Abstract
Gli studi sull’immaginario, messi in stretto rapporto con le riflessioni sulla letteratura e sull’arte, rivelano la straordinaria ricchezza teorica del pensiero di Sartre. Arte, immaginazione, libertà. Un trittico fondamentale per comprendere l’opera di questo autore poliedrico, soprattutto nella prima fase della sua produzione. È quanto ci ricorda l’articolo di Adriana E. Neacşu, “l’art comme forme de liberté”, quello di Antonio Scuderi, dedicato all’“impero delle immagini” e quello di Lorena Stuparu, che indaga il rapporto tra arte, soggettività e creazione di sé. In particolare, siamo poi lieti di dare voce a Michel Sicard, che da anni lavora sul tema del ruolo dell’estetica nel pensiero sartriano, con un contributo che si concentra su espressionismo e post-surrealismo. Viene inoltre preso in considerazione il noto apporto di Sartre al mondo della letteratura e a quello del teatro. Si pensi solo alla fortuna di una espressione come “l’inferno sono gli altri”, che si trova in Porta Chiusa, a cui dedica il suo saggio Caterina Piccione. Al mondo della letteratura è invece indirizzato l’articolo di Heiner Wittmann. Il cinema, infine, è l’arte più giovane con cui si confronta Sartre, certamente affascinato dal nuovo dispositivo per le immagini in movimento – al punto che proverà anche a scrivere sceneggiature, una delle quali, Typhus, esce per la prima volta in lingua italiana proprio quest’anno ed è recensita in questo volume. Al rapporto tra cinema e Sartre sono poi dedicati nello specifico due contributi, il viaggio nel cinema muto di Francesco Caddeo e un’analisi della relazione tra cinema, Sartre e Bergson di Antonio Catalano. Nella sezione libera, presentiamo un importante contributo firmato da Ciro Adinolfi dedicato agli scritti etici composti da Sartre durante la metà degli anni Sessanta, in cui l’autore ricostruisce in modo approfondito lo sviluppo di una possibile morale esistenzialista dopo la svolta del primo tomo della Critica della Ragione Dialettica.