Abstract
Rivista online di Filosofia
Rivista online di Filosofia
I saggi che sono qui raccolti consentono di in-con-tra-re attraverso il pensiero di Jean-Luc Nancy alcune delle questioni più urgenti che il nostro tempo ha da ri-pensare. Infatti, rispondendo a tutti e a ciascuno, Nancy instancabilmente rilancia l'apertura della riflessione filosofica sugli interrogativi che da sempre ci inquietano, ci meravigliano, ma soprattutto ci convocano dinanzi a «signolari decisioni d'esistenza» riaffermando in ogni circostanza il forte carattere etico-politico che fin dai primi scritti caratterizza il suo singolare modo di fare filosofia.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/2
Non sono certo rari, ovunque nel mondo e in ogni lingua, le occasioni di confronto, i convegni, gli incontri e i seminari dedicati al pensiero di nancy; ma questo numero di «B@bel» testimonia di un'occasione a suo modo straordinaria: il 21-22-23 giugno 2010 si è tenuto presso la Facoltà di Lettere e Filofia dell'Università degli Studi Roma Tre il convegno internazionale La filosofia di Jean-Luc Nancy, cui ha partecipato Nancy in persona.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/3
Nell'articolo è rivendicato con forza e determinazione l'assunto che «ogni filosofia ha a che fare con l'apertura e l'agire», si dà immediatamente come praxis e come ethos, si tratta di «una postura del pensiero» non di una teoria che solo in un secondo momento si determina anche come filosofia dell'agire. Pensare è un atto, un'azione esplicita che accade tra-noi, esposti al mondo, gli uni e gli altri in quello spazio libero, quel "terreno vago", indeciso, che sta a noi destinare a qualcosa.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/4
Al centro del contributo ci sono le Piccole conferenze di Jean-Luc Nancy. Le Conferenze, "piccole" come vuole l'autore hanno in realtà grandi ambizioni o perlomeno vasti orizzonti: Dio, la giustizia, l'amore, la bellezza, il finito. Sono gli argomenti più in vista della filosofia dello spirito, gli oggetti eccellenti della contemplazione metafisica e mistica, i rovelli irrisolti dei sistemi nei loro tentativi di ordinamento dell'esperienza, ma anche le figure più frequentemente visitate dalle arti, le esperienze personali più significative e fondanti.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/5
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/30
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/31
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/32
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/33
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/34
Il contributo prende in esame un testo di Jean-Luc Nancy dedicato a Hegel, L'inquietudine del negativo, dove il filosofo francese approfondisce la valenza speculativa e l'estensione semantica della nozione di corporeità, al fine di evidenziare l'urgenza di un pensiero del corpo nella nostra contemporaneità.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/6
L'articolo mette in luce l'aporia del tatto. La mano si assenta proprio mentre trattiene, generando una doppia possibilità o doppio contenuto del trattenere (qualcosa o niente). Nel trattenere intenzionale della mano, nel contatto di cui questa mano è capace, e cioè nell'atto del suo toccare, si mantiene tutta l'esperienza di un non toccare niente, perché all'altro estremo del contatto, la mano che si vuol toccare, la mano dell'altro, è assente.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/7
Pensare l'impossibile significa vedere l'aprirsi dell'infinito nel cuore del finito. La filosofia fa esperienza di ciò che non può essere giustificato con il solo pensiero. Ed è in questo modo che il pensiero fa esperienza di qualcosa che lo eccede, lo sopravanza, lo deborda. Nancy la definisce «esperienza della libertà». Allo stesso modo Derrida aveva sostenuto che il compito della filosofia fosse appunto quello di abitare la finitezza, una volta raggiunto il proprio limite, il che si traduceva nel principio di pensare l'impossibile, pur con il massimo rigore possibile.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/8
La filosofia di Jean-Luc Nancy pone radicalmente la questione del cominciamento del pensiero. Ci insegna che nessun cominciamento comincia dall'inizio, ma si pone sempre un "eccesso", un'"eccedenza" – è perciò sempre in ritardo rispetto al pensiero stesso. Questo scarto del pensiero rispetto a se stesso è il "senso", il senso della sua "finitezza". Finitezza che corrisponde e coincide con l'esistenza, con l'assenza di fondamento di un'ex-sistenza che pertanto deve ex-cedere se stessa: stringere insieme finitezza, assenza di fondamento e senso configura una concezione dell'essere come esistenza.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/9
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/35
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/36
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/37
Le riflessioni sul concetto di Eros che sono affrontate nel presente contributo si sviluppano attraverso una rilettura di una delle più importanti opere di Jean-Luc Nancy su questo argomento: L'«il y a» du rapport sexuel ovvero Il «c'è» del rapporto sessuale. Una prima difficoltà nell'affrontare questo tema è quella di riuscire a "isolare" il concetto di Eros in sé, proprio perché inscindibile dalle questioni fondamentali che sono proprie di tutta la storia della filosofia e del pensiero. Parlando di Eros in Jean-Luc Nancy abbiamo costantemente bisogno di confrontarci e di ripartire dal soggetto, dall'oggetto, dal rapporto dell'essere con l'Altro, dal corpo, dalla comunità, dall'amore: tutte tematiche che non si possono scindere quando ci rivolgiamo a un autore come Nancy.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/10
Quale verità si dà oggi nella democrazia? Tale interrogativo tocca il paradosso stesso della democrazia mettendone a nudo alcuni punti di criticità. La "verità" in questione, non è un assunto, né un dato, né tanto meno un portato della democrazia. Uno dei tratti che oggi, secondo Nancy, marca la democrazia è quello dell'"insignificanza", che non va letto nel senso di una mancanza, quanto come un eccesso di significanza.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/11
Il contributo prende in analisi un intenso saggio dedicato alle Muse, in cui Jean-Luc Nancy pone al centro della propria riflessione una questione davvero "decisiva", che è tale per tutta la riflessione estetica contemporanea. Quella della natura singolare e/o plurale dell'essere artistico.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/12
Frege, in Das Gedanke, scrive che la «la parola "vero" indica alla logica la direzione, così come "bello" la indica all'estetica e "buono" all'etica». Tuttavia questa affermazione pone il problema, affrontato nel presente contributo, della precomprensione della parola "vero". Si vedrà come l'analisi di questa parola renda possibile stare contemporaneamente dentro e fuori il linguaggio.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/13
Le note contenute in questo contributo vogliono mettere a fuoco alcuni dei nodi centrali della congiunzione/disgiunzione tra alcune delle nozioni che nel recente passato Nancy ha donato alla filosofia, offrendo spunti per un ripensamento radicale della nostra tradizione, rendendo incandescenti alcune delle parole-chiave del dibattito attuale. Muovendo dalla decostruzione della nozione di soggetto, all'interno del contesto più vasto e articolato del pensiero della differenza, Nancy colloca immediatamente la sua riflessione sul margine tra l'etico e il politico, risvegliando l'interesse per la comunità, per il corpo e per la libertà.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/14
«Creazione politica» potrebbe sembrare un titolo provocatorio – e in parte lo è – se non fosse che rappresenta volutamente un ossimoro: una di quelle figure di pensiero che non definiscono un concetto univoco, bensì un campo di tensione tra termini che non perdono la reciproca differenza. Gli ossimori sono figure frequenti nella filosofia di Jean-Luc Nancy in quanto modi di esprimere "aperture" del pensiero irriducibili a ogni sorta di sintesi concettuale. Nonostante Nancy non abbia tematizzato esplicitamente una concezione della «creazione politica», è nello spirito della sua filosofia, e adoperandone le categorie, che in questo articolo si prova a evidenziare la potenzialità e la produttività di questo ossimoro che, à la Nancy, non rappresenta un impasse del pensiero, bensì una sua possibilità.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/15
Il senso trova il proprio punto di fuga e il luogo della propria articolazione nel limite tra il dentro e il fuori. Questo luogo viene esplicitato, meglio che in altri contesti, nel mondo dell'arte, o meglio delle arti, specie in quelle visive che Nancy sembra privilegiare, soprattutto nelle sue forme attuali della video-arte, quelle in cui si mantiene il «privilegio del disegno, l'arte del cominciamento, l'arte del contatto senza origine tra la matita e la carta, che apre la forma e la fa nascere», come scrive lo stesso Nancy ne Il piacere del disegno.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/16
Le riflessioni contenute nel presente contributo sono nate da alcuni interrogativi: che cos'è l'ascolto per noi? Come pensiamo che avvenga il processo dell'ascoltare, dell'intendere? Se proviamo a dare delle risposte a questi interrogativi ci rendiamo conto che esse sono cariche di pregiudizi. Infatti siamo portati a credere che l'ascolto sia, da un lato, un processo che avviene tra un "soggetto" che intende un "oggetto", qualcosa che gli sta di fronte; e, dall'altro, che nell'ascolto si metta in moto un meccanismo sia acustico sia intellettuale che ci permette di comprendere gli "oggetti" sonori. La tesi qui sostenuta è che l'ascolto così inteso non coglie affatto né la complessità né la verità del suo processo.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/17
L'articolo propone di analizzare, in primo luogo, il forte legame che intrecciano il "canone" musicologico e il concetto di armonia nella visione pitagorica, con tutti i suoi portati cosmologici; e, in secondo luogo, l'articolo illustra come per la teoria astronomica della musica presume una prospettiva cosmico-oggettuale che riduce il soggetto a una semplice marionetta, compromettendo in maniera irreparabile ogni possibilità e volontà di ascolto, possibilità e volontà che s'impongono, invece, nella filosofia contemporanea.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/18
Nel Cristo di Paolo del commento di Nancy, La dischiusura, Dio si assenterebbe e si ritirerebbe nell'atto stesso del suo divenire uomo. Questo farsi assenza o assentarsi non andrebbe verso una qualche profondità proprio perché l'uomo, di cui il Cristo sarebbe il nome, lo esporrebbe verso la superficie più estrema. Nell'atto di questo evento, nell'attualità di questo evento, ogni profondità si asciugherebbe e si consumerebbe. Si potrebbe dire così, forzando un po' la mano: siamo nella scena di un evento in cui un'esposizione è convertibile, fa opera di convertibilità, con una ritrazione.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/19
Questo intervento ha la forma di un dialogo d'amore tra due che portano in primo piano l'esperienza da loro vissuta. Non cercano una definizione, magari aggiornata, dell'amore; non cercano di riempire di contenuti l'affermazione «l'amore è...», ma portano alla parola l'esperienza condivisa tra loro due, la quale spinge ciascuno a dire all'altra «ti amo». Si tratta di un dialogo tra due voci singolari che con-dividono un'esperienza, che la (e)scrivono. L'intento è quello, seguendo Nancy, di sganciarsi dalla metafisica dell'amore che dal Simposio in poi domina la nostra tradizione e pretende di padroneggiare l'amore, perché la pretesa di padroneggiare/insegnare intellettualmente l'amore, lo manca inevitabilmente, ne elude l'esperienza.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/20
Nella cospicua produzione di Jean-Luc Nancy c'è un testo relativamente breve, apparentemente marginale, ma in realtà di indubbia rilevanza, perché condensa con efficacia alcune questioni decisive che emergono nella sua riflessione. Il testo si intitola L'être abandonné, e il presente contributo vuole riflettere su alcuni concetti impiegati da Nancy in queste pagine, come l'abbandono come condizione ontologica dell'ente (Heidegger), la questione del nichilismo e la comunità inoperosa.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/21
A che cosa corrisponde l'interpretazione di Nancy dell'"etica" di Heidegger? All'etica effettivamente presente nel pensiero di Heidegger o a quella che egli avrebbe potuto scrivere ma che non ha fatto? In entrambi i casi si tratterebbe di proseguire il gesto heideggeriano andando al di là dello stesso autore. La tesi di partenza di L'«etica originaria» di Heidegger è che questi sarebbe arretrato di fronte alla dignità dell'etica in quanto tale, relegando appunto l'etica a disciplina particolare e non riconoscendole valenza ontologica. Il gesto di Nancy è allora quello di leggere l'ontologia heideggeriana come un'etica, configurando la "differenza ontologica" come differenza di etica e morale.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/22
Las obras literarias ofrecen modelos de conducta, situaciones y perfiles psicológicos que permiten un análisis moral. A pesar de ser evidente que muchas de las conductas que observamos a nuestro alrededor serían reducibles a las de algunos personajes de novela, y que las obras de literatura han sido siempre una fuente de inspiración e influencia en la vida rdinaria, el trabajo filosófico para establecer nexos de unión entre la Ética y la Literatura no ha dado muchos frutos dentro la tradición europea continental.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/23
Tornando a considerare i "conflitti di genere", in questo primo decennio del XXI secolo, i primi pensieri non sono dei migliori. A cominciare dall'apparente desuetudine del tema che – se non si partecipa alle direttive del politically correct europeo e anglosassone delle pari opportunità – sembra derubricare le questioni riguardanti le donne a un passato che, per quanto recente, è trascorso. Il passato degli anni Settanta, delle lotte femministe sull'aborto, sul divorzio e ancora prima sulla violenza sessuale. La situazione attuale ci consegna un tempo in cui il conflitto per volontà delle donne appartiene al passato e in cui, qualora si ripresenta, lo fa in termini di pre- e protofemminismo, in una sorta di enigmatica regressione dello stato dei rapporti tra donne e uomini.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/24
Il contributo intende approfondire l'ipotesi di Konrad Lorenz secondo cui tutta la conoscenza umana si fonda su un "processo interattivo" mediante il quale l'uomo, in quanto soggetto conoscente, si confronta con i dati di un mondo circostante rappresentato dall'oggetto del suo conoscere. La percezione, il pensiero, la volontà, e le azioni che ne derivano, sono attività connesse in un'unità biopsichica che mediante una continua interazione con il mondo esterno trova il suo sviluppo o il suo punto di arresto.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/25
L'articolo approfondisce il tema del sosia e del doppio nel lungometraggio di Spike Jonze, Essere John Malkovich. Nell'opera di Jonze un unico quesito sembra ripetersi con enorme insistenza: qual è il confine tra il Sé e l'immagine di sé? L'intera pellicola gioca su questa doppiezza che porta la dissociazione all'interno del nucleo identitario dell'Io.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/26
Il presente contributo è un'analisi e un commento a I quattrocento colpi di Truffaut. Una delle tematiche di maggior rilievo che emerge dall'analisi è la tematica dello specchio, che viene discussa in termini psicoanalitici sulla scia di quanto Lacan scrive ne Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell'io: la formazione del soggetto passa per il riflesso della sua immagine che trasforma un corpo frammentario in un corpo unitario e identico a se stesso.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/27
L'obiettivo di questo lavoro è comprendere il concetto di decisione che Jean-Luc Nancy sviluppa in relazione a Heidegger. Si tratterà innanzitutto di esaminare il testo più importante a questo proposito, ovvero La decisione di esistenza, nel quale troviamo un'analisi di alcuni paragrafi di Essere e tempo, in particolare quelli che riguardano più direttamente la decisione, ovvero tra il § 54 e il § 62, e alcuni del quinti capitolo della prima sezione sulla quotidianità e la deiezione del Dasein.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/28
Ciò che colpisce nella lettura delle opere di Binswanger, e soprattutto le descrizioni dei casi curati da lui, è quanta importanza abbia la filosofia nell'effetto terapeutico descritto, o per meglio dire l'intimo rapportarsi di filosofia e psicologia. E questo può risultare rilevante per la filosofia in generale e, in particolare, per la "pratica filosofica" (movimento fondato da Gerd Achenbach nel 1981). L'intervento si propone quindi di mettere in luce il rapporto tra psicologia e filosofia a partire dalla psicoterapia di Binswanger, nel tentativo di delineare un atteggiamento filosofico nuovo orientato alla concretezza esistenziale.
DOI: 10.13134/2531-8624/10-11-2011/29