Albert Camus. Alla ricerca di un nuovo umanesimo

A cura di:  Marco Giosi, Marina Geat
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: aprile 2024
Pagine: 155
ISBN: 979-12-5977-315-9
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Abstract

La ricerca di un rinnovato umanesimo è un’urgenza imprescindibile nel mondo attuale, alle prese con trasformazioni e rischi sempre più incalzanti di cui appunto l’“uomo”, con le sue scelte e le sue azioni, è il principale responsabile: dalla conflittualità fratricida ai cambiamenti climatici; dal dominio tecnologico all’implacabilità delle logiche del mercato e della finanza. Il riferimento ad Albert Camus invita ad affrontare queste tematiche partendo da interrogativi che pongano – filosoficamente, eticamente, esteticamente – la definizione stessa dell’umano al centro della riflessione, come si propongono in questo volume i contributi di Anna Aluffi Pentini, Fernando Antonio Barra, Alessandro Bresolin, Luigi Fenizi, Marina Geat, Marco Giosi, Mimmo Longobardi, Pasquale Persico, Mimmo Pucciarelli, Emanuele Santi, Gilberto Scaramuzzo, Claudio Tognonato, Tommaso Visone.

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La ricerca di un rinnovato umanesimo è un’urgenza imprescindibile nel mondo attuale, alle prese con trasformazioni e rischi sempre più incalzanti di cui appunto l’“uomo”, con le sue scelte e le sue azioni, è il principale responsabile: dalla conflittualità fratricida ai cambiamenti climatici; dal dominio tecnologico all’implacabilità delle logiche del mercato e della finanza. Il riferimento ad Albert Camus invita ad affrontare queste tematiche partendo da interrogativi che pongano – filosoficamente, eticamente, esteticamente – la definizione stessa dell’umano al centro della riflessione, come si propongono in questo volume i contributi di Anna Aluffi Pentini, Fernando Antonio Barra, Alessandro Bresolin, Luigi Fenizi, Marina Geat, Marco Giosi, Mimmo Longobardi, Pasquale Persico, Mimmo Pucciarelli, Emanuele Santi, Gilberto Scaramuzzo, Claudio Tognonato, Tommaso Visone.

The search for a renewed humanism is an unavoidable urgency in today’s world, grappling with increasingly pressing transformations and risks for which “man”, precisely, with his choices and actions, is the main culprit: from fratricidal conflict to climate change; from technological domination to the implacability of the logic of the market and finance. The reference to Albert Camus invites us to address these issues from questions that place - philosophically, ethically, aesthetically - the very definition of the human at the center of reflection. as the contributions by Anna Aluffi Pentini, Fernando Antonio Barra, Alessandro Bresolin, Luigi Fenizi, Marina Geat, Marco Giosi, Mimmo Longobardi, Pasquale Persico, Mimmo Pucciarelli, Emanuele Santi, Gilberto Scaramuzzo, Claudio Tognonato, Tommaso Visone.

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The search for a renewed humanism is an unavoidable urgency in today’s world, grappling with increasingly pressing transformations and risks for which “man”, precisely, with his choices and actions, is the main culprit: from fratricidal conflict to climate change; from technological domination to the implacability of the logic of the market and finance. The reference to Albert Camus invites us to address these issues from questions that place - philosophically, ethically, aesthetically - the very definition of the human at the center of reflection. as the contributions by Anna Aluffi Pentini, Fernando Antonio Barra, Alessandro Bresolin, Luigi Fenizi, Marina Geat, Marco Giosi, Mimmo Longobardi, Pasquale Persico, Mimmo Pucciarelli, Emanuele Santi, Gilberto Scaramuzzo, Claudio Tognonato, Tommaso Visone.

Contributi

Albert Camus, le nuove realtà del mondo e le sfide alla nostra intelligenza offuscata

Marina Geat 

DOI: 10.13134/979-12-5977-315-9/1

Albert Camus e la dimensione maieutica dell’ “inattuale”

Marco Giosi 

DOI: 10.13134/979-12-5977-315-9/2

Albert Camus e il pensiero inquieto. Tra Natura e Storia

Marco Giosi 

Nel presente contributo si intende evidenziare la radice prima della dialettica tra Natura e Storia all’interno del pensiero di Albert Camus, riconducendola a quel pensiero inquieto che contraddistingue la concezione di Camus fin dai primordi e che troverà nel suo romanzo, Lo straniero, una emblematica rappresentazione all’insegna della nozione di assurdo.

In this contribution we intend to highlight the primary root of the dialectic between Nature and History within the thought of Albert Camus, tracing it back to that restless thought that has characterized Camus’ conception from the very beginning and which will find in his novel, The Stranger, an emblematic representation under the banner of the notion of the absurd.

DOI: 10.13134/979-12-5977-315-9/3

Albert Camus e la memoria del Primo uomo

Marina Geat 

L’articolo si interroga sulla definizione delle qualità semantiche ed etiche dell’‘umano’ attraverso una rilettura del romanzo autobiografico di Albert Camus Le Premier Homme. La sua esperienza di bambino e la sua successiva riflessione di adulto pongono caparbiamente al testo questo quesito, mentre procedono alla ricostruzione narrativa di alcune figure chiave della sua vita, il padre prematuramente scomparso, il maestro, ma anche le tante presenze ano­nime ed effimere che hanno attraversato la sua terra di Algeria. La parola ‘uomo’ e il suo antonimo etico correlato alla ‘disumanità’ ne risultano declinati in modo esemplare, ancorati alla vita, ricchi di sollecitazioni per il lettore e co­munque mai completamente esaustivi, perché sempre sfuggente appare il senso definitivo dell’‘umano’ in Camus, pur così essenziale nella sua opera e per la ricerca odierna di un nuovo umanesimo.

The article questions the definition of the semantic and ethical qualities of the ‘human’ through a rereading of Albert Camus’ autobiographical novel Le Premier Homme. His experience as a child and his subsequent reflection as an adult stubbornly pose this question to the text, as they proceed to narratively reconstruct some key figures in his life, his prematurely deceased father, his teacher, but also the many anonymous and ephemeral presences that crossed his land of Algeria. The word ‘man’ and its ethical antonym related to ‘dyshu­manity’ result exemplarily declined, anchored in life, rich in solicitations for the reader and yet never completely exhaustive, because the definitive meaning of ‘human’ in Camus appears to be always elusive, though so essential in his work and for today’s search for a new humanism.

DOI: 10.13134/979-12-5977-315-9/4

Albert Camus tra assurdo e rivolta

Luigi Fenizi 

L’assurdo come condizione metafisica e storica. La rivolta metafisica e storica come rivolta solidaristica all’insensatezza del vivere con il soffrire, del vivere con il morire. Più che al sartriano engagement, Camus guarda insomma alla comunanza di destino. Ma senza rassegnarsi alla storia. L’uomo in rivolta sa che il male è intrascendibile, ma sa pure che ciò non fa venir meno il dovere di contrastarlo in nome della dignità umana. E se la vita resta assurda nonostante i nostri sforzi, non per questo dobbiamo cessare di amarla; e di amarla disperatamente. Perché non c’è amore della vita senza disperazione per la vita. E perché l’assurdo e la felicità sono figli della stessa terra.

The absurd as a metaphysical and historical condition. The metaphysical and historical revolt as a solidarity revolt against the senselessness of living with suffering, of living with dying. Rather than Sartre’s engagement, Camus looks at the commonality of destiny. But without resigning himself to history. The man in revolt knows that evil is unavoidable, but he also knows that this does not eliminate the duty to fight it in the name of human dignity. And if life remains absurd despite our efforts, this does not mean we must stop loving it; and to love her desperately. Because there is no love of life without desperation for life. And because the absurd and happiness are children of the same earth.

DOI: 10.13134/979-12-5977-315-9/5

Camus educatore, tra estraneità e solidarietà

Anna Aluffi Pentini 

Il contributo presenta una riflessione sul valore pedagogico degli scritti di Camus a partire delle sue opere Lo Straniero e La Peste. In particolare, si dà qui conto dell’esperienza di lettura condivisa del romanzo La Peste nel periodo del lockdown. Tale attività è stata svolta durante le lezioni di Teoria e Metodi della Consulenza Pedagogica, tenute dall’autrice, per il corso di studio magistrale di Scienze Pedagogiche presso l’Università di Roma Tre. La peculiarità del lavoro svolto è che il corso si è tenuto a distanza nel periodo del lockdown per il Covid 19 e ha quindi coinvolto gli studenti in una riflessione molto approfondita sui risvolti del confinamento per la loro vita personale e professionale. Il valore della letteratura, come stimolo alla condivisione di vissuti e emozioni, si è confermato fondamentale nella formazione di futuri educatori.

The contribution presents a reflection on the pedagogical value of Camus’ writings starting from his works The Stranger and The Plague. In particular, here we give an account of the shared reading experience of the novel The Plague during the lockdown period. This activity was carried out during the lessons on Theory and Methods of Pedagogical Consultancy, held by the author, for the master’s degree course in Pedagogical Sciences at the University of Roma Tre. The peculiarity of the work carried out is that the course was held remotely during the lockdown period for Covid 19 and therefore involved the students in a very in-depth reflection on the implications of confinement for their personal and professional lives. The value of literature as a stimulus to sharing experiences and emotions has proven to be fundamental in the training of future educators.

DOI: 10.13134/979-12-5977-315-9/6

I silenzi e le pause nel Malinteso di Albert Camus

Gilberto Scaramuzzo 

Il contributo si articola attraverso una premessa finalizzata a ricordare la centralità del teatro nella vita, e forse anche nell’Opera, di Albert Camus; e a indicare la collocazione all’interno della sua produzione del lavoro teatrale su cui si eserciterà la proposta ermeneutica. Seguirà poi una brevissima riflessione sul senso che può avere la scelta, per un autore-filosofo come Camus, di scrivere teatro, e sul ruolo che possono avere le pause e i silenzi in questo linguaggio artistico. Quindi si affronterà quanto indicato nel titolo di questo intervento e ci si occuperà di tentare di leggere il senso delle pause e dei silenzi che Camus inserisce all’interno del testo de Il malinteso.

The paper is articulated through an introduction aimed at recalling the centrality of theater in the life, and perhaps also in the Work, of Albert Camus; and to indicate the position within his production of the theatrical work on which the hermeneutic proposal will be exercised. A very brief reflection will follow on what meaning could have for an author-philosopher like him the choice to write drama, and on what role pauses and silences might play in this artistic language. Then we will address what is stated in the title of this article and we will attempt to read the meaning of the pauses and silences that Camus inserts in the text of The Misunderstanding.

DOI: 10.13134/979-12-5977-315-9/7

Camus verso una nuova cifra della civiltà europea: le città di Simone Weil

Fernando Antonio Barra  Mimmo Longobardi  Mimmo Pucciarelli  Pasquale Persico 

Simone Weil introduce nella dimensione politica, cioè il lavoro da farsi per la creazione di una nuova convivenza umana, la spiritualità, intesa come relazione al bene che si trova non in questo mondo, ma al di fuori di esso. Tenendo conto di questo, occorre ripensare alla città degli uomini come il luogo in cui tutte le espressioni culturali hanno lo stesso diritto di esistere. Camus incontra il pensiero di Simone Weil e, nel 1949, presentando L’enracinement che aveva fatto pubblicare da Gallimard, lo definì un vero e proprio trattato sulla civiltà e uno dei libri più importanti del dopoguerra, capace di gettare finalmente luce sull’abbandono in cui vive l’Europa. A Caggiano, una mostra d’arte offre lo spunto per una riflessione su Camus e Simone Weil per pensare a un’Europa possibile.

Simone Weil introduces spirituality into the political dimension, that is, the work to be done for the creation of a new human  coexistence, understood as a relationship to the good that is found not in this world, but outside of it. Taking this into account, we need to rethink the city of men as the place where all cultural expressions have the same right to exist. Camus encountered the thought of Simone Weil and, in 1949, presenting L’enracinement, which he had published by Gallimard, defined it as a true treatise on civilization and one of the most important books of the post-war period, capable of finally shedding light on abandonment in which Europe lives. In Caggiano, an art exhibition offers the opportunity for a reflection on Camus and Simone to think about a possible Europe.

DOI: 10.13134/979-12-5977-315-9/8

L’Algeria perenne di Albert Camus

Emanuele Santi 

L’articolo ripercorre la gioventù di Albert Camus nell’Algeria francese degli anni Trenta, gli anni del Fronte popolare e del tormentato rapporto dello scrittore con il partito comunista, nonché l’emergenza del nazionalismo algerino, la condivisione delle istanze arabe e la rottura con il partito stesso. Sono questi gli anni in cui si afferma l’identità intellettuale ed artistica di Camus come filosofo, come giornalista, come scrittore e come autore teatrale. Quando nel ’54 scoppierà la guerra d’Algeria, Albert Camus adotterà una posizione unica e incomprensibile ai più, proprio perché lontana da ogni logica di schieramenti contrapposti. Una schiena dritta la sua, una voce viva e coerente sempre dalla parte dell’essere umano.

The article traces back Albert Camus’ youth in the 1930s French Algeria, the years of the Popular Front and the writer’s troubled relationship with the Communist Party, as well as the emergence of Algerian nationalism, the sharing of Arab demands and the break with the party itself. These are the years in which Camus’ intellectual and artistic identity as a philosopher, as a journalist, as a writer and as a playwright is affirmed. When the Algerian War broke out in 1954, Albert Camus adopted a unique position that was incomprehensible to most, precisely because it was far from any logic of opposing sides. A straight back, a living and consistent voice always on the side of the human being

DOI: 10.13134/979-12-5977-315-9/9

Un esistenzialismo “en situation” tra Sartre e Camus

Claudio Tognonato 

La Seconda guerra mondiale mette in crisi i principi che reggono la nostra civiltà. La condizione umana precipita, rimane il disincanto e la consapevolezza della precarietà di ogni costruzione. La liberazione in Francia è una pagina bianca, senza parametri certi. Albert Camus e Jean-Paul Sartre lo sanno e vivono in prima persona la necessità di prendere la parola. Sono scrittori che portano alla ribalta i dubbi e le angosce della vita quotidiana. Si riconoscono nell’esistenzialismo, si leggono, si citano, diventano amici, compagni di lotte, ma poi tutto svanisce, è doveroso allinearsi e loro si ritrovano su opposti schieramenti. In queste pagine si tenta di fare un confronto sereno che vada oltre la polemica della loro epoca.

World War II undermines the principles that govern our civilization. The human condition precipitates, disenchantment remains and the awareness of the precariousness of every construction. Liberation in France is a blank page, without certain parameters. Albert Camus and Jean-Paul Sartre know this and experience at first hand the need to take the floor. They are writers who bring the doubts and anxieties of everyday life to the fore. They recognize themselves in existentialism, they read each other, they quote each other, they become friends, comrades in struggle, but then everything vanishes, it is necessary to align and they find themselves on opposite sides. In these pages, an attempt is made to make a calm comparison that goes beyond the polemics of their era.

DOI: 10.13134/979-12-5977-315-9/10

Camus e Fontamara

Alessandro Bresolin 

«Camus e Fontamara» è un’indagine storico-letteraria in cui l’autore sostiene che un articolo su Fontamara firmato JOB, apparso nella rivista Alger-étudiant il 28 febbraio 1935, sia da attribuire ad Albert Camus. Alger-étudiant è la rivista dove Camus, giovane studente di filosofia, aveva già collaborato dal 1932 al 1934, nella quale ancora nel 1935 svolgeva un ruolo, tanto che molti specialisti hanno sempre sostenuto che avesse continuato a scriverci sotto pseudonimo fino alla laurea nel 1936. Bresolin tramite Fontamara è arrivato a JOB, ovvero Giobbe: la scelta di questo pseudonimo da parte di Camus coincide con la sua scoperta, in quella fase, dell’esistenzialismo, ovvero della filosofia dell’assurdo, che ha proprio nella figura di Giobbe la sua pietra angolare.

«Camus and Fontamara» is a historical-literary investigation in which the author claims that an article on Fontamara signed JOB, published in the magazine Alger-étudiant on February 28, 1935, is to be attributed to Albert Camus. Alger-étudiant is the magazine where Camus, as young student of philosophy, had already collaborated from 1932 to 1934, in which he still played a role in 1935, so much so that many specialists have always maintained that he continued to write under pseudonym until graduating in 1936. Bresolin through Fontamara arrived at JOB: the choice of this pseudonym by Camus coincides with his discovery, in that phase, of existentialism, or the philosophy of the absurd, which has its cornerstone in the figure of Job.

DOI: 10.13134/979-12-5977-315-9/11

La “peggiore nemica di se stessa”. L’Europa secondo Albert Camus.

Tommaso Visone 

Il presente saggio è volto a far conoscere la critica radicale della civiltà europea degli anni Quaranta e Cinquanta elaborata da Albert Camus. Tale posizione, spesso ignorata dai critici postcoloniali, non contrasta affatto con la scelta federalista dello scrittore nordafricano e con il suo impegno volto a superare un sistema internazionale basato sulle sovranità nazionali e sul colonialismo. A suo avviso infatti solo un nuovo assetto – capace di unire l’Europa e di federare la stessa alla sponda sud del Mediterraneo – avrebbe consentito al meglio della tradizione europea-mediterranea (pluralismo, libertà e misura) di rivivere nel mondo contemporaneo e di sconfiggere momentaneamente la pulsione nichilista iscritta nella tentazione teologico-assolutista del vecchio Continente. Era in quest’ultima, parte integrante della storia e dell’identità europea, che l’autore di La peste rinveniva la principale minaccia per la civiltà in questione.

The present essay aims at making known the radical criticism of 1940s and 1950s European civilization developed by Albert Camus. His position, often ignored by postcolonial critics, does not contrast at all with the federalist choice of the North African writer and with his commitment to overcoming an international system based on national sovereignties and colonialism. In his opinion, in fact, only a new structure  –  capable  of  uniting  Europe  and federating it to the southern shore of the Mediterranean – would have allowed the best of the European-Mediterranean tradition (pluralism, freedom and measure) to revive in the contemporary world and defeat momentarily the nihilistic impulse inscribed in the theological-absolutist temptation of the Old Continent. In the latter, an integral part of European history and identity, the author of The Plague found the main threat to the civilization in question.

DOI: 10.13134/979-12-5977-315-9/12

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