Abstract
La stretta correlazione tra il difetto di produttività di un sistema-paese e il basso livello di digitalizzazione e innovazione dello stesso è noto. Così come è noto che in questo campo l’Italia abbia accumulato nel tempo un ritardo significativo. Non è un caso, del resto, che la Commissione europea collochi da anni l’Italia tra gli «innovatori moderati». I nostri livelli di spesa in Ricerca e Sviluppo (R&S) sono troppo bassi rispetto alla media europea e questo è vero sia per gli investimenti pubblici, sia per quelli privati. Proprio al fine di recuperare questo deficit italiano e di promuovere gli investimenti in tecnologie, infrastrutture e processi digitali, lo sforzo di digitalizzazione e innovazione permea di sé tutto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Nei diversi saggi che compongono il volume (suddivisi in tre sezioni: «Le competenze digitali, l’istruzione e la ricerca scientifica», «Le infrastrutture digitali» e «La digitalizzazione dell’attività amministrativa»), le Autrici e gli Autori tratteggiano le linee generali di tendenza del processo in atto di c.d. transizione digitale. A tal fine, appare imprescindibile l’operazione di ricostruzione dello ‘Stato digitale’ anche a partire dagli interventi previsti nel PNRR e dalla prima attuazione di questi. ‘Stato digitale’ che – è bene ricordare – deve essere inteso in una duplice accezione, ovvero sia come Stato che regola i processi di digitalizzazione in atto all’interno del sistema produttivo, sia come Stato che digitalizza se stesso.