Abstract
È noto che, per effetto delle nuovissime tecnologie e ancor più recenti app, la didattica a distanza ha ormai acquisito un ruolo sempre più rilevante e strategico nei processi di apprendimento/insegnamento dei giovani d’oggi. Così, da almeno un quindicennio, alle pionieristiche lezioni radiofoniche degli anni ’30, a quelle televisive degli anni ’60 del Maestro Manzi e ai loro numerosi succedanei, fanno da contraltare i più svariati corsi on line, che tra flutti telematici e spazi multimediali propongono una infinita molteplicità d’itinerari formativi.
Eppure questa straordinaria offerta senza precedenti non può raggiungere tutti gli studenti, come per l’appunto quelli in stato di detenzione, ai quali l’accesso alla rete non è consentito e che sono i destinatari primari del presente kit.
Grafi.kit, infatti, è un progetto promosso grazie a un piccolo contributo proveniente dal fondo di incentivazione della Macro-azione Didattica dell’Ateneo Roma Tre (per l’anno 2015 e per l’obiettivo Supporto alla didattica, e-learning e corsi di recupero) ed ha come obiettivo primario quello di diversificare la didattica dei Laboratori di scrittura, media e pratica giornalistica e di sperimentare un nuovo protocollo di apprendimento e di valutazione a distanza per i corsi mirati all’acquisizione di competenze e non solo a quella di conoscenze.
Per sviluppare le abilità scrittorie degli studenti del corso di Scienze della Comunicazione (come quelli di altri), si prevede attualmente la frequenza obbligatoria di una serie di attività laboratoriali, destinate alla elaborazione in praesentia di testi complessi. Ovviamente, le piattaforme di e-learning possono rappresentare un supporto rilevante anche per l’acquisizione di queste competenze, ma riteniamo che l’attività in aula face to face rappresenti un passaggio irrinunciabile e ciò per vari motivi. Non ultimo, fra tali motivi, si annovera il fatto che un laboratorio di scrittura giornalistica può ritenersi una valida simulazione di attività progettuali, redazionali e di revisione di messaggi destinati a mezzi di comunicazione di massa e caratterizzati, quindi, da una serie di specifici requisiti di articolazione, accessibilità e leggibilità.
Si aggiunga, inoltre, che la didattica su piattaforme informatiche presenta una serie di nuove criticità e che il mezzo, come sempre, non può rappresentare una panacea in grado di far fluire saperi e competenze senza alcuna difficoltà, così come da un bricco a un bicchiere (attraverso una cordicella e per via della legge, del tutto naturale, dei vasi comunicanti) si auspicava si trasferissero le conoscenze nel Simposiodi Platone. In questo senso Grafi.kit vuole essere anche un punto di osservazione privilegiato per avviare un monitoraggio sulle modalità di apprendimento delle competenze supportate da una metodologia di lavoro integrata.
L’idea di fondo è che la didattica della scrittura a distanza possa essere efficace solo se accompagnata da un fare concreto e da un agire/interagire nella gestione di spazi cartacei quanto informativi, linguistici e concettuali. Non a caso nella borsa Grafi.kit oltre che il CD-ROM con 14 video-lezioni e 10 interviste brevi (rilasciate da personalità del mondo della università, della cultura e del giornalismo), si trovano altri importanti strumenti di lavoro. Oltre alla presente dispensa cartacea con eserciziario, il block notes e la penna sono da utilizzare per prendere appunti, stilare scalette, fare disegni e grafici ecc. in una continua e aperta procedura di scrittura-ricerca. Ultimo, ma non per ultimo, il menabò è stato ideato per dare ad ogni studente la possibilità di trasformarlo in un vero e proprio giornale interamente personalizzato, progettato in ogni singola parte, dal titolo agli occhielli alle didascalie, come banco di prova e di valutazione di ciò che Grafi.kit fa apprendere e insegna sulla capacità chirografica (dal gr. keìr ‘mano’ egràpho ‘scrivo’)