Dis-ordine virale. Politica e linguaggi della crisi

A cura di:  Laura Mitarotondo
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: novembre 2024
Pagine: 347
ISBN: 979-12-5977-389-0
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Abstract

A quattro anni dalla scoperta di un virus che ha impresso una trasformazione radicale al sistema di codici (politici, giuridici, filosofici, linguistici) intorno a cui si costituiscono e si articolano le civiltà, il volume si propone come momento di riflessione sui linguaggi della crisi e sulle forme adottate per raccontare ‘il male’, durante l’ultima pandemia, problematizzando alcuni temi nevralgici che hanno dominato il dibattito civile e scientifico. Pur non avendo scalfito la solidità del modello neoliberale, in grado di colonizzare economia, risorse umane, modelli culturali, la pandemia ha configurato nuovi scenari - qui esaminati da prospettive di ricerca diversificate - contagiando la politica, la comunicazione, il lavoro, l’istruzione, le relazioni sociali.

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A quattro anni dalla scoperta di un virus che ha impresso una trasformazione radicale al sistema di codici (politici, giuridici, filosofici, linguistici) intorno a cui si costituiscono e si articolano le civiltà, il volume si propone come momento di riflessione sui linguaggi della crisi e sulle forme adottate per raccontare ‘il male’, durante l’ultima pandemia, problematizzando alcuni temi nevralgici che hanno dominato il dibattito civile e scientifico. Pur non avendo scalfito la solidità del modello neoliberale, in grado di colonizzare economia, risorse umane, modelli culturali, la pandemia ha configurato nuovi scenari - qui esaminati da prospettive di ricerca diversificate - contagiando la politica, la comunicazione, il lavoro, l’istruzione, le relazioni sociali.

Four years after the discovery of a virus that has radically transformed the system of codes (political, legal, philosophical, linguistic) around which civilizations are constituted and articulated, the volume proposes itself as a moment of reflection on the languages ​​of the crisis and on the forms adopted to narrate ‘evil’, problematizing some crucial themes that have dominated the civil and scientific debate during the last pandemic. Although it has not undermined the solidity of the neoliberal model, capable of colonizing the economy, human resources, cultural models, the pandemic event has configured new scenarios - here examined from different research perspectives - infecting politics, communication, work, education, social relations.

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Four years after the discovery of a virus that has radically transformed the system of codes (political, legal, philosophical, linguistic) around which civilizations are constituted and articulated, the volume proposes itself as a moment of reflection on the languages ​​of the crisis and on the forms adopted to narrate ‘evil’, problematizing some crucial themes that have dominated the civil and scientific debate during the last pandemic. Although it has not undermined the solidity of the neoliberal model, capable of colonizing the economy, human resources, cultural models, the pandemic event has configured new scenarios - here examined from different research perspectives - infecting politics, communication, work, education, social relations.

Contributi

Introduzione

Laura Mitarotondo 

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/1

Premessa

Domenico Ribatti 

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/2

Immaginari dell’emergenza o emergenza degli immaginari?

Manuela Ceretta 

Il saggio riflette sul modo in cui, durante la pandemia da Covid-19, intellettuali, politici, giornalisti, blog e siti internet hanno impiegato la nozione di distopia per rappresentare quanto stava avvenendo. La pandemia da Covid-19 ha nutrito un immaginario distopico già ampiamente alimentato nella cultura contemporanea. Tuttavia, se a un esame superficiale le analogie fra la situazione pandemica e il concetto di distopia sono sembrate tante, a un’indagine più attenta, tali analogie appaiono, invece, in gran parti fuorvianti. Tali analogie sono indice di una profonda crisi degli immaginari contemporanei, ancora ossessionati dalle paure del XX secolo.

The essay reflects upon the way in which, during the Covid-19 pandemic, intellectuals, politicians, journalists, blogs and websites used the notion of dystopia to represent what was happening. Covid-19 pandemic nourished a dystopic imaginary that was already widely fed in contemporary culture. Nevertheless, if to a superficial examination the analogies between the pandemic situation and the concept of dystopia seemed a lot, to a more attentive investigation, such analogies appear mostly misleading. They actually are an indicator of a deep crisis of contemporary imaginaries, still obsessed by 20th century fears.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/3

La narrazione delle epidemie nella letteratura italiana fra teoria miasmatica e metafora bellica

Elisa Tinelli 

Il saggio si propone di rileggere alcuni testi redatti da letterati italiani del XV e del XVI secolo e dedicati, in tutto o in parte, alla descrizione di un’epidemia, al fine di evidenziare come due siano, in particolare, le metafore che hanno rivelato, attraverso i secoli, una straordinaria resistenza e un’efficace incisività nell’improntare di sé la lettura e la narrazione di fenomeni come le malattie contagiose: in primo luogo, la metafora sottesa al concetto di contagio, da sempre inteso come impurità, macchia e contaminazione anzitutto morale; in secondo luogo, la metafora che presenta un’emergenza sanitaria come una guerra senza esclusione di colpi, condotta contro un nemico invisibile: il morbo.

The essay aims to run over some texts written by Italian writers of the 15th and 16th centuries and dedicated, in whole or in part, to the description of an epidemic, in order to highlight how two are the metaphors that revealed, over the centuries, an extraordinary resistance and an effective incisiveness in influencing the reading and narration of phenomena such as contagious diseases: firstly, the metaphor hidden beneath the concept of contagion, always understood as impurity, stain and moral contamination; secondly, the metaphor that presents a health emergency as a war with no holds barred, waged against an invisible enemy: the disease.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/4

Tra epidemiologia e politica: il Regno di Napoli e l’epidemia di vaiolo nell’opera di Michele Sarcone

Anna Di Bello 

Nella seconda metà del Settecento, il vaiolo colpisce duramente Napoli e il Meridione mietendo migliaia di vittime. In prima linea, sia per la sua professione sia perché il vaiolo gli toglie due figli, c’è Michele Sarcone, pugliese, medico condotto e militare, autore, nel 1770, de Del contagio del vajuolo e della necessità di tentarne l’estirpazione. Qui, grazie all’esperienza sul campo e alla capacità di osservazione clinica e degli stili di vita della popolazione, Sarcone delinea gli effetti sia sanitari sia economico-politici delle epidemie e, prima di Jenner, individua nella profilassi vaccinale la soluzione per contrastarle.

In the second half of the 18th century, smallpox hit Naples and the South hard, reaping thousands of victims. At the forefront, both because of his profession and because smallpox took away two of his sons, was Michele Sarcone, an Apulian, conduit doctor and military man, author, in 1770, of Del contagio del vajuolo e della necessità di tentarne l’estirpazione. Here, thanks to his field experience and ability to observe clinically and the lifestyles of the population, Sarcone outlines both the health and economic-political effects of epidemics and, before Jenner, identifies vaccine prophylaxis as the solution to counter them.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/5

Crisi epidemiche e attesa della fine: la lotta per la sopravvivenza in Jack London

Angelo Arciero 

Elaborate in un contesto culturale in cui prende forma una nuova concezione delle epidemie (condizionata anche dai fenomeni dell’imperialismo e del colonialismo), le riflessioni di Jack London in The Unparalleled Invasion (1910), The Scarlet Plague (1915) e The Human Drift (1917) portano in primo piano le correlazioni tra progresso scientifico e trasformazioni sociali, tra alterazione e ricomposizione dell’ordine politico, tra uomo e natura. Al tempo stesso, il primato attribuito da London all’incessante lotta di sopravvivenza biologica a cui è assoggettata ogni forma vivente e la correlata presa d’atto del carattere effimero dell’esistenza umana, consentono di ripensare le dinamiche delle congiunture pandemiche anche alla luce del confronto con i più recenti studi medici e antropologici.

Elaborated in a cultural context in which a new conception of epidemics (also conditioned by the phenomena of imperialism and colonialism) is taking shape, Jack London’s reflections in The Unparalleled Invasion (1910), The Scarlet Plague (1915) and The Human Drift (1917) bring to the forefront correlations between scientific progress and social transformations, between alteration and recomposition of the political order, and between man and nature. At the same time, London’s attribution of primacy to the relentless struggle for biological survival to which every living form is subjected and his acknowledgement of the ephemeral nature of human existence, allow us to rethink the dynamics of pandemic conjunctures also in the light of the comparison with the most recent medical and anthropological scientific studies.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/6

Medicina politica e propaganda fascista: Luigi Pensuti e la tubercolosi di ‘animazione’

Laura Mitarotondo 

Sulla scorta delle analogie che hanno contraddistinto la rappresentazione delle crisi sanitarie nella storia, nel saggio viene esaminata, da una prospettiva storico-politica, la gestione della tubercolosi promossa dal fascismo valendosi della comunicazione per immagini, e in particolare del cinema d’animazione. Contro la tisi, malattia sociale e politica della decadenza, il fascismo intenta una vera guerra sanitaria in cui il cinema educatore diviene strumento di propaganda dello Stato totale, delle sue politiche sociali per la ‘difesa della razza’ e di quelle imperialistiche per la potenza della nazione. In tale contesto, Luigi Pensuti (1903-1946), primo cartoonist italiano, è fra i protagonisti di un’importante campagna antitubercolare in chiave disciplinare e di documentazione sollecitata dallo stesso Mussolini.

Based on the analogies which marked the representation of sanitary crises in history, in the essay it is examined, from a historical-political perspective, the management of tuberculosis promoted by fascism resorting to the communication through images, and in particular to animation films. Against consumption, the social and political illness of decadence, fascism launched a real sanitary war in which educational cinema becomes an instrument of propaganda for the total State, of its social policies for ‘race preservation’ and of the imperialistic ones for the power of the nation. In such a context, Luigi Pensuti (1903-1946), the first Italian cartoonist, is among the protagonists of an important anti-tubercular campaign featuring a disciplinary and documentational approach encouraged by Mussolini himself.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/7

Linguaggio della crisi e accelerazione digitale: il ritorno dell’immaginario nazionale

Natascia Mattucci 

Questo saggio analizza alcuni aspetti della narrazione del Covid-19 dal punto di vista dei media e della comunicazione istituzionale, soprattutto nei primi mesi della pandemia, quelli che più hanno contribuito a delineare un immaginario bellico e prevalentemente nazionale della crisi. L’analisi inserisce le trasformazioni che la pandemia ha provocato all’interno di un’interpretazione filosofica della svolta digitale nei termini di progressiva smaterializzazione delle relazioni tra umani. In questa prospettiva, l’attenzione al lessico di un evento spartiacque nell’era digitale diviene centrale per comprendere il malessere tossico nei rapporti comunicativi e la crescente polarizzazione in una politica personale e leaderistica senza troppe sfumature.

This essay analyses some aspects of the Covid-19 narrative from the point of view of the media and institutional communication, especially in the first months of the pandemic, those that most contributed to shaping a wartime and predominantly national imaginary of the crisis. The analysis inserts the transformations that the pandemic provoked within a philosophical interpretation of the digital turn in terms of the progressive dematerialisation of relations between humans. In this perspective, attention to the lexicon of a caesura event in the digital era becomes central in order to understanding the toxic malaise in communicative relations and the growing polarisation into a personal and leaderistic politics without nuance.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/8

Crisi della democraticità del linguaggio giuridico: cause ed effetti

Paolo Ciocia 

Il rapporto tra linguaggio comune e lingua del sottosettore giuridico si alimenta in modo costante e reciproco. La lingua del diritto, al pari di quella comune, è strumento di comunicazione di regole; esige comprensione, condivisione ed attuazione del comando e, pur nel proprio contesto ordinamentale, si alimenta dei contenuti di significato del linguaggio comune. Il degrado del nostro patrimonio linguistico, accentuato nella fase della pandemia, conduce ad uno sfaldamento di tale rapporto con conseguenze che travalicano la sfera linguistica per incidere sulla certezza del diritto, sulla condivisione e partecipazione, cardini del consenso democratico.

The relationship between common language and the legal subsector’s one feeds off each other constantly and reciprocally. The language of law, like the common language, is a tool for communicating rules; it demands understanding, sharing, and implementation of command and, while in its own jurisdictional context, feeds on the meaning content of the common language.
The degradation of our linguistic heritage, accentuated in the pandemic phase, leads to a breakdown of this relationship with consequences that go beyond the linguistic sphere to affect legal certainty, sharing and participation, the cornerstones of democratic consensus.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/9

Pandemia da Covid-19, fase 1: le restrizioni italiane ai diritti fondamentali tra garanzie internazionali e stato di emergenza

Antonio J. Palma 

Il contributo intende verificare la conformità alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo ed al Patto internazionale sui diritti civili e politici delle misure emergenziali restrittive dei diritti fondamentali, attuate in Italia in risposta alla prima diffusione della pandemia da Covid-19. Tale valutazione viene sviluppata alla luce della scelta delle autorità italiane di non attivare le cosiddette ‘clausole derogatorie dei diritti umani’ contenute nei suesposti trattati, che consentono di sospendere parzialmente e temporaneamente la tutela di taluni diritti garantiti, allorché i Paesi parti debbano fronteggiare uno stato di emergenza. Alcune considerazioni conclusive vengono tratte anche da una recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo riguardante certe misure anti-pandemia attuate in Svizzera e simili a quelle italiane.

The article aims at assessing the consistency with the European Convention of human rights and the International Covenant on civil and political rights of the emergency measures limiting fundamental rights, enacted in Italy during the initial spread of Covid-19 pandemic. Such an assessment is developed in the light of the decision by Italian authorities not to resort to the so-called ‘derogatory clauses of human rights’, enshrined in the aforementioned treaties. These norms allow States parties, while facing a state of emergency, to partially and temporarily suspend the protection of some rights guaranteed under such international agreements. Some concluding remarks are drawn also from a recent judgment of the European Court of human rights concerning some anti-pandemic measures enacted in Switzerland, which were quite similar to the Italian ones.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/10

La normalizzazione dell’emergenza: dalla vulnerabilità alla resilienza

Federico Losurdo 

Il governo neoliberale delle persone e delle cose si caratterizza per una strisciante normalizzazione dell’emergenza che si affida a fonti giuridiche informali con l’intervento sempre più invasivo di una tecnocrazia priva di legittimazione democratica. All’incapacità delle classi dirigenti di mettere in forma politica le crisi che si succedono incessantemente, corrisponde l’appello al dovere di resilienza del singolo individuo, il quale è chiamato ad adattarsi alle crisi e farne un’occasione di crescita interiore. È una cesura radicale rispetto al paradigma dello Stato democratico-sociale che muove dal presupposto opposto della normale condizione di vulnerabilità della persona e dal dovere dei poteri pubblici di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale per realizzare la piena emancipazione della persona.

The neoliberal government of people and things is characterized by an insidious normalization of the emergency, relying on informal legal sources with the increasingly invasive intervention of a technocracy devoid of democratic legitimacy. The inability of the ruling classes to govern politically the occurring crises corresponds to the call for the individual’s duty of resilience. Individuals are urged to adapt to the crises and turn them into a resource and an opportunity for inner growth. It represents a radical departure from the paradigm of the democratic-social State, which starts from the opposite premise of the individual’s normal condition of vulnerability and the duty of public authorities to remove economic and social obstacles to achieve the full emancipation of the individual.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/11

Pandemia e lavoro tra (molte) disuguaglianze e (qualche) opportunità

Lidia Greco 

L’obiettivo di questo lavoro è quello di riflettere sulle conseguenze della pandemia da Covid-19 nell’ambito del mercato del lavoro, mettendo a fuoco alcune delle disuguaglianze manifestatesi e, al contempo, sottolineandone aspetti di opportunità. L’articolo esamina specificamente l’impatto della pandemia sulle disuguaglianze di genere. Della crisi tuttavia coglie alcune opportunità̀ generative potenzialmente in grado di portare ad un ripensamento dei paradigmi dominanti e verso una diversa visione del lavoro.

This work reflects on the consequences of the Covid-19 pandemic in the labor market, focusing on some of the inequalities that have arisen and, at the same time, underlining some aspects of opportunity. The article specifically examines the impact of the pandemic on gender inequalities, highlighting a series of critical aspects. From the crisis it however seizes some generative opportunities potentially allowing a rethinking of the dominant paradigms and towards a different vision of labour.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/12

Privato e pubblico: democrazia della cura e questione femminile

Fiorenza Taricone 

Il Covid in Italia ha intensificato il dibattito sulla cura come caratteristica del genere femminile. Il pensiero ecofemminista ha rappresentato un aspetto rilevante della cura oltre la sfera privata e familiare; l’articolo parte dal pensiero ecofemminista europeo e americano per arrivare a quello italiano, a partire dagli anni Sessanta. Il Covid ha però evidenziato anche il valore politico della cura, che va oltre il dato biologico del genere femminile e riguarda piuttosto l’elaborazione di una nuova etica.

Covid in Italy has intensified the debate on care as a characteristic of the female gender. Ecofeminist thought has represented a relevant aspect of care beyond the private and family sphere; the article starts from European and American ecofeminist thought to arrive at Italian thought, starting from the 1960s. However, Covid has also highlighted the political value of care, which goes beyond the biological data of the female gender and rather concerns the development of a new ethic.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/13

Pandemia, politiche pubbliche e ruoli di genere. Un profilo giuslavoristico

Aurora Vimercati 

A distanza da qualche anno dall’esplodere della pandemia e considerata la ormai significativa letteratura che ne ha messo in evidenza l’impatto differenziato, specie in un’ottica di genere e con riferimento alle questioni del lavoro e dell’occupazione, il saggio propone una rilettura della formulazione dell’art. 37 della Costituzione italiana e del dibattito che fece da sfondo alla sua stesura, al fine di evidenziare alcune criticità legate alla redistribuzione dei ruoli nella sfera riproduttiva che richiedono di essere affrontate sia sul piano delle politiche pubbliche, sia in relazione alla interpretazione e applicazione della strumentazione giuridica esistente.

A number of years since the breakout of the pandemic and taking into account the relevant literature underlying its differentiated impact, especially from a gender perspective and with regards to employment and labour (market) issues, this paper offers a re-reading of Article 37 of the Italian Constitution and of the debate that took place when it was adopted in order to highlight challenges concerning redistribution of roles in the reproductive sphere, which require to be tackled both from the public policy perspective and when it comes to interpreting and applying existing legal tools.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/14

Una guerra falsa. Pandemia e linguaggio bellicista

Michele Chiaruzzi 

Perché durante la pandemia l’universo discorsivo legato alla guerra e il gergo marziale sono penetrati così in profondità nel linguaggio, producendo false rappresentazioni della realtà? Quali sono le ragioni e le conseguenze, intenzionali o inintenzionali, nell’ambito della conoscenza? Quali le funzioni, manifeste o latenti, nell’espressione comunicativa pubblica, inclusa quella scientifica? Questo contributo intende rispondere a tali domande indagando il prevalere delle funzioni rappresentativo-emotive su quelle critico-intellettive durante la pandemia e il connesso cedimento del vaglio razionale e critico, di cui il linguaggio è un indicatore fondamentale.

During the pandemic, why did the bellicose language surrounding war become so prevalent, leading to inaccurate depictions of reality? What are the consequences of this in the realm of knowledge, both intentional and unintentional? Additionally, what are the functions of this language in public communication, including scientific discourse? The present contribution seeks to explore these questions by examining the prevalence of emotional representation over critical analysis during the pandemic and the associated decline in rational and logical evaluation, of which language can serve as a key indicator.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/15

La gratitudine al salvatore nella prima crisi Covid-19. Il caso italiano dalle istanze popolari al processo politico-istituzionale

Diego Lazzarich 

Nel corso della prima ondata pandemica del Covid-19, manifestazioni popolari spontanee di gratitudine pubblica si sono levate nei confronti del personale medico e paramedico che operava con spirito di sacrificio per fronteggiare le conseguenze cliniche del virus. In un clima di incertezza, la gratitudine è diventata il sentimento positivo per contrastare la paura e riaffermare l’esistenza della comunità. Si ripercorrono qui i passaggi che hanno portato dalla gratitudine popolare all’istituzione di una nuova solennità civile, interpretando tale processo come il riflesso dell’idea, ben radicata nella trama concettuale nella storia del pensiero politico, della gratitudine al salvatore.

During the first pandemic wave of Covid-19, spontaneous public expressions of gratitude were raised towards the medical and paramedical personnel who were working with a spirit of sacrifice to cope with the clinical consequences of the virus. In a climate of uncertainty, gratitude became the positive emotion through which to counter fear and reaffirm the existence of the community. This essay retraces the steps that led from popular gratitude to the institution of a new civic solemnity, interpreting this process as a reflection of the idea, firmly rooted in the conceptual fabric in the history of political thought, of gratitude towards the saviour.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/16

‘Tolerance’ and ‘Toleration’ towards the ‘Uncertainty Virus’ in the Pandemic Era

Giorgia Costanzo 

In everyday Western discourse the two English terms ‘tolerance’ and ‘toleration’ are used interchangeably with a wide variety of meanings. In this paper, I intend to explore the two terms separately and in relation to the pandemic discourse, using some modern and contemporary philosophical theories which refer to the political and institutional behavioral phenomenon based on the propagation of tolerance as a more substantive virtue, functional to the building of a universal human rights’ theoretical framework.

Nel linguaggio occidentale i due termini inglesi tolerance e toleration sono usati in modo intercambiabile con un’ampia varietà di significati. L’articolo intende esplorare il significato dei due termini separatamente e in relazione al discorso pandemico, utilizzando alcune teorie filosofiche moderne e contemporanee che si riferiscono al fenomeno comportamentale politico e istituzionale basato sulla diffusione della tolleranza come virtù sostanziale, funzionale alla costruzione di un quadro teorico universale dei diritti umani.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/17

Linguaggi critici: del comune femminile

Stefania Mazzone 

Diverse sono le definizioni che il mondo dell’ecofemminismo e del femminismo transnazionale hanno dato del significato profondo in chiave sociale, a partire dalla teoria critica femminista, degli eventi legati alla pandemia da Covid-19. Da più parti si è accostato l’evento al processo di colonizzazione che nei secoli ha distrutto comunità indigene con l’annullamento diretto di uomini, donne, foreste, animali, vegetazione. Anche in quel caso, l’imperialismo coloniale ha funzionato come l’odierno neoliberismo che continua a colonizzare in una logica patriarcale i corpi umani e non umani. A partire dalla teoria critica femminista dei gender studies e dalle ipotesi teoriche dei postcolonial studies, si analizzeranno linguaggi e pratiche del comune dell’emergenza femminile.

There are different definitions that the world of ecofeminism and transnational feminism have given of the profound meaning in a social key, starting from feminist critical theory, of the events linked to the Covid-19 pandemic. From many quarters the event has been compared to the trial of colonization which over the centuries has destroyed indigenous communities with the direct annihilation of men, women, forests, animals and vegetation. Even in that case, colonial imperialism functioned like today’s neoliberalism which continues to colonize human and non-human bodies in a patriarchal logic. Starting from the critical feminist theory of gender studies and the theoretical hypotheses of postcolonial studies, the languages ​​and practices of the common female emergency will be analysed.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/18

La riduzione del corpo alla sua determinazione identitaria nei linguaggi bellici sulla pandemia

Julia Ponzio 

Il saggio analizza i modi in cui i discorsi mediatici della recente emergenza pandemica hanno agito sui corpi riducendoli a portatori di marche di appartenenza ad una determinazione identitaria fondamentale. Durante la prima fase dell’emergenza pandemica, la retorica mediatica, assumendo un linguaggio bellico, e dunque trattando il virus come un ‘nemico’ da sconfiggere, ha contribuito a rafforzare le dinamiche identitarie riproducendo dinamiche legate alla guerra.

The essay analyzes the ways in which media discourses during the recent pandemic emergency have acted on bodies by reducing them to bearers of brands, or marks, of belonging to a fundamental identity. During the first phase of the pandemic emergency, media rhetoric, by assuming a language of war, and thus treating the virus as an ‘enemy’ to be defeated, contributed to reinforcing identity dynamics by reproducing at all costs war-related dynamics. 

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/19

Pandemic and Ideology. For a Semiotics of Racist Discourse in the Pandemic Crisis

Giorgio Borrelli 

Ferruccio Rossi-Landi ha inquadrato il tema marxiano dell’‘ideologia’ in una prospettiva semiotica. In linea con la teoria di Charles Morris, Rossi-Landi ha mostrato come i discorsi ideologici strutturino la validità delle proprie argomentazioni attraverso strategie semantiche. I Critical Discourse Studies (CDS) convergono con questa visione, analizzando i legami tra ideologia, discorso e argomentazione. Il contributo analizzerà le operazioni semantico-argomentative e gli stereotipi del discorso ideologico razzista sulla pandemia di Covid-19 in Africa, mostrando come questa narrazione conservatrice si configuri come un linguaggio della crisi.

Ferruccio Rossi-Landi approached the Marxian concept of ‘ideology’ from a semiotic perspective. Building on Charles Morris’ theory, Rossi-Landi demonstrated how ideological discourses structure the validity of their arguments through semantic strategies. Critical Discourse Studies (CDS) aligns with this perspective, examining the relationship between ideology, discourse, and argumentation. This contribution will analyse the semantic-argumentative operations and stereotypes in the racist ideological discourse surrounding the Covid-19 pandemic in Africa, illustrating how this conservative narrative takes shape as a language of crisis.

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/20

Postfazione

Daniele Maria Pegorari 

DOI: 10.13134/979-12-5977-389-0/21

Nella stessa collana

A cura di: Flavio Silvestrini, Francesco Maiolo, Luca Marcozzi