B@belonline vol. 9 Subversion and resistance in Hegel: paradigms, figures, resonances /Sovversione e resistenza in Hegel: paradigmi, figure, risonanze

A cura di:  Chiara Magni, Francesca Iannelli, Stefania Achella
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: novembre 2022
Pagine: 327
ISBN: 2531-8624
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Abstract

Il Tema intende rileggere la filosofia di Hegel sotto il segno di “sovversione e resistenza”,interrogandosi su cosa si intenda per questi concetti alla luce delle interpretazioni più recenti, che si presentano anche in maniere radicalmente differenti. Ne deriva altresì una visione di innovativo potenziale di senso  non ancora esplorato nel sistema hegeliano.

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How to intend the action of the concepts of resistance and subversion within and departing from Hegelian Philosophy? The aims is to highlight the different semantic nuances of these concepts and how they have been read and interpreted. The notions of "subversion" and "resistance" refer to an ideologically marked universe, and for this reason, especially during the twentieth century, they have been articulated in different ways, expressing sometimes radically opposing interpretations. The overall goal of issue 9 of B@belonline, Hegel between subversion and resistance, is to take a post-ideological look at such concepts and their unexplored potential within and from the Hegelian system.

Contributi

Editoriale

Francesca Brezzi 

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/1

Introduzione. Subversion and resistance in Hegel: paradigms, figures, resonances

Francesca Iannelli  Stefania Achella 

How to intend the action of the concepts of resistance and subversion within and departing from Hegelian Philosophy? This introduction aims to highlight the different semantic nuances of these concepts and how they have been read and interpreted. The notions of ‘subversion’ and ‘resistance’ refer to an ideologically marked universe, and for this reason, especially during the twentieth century, they have been articulated in different ways, expressing sometimes radically opposing interpretations. The overall goal of issue 9 of B@belonline, Hegel between subversion and resistance, is to take a post-ideological look at such concepts and their unexplored potential within and from the Hegelian system.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/2

Line and the Circle: the Family and the ‘Dialectics in Institutions’ between Subversion and Resistance

Tijana Okić 

Hegel è il filosofo del cerchio. Egli pone notoriamente la logica circolare contro la quasi totalità della filosofia moderna, che equipara il cerchio alla tautologia, alla petitio principii e, in ultima analisi, alla falsità. In linea con tale visione, il presente lavoro si pone la domanda: qual è il rapporto tra la logica lineare e la logica circolare di Hegel quando si tratta della famiglia come istituzione nella sfera dello spirito oggettivo? Per Hegel, le istituzioni, per essere degne di tale nome (o concetto), implicano una logica circolare e non solo lineare. Le istituzioni, tuttavia, possono essere create dalla logica lineare della sovversione e dell'irruzione nella storia, ma la loro persistenza o meno è interamente una questione di resistenza e quindi di circolarità, cioè della loro stessa ripetizione e riproduzione nel tempo e attraverso la storia. A seguito di ciò, il documento sostiene che la posizione peculiare della famiglia all'interno del sistema di istituzioni di Hegel deriva da quelli che qui vengono definiti i "due corpi della famiglia". I due corpi della famiglia ci permettono di comprendere la posizione contraddittoria che la famiglia occupa e si assegna ancora oggi, ponendola in una tensione dialettica permanente tra linea e cerchio, resistenza e sovversione.

Hegel is the philosopher of the circle. He famously posits the circular logic against virtually the entirety of modern philosophy, which equates the circle with tautology, petitio principii and ultimately falsehood. In line with such a view, this paper poses the question: what is the relationship between the linear logic and Hegel’s circular logic when it comes to the family as an institution within the sphere of objective spirit? For Hegel, institutions, in order to be worthy of such a name (or concept), imply a circular, rather than merely linear logic. Institutions, however, may be created by linear logic of subversion and irruption in history, but whether they persist or not is entirely a question of resistance and thus circularity, that is, their own repetition and reproduction in and through time and history. Following on from this, the paper argues that the peculiar position of the family within Hegel’s system of institutions stems from what here is termed the «two bodies of the family». The two bodies of the family enable us to understand the contradictory position that the family occupies and is assigned to this day, placing it in a permanent dialectical tension between the line and circle, resistance and subversion.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/3

Notwehr e Rache: quale possibile ‘diritto’ alla resistenza nell’Abstraktes Recht?

Chiara Magni 

Partendo dai recenti studi di K. Vieweg e M. Pawlik, che individuano la ragione hegeliana della legittima difesa nel concetto di zweiter Zwang, ci proponiamo di mostrare come, in termini di Abstraktes Recht, non vi siano in realtà elementi teorici sufficienti per distinguere la legittima difesa dalla vendetta - il che invalida la presunta giustificazione hegeliana della Notwehr. (i) Inizieremo analizzando brevemente i risultati che la Notwehrdogmatik della tradizione hegeliana ha prodotto nel corso del XIX secolo, per mostrare retrospettivamente come le determinazioni concettuali elaborate da questi autori (compresa la differenza tra Notwehr e Rache/Strafe) non trovino conferma in Hegel. (ii) In un secondo momento, discuteremo se una forma di "resistenza" come sacrificio della volontà (§§ 90, 91 e 92 degli Elementi di filosofia del diritto) possa piuttosto essere affermata per quanto riguarda l'abstraktes Recht; un confronto con il frammento 55 dei Primi scritti di Hegel sembra tuttavia negare l'adeguatezza "giuridica" di questa figura.

Starting from the recent studies of K. Vieweg and M. Pawlik, who identify the Hegelian reason for self-defence in the concept of zweiter Zwang, we aim to show how, in terms of the abstraktes Recht, there are in fact insufficient theoretical elements to distinguish self-defence from revenge – which invalidates the supposed Hegelian justification of Notwehr. (i) We will start by briefly analyzing the results that the Notwehrdogmatik of the Hegelian tradition produced throughout the 19th century, in order to show retrospectively how the conceptual determinations elaborated by these authors (including the difference between Notwehr and Rache/Strafe) do not find confirmation in Hegel. (ii) In a second step, we will discuss whether a form of ‘resistance’ as a sacrifice of the will (§§ 90, 91 and 92 of the Elements of the Philosophy of Right) can rather be asserted as far as the abstraktes Recht is concerned; a comparison with Fragment 55 of Hegel’s Early Writings seems, however,  to deny the ‘juridical’ adequacy of this figure.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/4

Fondamenti del diritto alla resistenza a partire da Hegel: tra seconda coercizione, diritto di necessità e vulnerabilità

Giulia Battistoni 

Partendo dai recenti studi di Klaus Vieweg, questo articolo discuterà in che senso si possa parlare di un "diritto alla resistenza" all'interno della Rechtsphilosophie di Hegel. Prendendo come riferimento testuale gli Elementi della filosofia del diritto (1821), ma anche il ricco materiale messo a disposizione dalle Vorlesungen über die Philosophie des Rechts (1817/18 - 1824/25), individuerò il fondamento logico e giuridico-razionale del diritto di resistenza nella "seconda coercizione" contro un comportamento illecito (2) e il suo fondamento morale nel diritto soggettivo di ogni individuo alla realizzazione del proprio benessere e nel diritto di necessità a esso connesso (3). Questo porterà a considerare il significato della resistenza nel contesto di un ordine politico che non promuove la libertà e i diritti della persona (4), e ad affrontare infine l'interessante prospettiva sviluppata da Judith Butler (5), che permette di muoversi "con Hegel oltre Hegel", integrando le condizioni del diritto alla resistenza da lui individuate con l'idea di Butler di una "mobilitazione della vulnerabilità".

Starting from the recent studies by Klaus Vieweg, this paper will discuss in what sense one can speak of a ‘right to resistance’ within Hegel’s Rechtsphilosophie. Taking as a textual reference the Elements of the Philosophy of Right (1821), but also the rich material made available by the Vorlesungen über die Philosophie des Rechts (1817/18 – 1824/25), I will identify the logical and juridical-rational foundation of the right to resistance in the ‘second coercion’ against an illicit behavior (2) and its moral foundation in the subjective right of each individual to the realization of their own welfare and in the right of necessity connected to it (3). This will lead to consider the meaning of resistance in the context of a political order that does not promote freedom and personal rights (4), and to finally address the interesting perspective developed by Judith Butler (5), which allows to move «with Hegel beyond Hegel», integrating the conditions of the right to resistance identified by him with Butler’s idea of ​​a «mobilization of vulnerability».

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/5

L’ombra della rivolta di Haiti sul pensiero di Hegel

Caterina Maurer 

Secondo Susan Buck-Morss, la rivoluzione vittoriosa degli schiavi a Saint-Domingue fornì a Hegel materiale significativo per concepire la relazione signoria-servitù descritta nella Fenomenologia dello spirito (1807). In questo saggio si sosterrà che, sebbene Hegel fosse certamente a conoscenza di questi eventi attraverso la stampa, nelle sue opere non ci sono elementi chiari a sostegno di questa tesi. Contestualmente, si mostrerà come l'interpretazione di Buck-Morss ci aiuti a valutare l'importanza di Hegel per alcune questioni attuali come il riconoscimento e l'alterità, l'eurocentrismo e il razzismo.

According to Susan Buck-Morss, the victorious revolution of the slaves in Saint-Domingue provided Hegel with significant materials for conceiving the lordship-bondage relation described in the Phenomenology of Spirit (1807). In this essay it will be argued that, although Hegel was certainly aware of these events through to the press, in his works there are no clear elements supporting this thesis. Contextually it will be shown how Buck-Morss’ interpretation helps us to evaluate Hegel’s relevance to some enduring issues such as recognition and otherness, Eurocentrism and racism.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/6

Da Antigone alla donna perbene. L’immagine hegeliana della donna nella dialettica tra la Fenomenologia dello Spirito e la Filosofia del diritto del 1820

Erzsébet Rózsa 

Quella della donna "per bene" è la protagonista del pensiero maturo di Hegel. Infatti, non lo ha mai stimolato quanto Antigone. Tuttavia, egli ha ancora degradato Antigone: ha minato l'unicità della grandezza del suo personaggio nella Fenomenologia, ha mescolato la sua immagine di Antigone con caratteristiche borghesi moderne, trasferendo così alcune caratteristiche della sua unicità all'immagine della donna nel contesto della famiglia nucleare nella società borghese emergente. Questa immagine fusa della grandezza di Antigone la danneggia, e inoltre non facilita un'adeguata interpretazione e auto-interpretazione della donna, o meglio il chiarimento dei suoi ruoli sociali e di genere nella società moderna emergente. Discostandosi rigorosamente da questo quadro ibrido, la Filosofia del diritto di Hegel ha offerto un'immagine comprensibile, e per molti versi ancora attuale, della donna della modernità, attraverso ruoli sociali e di genere differenziati e adeguati alle aspettative della società moderna emergente, ovvero attraverso una corrispondente autointerpretazione e autodeterminazione. Anche l'orientamento soggettivo-normativo nell'atteggiamento pratico è qualcosa che le donne condividono con gli uomini: una donna deve appropriarsi ed esercitare correttamente i propri ruoli sociali e di genere. Ma tutte queste aspettative sono ben lontane dalla grandezza di Antigone. Attraverso la sua intuizione della fragilità dell'esistenza umana nell'età moderna, Hegel ha aperto una prospettiva in cui noi, donne e uomini, ci interroghiamo ripetutamente sul significato della nostra stessa esistenza.

The ‘proper’ woman is the protagonist of Hegel’s mature thought. Indeed, it has never stimulated him as much as Antigone. However, he still degraded Antigone: he undermined the uniqueness of the greatness of her character in the Phenomenology, mixed his image of Antigone with modern bourgeois features, and thereby transferred some characteristics of her uniqueness to the image of the woman in the context of the nuclear family in the emerging bourgeois society. This fused image of Antigone’s greatness damages her, and also does not facilitate an adequate interpretation and self-interpretation of women, or rather the clarification of their social and gender roles in the emerging modern society. Strictly deviating from this hybrid picture, Hegel’s Philosophy of Right has offered a comprehensible, and in many ways still relevant picture of the woman of the modernity, through differentiated social and gender roles suited to the expectations of the emerging modern society, that is through a corresponding self-interpretation and self-determination. A subjective-normative orientation in the practical attitude is likewise something women share with men: a woman must appropriate and exercise her social and gender roles properly. But all these expectations fall far short of Antigone’s greatness. Through his insight into the fragility of human existence in the modern age, Hegel opened up a perspective in which we, women and men, repeatedly interrogate the meaning of our own existence.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/7

Femmes en revolte : a propos de la dialectique du maitre et de l’esclave chez Simon de Beauvoir

Jean-Baptiste Vuillerod 

Questo articolo si propone di discutere come Simone de Beauvoir utilizzi la dialettica padrone-servo di Hegel per descrivere il rapporto uomo-donna nelle nostre società. A differenza delle letture contemporanee che insistono sulla servitù volontaria delle donne nel Secondo sesso di Beauvoir, io sottolineo il ruolo delle lotte politiche e l'importanza dell'amicizia tra donne e della sororità nella critica beauvoiriana del dominio maschile. Sostengo che la resistenza delle donne contro il patriarcato non è un punto cieco nel Secondo sesso, ma è un nucleo centrale nella concezione del femminismo di Beauvoir e difendo l'idea che la sua lettura della dialettica di Hegel sia all'opera qui.

This article aims to discuss how Simone de Beauvoir uses Hegel’s master-slave dialectic to describe the men-women relationship in our societies. Unlike the contemporary readings that insist on the voluntary servitude of women in Beauvoir’s Second sex, I emphasize the role of political struggles and the importance of friendship between women and sorority in the Beauvoirian critique of masculine domination. I argue that the resistance of women against patriarchy is not a blind spot in the Second Sex but is a central core in Beauvoir’s conception of feminism, and I defend the idea that her reading of Hegel’s dialectic is at work here.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/8

Il corpo resistente di Antigone: Hegel, Weil, Irigaray

Viola Carofalo 

Nel corso della sua carriera, Luce Irigaray ha avuto un rapporto tumultuoso ma duraturo con la filosofia di Hegel, di cui si trova traccia in tutta la sua opera. Per Irigaray il confronto critico con Hegel è un imperativo legato alla necessità di liberare la cultura dal dominio maschile; questa reinterpretazione si condensa nella figura dell'eroina sofoclea Antigone. Il corpo di Antigone - sepolto vivo - rappresenta non solo il prezzo dell'amore, ma anche l'irruzione, sulla scena pubblica, di un Soggetto che normalmente viene cancellato. Antigone rappresenta il subalterno, l'ultimo, il dimenticato; Irigaray e Weil, altra autrice centrale nel percorso di rilettura qui proposto, cercano di dare spazio e voce a queste esistenze cancellate.

Throughout her career, Luce Irigaray has had a tumultuous but enduring relationship with Hegel’s philosophy, evidence of which is present in all her work. Irigaray sees the critical comparison with Hegel as an imperative tied to the necessity of liberating culture from male dominance; this reinterpretation is condensed in the figure of the Sophoclean heroine Antigone. Antigone’s body – buried alive – represents not only the price of love, but also the irruption, on the public scene, of a Subject that is, normally, erased. Antigone represents the subordinate, the last, the forgotten; Irigaray and Weil, another central author in the reinterpretation path proposed here, try to give space and voice to these cancelled existences.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/9

Le sovversioni della decostruzione e le resistenze della Aufhebung. Hegel tra passato e futuro in Jacques Derrida e Catherine Malabou

Gabriella Baptist 

Glas (1974) di Jacques Derrida e L'Avenir de Hegel (1996) di Catherine Malabou rielaborano la questione dell'eredità di Hegel nel pensiero contemporaneo richiamando l'attenzione sulla forza speculativa e dialettica dell'Aufhebung e delle sue prospettive. In modo originale ripropongono il problema del rapporto del pensiero con il tempo, soprattutto nel riferimento alle famose pagine sul sapere assoluto alla fine della Fenomenologia dello Spirito.

Jacques Derrida’s Glas (1974) and Catherine Malabou’s L’Avenir de Hegel (1996) rework the question of Hegel’s legacy in contemporary thought by drawing attention to the speculative and dialectical force of the Aufhebung and its perspectives. In an original way they re-propose the problem of the relation of thinking to time, especially in the reference to the famous pages on absolute knowledge at the end of the Phenomenology of Spirit.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/010

On What Remains of a Life. Of Biography Writing and Its Significance

Stefan Klemczak 

Le riflessioni trattano sulle relazioni fra letteratura, biografismo e antropologia filosofica. Il genere biografico risponde ad una delle questioni principali dell’antropologia filosofica: che cosa fa l’uomo in cambio non potendo evitare la propria finitezza? L’uomo si racconta o racconta l’altro provando a rimanere nella memoria umana. La narrazione dell’esistenza si collega con la questione di identità e autoconoscenza. Il racconto biografico si dirama tra la letteratura e la ricerca scientifica, soprattutto di carattere storico e sociale. Il genere si sviluppa con cambiamenti storici, nel modernismo possiamo osservare il suo trionfo.  Per riflettere perché nel modernismo il genere diventato così importante riflessioni pongono l’accento su due questioni: il rapporto tra letteratura e biografismo, e il suo significato per le ricerche antropologiche.

Biography writing seems a response to a central question of philosophical anthropology: What does a person do when they are unable to escape their finitude? They speak of their life or the life of others, trying to linger in human memory. Speaking of a life is joined to a question of identity and self-recognition. Biography writing covers a vast territory, stretching across literature, film, and scholarly studies, mainly historical and social. It has undergone historical shifts, gaining a new status in the modern world. These deliberations orbit around two questions: the ties between literature and biography writing and the history and ways of presenting a human life. A person, who will always be more what happens to them than what they do, remains a homo absconditus in biography writing. Yet tales of human fates allow us to better understand the human condition.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/11

Gioie private e gioie pubbliche. Per celebrare la contingenza

Gabriella Baptist 

Le emozioni e i sentimenti personali sono occasioni di apertura e di speranza che possono rappresentare una nuova energia vitale da cui partire, per ripensare la convivenza nel bilanciamento tra esigenze sociali e autonomie personali, bene pubblico e felicità privata. Al centro dell’attenzione è il problema di un’affettività capace di contrastare ogni narcisismo distruttivo, investendo la propria libido nella precarietà del mondo e nella contingenza. In questo contesto, l’esperienza democratica è intesa da Marcella D’Abbiero come una festa del finito, che deve lasciar spazio alla dimensione del desiderio. In una prospettiva analoga aveva argomentato anche Jean-Luc Nancy in un pamphlet in difesa dell’eredità del Sessantotto francese.

Personal emotions and feelings are opportunities for openness and hope that can represent a new vital energy which leads us to rethink coexistence in the balance between social needs and personal autonomy, public good and private happiness. Crucial is the question of an affectivity capable of opposing any destructive narcissism, investing one’s libido in the precariousness of the world and in contingency. In this context, democratic experience is understood by Marcella D’Abbiero as a celebration of the finite, which has to leave room for the dimension of desire. Jean-Luc Nancy had also argued for a similar perspective in a pamphlet defending the legacy of the French Sixty-Eight.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/12

Emozioni e politica Per un confronto tra individualismo e valori collettivi

Angiola Iapoce 

Alcune note sul rapporto tra le emozioni che sono personali e private e la costruzione di una società realmente democratica, cioè rispettosa dei sentimenti di ciascuno. È necessario un percorso per un soggetto nuovo, non più scisso tra vita privata e volto pubblico e per questo è necessario raccogliere la grande lezione della psicoanalisi e della centralità dei sentimenti e delle emozioni anche nella sfera sociale. Si tratta di valorizzare la concretezza della contingenza contro ogni pensiero che nell’astrazione cancella il singolo.

Some notes about the relationship between personal and private emotions and the construction of a society really democratic, respectful of the individual feelings. It’s necessary a path for a renewed subject, without a split between private life and public face. We need the great psychoanalytical lesson on the value of emotions and feelings. It’s necessary to respect the concrete worth of the single human being against every abstract way of social life.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/13

Gli studi biblici africani nel contesto della teologia decoloniale: tensioni tra ‘centro’ e ‘periferie’

Debora Tonelli 

Negli ultimi decenni gli studi biblici africani hanno acquistato una visibilità sempre maggiore, contribuendo a ripensare la tradizione teologica a partire da uno sguardo decentrato. Ciò ha innescato un processo di riflessione sull’epistemologia tradizionale - teologica, ma anche politica e sociale - e, di conseguenza, ha favorito iniziative e percorsi volte all’emancipazione sociale, politica e delle pratiche religiose. La rivoluzione epistemica cui gli studi biblici africani contribuiscono non limita, però, la sua forza di azione al continente, ma sollecita una diversa e più inclusiva riflessione epistemica anche in quelle culture che storicamente hanno saputo maggiormente imporsi al di fuori dei propri confini geografici. Obiettivo di questo saggio è far conoscere e analizzare a grandi linee il ruolo degli studi biblici africani nell’orizzonte della teologia decoloniale e nel più ampio e sfidante processo di ripensamento della polarizzazione tra «centro» e «periferie» radicalizzata dall’esperienza coloniale prima e dalla globalizzazione poi.

In recent decades, African biblical studies have acquired ever greater visibility, helping to rethink the theological tradition starting from a decentralized perspective. This triggered a process of reflection on traditional epistemology - theological, but also political and social - and, consequently, favored initiatives and paths aimed at social, political and religious practice emancipation. The epistemic revolution to which African biblical studies contribute, however, does not limit its force of action to the continent, but calls for a different and more inclusive epistemic reflection even in those cultures that historically have been able to impose themselves more outside their own geographical borders. The aim of this essay is to make known and broadly analyze the role of African biblical studies in the horizon of decolonial theology and in the broader and more challenging process of rethinking the polarization between "center" and "peripheries" radicalized by the colonial experience before and then from globalization.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/14

Storia, redenzione a tempo messianico in Walter Benjamin

Tamara Tagliacozzo 

Il concetto di storia di Walter Benjamin è una costruzione in cui l'idea messianica, il mondo perfetto, è presente in ogni "ora della conoscibilità" in cui l'"immagine dialettica" monadologica si presenta come l'attualizzazione di momenti di un passato non redento che viene redento nella conoscenza e successivamente nell'azione politica. La relazione tra passato e presente si dà nell'immagine dialettica, nel concetto di storia, in un'interruzione messianica del corso della storia. Ciò è dovuto alla dottrina ebraica della Cabala, a Kant (e a Cohen) e a Marx. Il compito etico, politico e "storico" dell'agente collettivo e del soggetto della conoscenza si fonda su una concezione del tempo non vuota e meccanica, ma piena, intensiva e redentiva: è il tempo messianico.

Walter Benjamin’s concept of history is a construction where the messianic idea, the perfect world, is present in every ‘now of knowability’ in which the monadological ‘dialectical image’ presents itself as the actualization of moments of an unredeemed past that is redeemed in knowledge and afterwards in political action. The relation between past and present is given in the dialectical image, in the concept of history, in a messianic interruption of the course of history. This owes to the Jewish doctrine of the Kabbalah, to Kant (and Cohen) and to Marx. The ethical, political and «historical task» pertaining to the collective agent and subject of knowledge is founded on a conception of time that is not empty and mechanical, but that is full, intensive, and redemptive: it is the messianic time.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/15

Piattaforme, mediazione e rappresentazione: regimi di visibilità e di verità nei dispositivi digitali

Giacomo Cuoco 

Scopo del contributo è la comprensione delle piattaforme digitali, la cui forma ha oramai contagiato la quasi totalità dello spazio del web, come dispositivi volti alla riproduzione di specifiche operazioni capitalistiche di profitto e controllo. Tale comprensione implica la demistificazione critica di una diffusa visione di internet che lo presenta come un ambiente trasparente e immediato, che permetterebbe una visione e un accesso all’informazione privi di ostacoli. Al contrario, la considerazione della piattaforma come dispositivo permette, attraverso la riattivazione del pensiero foucaultiano e deleuziano, di mostrare i regimi di visibilità e di enunciazione che essa dispone, di svelare i fondamenti epistemologici e lo specifico regime di verità che impone e di convertire così la trasparenza in opacità e l’immediatezza in iper-mediazione.

The aim of this contribution is understanding digital platforms, whose structure has now infected almost all the space of the web, as devices aimed at reproducing specific profit- and control-oriented capitalist operations. Such understanding implies the critical demystification of a widespread vision of internet that presents it as a transparent and immediate environment that grants a limitless vision and access to information. On the contrary, building on the intuitions of Foucault and Deleuze, the consideration of the platform as a dispositif allows to show the regimes of visibility and enunciation that it arranges, to reveal the epistemological basis and the specific regime of truth it imposes – as well as to convert transparency into opacity and immediacy into hyper-mediation.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/16

Gilles Deleuze: alle radici di un divenire non dialettico

Sofia Remiddi 

Il saggio si propone di indagare la permanenza del tema del conflitto all'interno della filosofia di Gilles Deleuze, facendo particolare riferimento al suo legame con il concetto di divenire. Inoltre, si mostrerà come il conflitto sia concepito all'interno di una logica non dialettica e oppositiva. Partendo dalle critiche di Roberto Esposito sull'assenza del "negativo" nella filosofia deleuziana e dalla necessità di Andrew Culp di restituire il lato oscuro del filosofo francese, si risalirà alla radice del conflitto individuandolo nel pensiero di Eraclito per mostrare come l'efebo rimanga un riferimento costante nella filosofia deleuziana. A questo proposito, il frammento B 52 sarà utilizzato come linea guida per ripercorrere l'interpretazione di Nietzsche in La filosofia nell'età tragica dei Greci e di Kostas Axelos in Héraclite et la philosophie. Avremo così l'opportunità di riconoscere che la lotta e la contesa sono intrinseche all'ontologia deleuziana legandosi al pensatore conflittuale per eccellenza, anche se non hanno alcuna affinità con lo scontro frontale di affermazione e negazione.

The essay aims to investigate the permanence of the theme of conflict within the philosophy of Gilles Deleuze, by making particular reference to its link with the concept of becoming. Furthermore, it will be shown how conflict is conceived within a non-dialectical and oppositional logic. Starting from Roberto Esposito’s criticisms about the absence of ‘negative’ in Deleuzian philosophy and from Andrew Culp’s need to restore the dark side of the french philosopher, we will go back to the root of the conflict by identifying it in the thought of Heraclitus to show how the Ephesian remain a constant reference in deleuzian philosophy. In this respect, fragment B 52 will be used as a guideline to retrace the interpretation of Nietzsche in Philosophy in the Tragic Age of the Greeks, and of Kostas Axelos in Héraclite et la philosophie. Thus, we will have the opportunity to recognize that struggle and contention are intrinsic to the deleuzian ontology by binding to the conflict thinker par excellence, even though they have no affinity with a frontal clash of affirmation and negation.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/17

La logica dell’inconscio: Matte Blanco e il cinema di Resnais

Gioia Sili 

Nell’ambito del complesso rapporto tra cinema e psicoanalisi la figura di Ignacio Matte Blanco offre un’inedita chiave di lettura. A questo proposito, il pensiero dello psicoanalista cileno si rivela fecondo non tanto nella direzione di una rigida applicazione delle categorie ai singoli film, quanto piuttosto come prezioso punto di avvio per una riflessione sulle immagini. In una tale prospettiva, l’articolo intende far risuonare i concetti della psicoanalisi di Matte Blanco nel cinema di Alain Resnais, intravedendo nel carattere aperto della teoria una cornice di riferimento entro cui proporre letture e interpretazioni di particolari opere. 

Within the relationship between cinema and psychoanalysis, the figure of Ignacio Mate Blanco offers an original interpretation. In this regard, the Chilean psychoanalyst’s thought appears fruitful not so much in the direction of a rigid application of categories to specific films, but rather as a precious starting point for a reflection on images. In this perspective, the paper aims to make the concept of Matte Blanco’s psychoanalysis resonate in the Alain Resnais’s cinema, seeing in the open theory a frame of reference within which to propose readings of particular works.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/18

Forme di intenzionalità collettiva nella Sindrome di Asperger e nella schizofrenia. Una proposta fenomenologica

Valeria Bizzari 

La sindrome di Asperger (AS) o autismo ad alto funzionamento è solitamente associata a deficit cerebrali o a disturbi comportamentali, e le difficoltà con gli aspetti cruciali della socialità incontrate dai pazienti con AS rimangono in gran parte inesplorate, portando a teorie inadeguate e, spesso, a trattamenti inadeguati. L'obiettivo principale del mio articolo è quello di comprendere questo disturbo attraverso la lente dell'intenzionalità collettiva. Per questo motivo, terrò conto del dibattito filosofico contemporaneo e confronterò il caso di Asperger con un altro disturbo che comporta un distacco sociale ed emotivo: la schizofrenia. Cercare di capire i diversi livelli di intenzionalità collettiva in gioco in queste due patologie sarà utile non solo per comprenderle e differenziarle, ma anche per comprendere meglio le strutture stesse della socialità.

Asperger’s syndrome (AS) or high functioning autism is usually associated with brain deficits or behavioral disturbances, and the difficulties with crucial aspects of sociality encountered by patients with AS remain largely unexplored, leading to inadequate theories and, often, to inadequate treatment. The main aim of my paper is to understand this disorder through the lens of collective intentionality. For this reason, I will take into account the contemporary philosophical debate and I will also compare Asperger’s case with another disorder which involves a social, emotional detachment: schizophrenia. Trying to figure out the different levels of collective intentionality at stake in these two pathologies will be helpful not only in understanding and differentiating them, but also in better comprehending the structures of sociality themselves.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/19

Philosophical Practices in the Context of a University Master’s Degree Program

Patrizia Cipolletta 

The text traces the preparatory interview for 16th International Conference on Philosophical Practice organized in 2020 in S. Petersburg and postponed due to Covid. The interview presents Master’s degree programme in Philosophical Counseling, established at the University of Roma Tre in 2006, and illustrates the activities of the association Agàpe School. Training in philosophical counseling and philosophical practices within the university Master. The Master programme focuses on the importance of the dialogue between the practitioners that daily deal with the classical and grounding texts of the philosophical tradition, moved by both historical and linguistic rigorous approaches, and the counselors, who listen, in their philosophical practices, to the urgent questions that arise from the everyday life of society. In such a mutual exchange, the practical approach to philosophy allow them, on the one hand, to constantly go back to the sources of the philosophical wisdom as well as to merge into the dialogue between philosophy and sciences, and, on the other, the philosophical research can hearken the problems of the plurality, which inhabits modern societies, reenacting the ancient philosophical practice that always strives for the good and the flourishing life.

Il testo ripercorre l'intervista preparatoria per la 16a Conferenza Internazionale sulle Pratiche Filosofiche organizzata nel 2020 a San Pietroburgo e rinviata a causa della Covid. L'intervista presenta il Master in Counseling Filosofico, istituito presso l'Università di Roma Tre nel 2006, e illustra le attività dell'associazione Scuola Agàpe. Formazione in counseling filosofico e pratiche filosofiche all'interno del Master universitario. Il programma del Master si concentra sull'importanza del dialogo tra gli operatori che quotidianamente si confrontano con i testi classici e fondanti della tradizione filosofica, mossi da approcci rigorosi sia dal punto di vista storico che linguistico, e i counselor che ascoltano, nelle loro pratiche filosofiche, le domande urgenti che emergono dalla vita quotidiana della società. In questo scambio reciproco, l'approccio pratico alla filosofia permette, da un lato, di ritornare costantemente alle fonti della saggezza filosofica e di inserirsi nel dialogo tra filosofia e scienze e, dall'altro, la ricerca filosofica può ascoltare i problemi della pluralità che abita le società moderne, riproponendo l'antica pratica filosofica che si adopera sempre per il bene e la vita fiorente.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/20

La complessità nella speculazione: alcune considerazioni gnoseologiche ed etiche

Patrizia Nunnari 

Il recupero di uno sguardo complesso sulle capacità conoscitive, sociali e corporee umane e sul rapporto col mondo, ha indotto il mondo della ricerca degli ultimi decenni ad avviare riflessioni e cambiamenti metodologici importanti. Le scienze esatte hanno ormai ridisegnato i loro criteri di scientificità, superando la frattura cartesiana mente-corpo con un pensiero sistemico del mondo. Alcune filosofie, attraverso il recupero del simbolo, delle narrazioni e di un’etica restauratrice di senso, attente all’interezza della dimensione umana, stanno camminando parallelamente alle scienze verso una visione sincretica dell’esistenza, di una conoscibilità incarnata e di un agire responsabile. Le sfide planetarie che le crisi socio- politiche ed ecologiche richiedono, impongono l’adozione di un pensiero ecologizzante che faccia emergere la pluralità dei punti di vista degli osservatori nelle scienze e la complessità degli aspetti e delle relazioni fra gli oggetti e i loro contesti, al fine di sviluppare un pensiero capace di confrontarsi con le urgenti problematiche evocate dall’Agenda Onu 2030.

The recovery of a complex view of human cognitive, social and bodily capacities and of the relationship with the world has led the world of research in recent decades to initiate important reflections and methodological changes. The exact sciences have now redesigned their scientific criteria, overcoming the Cartesian body fracture with a systemic thought of the world. Some philosophies, through the recovery of the symbol, the narratives and a restorative ethic of sense attentive to the entirety of the human dimension, they are walking parallel to the sciences towards a syncretic vision of existence, embodied knowability and responsible action. The global challenges that socio-political and ecological crises require, require the adoption of an ecological thinking that brings out the plurality of viewpoints of observers in the sciences and the complexity of the aspects and relationships between objects and their contexts, to in order to develop a thinking capable of dealing with the urgent problems evoked by the UN Agenda 2030.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/21

Valicare i confini: fra XXV Congresso Mondiale di Filosofia e XXIX Olimpiadi di Filosofia

Gilda Guerriero  Marco Basile  Renato de Filippis 

Questo saggio presenta le riflessioni di un docente e di uno studente sulla preparazione, l'approccio didattico e il valore delle Olimpiadi Internazionali di Filosofia (IPO) come evento culturale ed esperienza personale. Attraverso il duplice punto di vista - dell'insegnante e del discente - si evidenzia con acutezza come l'esperienza delle IPO sia un'occasione di crescita per gli studenti, proprio per il loro riferirsi a conoscenze non immediatamente economizzabili e spendibili nel mondo del lavoro; e d'altra parte, la preparazione necessaria per imparare a comporre in modo appropriato il saggio per la competizione, obbliga i docenti italiani a operare una sintesi nell'insegnamento della filosofia tra l'approccio "storico-narrativo" e quello "tematico".

This essay presents the reflections of a teacher and a student on the preparation, teaching approach and the value of the International Philosophy Olympiad (IPO) as a cultural event and personal experience. Through the dual point of view – of the teacher and the learner – it is sharply pointed out how the experience of the IPO is an occasion of growth for students, precisely because of their referring to knowledge that is not immediately economize-able and expendable in the world of work; and on the other hand, the preparation required to learn how to appropriately compose the essay for the competition, obliges Italian teachers to make a synthesis in the teaching of philosophy between the ‘historical-narrative’ and ‘thematic’ approaches.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/22

Art as Phenomenon

Ivan Kolev 

The Philosophy of Art class offers students an approach that intends to avoid the traditional limitation of students’ attention to the work-author-viewer triad. Instead, students are offered a philosophical reflection on art in which the emphasis falls on explicating the ‘perspectives’ that are involved in the meaning constitution of a whole, which in this approach we call ‘the phenomenal being of art’. Each perspective has a ‘figure’ representing it and its perspective is described phenomenologically, given that the is to explicate the meaningful contribution of this figure and its perspective in constituting the ‘phenomenal being of art’.  This approach has similarities with two other art’s conceptions: the historical one of Paul Frankle and the institutional one of Arthur Danto and George Dickie. 

Il corso di Filosofia dell'arte offre agli studenti un approccio che intende evitare la tradizionale limitazione dell'attenzione degli studenti alla triade opera-autore-spettatore. Agli studenti viene invece offerta una riflessione filosofica sull'arte in cui l'enfasi cade sull'esplicitazione delle "prospettive" che sono coinvolte nella costituzione di significato di un insieme, che in questo approccio chiamiamo "l'essere fenomenico dell'arte". Ogni prospettiva ha una "figura" che la rappresenta e la sua prospettiva è descritta fenomenologicamente, dato che si tratta di esplicitare il contributo significativo di questa figura e della sua prospettiva nella costituzione dell'"essere fenomenico dell'arte".  Questo approccio presenta analogie con altre due concezioni dell'arte: quella storica di Paul Frankle e quella istituzionale di Arthur Danto e George Dickie.

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/23

Ci sono donne filosofe? Una possibile risposta a partire daWomen Philosophers. A Bio-critical Sourse Book di Ethel M. Kersey

Maria Letizia Pelosi 

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/24

Il passato tra unicità e apertura di possibilità

Danilo Di Matteo 

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/25

Francesca Gambetti, Fiorenza Toccafondi, La filosofia oggi: scuola università, lavoro

Luciana Bellatalla 

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/26

Angela Ales Bello, Assonanze e dissonanze. Dal diario di Edith Stein

Michele D’Ambra 

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/27

Paul B. Preciado, Sono un mostro che vi parla

Alessia Franco 

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/28

Angela Taraborrelli, Hannah Arendt e il cosmpolitismo. Stato, comunità, mondi in comune

Giuliana Scotto 

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/29

Oltre le frontiere linguistiche. La sfida delle traduzioni di opere filosofiche fra il Lungo Medioevo e il contemporaneo

Fabio Fernicola 

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/30

Responsabilità. Third International Conference of SAFI

Vittoria Franco 

DOI: 10.13134/2531-8624/1-2022/31

Nella stessa collana

A cura di: Giuseppe Martini, Vinicio Busacchi
A cura di: Francesca Brezzi, Francesca Gambetti, Maria Teresa Pansera