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Roma 3 press » Volumes » B@belonline vol. 9 Scienza e sapienza nel Medioevo. Agostinismo e aristotelismo a confronto
B@belonline vol. 9 Scienza e sapienza nel Medioevo. Agostinismo e aristotelismo a confronto
Il tema dominante di questo numero di B@bel è l'incontro/scontro tra teologia e filosofia nei pensatori tardoantichi e medioevali. Tale incontro/scontro ha preso la forma del binomio scienza/sapienza che rappresenta un luogo di ricerche inesauribili per gli studiosi, luogo che per questi pensatori costituiva una sorta di laboratorio sperimentale per escogitare figurazioni della realtà che hanno coinvolto la storia culturale e umana dell'intero Occidente.
Concetto e struttura della filosofia teoretica. Il commento di san Tommaso al “De Trinitate” di Boezio
Ariberto Acerbi
Il Super Boetium de Trinitate è uno scritto giovanile di san Tommaso, appartenente al primo periodo parigino (databile non oltre il 1259). Il testo apparentemente inconcluso, almeno nel suo progetto iniziale, sorprende per eleganza e per profondità d'impostazione. Tommaso sa ricavare dall'esposizione dello scarno scritto boeziano un'ampia discussione sulla natura della scienza, della teologia e della filosofia. Quest'ultima comprende le discipline teoretiche, secondo la sistemazione aristotelica: la fisica, la matematica e la metafisica. In questo lavoro vogliamo soltanto formulare, dopo una breve presentazione d'insieme della concezione epistemologica sviluppata nel Commento, alcune difficoltà di carattere generale sulla natura del sapere teoretico. A tale proposito ci riferiremo specialmente ai problemi esaminati dall'Aquinate nella questione quinta.
La fondazione razionale della teologia nel “Proslogion” di Anselmo d’Aosta
Tommaso Bernardi
Al centro del contributo vi è la visione anselmiana del rapporto tra fede e ragione, l'unità e la distinzione di ruoli che ricoprono il credere e l'intendere, da una parte indivisibili, cioè indispensabili l'uno all'altro, ma dall'altra indipendenti e ben circoscritti. Il credere è alla base di tutto, ma non basta per spiegare l'esistenza di Dio: è quel punto di partenza senza il quale l'intelletto non potrebbe muovere alcun passo, ma non è sufficiente a soddisfare la nostra domanda. Questa necessità ma non sufficienza è colmata dalla ragione che comprende ciò che è creduto alla luce di un ragionamento logico e razionale.
B. Beckmann-Zöller, “Frauen bewegen die Päpste. Hildegard von Bingen, Birgitta von Schweden, Caterina con Siena, May Ward, Elena Guerra, Edith Stein. Leben und Briefen”, Sankt Ulrich Verlag, Ausburg 2010
L’antropologia di Plotino. Misticismo e intellettualismo
Riccardo Chiaradonna
Il saggio prende le mosse dall'affermazione plotiniana secondo cui il fine ultimo dell'uomo è di «assimilarsi a Dio». Come è noto l'affermazione risale al Teeteto di Platone, ma Plotino la adotta dandole un senso differente. All'interno di quella che è stata definita «filosofia esegetica» è più che normale ritrovare passi e concetti appartenti all'antica tradizione greca, sebbene essi vengano impiegati non di rado in modi più o meno differenti. In questo caso, Plotino omette le parole «per quanto è possibile», che limitavano in Platone il principio etico dell'assimilazione a Dio.
Intorno all'opera di Bonaventura si delineano, da un punto di vista esegetico, due linee interpretative differenti, se non addirittura contrapposte, anche se entrambe hanno come unico punto di partenza Platone. La prima sviluppa il cosiddetto "platonismo" di Bonaventura facendo capo a Porfirio (che Bonaventura recepisce nella versione cristianizzata di Agostino e di Boezio); la seconda parte invece da Proclo (che Bonaventura recepisce dallo Pseudo-Dionigi Aeropagita). Tuttavia, in questo lavoro di vedrà come questi due filoni interpretativi non possono essere tenuti separati. Un corretto approccio ermeneutico deve tenere presenti entrambe le fonti secondo il principio gadameriano della "storia degli effetti".
Il problema della conoscenza teologica è centrale in tutto il percorso speculativo di Giovanni Duns Scoto. Il Doctor subtilis, fedele all'impostazione dominante nel Medioevo, guidata dal riferimento autorevole ed essenziale a sant'Agostino e agli altri Padri della Chiesa, considera la superiorità della sapienza rispetto alle discipline scientifiche un presupposto indiscutibile per la filosofia cristiana. Per Scoto, più specificamente, il legame personale con la verità passa risolutamente attraverso la verità che si è rivelata all'umanità intera tramite la storia d'Israele e l'Incarnazione di Gesù Cristo. Lo strettissimo legame tra manifestazione del divino e conoscenza umana si pone, infatti, direttamente in relazione all'Avvento, ossia al farsi uomo della seconda persona della Trinità, mescolandosi pienamente all'itinerario umano di conoscenza della verità.
Il “De unitate intellectus” di Tommaso d’Aquino e la “doppia verità”
Antonio Petagine
Il De unitate intellectus di Tommaso d'Aquino si presta molteplici letture. L'opuscolo tommasiano può esser visto come una piccola storia della psicologia peripatetica, come un puntuale esercizio di esegesi di un testo filosofico (il De anima di Aristotele), o come una piccola summa di filosofia dell'uomo. Il testo è tutte queste cose, ma per meglio dire è "anche" tutte queste cose, perché il De unitate, nella sua finalità più immediata, è uno scritto polemico, diretto contro presunti e famigerati "averroisti", ossia maestri cristiani che insegnavano presso la Facoltà delle Arti dell'Università di Parigi, i quali sostenevano la tesi di un unico intelletto per tutta la specie umana.
“Volo ergo cogito”. Scoto e la nascita del soggetto
Orlando Todisco
Alla linea interpretativa, incentrata sul primato della ragione, prevalente in Occidente, Scoto contrappone una linea che si ispira al primato della volontà, sia divina che umana, grazie a cui egli ci aiuta a distinguere la logica della ragione che "raccoglie" in unità, dalla lagica della volontà che "accoglie" nell'unità; la prima, che si esprime nell'identità, dalla seconda, che si esalta nella differenza. È un contributo rilevante alla definizione di logos, liberale e amante, di cui il mondo è un'espressione, tra le infinite possibili, e dell'uomo, progettato in modo che lasci un segno del suo passaggio nel tempo. In breve, ciò che si cerca di mettere in evidenza è la volontà come paradigma di libertà creativa, volto trascendente di Dio e tratto essenziale dell'uomo.
Théorie de la religion fait partie de ce vaste cimitière de Bataille où gisent les divers projets de " somme " et les livres inachevés. Rédigé au début del 1948, cet essai devait paraître en décembre de la même année ; mais, faute d'avoiur été complété par Bataille, il n'a jamais été publié de son vivant. Le titre est à la fois exact et restrictif. Il est exact quand Bataille parle de la religion stricto sensu (adoptand le point de vue marxiste, il la considère comme la phase des mythes qui précède l'avènement de la science). Mais il est restrictif car l'essai porte plutôt sur l'omniprésence du sacré, tel que l'entend Bataille, dans le comportements humains. Théorie de la religion appartient donc au versant économico-anthropologique de la pensée de Bataille, où il complète La Part maudite et La Limite de l'utile.
Il (sor)riso delle donne. Di un antico interdetto o del frutto proibito
Daniela Carpisassi
Il divieto per le donne di (sor)ridere e far (sor)ridere è un fenomeno sociale geograficamente trasversale e persistente nel tempo. Più che ricostruirne in modo esaustivo la storia, vorremmo in questa sede cominciare a esaminarne il funzionamento, i presupposti e gli effetti, indagando il costituirsi dell'autorità che lo ha stabilito e del soggetto chiamato a rispettarlo, esplorando il suo attuarsi-articolarsi nell'immaginario comune così come negli interstizi tra spazio pubblico e privato, in modo da realizzare uno studio preliminare a un approfondimento delle sue valenze politiche.
Uscire dal proprio. Marguerite Yourcenar. Viaggio e memoria
Chiara Di Marco
Il giro della prigione di Marguerite Yourcenar – rimasto incompiuto per la sua morte avvenuta nel 1987 – è l'emblema del suo essere «pellegrina e straniera», di una libertà e onestà intellettuale che hanno sciolto la scrittura (e la vita) dalla chiusura negli schemi classificatori che non comprendono tutto ciò che contagia il rigore della conoscenza, vale a dire il disordine della fantasia, il mondo immaginario del sogno, della favola e del mito che sorreggono la trama storica dei suoi racconti.
Passando in rassegna alcuni dei maggiori autori che si sono occupati di teoria del cinema (Deleuze, Pirandello, Pasoli, Adorno), il saggio tenta di superare la concezione, ancora dominante in Italia, che nell'arte valorizza l'intuizione e la forma a discapito della materia e di una certa percezione che va oltre la fissità dell'oggetto. Si tenta, in altre parole, di far emergere la relazione che il visibile intrattiene con l'invisibile.
“Homo post-historicus”. Peter Sloterdijk e le topologie individuali
Laura Cervellione
Uno dei contributi fondamentali della "sferologia" di Peter Sloterdijk è aver chiarito i meccanismi di formazione sociale, ossia il loro far capo a un'installazione entro cupole di senso "immunologico" sotto cui gli esseri umani si connettono e si comprendono. Orde, tribù, popoli, imperi e nazioni sono entità psico-socio-sferiche che si sistemano, si climatizzano, si automotivano ricorrendo all'uso di narrazioni, rituali, etc. Per Sloterdijk ci troviamo oggi dinanzi a un'evoluzione psicosociale assai significativa. Con la modernizzazione avviene una progressiva "secolarizzazione" che comporta una trasposizione delle strutture immunitarie simboliche dei rischi della vita nell'immanenza di ben definite prestazioni tecniche e sociali di garanzia.
L'impazienza: per cogliere la portata politica e rivoluzionaria di questo sentimento, si prendono le mosse da un testo tratto dai Quaderni di Paul Valery in cui la non-riuscita diventa qualcosa di molto sensibile, mentre la riuscita, il previsto-compiuto è cosa da nulla. È di questa resistenza a compiersi, di questa negatività che vive ancora una politica e un pensiero possibili.
Città clonate: è questa l'espressione coniata dalla Nef (New Economics Foundation) per descrivere un nuovo fenomeno connesso con la globalizzazione e con l'economia monetaria avanzata. I dati riportati sono allarmanti. Eppure le analisi sulla modernità condotte da Georg Simmel a cavallo dei secoli XIX e XX avevano già indirizzato gli studi sociologici e filosofici verso i rischi dell'economia monetaria; insieme al filosofo-sociologo non possiamo dimenticare Walter Benjamin, Sigfried Krakauer, Ernst Bloch e tutti i grandi intepreti che parteciparono al dibattito critico nell'era tedesca di quegli anni. Gli studi recenti condotti da Franco La Cecla, Paolo Jedlowski e Zygmunt Bauman sono emanazione diretta dei lavori pionieristici di Simmel.
La giustizia è sicuramente la tematica centrale sulla quale si impernia l'etica. Si potrebbe anzi dire che rappresenta il movens dell'etica, la questione per rispondere alla quale nascono le etiche, soluzioni diverse a una medesima domanda. Ma il modo migliore per comprendere la natura della giustizia è di partire dall'osservazione dell'ingiustizia, poiché, se si tentasse di darne una definizione concettuale positiva si cadrebbe nel problema della inconciliabilità delle prospettive, la cui diversità è dovuta alla inconsapevolezza di aver un unico oggetto in comune.
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