamiamo stato di coscienza non è un Caos di stati emozionali ciechi, che si relazionano a fatti mentali attraverso regole casuali, ma è piuttosto un'immagine strutturata del Cosmo, conosciuta come un mondo di valori. Se in etica Scheler ha posto un conflitto fondamentale tra ragione ed emozione, in antropologia egli ha fatto lo stesso tra Geist e Drang. Sebbene questi due elementi siano essenzialmente distinti, nell'essere umano divengono invece interdipendenti: lo spirito idealizza la vita, laddove solo quest'ultima può rendere attivo ed efficace lo spirito. Ma come può essere ottenuta questa sintesi? A questa questione Scheler intende rispondere con la speranza per un'ultima armonia che riconduca a un equilibrio la dicotomia del conflitto fondamentale.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/8
Questo contributo intende trattare il problema della "detrascendentalizzazione" della filosofia della conoscenza, affrontando il ruolo giocato da pochi significativi campi di ricerca, compresi di solito nello schema generale della filosofia contemporanea. Questo problema della detrascendentalizzazione, confrontato da un punto di vista critico-decostruzionista ed ermeneutico, segue interessanti percorsi già tracciati da Habermas e Rorty, e potrebbe costituire una via privilegiata.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/9
La tesi principale di questo contributo è che i dispositivi alla base dell'origine e della funzionalità del linguaggio sono collegati all'abilità di navigare nello spazio. Questa tesi è fondata su due argomenti: l'idea che la caratteristica essenziale dell'uso creativo del linguaggio è l'abilità di parlare appropriatamente (in una maniera coerente e consona alla situazione); l'idea che l'abilità di parlare appropriatamente regola la costruzione e la comprensione del flusso di parola a livello del discorso. È in relazione al livello del discorso, infatti, che i processi che regolano la navigazione nello spazio (con la pianificazione dell'obiettivo da raggiungere e il mantenere l'itinerario da seguire durante il percorso) rendono conto del tipo di processi implicati nell'abilità di parlare in una maniera coerente e consona con la situazione. I risultati empirici che confermano la nostra ipotesi vengono dalle difficoltà narrative di individui con deficit nella navigazione spaziale.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/10
In una filosofia che riflette su come ci si sente "qui e ora", cioè su aspetti qualitativamente irriducibili dell'Umwelt e del mondo della vita, i fenomeni delle emozioni sono un tema chiave. A cominciare dal realismo (neo)fenomenologico e non dall'antropologia dualistica, che si concentra non sul corpo fisico ma su quello vissuto, sentimenti e passioni non sono qualia soggettivi e intrapsichici ma quasi-cose riversate nello spazio, in altre parole atmosfere. Per mezzo della loro autorità le atmosfere prendono l'uomo, lo affettano in ciò che fanno e in ciò che pensano.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/11
Il contributo intende render conto brevemente del concetto di musica così come Bloch lo commisura all'uomo, autentica oggettificazione della vita interiore, sottolineando la profonda frattura aperta dalla posizione blochiana rispetto alla tradizionale interpretazione della musica come armonia pitagorico-kepleriana impressa da Dio al cosmo, la quale è l'origine delle forse meglio conosciute teorie di Schopenhauer (la musica suona l'essenza del mondo) e di Schelling (la musica è espressione dell'eterno movimento dei corpi celesti).
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/12
Nonostante nelle ultime decadi il "cosmopolitismo" sia stato al centro del dibattito internazionale, la nozione kantiana è stata considerata perlopiù nella sua dimensione politica. Ma nella prima parte della sua nona tesi sul "cosmopolitismo", il filosofo tedesco espone anche la dimensione naturale che partecipa della nozione. Questo è il punto di partenza per indagare un nuovo modo di riconsiderare la politica contemporanea da una prospettiva teoretica. Molti problemi e temi non possono nemmeno essere concepiti finché noi manteniamo l'idea che il dominio politico sia un dominio umano e solo umano. Alcuni teorici femministi e postcolonialisti, così come le recenti teorie sui commons, sono usati per tratteggiare questa prospettiva.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/13
Questo contributo intende analizzare i concetti di kosmos e chaos come problemi sociologici, sia in termini teoretici che metodologici. A livello teoretico, i concetti di kosmos e chaos corrispondono rispettivamente a "ordine sociale" e "cambiamento sociale". Dopo la seconda guerra mondiale il funzionalismo strutturale ha affrontato il dualismo di kosmos e chaos, offrendo un modello incentrato sull'integrazione sociale e la differenziazione strutturale, cioè assegnando maggior importanza al kosmos. Nella società postmoderna, il chaos è un aspetto peculiare del kosmos in sé. La vita sociale oggi è infatti un disordine perenne, il quale rende difficile identificare la strada per un nuovo kosmos. A livello metodologico, i concetti di kosmos e chaos pongono – in un approccio sia quantitativo che qualitativo – il problema di trovare il modo migliore di analizzare l'inesaustibilità del mondo reale. La ricerca sociale empirica, in contrappunto alla teoria sociologica, intende togliere dal chaos i dati empirici che si ritengono rilevanti; intende inoltre delineare, anche se parzialmente, il kosmos al quale siamo in relazione.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/14
Il dibattito tra Dilthey e Brentano sul metodo della filosofia è probabilmente uno dei primi documenti sulla divergenza tra il metodo filosofico scientifico e "analitico" e il metodo filosofico orientato alla conmprensione di strutture indeterminate dell'esperienza. Anche nella storiografia filosofica e scientifica c'è spesso un conflitto tra coloro che vogliono mettere ordine nella grande catena dell'essere e coloro che vogliono indagare fratture e discontinuità che caratterizzano le varie fasi evolutive della storia del pensiero.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/15
In questa postfazione sono presentate per la prima volta in traduzione italiana alcune Reflexionen kantiane estratte dal Kant's handschriftlicher Nachlaß (Band V, in Kant's gesammelte Schriften, Band XVIII, De Gruyter, Berlin-Leipzig 1929, pp. 160-161). La traduzione e le note sono a cura di Mariannina Failla.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/16
Il lavoro si propone di focalizzare la questione dell'alterità nella scrittura e nella filosofia. Gli autori di riferimento saranno Hélène Cixous, scrittrice, e Jacques Derrida, filosofo. Si cercherà, infatti, di muoversi proprio nel passaggio tra l'una e l'altra disciplina e, in senso lato, su quel terreno che non appartiene propriamente né all'una né all'altra essendo uno spazio di frontiera.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/17
Il contributo mette in luce il ruolo che hanno ricoperto le donne appartenenti alla Carboneria, durante i moti sovversivi del Risorgimento. Le erano assegnati compiti di vario tipo, come reperire fondi, cibo, vestiario, di fare azione propagandistica, etc. All'interno della Carboneria, le donne costituirono un gruppo che prese il nome di Società delle Giardiniere, poiché le affiliate si incontravano nei "giardini" delle loro abitazioni.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/18
La tematica che ci siamo prefissi di approfondire muove dalle riflessioni suscitate dalle recenti scoperte avvenute nel campo della biologia molecolare. In particolare nella prima parte dell'intervento ci occuperemo del lamarckismo accantonato già a partire dalla seconda metà del XIX sec. e ripreso oggi in considerazione grazie a delle scoperte che hanno dimostrato che un tratto acquisito può essere ereditato senza coinvolgere direttamente il DNA. Nella seconda parte invece entreremo più nello specifico occupandoci dell'intricato rapporto tra genotipo e fenotipo ed introdurremo quello che sarà il terreno di indagine dell'EVO-ECO-DEVO.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/19
Tanto la tesi della moralità come canone morale quanto la tesi della dipendenza del giudizio morale dalle emozioni sono tuttora al centro di un'aspra controversia in filosofia e psicologia morale. Muovendo dalle osservazioni di Darwin, in questo scritto illustreremo i termini di quasta controversia validando soltanto in parte la tesi del naturalista inglese. Più nello spcifico, la nostra convinzione è che queste due tesi possano essere mantenute distinte e che addirittura la validità della seconda renda il ricorso alla prima problematico: i modelli della moralità cambiano in conseguenza del ruolo che si è disposti a riconoscere alle emozioni. Contro un modello della moralità come canone morale sosterremo che la morale umana debba essere intepretata piuttosto nei termini di una pluralità di valori, percepiti e organizzati gerarchicamente perché dipendenti dall'organizzazione gerarchica sottostante dei nostri dispositivi emotivi.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/20
In questo intervento verrà proposta una lettura critica del paradigma morale elaborato da Marc D. Hauser a partire dall'analisi del modello linguistico di Francesco Ferretti. Si tratterà, in sostanza, di muovere ad Hauser le obiezioni che Ferretti solleva nei confronti di Noam Chomsky. Questo rappresenterà l'occasione anche per individuare e discutere le condizioni di possibilità con cui una teoria linguistica – così come un'etica – deve fare i conti: la plausibilità evoluzionistica e la plausibilità cognitiva. Obiettivo del saggio è mostrare come talvolta le convinzioni teoriche vincolino a tal punto l'indagine speculativa da rappresentare un ostacolo alla corretta impostazione di un problema. In particolare ciò verrà messo in luce discutendo una criticità metodologica alla base della grammatica universale tanto in rapporto al linguaggio quanto alla morale.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/21
L'articolo prende le mosse dall'ultimo libro pubblicato in vita da Gilles Deleuze insieme a Felix Guattari, Che cos'è la filosofia?, per indagare in che modo questi autori concepiscano la filosofia, la scienza e l'arte come mezzi per affrontare il caos.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/22
La musica era presente in numerosi campi di concentramento, compresi quelli di sterminio; in molti lager vi erano musicisti cui era concesso di suonare e tenere concerti, sebbene spesso le loro performance fossero obbligate dalle SS al fine di accompagnare i detenuti a lavoro, o per far svagare le autorità del campo. È difficile, se non imposibile, fornire con sicurezza e in maniera esaustiva tutte le motivazioni che spinsero i musicisti a esprimersi attraverso il loro talento. Ma si può dire in qualche modo che la musica salvava la vita ai prigionieri?
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/23
Nel contributo si tenta di aprire un dialogo tra l'ontologia e il concetto di linguaggio di Heidegger e la posizione del neopositivista Carnap, il quale proprio a partire da un testo heideggeriano, Che cos'è metafisica?, intendeva mostrare come i problemi filosofici siano perlopiù pseudoproblemi, questioni fondate su proposizioni prive di senso, poiché legate a una carenza logica della lingua.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/24
Quella di Max Scheler è un'indagine etico-antropologico-esistenziale. Vagliando attentamente questi tre campi, l'autore tenta di comprendere quale posizione occupi l'uomo all'interno del cosmo. Per quella sua riflessione che conduce ad una concezione unitaria, quel particolare essere può porsi domande sul proprio status – quali: "Chi sono?", oppure: "Dove sono?". Scheler può pertanto essere indubbiamente considerato uno dei padri dell'antropologia filosofica.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/25
I problemi dell'etica coincidono con l'indagine di quell'animale particolarissimo che è l'uomo, la cui natura non è ascrivibile né a una condizione di necessità assoluta né a una di libertà assoluta. Le risposte di Kant e Scheler circa la questione morale sono sicuramente in sintonia con lo spirito del loro tempo: il primo è uno spirito illuminista; il secondo si inoltra per un nuovo cammino, quello dell'antropologia filosofica.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/26
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/29
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/30
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/31
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/32
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/33
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/34
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/35
Questo contributo prova a mostrare il cambiamento di mentalità che è stato prodotto in filosofia nei riguardi delle donne a partire dalla metà del ventesimo secolo. I quattro autori che sono stati scelti a supporto delle tesi sono Jesús Mosterín, Fernando Savater, Agustín García Calvo e Salvador Pániker.
DOI: 10.13134/2531-8624/13-2012/36