20/Venti. Ricerche sulla cultura russa e sovietica degli anni Venti del XX secolo

20/Venti. Ricerche sulla cultura russa e sovietica degli anni Venti del XX secolo
A cura di:  Agnese Accattoli, Laura Piccolo
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: luglio 2022
Pagine: 225
ISBN: 979-12-5977-093-6
n° downloads ad oggi: 413

Abstract

Il volume raccoglie una serie di saggi dedicati alla cultura russa e sovietica degli anni Venti del XX secolo, un periodo di eccezionale vitalità creativa, attraversato da profonde trasformazioni. I contributi riguardano diversi ambiti: gli studi teorici e la prassi letteraria del formalismo, l’eredità del modernismo e del simbolismo russo, l’esperienza dell’emigrazione, l’infrazione del canone e la ricerca di forme inedite, le innovazioni della prosa, le sperimentazioni teatrali e la contaminazione di linguaggio poetico, scenico e musicale.

 

Contributi

Il Circolo Linguistico di Mosca e i primi esperimenti di ‘analisi morfologica’ del fatto letterario

Cinzia Cadamagnani 

Il presente lavoro si prefigge lo scopo di descrivere e commentare i primi esperimenti di ‘analisi morfologica’ del fatto letterario che vennero discussi all’interno del Circolo linguistico di Mosca agli inizi degli anni Venti del secolo scorso. Oltre ai contributi di Viktor Šklovskij, saranno presi in esame i lavori di rappresentanti meno noti del Circolo moscovita, tra cui quelli di Michail Petrovskij, Aleksej Buslaev e Aleksandr Reformatskij. Essi ci permetteranno di evidenziare alcuni momenti cruciali nella definizione di procedimenti e concetti chiave del formalismo russo desunti in parte dalla morfologia narrativa tedesca e ripresi poi dalle teorie narratologiche strutturaliste.

DOI: 10.13134/979-12-5977-093-6/1

L’intreccio, il dettaglio e le cose: un apologo sulla fortuna sovietica di un termine dei formalisti

Duccio Colombo 

Il termine sjužetnaja proza (‘prosa di intreccio’?) ricorre nel dibattito letterario sovietico. Ha le sue radici nelle opposizioni basilari per i formalisti: se l’intreccio è il procedimento della prosa, tutto quanto non è intreccio deve essere considerato motivazione. La psicologia, ma anche i dettagli, cioè le cose (gli idoli della borghesia). Il termine è sopravvissuto nel dibattito sovietico come eufemismo per la letteratura di massa, che è definita come la letteratura basata sull’intreccio anche da critici di formazione diversa. Ma è possibile misurare lo spazio occupato dall’intreccio in una data opera? E che dire della fantascienza, un genere di massa in cui è fondamentale la creazione e la descrizione di un mondo?

DOI: 10.13134/979-12-5977-093-6/2

Infrazioni del canone epistolare. Le ‘soglie’ di Zoo ili Pis’ma ne o ljubvi di Viktor Šklovskij.

Ilaria Aletto 

Nel suo romanzo Zoo o lettere non d’amore (1923), Šklovskij rifunzionalizza il codice epistolare amoroso infrangendone gli stilemi attraverso i procedimenti dell’ironia e della parodia (l’iperbole, l’inversione delle parti, le distorsioni e le incongruenze). Il rovesciamento e la violazione dei cliché sia semantici sia formali del carteggio canonico d’amore si palesano, in particolare, nell’interazione tra le lettere e le loro ‘soglie’ peritestuali – la rete spazio-temporale, l’intestazione e la firma e, segnatamente, i ‘prologhi’ polifonici inseriti a introduzione di ogni lettera, qui denominati sinossi o ‘paralettere’ – rendendo il testo un esempio brillante di ‘esperimento’ formalista mirato al rinnovamento dei generi letterari.

DOI: 10.13134/979-12-5977-093-6/3

Intanto sopravvivere: gli anni Venti di Irina Knorring

Sara Gargano 

Il lavoro intende concentrarsi sull’esperienza migratoria e poetica di Irina Knorring, scrittrice della diaspora, vissuta negli anni Venti tra la colonia russa nord-africana e il celebre Russkij Monparnas. L’analisi mira ad illustrare il meccanismo di demolizione della dicotomia passato/futuro e lo slittamento del focus creativo sul binomio antitetico dentro/fuori confine mediante l’approfondimento di alcune liriche. Il contributo si propone inoltre di mostrare la funzione ‘salvifica’ della scrittura, estremo atto di sopravvivenza e dichiarazione di appartenenza alla cultura d’origine.

DOI: 10.13134/979-12-5977-093-6/4

Dai due lati della barricata: ‘Trockij-personaggio’ tra Georgij Ustinov e Arkadij Averčenko

Virginia Pili 

L’articolo si propone di analizzare i due differenti ̔ritratti̕ di Lev Trockij che emergono rispettivamente dalle opere di Georgij Ustinov e Arkadij Averčenko. A questo scopo, verrà preso in esame un gruppo di opere pubblicate nel 1920: Tribun Revoljucii (L.D. Trockij) di Ustinov e le due antologie di Averčenko Nečistaja sila e Djužina nožej v spinu revoljucii. Possiamo definirle opere speculari, dato che, pur appartenendo al genere della pubblicistica di propaganda, sono state prodotte ai due lati della barricata durante la Guerra civile russa. Ustinov scrive infatti dal cuore stesso dell’Armata Rossa, ̔il treno blindato di Trockij̔; Averčenko, viceversa, mette la sua penna al servizio dell’esercito di Vrangel’. La nostra analisi procederà attraverso coppie di binomi simbolici, in modo da evidenziare le profonde differenze esistenti tra il personaggio di Lev Trockij creato da Ustinov e quello creato da Averčenko. L’obiettivo è di mettere alla luce quei meccanismi che permettono di ritrarre in due modi completamente diversi la stessa figura storica, nonché di indagare in quali tradizioni culturali russe trovino le proprie origini queste due rappresentazioni.

DOI: 10.13134/979-12-5977-093-6/5

La sceneggiatura cinematografica Pietroburgo di Andrej Belyj

Claudia Criveller 

Il presente lavoro è dedicato alla sceneggiatura cinematografica inedita Pietroburgo, che Andrej Belyj scrisse nel 1918 quale adattamento del suo omonimo capolavoro. La sceneggiatura gli fu commissionata dal Kinokomitet di Mosca ed è oggi conservata nel fondo D. Bogomil’skij della Biblioteca Statale Russa di Mosca. Nell’articolo viene ricostruita la genesi dell’opera, per molti aspetti non ancora chiarita, così come la sua struttura, suddivisa in cinque parti e ‘scene’ (kartiny). Sono qui presi in esame gli aspetti essenziali, inclusi i disegni, mediante i quali Belyj fornisce semplici ma efficaci indicazioni di regia, e le didascalie, di cui si analizzano funzioni e caratteristiche. Il lavoro contiene inoltre una breve descrizione delle più peculiari qualità stilistiche.

DOI: 10.13134/979-12-5977-093-6/6

Andrej Belyj da Pietroburgo a Mosca: dalla prosa ornamentale alla lingua oscura

Giuseppina Giuliano 

Il saggio tratta dell’ultimo ciclo di romanzi di Andrej Belyj riuniti sotto il titolo di Mosca e divisi in Il bislacco moscovita (1926), Mosca sotto attacco (1926) e Le maschere (1932). Ne viene presa in esame la ‘lingua oscura’, l’originale codice linguistico che Belyj elabora negli anni Venti come evoluzione della ‘prosa ornamentale’ che aveva caratterizzato le Sinfonie (1902-1908) e Pietroburgo (1913-14 e 1922). Un ruolo fondamentale nella lingua oscura è svolto dagli ‘stranierismi’ e dai sovrabbondanti nomi parlanti, pseudo-russi e pseudo-stranieri, che tra un romanzo e l’altro coinvolgono il lettore in un vero e proprio gioco di smascheramenti dei numerosissimi personaggi.

DOI: 10.13134/979-12-5977-093-6/7

Pseudonimi, mascheramenti e cross-dressing: pratiche di costruzione identitaria tra cultura simbolista e letteratura sovietica di massa. Il caso di Mess Mend di Jim Dollar-Mariėtta Šaginjan

Andrea Lena Corritore 

Sulla base dell’esempio della strategia editoriale attuata con i romanzi della trilogia Mess Mend (1924-1925/35) di M. Šaginjan, presentati come traduzioni di originali americani, il saggio prende in esame alcune pratiche, come quelle dell’uso degli pseudonimi, dei mascheramenti e del cross-dressing, diffuse nel Modernismo, per dimostrare l’esistenza di una linea di continuità tra quell’epoca e la letteratura di massa degli anni Venti. Come gli autori modernisti utilizzavano il travestimento, nominale o reale, per costruire identità conformi al loro ideale artistico, anche Šaginjan, modulando la propria voce su quella di un narratore fittizio, l’americano Jim Dollar, crea la figura di uno scrittore ideale, espressione della nuova epoca.

DOI: 10.13134/979-12-5977-093-6/8

Il romanzo satirico secondo Il’ja Ėrenburg, trickster e grande provocatore

Agnese Accattoli 

Questo lavoro propone un’analisi dei due romanzi satirici di Il’ja Ėrenburg Neobyčajnye pochoždenija Chulio Churenito i ego učenikov (1922) e Trest “D.E.” Istorija gibeli Evropy (1923), risultato della sperimentazione di una nuova forma narrativa ottenuta dalla contaminazione tra generi diversi. Dei due testi si mettono in luce la proiezione distopica e il tipo del ‘grande provocatore’, nel quale è stata vista un’attualizzazione dell’archetipo del trickster. Questa figura, costruita anche su procedimenti di autofiction, ha ispirato personaggi notevoli della letteratura sovietica successiva, come Ostap Bender (Le dodici sedie) e Voland (Il Maestro e Margherita).

DOI: 10.13134/979-12-5977-093-6/9

Le origini del ‘viaggio correttivo’ nel tempo nel romanzo russo degli anni ’20

Dmitry Novokhatskiy 

La fantascienza sovietica degli anni ’20, come tutta la letteratura sovietica di quel periodo, è di natura sperimentale. Uno di questi esperimenti è il romanzo Sfrontato (BESCEREMONNYJ ROMAN) a firma di tre autori (Veniamin Kiršgorn, Iosif Keller, Georgij Lipatov), pubblicato nel 1928. Si tratta del primo romanzo storico alternativo russo che utilizza il motivo del viaggio nel tempo e del cambiamento deliberato della storia: il personaggio principale, Roman Vladyčin cerca di organizzare una rivoluzione proletaria mondiale nell’epoca delle guerre napoleoniche. La natura sperimentale del romanzo è coerentemente incarnata a tutti i livelli del testo: composizione, stilistica, cronotopo, geopoetica, personaggi principali e secondari, nonché il modello delle relazioni tra l’Uomo e la Storia. Sfrontato ha gettato le basi del canone del cronoviaggio correttivo (popadančestvo), un genere tuttora esistente nella letteratura russa.

DOI: 10.13134/979-12-5977-093-6/10

Kuski. Note sul teatro di Daniil Charms

Laura Piccolo 

Il saggio è dedicato alla produzione teatrale di Daniil Charms degli anni Venti caratterizzata da una scelta frammentaria a più livelli: da testi incompiuti dalla struttura sovente assemblata in momenti incongruenti, staccati, fino ai testi perduti. Il saggio è organizzato alla Charms in sei ‘pezzi’ (kuski) che rendono conto sia di esperienze più conosciute come il dramma Elizaveta Bam, sia di collaborazioni e progetti meno noti.

DOI: 10.13134/979-12-5977-093-6/11

Nella stessa collana