20/Venti. Nuovi studi sulla cultura russa e sovietica degli anni Venti del XX secolo

A cura di:  Agnese Accattoli, Laura Piccolo
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: Marzo 2024
Pagine: 254
ISBN: 979-12-5977-308-1
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Abstract

Il volume raccoglie saggi dedicati alla cultura russa e sovietica degli anni Venti del XX nati nella cornice di 20/Venti, laboratorio di ricerca permanente, aperto al contributo di studiose e studiosi di diverse generazioni.  I temi di questo volume spaziano dal mondo teatrale e musicale al dibattito intellettuale e propagandistico sulla stampa, dalle opere di autori come Pasternak, Gor’kij, Remizov, Platonov, Bulgakov, alla rilettura dell’eccezionale decennio postrivoluzionario sotto il prisma di epoche e latitudini differenti.

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Il volume raccoglie saggi dedicati alla cultura russa e sovietica degli anni Venti del XX nati nella cornice di 20/Venti, laboratorio di ricerca permanente, aperto al contributo di studiose e studiosi di diverse generazioni.  I temi di questo volume spaziano dal mondo teatrale e musicale al dibattito intellettuale e propagandistico sulla stampa, dalle opere di autori come Pasternak, Gor’kij, Remizov, Platonov, Bulgakov, alla rilettura dell’eccezionale decennio postrivoluzionario sotto il prisma di epoche e latitudini differenti.

This volume collects together essays devoted to Russian and Soviet culture of the 1920s that originated in the context of 20/Venti, a permanent research laboratory, open to contribution from scholars of different generations. The topics in this volume range from the theatrical and musical worlds to the intellectual and propaganda debate in the press, from the works of authors such as Pasternak, Gorkii, Remizov, Platonov and Bulgakov, to the re-reading of the exceptional post-revolutionary decade under the prism of different eras and latitudes.

 

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This volume collects together essays devoted to Russian and Soviet culture of the 1920s that originated in the context of 20/Venti, a permanent research laboratory, open to contribution from scholars of different generations. The topics in this volume range from the theatrical and musical worlds to the intellectual and propaganda debate in the press, from the works of authors such as Pasternak, Gorkii, Remizov, Platonov and Bulgakov, to the re-reading of the exceptional post-revolutionary decade under the prism of different eras and latitudes.

 

Contributi

Premessa

DOI: 10.13134/979-12-5977-308-1/1

Stalin non amava i suicidi: Nikolaj Ėrdman sulla scena russa degli anni ’20

Antonella d’Amelia 

L’articolo ricostruisce il fortunato e prolifico esordio teatrale di Nikolaj Ėrdman fino alla stesura della pièce Il suicida, di cui Stalin bloccò l’allestimento, inviando l’autore al confino e spingendolo ad abbandonare il teatro per dedicarsi nella seconda parte della vita alle sceneggiature per il cinema.

This article analyses Nikolai Erdman’s hugely successful debut in 1920s Russia and the subsequent misfortune of his play Samoubiistvo (Suicide, 1928). This drama was banned by Stalin, who later exiled Erdman, forcing him to abandon his playwriting.

DOI: 10.13134/979-12-5977-308-1/2

Tradizione e sperimentazione nell’orizzonte musicale russo: il caso di Boris Asaf’ev

Anna Giust 

Tra i protagonisti della vita musicale sovietica degli anni Venti spicca la figura di Boris Vladimirovič Asaf’ev (1884-1949), già alumnus del Conservatorio di Pietroburgo, votato da un lato alla ricerca storica, e dall’altro alla valorizzazione della Nuova Musica, attraverso la promozione delle avanguardie in URSS, con contatti frequenti a livello internazionale. Il mio contributo, di carattere esplorativo, si prefigge di presentare il suo profilo di compositore, storico e teorico, posizionandolo nell’evoluzione delle istituzioni culturali e delle linee di programmazione che queste si diedero, evidenziando il suo ruolo centrale nella comunità scientifica e le sue responsabilità nelle dinamiche che portarono allo sprofondamento nel baratro del pensiero assolutista e unico del realismo socialista.

Boris Vladimirovich Asafiev (1884-1949) was a major protagonist in the musical life of 1920s Soviet Russia. An alumnus of the Petersburg Conservatory, he devoted himself both to historical research and to pioneering New Music in the USSR, working with a host of international musicians. My exploratory contribution presents his life as a composer, historian and theorist, and pinpoints his role within the evolution of Soviet cultural institutions and the ideologies that they embodied. I also highlight his central role in the academic community and in the dynamics that led to the predominance of Socialist realism.

DOI: 10.13134/979-12-5977-308-1/3

 

Si vis pacem, para bellum: la campagna contro Spengler e i filosofi del 1922

Virginia Pili 

Nel gennaio del 1922, nello spazio culturale sovietico fa la sua apparizione una raccolta di saggi intitolata Osval’d Špengler i zakat Evropy (Oswald Spengler e il tramonto dell’Europa). Il libro era stato pubblicato da alcuni tra i più notevoli filosofi dell’epoca, Nikolaj Berdjaev, Semen Frank, Jakov Bukšpan e Fedor Stepun, che analizzavano e discutevano le idee del filosofo tedesco: l’impossibilità di un approccio scientifico alla storia e l’idea che il socialismo sia un sintomo dell’imminente morte della cultura europea. Nell’articolo analizzeremo le dinamiche della campagna contro Spengler sulle principali riviste letterarie dell’epoca («Pod znamenem marksizma», «Pečat’ i revoljucija», «Krasnaja nov’»), prestando attenzione ai temi ricorrenti е alle particolarità stilistiche e ideologiche dei singoli articoli, nel contesto del dibattito culturale sovietico dеi primi anni Venti.

In January 1922, a short book entitled Osval’d Shpengler i zakat Evropy (Oswald Spengler and the Decline of Europe) was published in Soviet Russia. It was edited by some of the most prominent philosophers of the time: Nikolai Berdiaev, Semen Frank, Iakov Bukshpan and Fedor Stepun. Their essays analysed and discussed the ideas of Oswald Spengler, including the impossibility of a scientific approach to history and socialism being a symptom of the imminent death of European culture. In this article, we will analyse the press campaign against Spengler in the main literary journals of the time (e.g. Pod znamenem marksizma Pechat’ i revoliutsia and Krasnaia nov’), with the dual goal of identifying recurring themes, as well as their ideological and stylistic hallmarks, within the framework of Soviet cultural debate in the early 1920s.

DOI: 10.13134/979-12-5977-308-1/4

La stampa della gioventù comunista degli anni Venti: la rivista umoristica «Bud’ živ!» (1925) nella lotta contro i ‘retaggi del passato’

Maria Belinskaya 

Nell’articolo vengono presentati i primi risultati dello studio dei contenuti della rivista umoristica leningradese «Bud’ živ!» (1925), uno degli organi di stampa dell’Unione comunista leninista della gioventù (Komsomol). Si descrivono le rubriche, la struttura e le tematiche della rivista che ruotano attorno all’attività lavorativa e sociale dei giovani, senza ignorare gli aspetti più personali della loro vita come il modo di vestirsi o le relazioni romantiche. Si riportano le osservazioni sui principali oggetti della satira dei giornalisti, impegnati nella lotta contro i cosiddetti retaggi del passato nella cui categoria rientravano, tra l’altro, i vizi più diffusi dei giovani sovietici: il fumo, la rissosità, l’amore per i tatuaggi e lo smisurato consumo di alcol. Si analizzano inoltre i componimenti giornalistici dedicati all’immagine della donna ‘nuova’, non più assoggettata alle vecchie abitudini borghesi.  

This article presents the initial results of research into the content of the Leningrad-based humorous magazine Bud’ zhiv! (1925) published by the All-Union Leninist Communist League of Youth (Komsomol). It describes the magazine’s sections, structure and main topics, which cover the work and social activities of young people, including more personal aspects of their lives, such as dress and romantic relationships. Observations are presented on the main targets of satirical criticism expressed by journalists who were fighting the ‘relics of the past’, which included the most common vices of young Soviets, such as smoking, fighting, a love for tattoos and excessive alcohol consumption. Journalistic articles devoted to the image of a ‘new’ woman, no longer bound by obsolete bourgeois habits, are also analysed.

DOI: 10.13134/979-12-5977-308-1/5

Ti sono già venute le parole? Silenzi, corpi e contaminazioni nell’Infanzia di Ljuvers di Boris Pasternak

Kristina Polakova 

Partendo dall’idea della poesia come «lingua del fatto organico» l’articolo si pone l’obiettivo di rintracciare il percorso di una tale parola poetica nel racconto Detstvo Ljuvers di Pasternak. Si tenterà di vedere in Ženja Ljuvers non tanto un ‘principio femminile’, quanto il polo di un confronto imprescindibile con un’alterità incarnata. Attraverso una lettura di stampo semiotico si metterà in luce l’incontro di Ženja con varie zone di alterità, tra cui spicca quella del corpo. Ne emergerà l’arco di una formazione percettiva, espressiva e morale che dallo spazio magico dell’infanzia approda alla necessità di una contaminazione rigenerante con una realtà infinitamente interconnessa.

This article is based on the idea that poetry is, as Pasternak notes, the ‘language of organic fact’ and retraces the path of such a poetic word in his work Detstvo Liuvers (The Childhood of Liuvers). An attempt will be made to view Zhenia Liuvers not as a ‘principle of femininity’, but rather as one side of an essential comparison with an embodied alterity. I will use a semiotic framework to highlight Zhenia’s relationship with different zones of alterity, particularly the body. This will provide an insight into an arc of perceptive, expressive and moral developments that begins in the magical realm of childhood and concludes at a need to blend with an infinitely interconnected reality if it is to regenerate.

DOI: 10.13134/979-12-5977-308-1/6

Note sul nuovo Gor’kij: il ciclo Rasskazy 1922-1924 gg.

Agnese Accattoli 

L’espressione ‘novyj Gor’kij’ (il nuovo Gor’kij), coniata da Viktor Šklovskij nel 1924, è usata dalla critica contemporanea per riferirsi alla produzione letteraria dello scrittore successiva alla rivoluzione del 1917. Influenzato dal modernismo e dalle avanguardie, nei primi anni Venti Maksim Gor’kij ricomincia a scrivere prosa narrativa dopo un lungo intervallo, sperimentando generi, stile e procedimenti nuovi. L’intento di questo studio è verificare, in linea con il gor’kovedenie degli ultimi decenni, in che modo il ‘maestro del realismo’ partecipi al movimento di rinnovamento della prosa russa degli anni Venti, attraverso l’analisi di una delle sue opere meno note del periodo: il ciclo Rasskazy 1922-1924 gg. (Racconti degli anni 1922-1924).

The expression ‘novyj Gor’kii’ (new Gor’kii), coined by Viktor Shklovskii in 1924, is used by contemporary critics to refer to the writer’s literary works following the 1917 revolution. Maksim Gor’kii started writing narrative prose again in the early 1920s after a long hiatus, experimenting with new genres, styles and processes that were influenced by Modernism and the Avant-garde. This article studies one of his lesser-known works from this period, his Rasskazy 1922-1924 gg. (Stories of 1922-1924), to ascertain, in line with the gor’kovedenie of recent decades, how this ‘master of realism’ participated in the 1920s movement for the renewal of Russian prose.

DOI: 10.13134/979-12-5977-308-1/7

Vzvichrennaja Rus’ di Aleksej Remizov: un’«epopea» modernista della Russia rivoluzionaria

Maria Teresa Badolati 

Il saggio si focalizza sul romanzo autofinzionale di Aleksej Michajlovič Remizov Vzvichrennaja Rus’ (La Russia nel vortice, 1927), una delle opere più sperimentali e originali del modernismo russo, dedicata al periodo della Rivoluzione russa e della Guerra civile (1917-1921). Il saggio si sofferma sul genere, la struttura compositiva, le strategie narrative, il linguaggio, i motivi e le immagini del testo, uno dei più significativi esempi di scrittura modernista in Russia. Vzvichrennaja Rus’ venne infatti subito riconosciuto dai contemporanei come uno dei ritratti più enigmatici e ambiziosi del periodo rivoluzionario, nonché come uno dei capolavori della prosa sperimentale di Remizov.

This essay focuses on Aleksei Remizov’s autofictional novel Vzvikhrennaia Rus’ (Russia in the Whirlwind, 1927), which covers the period between the Russian Revolution and the Civil War (1917-1921). It is one of the most experimental, original and significant works of Russian Modernist writing. The essay focuses on the novel’s genre, compositional structure, narrative strategies, language, motifs and images. Vzvikhrennaia Rus’ was immediately recognised by contemporaries as one of the most enigmatic and ambitious portraits of the revolutionary period and as a masterpiece of Remizov’s experimental prose.

DOI: 10.13134/979-12-5977-308-1/8

Andrej Platonov e l’ingegner Baklažanov: storia di un ingegnere o mitologia di un trickster?

Monica Puglia 

Il presente articolo si propone di analizzare una figura ricorrente nella prosa dei primi anni Venti di Andrej Platonov, l’ingegnere Elpidifor Baklažanov, a partire dal racconto a lui dedicato Priključenija Baklažanova. Beskonečnaja povest’ (1922). A metà tra il trickster e l’eroe civilizzatore, scaltro e sciocco allo stesso tempo, il personaggio rappresenta una nuova incarnazione del mito di Prometeo, in quanto inventore di un nuovo fuoco da donare all’umanità, il risonatore-trasformatore fotoelettromagnetico, simbolo della speranza di una grandiosa rivoluzione energetica.

This paper investigates the engineer Elpidifor Baklazhanov, a recurring character in Andrei Platonov’s early 1920s prose; it specifically covers Prikliucheniia Baklazhanova. Beskonechnaia povest’ (Adventures of Baklazhanov, 1922), the short story devoted to him. Half trickster half civilizing hero, a blend of cunning and foolishness, Baklazhanov was the inventor of a modern ‘fire’ to give humanity, the photoelectromagnetic resonator-transformer, incarnating a latter-day Prometheus and symbolising the hope of a great energy revolution.

DOI: 10.13134/979-12-5977-308-1/9

Michail Bulgakov come personaggio del Ballo al Kremlino di Curzio Malaparte: storia e finzione letteraria

Rita Giuliani 

Bulgakov e Malaparte si frequentarono a Mosca nella primavera del 1929. Sui loro rapporti si sa molto poco, non esistendo materiale documentario. Bulgakov non nomina Malaparte né nelle sue opere né nell’epistolario, mentre Malaparte ha scritto di lui nel romanzo incompiuto Il ballo al Kremlino (1946-1950). Dopo l’uscita della sua versione russa (2019) molti studiosi hanno ipotizzato l’esistenza di rapporti amichevoli tra i due scrittori e addirittura (improbabili) elementi di intertestualità tra Il ballo al Kremlino e Il Maestro e Margherita, nel 1929 allo stadio di prima redazione. Alcuni elementi biografici, la storia compositiva del Maestro e Margherita e l’analisi della figura di Iešua-Gesù consentono di escludere che vi siano elementi di intertestualità col Ballo, e che questo possa essere considerato un’attendibile fonte storica, dal momento che nel romanzo e nello stesso personaggio di Bulgakov il grado di finzione e invenzione letteraria è altissimo.

Mikhail Bulgakov and Curzio Malaparte met in Moscow in the spring of 1929. Very little is known about the relationship between the two, as hardly any documentary material exists. Bulgakov did not mention the meeting, while Malaparte wrote about it widely in his unfinished novel The Kremlin Ball (1946-1950), first published in Russian in 2019. Many scholars have presumed the existence of friendly relations between the two writers and even some intertextuality between The Kremlin Ball and The Master and Margarita in a first drafting stage (1929), although this is improbable. Indeed, biographical elements, the story behind the writing of The Master and Margarita, and the analysis of Yeshua-Jesus allow us to exclude intertextuality with The Ball, which cannot be considered a reliable historical source, due to its high degree of fiction and literary invention and to Bulgakov’s character.

DOI: 10.13134/979-12-5977-308-1/10

Luoghi e memoria dell’abitare: alcune case bulgakoviane

Laura Piccolo 

Il saggio s’incentra su alcune case vissute e raccontate da M. Bulgakov nelle sue opere, in particolare l’appartamento n. 50 sulla Bol’šaja Sadovaja, la kommunalka dove lo scrittore ha vissuto tra il 1921 e il 1924, divenuta prototipo di diversi alloggi bulgakoviani a cominciare dal diabolico alloggio di Woland nel Maestro e Margherita. Partendo dal ‘diabolico’ appartamento nella sua forma attuale di museo e dalla funzione che riveste oggi nel tessuto urbano moscovita, vengono approfondite le peculiarità di alcune case bulgakoviane (reali e immaginarie) degli anni Venti, alla luce della dialettica tra spazio abitativo, memoria e scrittura che si intrecciano nell’opera e nella biografia di Bulgakov. 

This essay explores a selection of the houses both inhabited and described by Mikhail Bulgakov. It focuses on apartment no. 50 on Bolshaia Sadovaia, the kommunalka where the writer lived between 1921 and 1924. The kommunalka became the prototype for several Bulgakovian houses, including Woland’s evil apartment in The Master and Margarita. I begin with Woland’s apartment in its current form as a museum and its function in Moscow’s modern urban landscape, after which I explore the hallmarks of other Bulgakovian houses, both real and imaginary, of the 1920s in the light of the dialectics between living space, memory and writing that are intertwined within Bulgakov’s work and biography.

DOI: 10.13134/979-12-5977-308-1/11

La ciclicità di cultura uno e cultura due nella Russia del Novecento

Ivana Peruško 

L’obiettivo del presente lavoro è mostrare il carattere ciclico della cultura russa, ossia attestare che determinati percorsi e processi culturali possono riproporsi, come accade per la letteratura e il cinema russo degli anni Venti e degli anni Novanta. In base ai modelli di cultura uno e cultura due teorizzati da Vladimir Papernyj, riteniamo che la cultura uno degli anni Venti (rappresentata dall’avanguardia, dalla prosa ornamentale, dalla prosa odessita) venga riproposta nel periodo della Perestrojka, nella seconda parte degli anni Ottanta, e raggiunga il culmine negli anni Novanta del Novecento con il postmodernismo. Questa ricerca non mira a dimostrare l’uguaglianza tra le due epoche, ma a individuare e approfondire le analogie che le legano, concentrandosi sugli aspetti peculiari della cultura uno, come la varietà, la fluidità, l’apertura, l’avanguardia.

The main goal of this research is to show the cyclical character of Russian culture, i.e. that certain cultural paths and processes are repeated. Russian literature and cinema of the 1920s and 1990s are an excellent example. Vladimir Papernii states that the history of 20th-century Russian culture alternates between Culture One and Culture Two. In our opinion, 1920s culture was partly revived in the late 1980s during Perestroika, peaking in the 1990s with Russian Postmodernism. The intention is not to attest that Culture One and Culture Two are the same, but to identify and explore their similarities, as we focus on the typical concepts of Culture One such as variety, fluidity, openness and the Avant-garde.

DOI: 10.13134/979-12-5977-308-1/12

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