B@belonline vol. 2 Amicizia e Ospitalità. Da e per Jacques Derrida

B@belonline vol. 2 Amicizia e Ospitalità. Da e per Jacques Derrida
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: ottobre 2006
Pagine: 337
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Abstract

Rivista online di Filosofia

Contributi

Introduzione

Francesca Brezzi 

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/1

Presentazione. Ospitare l’amicizia

Claudia Dovolich 

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/2

Jacques Derrida per l’amicizia di Hegel. A proposito di “Glas”

Gabriella Baptist 

Quale amicizia di Derrida per Hegel? E di noi per Derrida, nella mediazione dei classici e della tradizione? Sarà possibile sviluppare un approccio a Hegel per l'amicizia di Derrida e, viceversa, per l'amicizia di Hegel? Saranno semplicemente passaggi da e a prospettive diverse, ponti collocati su epoche e orientamenti disparati, o sarà centrare uno dei cuori, non solo della riflessione derridiana, ma anche di quella contemporanea e, anzi, di tutti i tempi? Sono, queste, alcune delle domande che resteranno sullo sfondo del presente saggio, che invece si preoccuperà di indagare brevemente il confronto di Derrida con Hegel, di mettere a fuoco un testo derridiano che in genere si passa sotto silenzio, Glas, di svilupparne alcuni aspetti e temi nella direzione di quell'orizzonte rappresentato dalla questione della giustizia e del nuovo tipo di amicizia che prefigura.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/3

Derrida e l’esperienza dell’impossibile

Carmine Di Martino 

Nel 1997 Derrida scrive una prefazione alla nuova edizione di un testo di Silvano Petrosino interamente dedicato al suo pensiero e intitolato Jacques Derrida e la legge del possibile. Si partirà da questo testo per fare il punto sulla questione dell'"impossibile" e per ricostruirne sinteticamente l'apparizione all'interno della sua opera. Uno dei punti centrali sarà il rapporto tra l'impossibile e l'evento. Quando, a quali condizioni, possiamo parlare di evento? L'evento è, e deve essere, l'accadere dell'impossibile.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/4

Per Jacques Derrida. Amicizia e Ospitalità

Claudia Dovolich 

Tra le rilevanti questioni etiche che Derrida ha posto al centro della sua meditazione, ma bisognerebbe forse dire al margine, essendo questo il luogo privilegiato dell'interrogazione, amicizia e ospitalità occupano un posto di primo piano, perché ci impegnano tutti, ma ciascuno singolarmente, ad assumere l'eredità della sua scrittura e con essa la responsabilità del suo a-venire. Amicizia e ospitalità sono due pensieri iperbolici che denotano e performano l'ethos politico di cui Derrida è testimone, dando espressione alla forte dimensione pratica da sempre attiva nelle sue diverse decostruzioni.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/5

Luoghi anonimi e spettrali. Il venire a presenza del “nulla”

Pierluigi Fabbri 

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/24

Z. Bauman, “Vite di scarto”, Laterza, Roma-Bari 2005

Davide Maggiore 

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/26

S. Franzese (a cura di), “Nietzsche e l’America”, ETS, Pisa 2005

Anna Stoppa 

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/27

C. Fuentes, “L’ingegnoso Don Chisciotte. Cervantes, o la critica della letteratura, Donzelli, Roma 2005

Leonardo Ferrari 

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/28

A. Poma, “Parole vane. Pazienza, giustizia, saggezza: una lettura del ‘Libro di Giobbe’”, Apogeo, Milano 2005

Anna Maria Nieddu 

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/29

M. Revelli (a cura di), “Lezioni Bobbio”, Einaudi, Torino 2006

Mattia Artibani 

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/30

Amicizia e comunità

Roberto Esposito 

Che cos'è l'amicizia? Dove è l'amicizia in questo nostro mondo diviso dal conflitto, tagliato dall'ineguaglianza, segnato da povertà, esclusione, oppressione? È possibile fare ancora risuonare l'eco di questa antica parola in un tempo che sembra averla non solo abbandonata, ma anche rovesciata nel suo opposto? Sono questi gli interrogativi da cui – insieme a Derrida – dobbiamo partire, ben sapendo che non esiste, per essi, una risposta semplice.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/6

Jacques Derrida e la musica. Quattro tesi sul rapporto musica-linguaggio e sulla relazione scrittura-ascolto

Elio Matassi 

Il contributo si propone di applicare, in quattro tesi, alcuni dei concetti fondamentali della riflessione derridiana alla musica e al suo rapporto con il linguaggio. Si tratta dei concetti di oscillazione tra il dentro e il fuori (tipico della filosofia), di ospitalità, di responsabilità e di différance.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/7

Ipso facto cogitans ac demens

Jean-Luc Nancy 

Prendendo a pretesto la celebre disputatio tra Michel Foucault e Jacques Derrida circa la separazione tra ragione e follia nel momento in cui si instaura la "razionalità classica", Nancy ci parla della follia che marca non solo la riflessione derridiana, ma la filosofia tutta, nella sua difficoltà ad identificarsi, e la ragione stessa, nell'incessante lavoro con cui cerca di rivenire a se stessa. La ragione da sola non è in grado di escludere la follia, e Derrida in tutto il suo lavoro ha sempre contrapposto alla separazione foucaultiana un partage più intimo alla ragione stessa. Per questo non ha mai semplicemente negato né soggetto né ragione, ma li ha continuamente interrogati, problematizzati, decostruiti.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/8

L’invenzione della decostruzione. “Come se si dovesse reinventare l’avvenire”

Silvano Petrosino 

Il contributo esamina il concetto di invenzione in un testo di Derrida del 1987, Psyché. Inventions de l'autre (testo che raccoglie articoli scritti dal 1978 al 1987), in particolare l'Avant-propos del 1983-1984. La questione che solca l'intero volume è: che rapporto si stabilisce tra l'invenzione e l'alterità? È possibile pensare l'invenzione, riflettere e speculare su di essa come su uno dei luoghi dell'alterità? Il lessico relativo all'inventare è adeguato ad accogliere, pensare e dire l'evento dell'alterità?

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/9

“Paul Ricœr. L’eredità di un impegno fra giustizia e convinzione” (Roma, 10-11 gennaio 2006)

Fabrizia Abbate 

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/31

Ospitare la morte

Caterina Resta 

Attraverso tre "scene", il contributo indaga il tema della morte, il suo rapporto con la vita, e la potenza che ha la filosofia di trattarne. Tre scene: la prima che prende avvio da una frase di Derrida: «je voudrais apprendre à vivre enfin»; la seconda, la "scena originaria della filosofia", che comincia con il racconto di Fedone della morte di Socrate; la terza, che ha al suo centro L'istant de ma mort di Maurice Blanchot.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/10

La generosità, il godimento, una benedizione

Mario Vergani 

La sfida teorica del presente saggio consiste nel collegare i termini "generosità", "godimento", "benedizione" in vista di una risemantizzazione degli stessi. Se a prima vista può sembrare coraggioso affermare oggi che la vita è generosa, un godimento, una benedizione, è proprio questo, tuttavia, il lascito che ci viene dato e di cui dobbiamo rispondere: una descrizione dell'esistenza, dell'essere-nel-mondo, dell'esperienza in generale, che si configura come un favore, una grazia.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/11

L’occhio della pietà. Giustizia, compassione, “philia”

Francesca Brezzi 

A partire da Paul Ricœr il presente articolo intende riflettere sulla tematica urgente dell'incorporazione della compassione e della generosità negli spazi del codice penale e della giustizia sociale. Nell'ambito di questa riflessione si vuole delineare una morfologia essenziale della compassione, della giustizia e della philia, mettendone in luce i rimandi reciproci.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/12

Georges Bataille. Amicizia e comunicazione

Chiara Di Marco 

L'esperienza dell'impossibile che si sottrae alla nostra volontà, che sottrae l'Io a se tesso svelando alla ragione la sua impotenza, è per Bataille la verità stessa della vita, un'esistenza inderogabile a cui ha risposto chiamandola "amicizia", «amicizia per l'impossibile che è l'uomo», quel fratello simile a me nella ferita, che io stesso patisco, e diverso nella sua irriducibile e incommensurabile singolarità.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/13

Genealogie della società femminile

Federica Giardini 

È possibile costruire una genealogia dei modi in cui le donne hanno fatto società? A seguire le vicende di questo sesso, gli elementi che la tradizione filosofica occidentale ci tramanda in merito alle relazioni maschili – tra società, comunità, politica ed etica – si combinano in sequenze non scontate. Il saggio mette in luce diverse "posizioni" della donna: dall'Antichità, dove la donna assume una posizione "eccentrica", fino alla psicoanalisi, con l'ordine simbolico della madre.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/14

Amicizia e giustizia tra antico e moderno

Paolo Nepi 

Il tema dell'amicizia non sembrerebbe, stando alla concezione canonica moderna del filosofare, rivestire uno spessore teorico-pratico tale da farne una questione di rilevanza filosofica. Sembrerebbe piuttosto un tema relegato alla sfera intima dei sentimenti, su cui il poeta e il narratore, più che il filosofo, sarebbero legittimati a fornire dei racconti ora di carattere puramente estetico, ora di carattere edificante con finalità moralistica. Le prime espressioni poetico-letterarie della nostra civiltà, i poemi omerici, sono infatti attraversati da esemplari rapporti amicali, Ma si tratta sempre di amicizie che si alterano, in modo splendido, al tumultuoso succedersi degli eventi bellici. L'amicizia, dunque, solo come spazio del romanticismo affettivo e sentimentale? In questo caso l'amicizia non sarebbe altro che un rifugio del tutto privato, in funzione consolatoria, in cui gli eroi, nei momenti di intimità, si ritemprano dalle fatiche della guerra e dalle ferite della battaglia.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/15

L’Altro. Il diverso amico

Beatrice Tortolici 

Nel presente contributo viene affrontato il tema dell'amicizia quale componente del pensiero e condizione di relazione. In particolare, ci si sofferma sulla sua forma istintuale e sulle potenzialità che da questa forma si traducono in comportamenti che favoriscono le relazioni umane.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/16

Il gesto ideale. L’“intelligencija” ebraico-tedesca tra potere e rinuncia

Gabriele Guerra 

Il saggio intende ricostruire l'ambiente culturale ebraico-tedesco della prima metà del '900. In particolare ci si sofferma sulla figura di Scholem che appare interessante sotto almeno due aspetti: sia perché realizza un figura weberiana di storico delle religioni, che non può prescindere, però, da una formazione cum ira ac studio; sia perché, proprio nella sua fase giovanile, mostra in maniera programmatica quel singolare intreccio di attitudine al segreto e al gesto esemplare, di ritrosia e di radicalità.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/17

Sul concetto di esperienza. Ambiguità e criteri d’analisi

Giovanni Tuzet 

Il pragmatismo tende a dare una rappresentazione il più possibile integrata delle relazioni fra pensiero e azione, conoscenza e pratica. Non c'è credenza, per riprendere genericamente Peirce, che non abbia delle conseguenze pratiche. Questo può gettare una luce su distinti campi della ricerca filosofica, come le teorie del significato, della conoscenza, dei valori. In un'ottica pragmatista si può configurare una teoria del significato in termini di conseguenze pratiche, una teoria della conscenza che ne rilevi gli aspetti pratici, una toeria dei valori che ne metta in luce gli aspetti cognitivi.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/18

Nostalgia e speranza dell’anima esiliata. Categorie religiose nell’opera di María Zambrano

Maria Teresa Russo 

Secondo l'espressione di José Luis Aranguren, María Zambrano è doppiamente "eretica": eretica della filosofia, perché scrive poeticamente, ed eretica della poesia, perché non ha scritto alcuna poesia. La prosa poetica di Zambrano intende, infatti, fondere in un'unica forma espressiva il discorso filosofico e l'intuizione poetica.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/19

Puppen, Huren, Roboter. Körper der Moderne in der Musik

Sabine Meine 

Bambole, robot e prostitute costituiscono le immagini esemplari del corpo in cui si condensano le sfide che la modernità ha lanciato alla vita e al corpo umani. La quotidianità, a partire dal XIX secolo, è stata determinata in misura sempre crescente dal ritmo delle macchine, sottoponendo in tal modo il corpo alla pressione operata dalla standardizzazione e dalla meccanizzazione, ma anche offrendo, llo stesso tempo, uno spazio per articolazioni progettuali di segno diverso, non sottoposto a tali parametri. In tal senso, delineare la storia dei corpi significa al contempo procedere alla rappresnetazione di una storia della cultura, in sintonia con le linee interpretative della École des Annales. Questo discorso informa, beninteso, non solo la storia in generale o la storia della cultura, ma anche la storia delle arti e della musica in particolare.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/20

Dogville e Manderlay. La giustizia messa-in-scena

Massimo Nardin 

Il contributo discute due lungometraggi del regista Lars von Trier: Dogville (2003) e Manderlay (2005). Le due pellicole mettono in scena due concezioni diverse della giustizia. Mentre in Dogville è la paura a fare da comune denominatore, in Manderlay è lo scontro di opposte concezioni della giustizia a dominare il racconto, ma proprio per ciò la giustizia viene tematizzata, vista nel suo costruirsi (o disfarsi).

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/21

Una parola per l’impossibile. “Avvenire” dell’evento etico in Jacques Derrida

Paolo Mulè 

Se effettivamente il possibile si rivela in ciò che è dato; se, cioè, il regno della possibilità dimora in ciò che, per la nostra coscienza, rappresenta già un dato, ossia un dovuto e determinato oggetto di sapere, allora ciò che deve ancora essere, venire o divenire, ciò che ancora resta e sempre resterà da dare, tutto ciò è l'impossibile.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/22

Decostruire il terrore. L’evento senza sovranità

Francesca Saffioti 

Del terrore si deve dire che è l'inatteso, ma non necessariamente il "nuovo". Il terrore in qualche modo presenta qualcosa che ci è familiare. Il terrore non è suscitato da un attacco che proviene dall'esterno. Esso non sarà mai abbastanza potente da mettere in discussione il monopolio della forza. Qualcosa di inquietante si agita piuttosto laddove le categorie politiche manifestano la loro crisi e il linguaggio si affida alla ripetizione di parole svuotate di un significato effettivo.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/23

L’amicizia nel mondo ebraico. Dalla Torah a Filone Alessandrino

Elio Limentani 

Quando si parla di amicizia nel mondo ebraico è doveroso fare riferimento ad alcune riflessioni di antropologia filosofica che possiamo trarre dalla Torah prima e dalgi scritti filosofici di Filone di Alessandria dopo. Si tratta, nella sostanza, di una serie di considerazioni il cui fine è quello di delineare in modo chiaro il concetto di antropologia, da una prospettiva giudaica. Questo concetto attraverserà in diverso modo i secoli, si scontrerà a vario titolo con i precetti delle religioni vicine e con le dottrine filosofiche dei gentili, sino a trovare un punto di sintesi e di accorso solo più tarsi, condizionando perfino parte della speculazione filosofica contemporanea.

DOI: 10.13134/2531-8624/2-2006/25

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