Abstract
Rivista online di Filosofia
Rivista online di Filosofia
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/3
In Italia, in generale, e in particolare nella scuola e nelle università, la situazione della pratica musicale come attività sociale e culturale è ben diversa che altrove. Sembra che alcuni fattori abbiano portato a uno stato generale di decadenza della pratica musicale in Italia. Tra questi ci sono senz'altro la svalutazione della manualità artigianale, il moralismo laico e cattolico, il maschilismo e un'educazione di tipo para-militaristica. A scenari mutati, il nostro compito è quello di acquisire consapevolezza di queste ipoteche culturali.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/4
Nel saggio si prende in esame la riflessione filosofica attorno al ruolo della musica nell'educazione giovanile sviluppata in modo particolare da Platone e Aristotele, e soprattutto in quelle opere in cui entrambi i filosofi sono attenti a definire i caratteri dei loro rispettivi progetti politici. Più che alla speculazione tesa a definire i rapporti tra filosofia e musica in ambito teoretico, metafisico o estetico, intenzione del saggio è far riferimento a quesi testi platonici e aristotelici che affrontano la rilevanza della pratica musicale come elemento costitutivo della Bildung dei giovani.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/5
Questo contributo è suddiviso in due parti. Nella prima cercherò di enunciare brevemente il quadro dei problemi e delle difficoltà cha abbiamo di fronte a causa di un'eredità storica che ci ha condizionato nel passato e che ci condiziona tuttora. Nella seconda parte prenderò in esame i presupposti culturali e filosofici che, a mio parere, dovrebbero essere alla base di una corretta pedagogia musicale. Concluderò con alcune indicazioni sulle pratiche di pedagogia musicale ispiratesi a questi principi. È doveroso chiarire fin da subito che quando parlo di pedagogia musicale non mi riferisco solo a una pedagogia "della" musica ma anche al contributo che la musica può portare al fine di migliorare la didattica e l'educazione a scuola. La pratica della musica e delle arti in genere, dunque, anche come modello di metodo di insegnamento.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/6
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/16
L'articolo ricostruisce gli anni di formazione e gli sviluppi del pensiero maturo di Gianni Carchia.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/17
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/22
La concezione del "principio (e della musica) audiotattile" è inerente a un modello teoretico della fenomenologia della creazione artistica di molta della musica contemporanea; creazione non riconducibile agli svolgimenti della tradizione dell'arte occidentale (intesa, quest'ultima, con riferimento particolare al periodo romantico e post-romantico, in cui si afferma lo statuto nomologico della partitura, che troverà il proprio acme ideologico nel Werktreue Ideal, l'assoluta fedeltà al dettato semiografico, all'incirca dalla metà del secolo XIX a metà del XX). Il principio audiotattile (PAT), in prima approssimazione e in chiave di antropologia psicocognitiva, si può intendere come riferito al medium somato-psichico, alternativo nella propria sostanzialità fenomenologica al medium della tecnologia notazionale, attraverso cui avviene la fase primaria di costituzione morfosintattica di specifici repertori (jazz, rock, world, etc.).
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/7
Il ruolo della musica nell'esistenza umana non è ormai argomento da discutere, giacché da lungo tempo tale funzione è stata riconosciuta e descritta da prospettive molteplici. Si può dunque dare per acquisita la sua qualità di costante antropologica fondamentale. Porre la questione, se la formazione musicale sia un diritto fondamentale dell'uomo, sembra per questo quasi assurdo, poiché la risposta potrebbe naturalmente venire da quanto detto prima. Nelle attuali discussioni su cultura e formazione sembrano tuttavia affermarsi posizioni rappresentative di punti di vista caleidoscopici, che solo con sforzo si possono mettere in relazione con la realtà del XXI secolo e che di questa domanda quasi provocano il sorgere: mentre gli uni intendono per buona formazione la conoscenza di eterminati compositori, letterati e filosofi, gli altri chiedono a che cosa serva o quanto valore aggiuntivo abbia tale sapere. Sulla base dell'idea di "cultura e formazione" come modello d'interpretazione, il presente contributo prova ad aprire una nuova prospettiva sulla formazione musicale e, tenendo conto delle premesse di Wilfred Gruhn e altri circa l'avviamento all'attività musicale, disegna la posizione della musica nei discorsi sociali.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/8
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/23
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/24
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/25
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/26
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/27
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/28
Nel corso della storia, ogni civiltà musicale ha conosciuto quell'insieme di pratiche immemorabili chiamate oggi per semplicità "improvvisazione". Improvvisare è certamente il modo più antico di far musica, tuttavia su quest'arte misteriosa gli studi musicologici scientificamente rilevanti sono apparsi soltanto negli ultimi trent'anni. La scomparsa dell'improvvisazione fu dovuta senz'altro, tra le altre cose, all'avvento della scrittura musicale, dimodoché la dicotomia tra composizione e improvvisazione si è risolta tutta a vantaggio della prima.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/9
La natura del suono è ingiudicabile, poiché è in virtù sua che ogni significato si presenta e si decide da altri significati, e si offre al giudizio del logos. Ingiudicabile in quanto originario "ritmo" di un esistere che di ogni determinazione custodisce la libertà e l'assolutezza.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/10
Di fronte alla crescita del numero delle scuole a tempo pieno e al contemporaneo scuirsi della pressione didattica causato dalla riduzione di un intero anno della scuola superiore, l'interconnessione di tutti i formatori culturali è divenuta una necessità. I conservatori e le associazioni musicali, le cui offerte tradizionalmente erano parte integrante delle attività individuali pomeridiane, lottano con il calo delle iscrizioni e con percentuali crescenti di precose abbandono dei corsi. Soltanto una sinergia più incisiva, sulla base di un reciproco riconoscimento, fra gruppi di insegnanti e i responsabili all'interno delle istituzioni culturali, per lungo tempo totalmente separati, potrà contrastare efficacemente il crescente declino della formazione musicale extrascolastica, la quale nei decenni del dopoguerra aveva portato a risultati tanto significativi.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/11
Questo scritto è una sorta di «chiamata alle armi» per affrontare tutti coloro hanno offeso, umiliato e osteggiato l'immensa tradizione culturale italiana fino a ridurre la musica "forte" all'infausto stato attuale in cui versa. Si invoca un nuovo punto di partenza, un nuovo inizio, dal quale far sì che la musica riacquisti vita, sviluppo e forza, ossia che coloro che studiano musica imparino a farla, non soltanto a parlarne.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/12
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/29
L'importanza della musica come strategia educativa nella costruzione del sé è sottolineata con forza in questo saggio in cui si analizza il ruolo dell'istruzione musicale nel sistema formativo francese. L'insegnamento della musica sia nella scuola primaria che nei licei francesi è lasciato all'iniziativa dell'insegnante, alla sua formazione musicale, ai suoi interessi personali e, naturalmente, al livello motivazionale dei suoi allievi. Questo non è tuttavia sufficiente per raggiungere una conoscenza, anche sommaria e appena soddisfacente, della cultura musicale.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/13
La musica mostra senza infingimenti che la comune appartenenza all'umano risuona lì dove la soglia che separa esistenza ed essere è sperimentata autenticamente nell'opera d'arte, tanto che l'educazione musicale non può mai esaurirsi in modelli esterni di qualsivoglia grandezza storica o culturale, bensì trovi il proprio nucleo nella ricerca anche di quell'unica e semplice eventualità in cui il dinamismo dell'esistenza decide autonomamente di coagularsi in un attimo per contemplarsi, chiamando l'umano a fare da spettatore.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/15
La riflessione che svolgo in questo saggio sviluppa un percorso aperto dalla recente rivisitazione del pensiero di Edith Stein, proposta a meno di un secolo dalla sua formulazione originaria e dalla sua prima diffusione nel volume Il percorso intellettuale di Edith Stein. Un sentiero che consente di mettere alla prova, nella sua capacità di instaurare un approccio vivo alla storia delle idee, il metodo d'indagine praticato nell'ambito della scuola fenomenologica romana, ovvero della «comunità umana e intellettuale che si è formata nel corso del tempo intorno alla figura di Edith Stein».
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/18
La breve vita di Simone Weil è stata uno sforzo prolungato fino al punto di rottura per dare forma a quel "qualcosa" senza il quale per lei esistere non avrebbe avuto senso. Un'esigenza personale, certo, ma che non si risolve in pura autoaffermazione nella misura in cui il senso impresso alla sua volontà e al suo lavoro fu di comprendere l'epoca che gli era stata data in sorte. La quantità di problemi sociali, politici, storici, filosofici, religiosi affrontati con estrema lucidità nel vivo dei conflitti, sempre presente e partecipe, dà la misura del compito che si era prefissa, avendolo precocemente individuato come il compito cruciale richiesto dalla crisi epocale dell'Occidente.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/19
Il tema trattato dal presente contributo riguarda la possibilità concreta del libero arbitrio, che secondo Habermas e Searle non può essere risolta facendo riferimento alla discussione metafisica tradizionale, se si considerano i rilevanti progressi compiuti negli studi sulla cognizione umana. In questo senso, sia Habermas sia Searle non si differenziano da molte teorie contemporanee che tentano di definire una nozione di autonomia personale distaccandosi dalla discussione classica della metafisica sul libero arbitrio.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/20
Questo contributo è dedicato alla pellicola di Woody Allen A Midsummer Night's sex Comedy, del 1982. I riferimenti filosofici e letterari dell'opera sono molteplici: a partire da Aristotele, Hobbes fino a Eros e civiltà di Marcuse; movimenti filosofici come il pragmatismo di Pierce e Dewey, Mead e Lewis; l'etologia di Darwin e Lorenz fino a Eibl-Eibesfeldt; infine, Freud, immancabile in Allen, con i riferimenti fondamentali al Disagio della civilità e a Totem e tabù.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/30
L'articolo indaga i concetti di «spirito», «spettro» e «fantasma» nella lettura derridiana dell'opera di Heidegger. In Essere e tempo Heidegger impone che non si possa più parlare dello spirito. Non appena lo si volesse identificare, eccolo sparire, trasformarsi subito in qualcosa d'altro, nel corpo pesante di una sostanza, in un morto.
DOI: 10.13134/2531-8624/8-2010/21