Studi Sartriani – XV/2021 – Sartre e l’arte contemporanea. Immagini e immaginari

Studi Sartriani
Editore: RomaTrE-Press
Data di pubblicazione: dicembre 2021
Pagine: 203
ISBN: 1970-7983
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Abstract

Gli studi sull’immaginario, messi in stretto rapporto con le riflessioni sulla letteratura e sull’arte, rivelano la straordinaria ricchezza teorica del pensiero di Sartre. Arte, immaginazione, libertà. Un trittico fondamentale per comprendere l’opera di questo autore poliedrico, soprattutto nella prima fase della sua produzione. È quanto ci ricorda l’articolo di Adriana E. Neacşu, “l’art comme forme de liberté”, quello di Antonio Scuderi, dedicato all’“impero delle immagini” e quello di Lorena Stuparu, che indaga il rapporto tra arte, soggettività e creazione di sé. In particolare, siamo poi lieti di dare voce a Michel Sicard, che da anni lavora sul tema del ruolo dell’estetica nel pensiero sartriano, con un contributo che si concentra su espressionismo e post-surrealismo. Viene inoltre preso in considerazione il noto apporto di Sartre al mondo della letteratura e a quello del teatro. Si pensi solo alla fortuna di una espressione come “l’inferno sono gli altri”, che si trova in Porta Chiusa, a cui dedica il suo saggio Caterina Piccione. Al mondo della letteratura è invece indirizzato l’articolo di Heiner Wittmann. Il cinema, infine, è l’arte più giovane con cui si confronta Sartre, certamente affascinato dal nuovo dispositivo per le immagini in movimento – al punto che proverà anche a scrivere sceneggiature, una delle quali, Typhus, esce per la prima volta in lingua italiana proprio quest’anno ed è recensita in questo volume. Al rapporto tra cinema e Sartre sono poi dedicati nello specifico due contributi, il viaggio nel cinema muto di Francesco Caddeo e un’analisi della relazione tra cinema, Sartre e Bergson di Antonio Catalano. Nella sezione libera, presentiamo un importante contributo firmato da Ciro Adinolfi dedicato agli scritti etici composti da Sartre durante la metà degli anni Sessanta, in cui l’autore ricostruisce in modo approfondito lo sviluppo di una possibile morale esistenzialista dopo la svolta del primo tomo della Critica della Ragione Dialettica.

Contributi

Editoriale

Gabriella Farina  Maria Russo 

DOI: 10.13134/1970-7983/2021/1

Refonder l’esthétique plasticienne selon Sartre. Post-surréalisme, expressionnisme, déconstruction

Michel Sicard 

Questo articolo cerca di mostrare la costituzione di un'estetica asistematica e frammentata di Sartre. Prima legata all'idea di Bellezza, l'estetica sartriana mescola i generi, a partire dagli articoli su Calder e David Hare, per scuotere le categorie ereditate da Hegel, per avventurarsi verso altre concezioni dell'emozione e della cognizione artistica. All'immaginario, si aggiungono le pulsioni elementari responsabili della comunicazione dell'opera. Una svolta appare nella scelta degli artisti sartriani, che vanno dagli antichi surrealisti ai promotori dell'espressionismo astratto. Sartre accoglie un certo materialismo che lo distacca dal simbolico e lo avvicina a Wols, al tachismo e alla gestualità. L'estetica è dunque per Sartre un processo di decostruzione del Soggetto e della rappresentazione, che egli conduce da Giacometti a Tintoretto, passando per Masson, Lapoujade, Rebeyrolle, sfuggendo a sistemi di visione o ideologie di assegnazione dell'arte a un messaggio, per affermare nella creazione un'avventura attraverso i materiali e una forza intrinseca di liberazione.

DOI: 10.13134/1970-7983/2021/2

Subjectivity and Self-Creation in Jean-Paul Sartre

Lorena Stuparu 

A partire dal quinto decennio del XX secolo, l'opera di Jean-Paul Sartre, un filosofo-scrittore che ha elaborato un'originale teoria filosofica esistenzialista, ha suscitato grande interesse sia per i filosofi che per i lettori di letteratura. Grazie alla scrittura attraente, così come al posto centrale che dà alla libertà individuale e alla soggettività creativa attraverso cui l'uomo può superare situazioni esistenziali vincolanti, l'opera di Jean Paul-Sartre non ha perso la sua attualità nemmeno nel XXI secolo. Il mio articolo intende presentare un frammento della traccia intellettuale concepita da Jean-Paul Sartre come creazione più o meno impegnata, principalmente tra la pubblicazione del romanzo La Nausea in contemporanea con Idee per una teoria delle emozioni e la pubblicazione del saggio L’esistenzialismo è un umanismo. Il messaggio della lezione estetico-filosofica di Sartre è che l'esistenza può essere giustificata dall'arte e dalla creazione. In Sartre, la scrittura ha la precisa funzione di porre fine alla nausea mettendo in relazione l'"Essere-per-sé" con l'"Essere-in-sé" e forse anche con l'"Essere-per-gli-Altri" nel testo conservato nella memoria immediata e ansiosa dell'estraneità della propria persona e posto sulla pagina. Il fenomeno patologico chiamato "nausea" significa, tra le altre interpretazioni, il gusto (e in definitiva anche il sapore) o il sentimento della fatticità e contingenza dell'esistenza.

DOI: 10.13134/1970-7983/2021/3

L’art comme forme de liberté chez Sartre

Adriana E. Neacşu 

In questo articolo, l'autrice analizza la posizione di Sartre sull'essenza dell'arte. Parte dall'ontologia sartriana, che stabilisce che l'uomo è l'essere che crea il proprio nulla, scegliendosi costantemente e manifestandosi come libertà in tutte le sue imprese. L'arte, come attività umana, è anche una forma di libertà. Si basa sulla capacità della coscienza immaginativa di creare oggetti irreali, e nega il mondo per trascenderlo nel nulla e fondarlo dalla prospettiva delle esigenze morali della libertà. L'opera d'arte, l'oggetto estetico, appare nel punto di convergenza tra la libertà del creatore e del ricevente, essendo il risultato di un "patto di generosità" tra i due, e il fine ultimo dell'arte, che è meglio evidenziato dall'arte della scrittura, è la liberazione finale della persona umana in questo mondo reale, da qualsiasi forma di sfruttamento.

DOI: 10.13134/1970-7983/2021/4

Sartre e l’impero delle immagini

Attilio Scuderi 

La teoria delle immagini di Sartre è un punto di svolta nel dibattito sulla cultura visiva contemporanea. Il saggio discute le premesse teoriche del suo contributo, confronta la meditazione di Sartre con la Teoria dei Mondi Possibili, e collega l'idea di libertà in Che cos'è la letteratura di Sartre con la libertà dell'Immaginazione affermata ne L’Immaginario.

DOI: 10.13134/1970-7983/2021/5

Sartre et la liberté de la création: l’art entre la philosophie et la littérature

Heiner Wittmann 

Oltre ai due grandi campi della filosofia e della letteratura, Jean-Paul Sartre si è particolarmente interessato alle questioni fondamentali dell'estetica. Se guardiamo le ricerche di Sartre a partire dal suo studio di Auguste Flach, Sugli schemi simbolici nel processo di pensiero produttivo (1925), L’Immaginazione (1936), L’immaginario. Psicologia fenomenologica dell’immaginazione (1940), e i suoi studi di artisti visivi, scrittori e poeti da Baudelaire, Mallarmé, Tintoretto e Flaubert, l'estetica diventa chiaramente riconoscibile come punto centrale di riferimento nella sua opera.

DOI: 10.13134/1970-7983/2021/6

«Sarà giorno fatto dentro i miei occhi». Porta chiusa e il teatro dell’altro

Caterina Piccione 

Come si delinea la relazione tra soggettività e alterità nel teatro di Sartre? Questo saggio intende, prima di tutto, trovare una dinamica originariamente teatrale nella costituzione sartriana del sé. Se la coscienza è percepita come oggetto solo in relazione all'alterità, attraverso lo scambio di sguardi che caratterizza l'essere-per-altri, allora il teatro può essere considerato uno specchio dell'esperienza del mondo come spazio di incontri. In secondo luogo, il saggio intende trovare questo dispositivo teatrale in funzione paradigmatica all'interno della stanza infernale di Porta Chiusa. Ogni personaggio dello spettacolo è lo specchio dell'altro, in una triangolazione che moltiplica indefinitamente le relazioni concrete con gli altri descritte ne L’Essere e il Nulla. Il tempo sospeso della stanza chiusa non ha bisogno di giudizi o punizioni divine: la nudità assoluta davanti agli occhi degli altri è sufficiente, implicando un riconoscimento reciproco e un'alienazione costitutiva della coscienza. La situazione infernale porta con sé un conflitto senza fine, ma anche un senso dell'esistenza che si svolge al crocevia tra ex-stasi, vuoto e metamorfosi, che può suggerire un'interpretazione inedita dell'affermazione "l'inferno sono gli altri".

DOI: 10.13134/1970-7983/2021/7

Il cinema vivente. Viaggio nel mondo del cinema muto attraverso il giovane Sartre

Francesco Caddeo 

Questo articolo esplora i due principali testi di Sartre sul cinema. Entrambi gli interventi associano l'ascesa del cinema a una filosofia rinnovata e a un'esperienza estetica vitalizzata. Così, possiamo seguire un giovane Sartre che costruisce il suo pensiero e che cerca anche di correggere alcune espressioni insoddisfacenti di Bergson e Alain. Lungo l'articolo si scopre una riflessione sartriana come strumento per guardare la prima epoca del cinema.

DOI: 10.13134/1970-7983/2021/8

Il bergsonismo del giovane Sartre: percezione, coscienza e immagine nella “settima arte”

Antonio Catalano 

L'articolo intende discutere un saggio scritto dal giovane Sartre sul cinema nel 1924. Si tratta di una fase prematura della riflessione sartriana, ancora lontana dalla svolta fenomenologica e poi esistenzialista; il Sartre degli anni venti è ancora molto vicino a Bergson, che è il vero protagonista del saggio in questione: Apologia per il cinema. Nel cinema, Sartre individua un'arte bergsoniana, nonostante Bergson stesso critichi il cinema in Evoluzione creativa (1907). Sarà quindi interessante valutare: a) in che termini Sartre arriva molto prima di Deleuze ad estrarre un'estetica da Bergson, passando per il cinema; b) la proposta di un'insolita gerarchia delle forme di espressione artistica, che vede letteratura e teatro sottoposti al primato estetico assoluto del cinema.

DOI: 10.13134/1970-7983/2021/9

Tra il possibile e l’impossibile. L’etica sartriana negli scritti del ’64-‘65

Ciro Adinolfi 

In questo saggio, che costituisce un estratto di uno studio più lungo sviluppato nella tesi di dottorato, esamineremo gli scritti etici di Sartre della metà degli anni sessanta. Lungi dall'essere una semplice quantità di appunti dispersi, queste pagine ("recentemente" pubblicate in francese, inedite in italiano) provano che l'etica era una preoccupazione concreta nella filosofia sartriana, anche dopo l'abbandono dell'etica "borghese" scritta nel '47-'48. Ci concentreremo sul lato metafisico di questi testi, sottolineando il loro sforzo di creare un'etica della libertà basata sulla dialettica della prassi tra il possibile e l'impossibile, che Sartre deriva da alcune intuizioni di Marx. Se l'autonomia dell'agente storico è il nucleo di questo sistema normativo, argomentiamo che la libertà rimane il vero e unico problema della filosofia sartriana. Per dimostrare questa continuità nel pensiero sartriano, cercheremo anche di ritrovare questi temi nelle opere capitali precedenti. Infine, sarà possibile comprendere questi testi come un punto di partenza per una futura etica esistenzialista, radicata nei bisogni attuali dell'umanità.

DOI: 10.13134/1970-7983/2021/10

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