Abstract
Rivista online di Filosofia
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In questo saggio, qui pubblicato nella sua prima traduzione italiana, Nicole Loraux mette alla prova la pratica dell''anacronismo controllato', in un andirivieni senza sosta tra la polis ateniese del V secolo e la Comune di Parigi del 1871. Alla ricerca di una risposta alla domanda 'è possibile parlare di "stásis moderna"?' Loraux interroga il politico greco e il suo immaginario, mettendolo in dialogo con una delle simbolicamente più potenti esperienze di guerra civile della storia francese recente. Così facendo Loraux decostruisce gli automatismi impliciti alla stessa disciplina storica, cercando di guardare alla classicità nella sua totale alterità.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/3
Sin dalla pubblicazione di Les enfants d'Athéna, che ha rappresentato un impressionante punto di svolta non solo all'interno dell'ambiente degli studiosi ellenisti, i lettori di Nicole Loraux hanno adottato diverse posizioni. A partire da ambiti diversi del sapere, sono stati talvolta inclini a segmentare il suo lavoro: politica, storia, teatro, genere... Questo articolo vuole portare il lettore a confrontarsi con la portata della ricerca dell'autrice facendo sì che la sua biografia intellettuale possa essere colta nella sua interezza.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/4
In questo articolo l'autore affronta La città divisa, forse l'opera più conosciuta di Nicole Loraux, in una lettura che tiene insieme il percorso teorico, politico e di vita dell'autrice. In una restituzione serrata ed accurata ma non per questo meramente accademica, l'autore rilegge l'opera di Loraux, restituendo al contempo la complessità di una vita e la materialità di un percorso condiviso, fatto di ricerca ma non solo. Il ricordo di Loraux non resta fine a se stesso nè si esaurisce nel puro elogio, ma si fa materia e corpo di una riflessione critica portata avanti sul testo dell'autrice. Un testo in cui la teoria è letta alla luce dei maestri, delle interlocuzioni, dei cambi di strada e delle prese di posizione. Forse, l'unico modo per restituire il pensiero mobile e incarnato dell'autrice.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/5
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/24
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/25
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/26
Il marxismo di Nicole Loraux è spesso trascurato da quanti si occupano della sua opera, forse anche perché esso è eclissato dai costanti (e più espliciti) riferimenti a Freud. Tuttavia Marx è rimasto sempre un punto di riferimento importante per lei, soprattutto per la sua concezione della ideologia, e si è dimostrato decisivo tanto nel progressivo allontanamento dalla scuola storicoantropologia francese (Gernet, Vernant, Vidal-Naquet, Detienne) quanto nel confronto critico con l’opera di Carl Schmitt.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/6
Al giorno d'oggi, la maggior parte dei gruppi di ricerca in campo umanistico e nelle scienze sociali si occupano, in un modo o nell'altro, del tema delle donne e del femminile, o, in un senso più ampio, di tematiche di genere. Le questioni sollevate dal movimento femminista nell'ultima parte del XX secolo sembrano aver convinto un certo numero di ricercatori - sia uomini che donne - della necessità di raccontare sia l'azione delle donne - come accade per gli uomini - sia il modo in cui le società del passato hanno usato le categorie di maschile e femminile. L'articolo si propone di riflettere - sia a livello storico che tematico - sul modo in cui queste questioni sono state incorporate negli studi sulla Grecia classica. [...] In seguito, lo studio esamina il modo in cui il genere è stato usato sia da donne che da uomini nella loro ricerca [...]. La differenza sessuale è diventata l'oggetto di studio e il suo significato simbolico è stato politicizzato: tale differenza, è stato detto, ha indicato la divisione, una divisione vista come basilare, dal momento che il conflitto stesso è stato pensato come incarnazione del politico (Nicole Loraux). In questo modo il genere, usato come strumento concettuale che mira ad allontanarsi da una storia delle donne considerata troppo ingenua rispetto a quella derivata dalle società antiche, sotto questo punto di vista ha aiutato a consolidare l'idea, senza dubbio più contemporanea, che gli uomini e le donne formino gruppi che sono sempre distinti, opposti l'un l'altro così come le categorie grammaticali del maschile e del femminile.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/7
In her groundbreaking book The Divided City Nicole Loraux argued that the most characteristic element of the ‘Athenian politicalʼ (an maybe of the whole Ancient ‘political ʼ) was the volontary forgetting of conflict. By a series of means, Athenian authors relegated the civil stife either to the legendary past of the city (before the birth of the community) or to foreign cities (i.e Thebes). Loraux’s reading of Greek political experience seems to suggest that, on the contrary, the origins of political modernity – from Machiavelli to Hobbes – have to do precisely with the remebrance of the conflictual essence of collective life.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/8
Il testo si propone come un vero e proprio esercizio di anacronismo controllato. A partire dal presente, e dal recente passato della Guerra civile spagnola, l'autrice mette alla prova le esperienze moderne di oblio politico con le osservazioni dei Greci su stasis e amnistia. Pratica democratica o 'memoricidio', l'obbligo di oblio del passato (e l'oblio dell'obbligo di oblio che tocca le generazioni successive) diviene, tra passato e presente, elemento di riflessione.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/9
In questo suo contributo, Alice Pechriggl propone un'analisi della peculiare metodologia di Nicole Loraux, e in particolare del suo "anacronismo controllato". Un uso controllato e rigoroso, che permette a Loraux di tenere assieme storiografia e psicanalisi, alla ricerca dei non detti della polis, per andare oltre l'ideologia civica e la politica dell'oblio.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/10
A partire dal testo di Nicole Loraux Il femminile e l'uomo greco, l'articolo affronta il tema del femminile come operatore del politico nella Grecia classica. Un femminile che non coincide esclusivamente con la donna ma che, in quanto operazione di pensiero, si ritrova anche nell'uomo greco. Così come la stasis, con cui intrattiene una segreta parentela, il femminile crea un gioco e un movimento che si regge su polarizzazione, analogia e negazione, creando ruoli e tassonomie civiche.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/11
Il saggio ricostruisce la concezione del «due» nell’opera della storica ed antropologa francese, Nicole Loraux. Diversamente dalle analisi condotte dal filosofo e giurista tedesco Carl Schmitt sulla natura del «politico», Loraux rigetta lo schema binario amico versus nemico. Costitutiva della polis greca – e del politico - c’è invece la stasis, schieramento, fazione, sedizione. Si tratta di una figura «infrapolitica» presente in tutte le manifestazioni della vita della città, ma costantemente rimossa. In questa cornice, Loraux formula una concezione tragica secondo la quale il politico non è annientamento del nemico, proiezione della guerra all’esterno ed affermazione dell’Uno interno. Il politico è, al contrario, tensione conflittuale tra forze che costantemente ricostituiscono la tensione originaria tra istanze eterogenee. Concludendo con un rimando e un’apertura alle analisi di Jean-François Lyotard, Françoise Collin, Luce Irigaray e Jacques Rancière, questo saggio giunge a tracciare i contorni di un «politico della differenza», al di là dunque della sua riduzione a dissidio linguistico e ad operatore logico-strutturalista. La differenza è quell’operatore materiale costituito dal conflitto e dalla differenza sessuata.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/12
Questo articolo vuole fornire una breve introduzione agli studi di Nicole Loraux sulla polis ateniese del V secolo. In particolare, vuole restituire l'immagine della città, della sua autorappresentazione come He polis, così come viene descritta da Loraux nelle sue ricerche: una città ideologica, nata dalla divisione ma sempre in lotta contro di essa, che ricorre a molteplici strategie - dalla retorica ai miti, dall'elogio funebre a casi di censura e controllo della memoria civica - pur di mantenere intatta la propria autorappresentazione. Una città divisa, conflittuale, in cui la divisione fa però legame, radicata nella differenza e nell'opposizione tra il Sé e il proprio Altro, tra politico e 'non politico', e che attraverso numerosi dispositivi si presenta agli occhi dei cittadini come una, omogenea, in pace, eterna. In queste dinamiche, l'escluso - il femminile, la stásis, il corpo, la memoria - è perennemente messo al bando. Ma contemporaneamente sempre ritorna - normato, funzionalizzato, reintegrato nel suolo civico - poiché preso in una relazione costitutiva con la Città, che non può fare a meno di esso.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/13
Una lettura incrociata di Nicole Loraux, La main d’Antigone e di Judith Butler, Antigone's claim: Kinship between life and death, che ci invita a riflettere sulla capacità di agire di Antigone in quanto soggetto politico impuro. Quali sono oggi le condizioni e le modalità dell’inclusione nel politico d’un soggetto resistente all’azione dei rapporti di potere che lo plasmano, come i rapporti di genre, sesso, età , classe, nazionalità, «razza»?
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/14
L’articolo prende in esame la lettura del Fedone di Platone proposta da Nicole Loraux. Contro la convenzionale interpretazione spiritualistica del dialogo, Loraux pone in luce l’importanza del suo retroterra politico. Di conseguenza, Loraux mostra come le tesi di Socrate circa l’anima immortale individuale debbano essere comprese come una critica (e un’appropriazione filosofica) dei valori civici riguardanti la morte e il coraggio. Inoltre, Loraux mostra che il corpo di Socrate, con il suo aspetto insieme brutto, affascinante e singolare, svolge un ruolo centrale nel dialogo tanto che può essere considerato come una sorta di monumento funebre della persona di Socrate (ossia della sua anima e del suo logos). L’interpretazione di Loraux è simile a quella che Paul Zanker ha proposto circa i caratteri distintivi dei ritratti di Socrate nell’arte classica.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/15
Il saggio ripercorre i diversi modi in cui è stato recepito il pensiero di Ernst Bloch in Italia. Ogni volta le diverse atmosfere italiane della politica e della religione hanno dato luogo a diverse interpretazioni dei temi blochiani. Alcune volte questo pensiero ha trovato un grande seguito altre volte è caduto in declino. Il saggio è preparatorio per ripensare l’eredità di Geist der Utopie nel centenario della sua pubblicazione.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/16
Il saggio si propone di analizzare la benevolenza partendo dalla riflessione 903 del Nachlaß antropologico di Kant. Tale analisi ha lo scopo di far emergere un’interpretazione non formalistica dell’etica kantiana e di correggere le deviazioni liberiste della giustizia. Il saggio propone una duplice lettura genealogica e strutturale dell’amore per l’altro e propone di interpretare la visione kantiana della benevolenza come modello antropologico di vita comunitaria. L’intento complessivo del saggio è far emergere il carattere sociale e non formalistico del pensiero etico kantiano.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/17
Il contributo presente intende enucleare la tesi di Adorno secondo cui pensare dialetticamente, ossia 'per costellazioni', significa far leva, in filosofia, sul principio dello stile, inteso come ciò che, conferendo fluidità alle parole ed evitandone la fissazione in un significato dato una volta per tutte, le apre, così, all’esperienza del non-identico e dell’alterità.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/18
In Vita Activa Hannah Arendt teorizza la necessità di tenere separate la sfera pubblica dell’esistenza dalla sfera privata in quanto tale separazione, che aveva caratterizzato la vita della polis classica, è a fondamento dell’azione politica contro l’omologazione della società di massa. Un’ottica di genere rende più dinamica l’interpretazione arendtiana facendo emergere il problema dell’esclusione delle donne dalla vita politica. La lettura della separazione tra oikos e polis offerta dall’analisi storica di Nicole Loraux, attraverso il problema greco della mescolanza del femminile nel maschile e di conseguenza dell’oikos nella polis, va oltre la consueta lettura dicotomica delle due sfere e propone una visione aperta su più livelli interpretativi del fenomeno.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/19
Le letture filosofiche novecentesche di stampo femminile rispetto al problema della disumanizzazione della storia dimostrano ancora oggi la loro attualità. Muovendo da un drammatico episodio della nostra epoca, quale il genocidio ruandese del ’94 – dove peraltro il ruolo delle donne ha rivestito un’importanza fondamentale nella ricostruzione del tessuto sociale del Paese – si vuole analizzare la questione della negazione dell’umano a partire dalla riflessione di M. Zambrano, E. Hillesum e H. Arendt. La prospettiva di genere lascia emergere chiavi ermeneutiche legate ai temi della responsabilità, della relazionalità, dell’alterità, della cura e del bisogno di umanizzazione che permettono di ripensare la politica da tragica ad etica.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/20
Foucault elabora il concetto di eterotopia in termini prettamente spaziali tra il 1966 e il 1967. Pur definendo chiaramente i caratteri specifici di tali spazi, evita sistematizzazioni troppo rigorose: proprio questo tentativo di stimolare un dibattito privo di schemi precostruiti originerà fraintendimenti e forzature interpretative. L’obiettivo è quello di restituire il concetto foucaultiano alla sua funzione originaria, nella convinzione che possano dirsi davvero eterotopici solo spazi radicalmente altri; luoghi di resistenza che, suscitando un’inedita percezione del possibile, impongono una discontinuità nella produzione strategica dello spazio e prefigurano nuovi ambiti di pensabilità della rivolta.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/21
La Giustizia nel tempo ha perso il suo carattere auto-evidente e la sua complessità è spesso oggi ridotta a formule linguistiche parzializzanti. La contrapposizione dialettica tra Giustizia e Diritto, nel loro tormentato rapporto, ne è un fulgido esempio. Rendere giustizia alla Giustizia è perciò possibile solo utilizzando un pensiero aporetico, in grado cioè. di mantenere insieme quelle opposizioni ed ambivalenze costitutive che già coesistevano nell’antico concetto di Dike. Dar voce solo alla dimensione artificiale di ordine auto-sostitutivo della giustizia o al contrario ridurla esclusivamente ad un concetto astratto, non getterebbe alcuna luce sulla sua vera natura. Il compito che il discorso pubblico dovrebbe invece essere chiamato ad assolvere sarebbe quello di rianimarne la parte più viva, intangibile, etica, senza scordarne l’aspetto pratico.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/22
Centrale, nell’Opera junghiana, non assumere visioni unilaterali per comprendere sé e il mondo: l’Unilateralità della ragione occidentale ha impedito di mantenere nei secoli il messaggio del Cristianesimo delle origini e un dialogo con il Paganesimo, vicino alla natura istintuale. Il Cristianesimo storicizzato, ha prodotto l’idea di un Dio solo amore e Bene. Jung, nel voler tenere sempre insieme gli opposti, si oppose al concetto di Male come privatio boni, convinto che comprendesse sia luce che tenebra. Solo nel confronto con la propria Ombra si può accettare il male senza odio e senza amore, e scoprire i ponti che uniscono gli uomini guardando l’abisso che li separa.
DOI: 10.13134/2531-8624/3-2017/23